domenica 17 aprile 2011

Federali-Sera. 17 aprile 2011.

Bozen. Segnaletica, Durnwalder isolato
Trento. Nuovo ricorso al Tar contro la «moschea»
Belluno. Oggi in città dodici profughi, destinazione Caritas
Friuli Venezia Giulia. Profughi, la Lega si oppone al loro arrivo in regione
Pavia. Sono in arrivo 40 profughi dalla Tunisia
Modena. Profughi a Cortile: arriveranno oggi i dieci tunisini
Reggio Emilia. Arrivati a Reggio i primo 10 profughi
Mantova. Aumentano le assunzioni. A tempo
Venezia. Incarichi in «famiglia» all'Ipab
Ferrara. Metano, no della Provincia all'estrazione


Bozen. Segnaletica, Durnwalder isolato
Pd, Pdl e Verdi: «L'accordo tra i saggi è equilibrato, nulla da cambiare»
di Maurizio Dallago
BOLZANO. Pd e Pdl approvano il lavoro dei saggi sulla segnaletica di montagna. «La linea del bilinguismo e del diffuso utilizzo dei nomi è quella giusta», così Tommasini e Holzmann. Stesso discorso per i Verdi che lo giudicano equilibrato. Durnwalder punta ancora a limare l'accordo con Fitto. Nel Pdl, però, l'onorevole Biancofiore preferisce puntare ad un accordo complessivo con la Svp, non solo sulla segnaletica di montagna. «La trattativa col ministro Fitto andrà avanti fino a quando non saranno chiuse tutte le questioni che interessano la comunità italiana», sottolinea la deputata.

 La relazione finale della commissione paritetica istituita a seguito dell'intesa tra Stato e Provincia è stata approvata all'unanimità: 1.526 indicazioni che solo nel 10 per cento dei casi resteranno monolingui in tedesco, come lo sono adesso, su un totale di 36 mila cartelli installati dall'Alpenverein. Il resto è previsto in entrambe le lingue oppure in tedesco con la traduzione dei termini aggiuntivi come malga, lago o cima. Un lavoro, quello dei saggi, salutato positivamente da Christian Tommasini e che diventerà oggetto della seduta di clausura della giunta provinciale la settimana prossima. «I tecnici hanno lavorato bene e con serenità, rispettando il mandato affidato loro dalle parti. A questo punto mi sembra che ci sia poco spazio per cambiare quanto deciso dagli esperti, anche se il confronto in giunta ci sarà senz'altro», così l'assessore Tommasini, per il quale «il Pd si posizionerà sulla linea uscita dalla commissione».

 E i criteri utilizzati dalla paritetica potranno servire da base anche per la legge provinciale sulla toponomastica? «La legge in questione è qualcosa di diverso rispetto alla sola segnaletica di montagna, ma è evidente che una volta portata a termine l'intesa con il ministero alcuni dei criteri applicati ai segnali di montagna potranno fungere da base anche per la toponomastica provinciale, soprattutto se non derogano al principio del bilinguismo contenuto nello Statuto», risponde il vicepresidente della Provincia. «Gli esperti della commissione hanno svolto un lavoro oggettivo, rispettando il criterio dell'uso dei toponimi», dice il consigliere provinciale del Pdl, Mauro Minniti. «Mi pare una buona relazione», gli fa eco il deputato pidiellino, Giorgio Holzmann. «L'idea dei pittogrammi può andar bene, ma non certo per sostituire le indicazioni di carattere generale, ma solo come aggiunta», ancora Holzmann. E se per Hans Heiss «si è dimostrato che con il buonsenso si riesce ad arrivare ad un accordo condiviso, sarebbe utile che anche eventuali variazioni al testo uscito dalla commissione fossero demandate agli esperti e non alle trattative della politica».

 Una posizione confermata dall'altro consigliere provinciale dei Verdi. «La relazione dei saggi è equilibrata, con qualche rospo da ingoiare per entrambe le parti: si tratta di un'occasione da non perdere», evidenzia Riccardo Dello Sbarba. Ma in casa della Stella alpina, il tema è all'esclusiva attenzione del presidente Durnwalder che ribadisce di non essere d'accordo con i nomi in italiano dei rifugi e con la traduzione di alcuni toponimi come quelli legati alle malghe (vedi Steinalm). «In giunta provinciale il Pd dovrà solamente fare con coerenza il proprio dovere, attento a non cadere nelle trappole dilatorie della Svp, perché appare del tutto evidente che se non si riesce ad arrivare a mettere il suggello all'intesa è perché Durnwalder tenta di forzare la mano», conclude Paolo Degasper dell'Udc.

Trento. Nuovo ricorso al Tar contro la «moschea»
17/04/2011 09:48
TRENTO - Nuova offensiva giudiziaria contro la mosche, o associazione culturale a seconda dei punti di vista, in fase di ultimazione in via Soprasasso a Gardolo. Dopo il ricorso al Capo dello Stato presentato per conto di tre residenti, gli avvocati Nicola Giuliano e Giampiero Luongo hanno aperto un altro fronte amministrativo con un ricorso presentato al Tar di Trento per altri quattro residenti.

Chiedono l'annullamento della Dia che ha spianato la strada ai lavori dopo un primo stop venuto da Tar e Consiglio di Stato. Nelle 37 pagine di motivazioni, i legali elencano ben sei profili di presunta illegittimità amministrativa. Nella sostanza si sottolinea come quella che la Comunità Islamica del Trentino Alto Adige sta realizzando in via Soprasasso non sarebbe altro che una moschea mascherata che non può sorgere in una zona prevalentemente residenziale.

Il tema ovviamente è delicato. La Lega ha espresso la sua netta contrarietà al progetto e vede con favore questa nuova offensiva amministrativa.

Belluno. Oggi in città dodici profughi, destinazione Caritas
Si tratta di immigrati con il permesso di soggiorno per motivi umanitari
FELTRE. Arrivano questa mattina in città i dodici profughi che secondo gli accordi presi dalle diverse prefetture sono destinati alla provincia di Belluno. L'operazione ha preso forma ieri, quando a Venezia sono entrate nel vivo le riunioni tra la Regione, il Ministero, le prefetture e la protezione civile. Nella tarda serata di ieri restavano da chiarire ancora alcuni aspetti. Il responsabile della Caritas feltrina, Rino Dal Ben, non era stato informato di nulla e il parroco del Boscariz, don Umberto Antoniol, ha lasciato il compito di gestire la situazione a chi ricopre cariche ufficiali.  Gli immigrati, tutti muniti di permesso di soggiorno temporaneo, destinati al Veneto, sono un centinaio e secondo il piano del Ministero atterreranno questa mattina all'aeroporto di Verona dove saranno prelevati a gruppetti per essere trasferiti nelle diverse città prescelte, grazie alla disponibilità della Caritas. Non si sa se i dodici siano maschi adulti oppure se nel gruppo sono compresi donne e bambini.  Di sicuro non saranno i mezzi della protezione civile Ana di Feltre a curare il trasporto: «Eravamo stati interpellati, ma per noi è una responsabilità troppo grossa», spiega il responsabile Giovanni Boschet, «non siamo coperti nemmeno con l'assicurazione per un servizio del genere. Abbiamo dovuto declinare».  Improbabile anche che il gruppo possa essere ospitato negli alloggi Caritas al Boscariz in quanto risultano già occupati. Il responsabile feltrino Dal Bane, alle 20,30 di ieri ancora non aveva ricevuto alcuna telefonata. Teoricamente i profughi, con il loro permesso, potrebbero fermarsi poco a Feltre e poi proseguire per Francia o Germania. 16 aprile 2011

Friuli Venezia Giulia. Profughi, la Lega si oppone al loro arrivo in regione
«Ad Aviano in strada le camicie verdi». Polemiche a Lignano dopo i primi arrivi che sono però già ripartiti
LIGNANO. Arrivati e subito ripartiti. Per la maggior parte di loro Lignano Sabbiadoro è solo una tappa, un posto sconosciuto lungo un percorso che ha una partenza, la Tunisia, e ha una meta, la Francia. Per la maggior parte dei tunisini arrivati ieri mattina a Lignano è così.

Ma le poche ore di permanenza in Friuli bastano per far scoppiare la polemica tra istituzioni. Al villaggio della Ge.Tur alle 5.30 arrivano in 27, partiti venerdì mattina in pullman da Santa Maria Capua Vetere, Caserta. Ma a sera erano rimasti solo in 5. Non ci sono donne, nè bambini. Il più giovane ha 18 anni, da poco, il più grande 28, ma i più hanno vent'anni. Nessuno ha denaro, nello zainetto o nelle borse di plastica che si portano dietro ci sono solo pochi vestiti. Alcuni sono scalzi, quasi tutti però hanno un telefono cellulare. E alla Ge.Tur si fermano davvero poco, solo per mangiare qualcosa.
Alle 8 del mattino in 24 hanno già lasciato il villaggio in cerca di un ufficio cambi, dove far arrivare soldi dai parenti in Francia, e di un modo per raggiungere Ventimiglia, ultima fermata italiana prima dell'approdo francese. Alla Ge.Tur vengono accolti dal direttore, Enrico Cottognoli, sono accompagnati da alcuni uomini della questura di Caserta e poco più tardi arrivano anche i colleghi di Udine, guidati da Giovanni Belmonte, capo dell'Ufficio di gabinetto della questura di Udine. Che lancia un messaggio chiaro: «Non possono essere 27 profughi a creare un problema di ordine pubblico».
Sono stanchi, disorientati, ma lucidi nel loro progetto che si chiama Francia. Hanno tra le mani una sorta di "assicurazione", il permesso di soggiorno per motivi umanitari che ha una validità di sei mesi e un titolo di viaggio. Sono quindi "liberi cittadini", liberi di muoversi in Italia e in Europa o di cercare un lavoro per stabilirsi qui. E in quanto liberi la sorveglianza degli uomini della questura è attenta, ma discreta.
A Lignano la presenza dei profughi ha fatto scattare le polemiche. Il sindaco della cittadini balneare, Silvano Delzotto, conferma che l'amministrazione non è stata avvisata in alcun modo dell'arrivo degli immigrati e, in attesa di ricevere chiarimenti in merito a questo vuoto informativo, giudica del tutto inappropriato il metodo utilizzato. «La nostra città ha una lunga tradizione di accoglienza e solidarietà - ha detto Delzotto - ma se le azioni vengono concertate senza informare le amministrazioni locali si corrono inutili rischi, non si fa accoglienza organizzata e non si può spiegare ai propri concittadini che cosa sta accadendo. E questo non è accettabile».

Hanno reazioni che vanno dallo stupore all'indignazione, invece, gli operatori turistici di Lignano. Il più duro è Enrico Salvadori, presidente del Consorzio Albergatori. «Non abbiamo gradito l'effetto sorpresa. E mi stupisco - ha affermato Salvadori - dell'atteggiamento del Comune, del nostro sindaco. Possibile che lui stesso non sapesse? Questi arrivi non creano una buona immagine per Lignano e comunque il metodo non è stato rispettoso nei nostri confronti».

Meno pesante Ennio Giorgi, presidente della Lignano Sabbiadoro Gestioni. «So che questa dovrebbe essere solo una tappa di passaggio. Ripercussioni? Non credo. E poi ricordiamoci che Ge.Tur. è una struttura privata». Di tutt'altro avviso Giorgio Ardito, presidente di Lignano Pineta spa: «Non ci sono standard di sicurezza ideali. Lignano non è la soluzione adatta».

Pavia. Sono in arrivo 40 profughi dalla Tunisia
Quindici saranno ospitati a Pavia, gli altri tra Vigevano, Voghera e Cura
di Stefano Romano
  PAVIA. Nella notte sono arrivati a Genova da Napoli, questa mattina raggiungeranno Pavia per essere distribuiti nelle strutture della provincia di Pavia che hanno dato la propria disponibilità ad ospitarli: sono 40 profughi tunisini che nelle scorse settimane sono sbarcati a Lampedusa dopo la fuga dagli scontri in nord-Africa e che per le prossime due settimane almeno resteranno tra Pavia, Voghera, Vigevano e Cura Carpignano. I profughi in arrivo sono tutti uomini e con i documenti già in regola: la prefettura spiega che dopo il trasferimento da Lampedusa e il primo passaggio nei centri di permanenza temporanea, a Napoli sono già stati completati i primi controlli previsti per la concessione del permesso di soggiorno ai rifugiati.  Permesso che permetterà a chi si è rifugiato in Italia per fuggire dagli scontri nel nordafrica di spostarsi verso altri Paesi dell'Unione europea grazie al trattato di Schengen. «Va sottolineato che si tratta di persone che non sono sottoposte ad alcun tipo di limitazione», spiegano in prefettura. La scelta, condivisa in un vertice che si è svolto ieri nell'ufficio del prefetto Ferdinando Buffoni con il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo e il consigliere regionale Vittorio Pesato, è stata di distribuire i profughi su tutto il territorio provinciale per minimizzare l'impatto degli arrivi. Una scelta di questo tipo era stata caldeggiata dal sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo quando si era prospettata l'ipotesi di ospitare 300 profughi nelle strutture dell'ex arsenale. I profughi saranno ospitati in strutture che fanno riferimento alla Caritas e più in generale all'associazionismo, ma in gran parte in strutture private, alberghi e residence, che hanno offerto la propria disponibilità dopo che la prefettura ha contattato le strutture più adatte. Il primo piano operativo, che comunque dovrà essere adeguato ad eventuali esigenze particolari che dovessero presentarsi all'arrivo effettivo dei profughi, prevede che 15 profughi siano ospitati a Pavia, 12 a Voghera, 7 a Vigevano e 6 a Cura Carpignano. A Pavia hanno offerto la loro disponibilità ad ospitare i rifugiati tunisini il residence Il Naviglio, la Casa del Giovane, la cooperativa Il Convoglio che fa riferimento alla Caritas e Villa Ticinum. A Vigevano si è fatto avanti l'hotel Saratoga in corso Torino, mentre a Voghera i profughi saranno ospitati tra l'hotel Zenit in via Piacenza e la struttura di villa Meardi lungo la strada per Retorbido dove è attiva una comunità di recupero. Anche a Cura Carpignano una struttura alberghiera ha offerto la propria disponibilità. Va ricordato che nei giorni scorsi a Voghera si era fatto avanti anche il gestore dell'hotel Domus, in via Matteotti di fronte alla stazione, che si era detto disponibile ad ospitare i rifugiati. La decisione del ministero di trasferire a Pavia 40 profughi provoca più di un malumore nella Lega. Malumore destinato ad avere riflessi anche sull'amministrazione. E se il sindaco Cattaneo è sollevato soprattutto perchè svanisce l'ipotesi di dover ospitare 300 profughi all'ex Arsenale, il vicesindaco è molto più critico. «E' quantomeno scorretto che lo Stato ci metta di fronte al fatto compiuto - commenta il vicesindaco del Carroccio Gian Marco Centinaio -. La mattina hanno comunicato i numeri, alle 2 del pomeriggio ci siamo dovuti adeguare. E' certo, in ogni caso, che vigileremo perchè la permanenza a Pavia si riduca allo stretto indispensabile». 

Modena. Profughi a Cortile: arriveranno oggi i dieci tunisini
di Evaristo Sparvieri
 Tutto era pronto, tutto è slittato. Erano attesi ieri pomeriggio i primi 10 immigrati destinati alla nostra provincia nell'ambito del piano di emergenza nazionale. Ma il loro arrivo nel centro di "smistamento" regionale di Bologna, previsto ieri e annunciato giovedì sera dal commissario nazionale e capo del dipartimento di protezione civile, Franco Gabrielli, è stato rinviato a oggi.  I dieci immigrati, parte di un gruppo di 92 migranti provenienti da Santa Maria Capua Vetere (Ce), saranno ospitati a Cortile, in una struttura di prima accoglienza gestita dalla cooperativa "Il mantello". Si tratta di tunisini provvisti del permesso di soggiorno temporaneo concesso per decreto dal Governo, che consente loro di muoversi liberamente per 6 mesi nei paesi dell'area Schengen.  «La struttura che abbiamo messo a disposizione è già stata utilizzata in passato come centro di prima accoglienza - spiega l'assessore al sociale Alberto Bellelli - Dispone di due camere con cinque posti letto. É raggiungibile con l'autobus e ci sarà un piccolo presidio della polizia municipale».  Ieri mattina, nella sede della Provincia di viale Martiri della Libertà, si è svolta la cabina di regia provinciale, alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei Comuni capidistretto insieme a Prefettura e azienda sanitaria. Nell'incontro, è stato definito nel dettaglio il piano di interventi predisposto per fronteggiare anche i prossimi arrivi, che potrebbero iniziare già dalla prossima settimana: 158 i posti disponibili in provincia nel giro di pochi giorni, per la prima fase dell'emergenza umanitaria che prevede l'ospitalità di 230 immigrati.  «Dal punto di vista abitativo, le soluzioni trovate sono improntate sulla "flessibilità" - aggiunge Bellelli - nel senso che non è ancora chiaro quanti immigrati vorrano rimanere e quanti cercheranno altre strade, magari ricongiungendosi con i loro familiari già presenti nel territorio italiano o europeo».   Soddisfatto del piano di accoglienza è il vicepresidente della Provincia, Mario Galli: «La nostra è una delle province più preparate dell'Emilia-Romagna per quel che riguarda la disponibiltà immediata - afferma - Si è instaurata una collaborazione positiva con tutti gli enti locali, con le organizzazioni di volontariato e con le Caritas diocesane». In questa prima fase, il costo gestionale medio è di circa 35 euro al giorno per persona. «La Regione sta attivando un sistema di assegnazioni finanziarie gestito dalla protezione civile che consentirà ai Comuni di non anticipare alcuna somma», conclude Galli. Da parte degli enti locali ribadita la richiesta di garanzie nei controlli delle forze dell'ordine. 16 aprile 2011

Reggio Emilia. Arrivati a Reggio i primo 10 profughi
Sono tutti tunisini e ora si trovano a Gavasseto
REGGIO. Sono arrivati in dieci. Sono tutti tunisini e hanno un'età compresa tra i 18 e i 25 anni. Dopo le visite mediche sono stati accolti nel centro d'accoglienza di Gavasseto gestito della Caritas che si farà carico anche dei pasti.

Sono arrivati fiduciosi e pieni di speranze. Sperano di trovare un lavoro. Di farsi una vita. "Non capiscono _ spiega il direttore della Caritas Gianmarco Marzocchini _ che in Italia c'è crisi. E' stata un'emergenza gestita dal Governo cercando di gettare la spazzatura sotto il tappeto".
Quella reggiana sarà un'ospitalità condizionata _ hanno sottolineato ieri la presidente della Provincia e i sindaci a nome delle nove Unioni comunali _ con la premessa che "gli enti locali sono costretti ad applicare l'accordo governativo ma non intendono farsi carico di alcun costo" che si sitima sarà di 50-60 euro pro-capite al giorno.
Saranno in tutto 184 i profughi che arriveranno a Reggio: dopo i 10 di ieri, in settimana ne arriveranno altri 80 e ail resto la settimana successiva. 16 aprile 2011



Mantova. Aumentano le assunzioni. A tempo
Il posto fisso a due giovani su dieci. In 13mila a caccia di un lavoro
di Sandro Mortari
  La ripresa economica comincia timidamente ad affacciarsi nel Mantovano, ma il 2010 resta per l'occupazione un «annus horribilis». E' quanto emerge dal rapporto lavoro presentato ieri in Provincia. L'anno scorso il tasso di disoccupazione è schizzato dal 4,8% del 2009 al 6,6%.  «Un dato drammatico - ha commentato il presidente dell'amministrazione di Palazzo di Bagno Maurizio Fontanili citando gli ultimi dati Istat - più alto rispetto alla media lombarda, che è del 5,6%, anche se inferiore a quella nazionale, attestata sull'8,4%». In termini numerici quel 6,6% si traduce in altre 4mila persone che l'anno scorso erano in cerca di lavoro, portando il totale a 13mila. Il tasso di occupazione, ovvero il rapporto tra gli occupati e la popolazione tra i 15 e i 64 anni d'età, si assesta al 65,8%, due punti in meno rispetto al 2009.  Qualche dato incoraggiante arriva dallo studio effettuato, per conto della Provincia, da Mario Mezzanzanica, professore associato alla facoltà di statistica dell'università Milano Bicocca, sulle dinamiche occupazionali nel Mantovano. Nel 2010 si è registrata una ripresa nei settori industria e agricoltura che hanno rilevato, rispettivamente, un aumento degli occupati pari al 24,8% e al 17,8% (le costruzioni hanno avuto una flessione mentre il commercio e servizi un leggero incremento). Il tutto per 4.682 nuove assunzioni in più, pari al 9% in più rispetto al 2009 (le cessazioni sono state il 10% in più). Il problema è che il 71% dei nuovi assunti ha avuto contratti a tempo determinato (nel 2009 erano il 65%). I più penalizzati, ancora una volta, sono i giovani tra i 15 e i 24 anni: basti pensare che dei cosiddetti 22.190 avviamenti in questa fascia d'età, solo il 18% ha avuto un contratto a tempo indeterminato. «Il fatto che le tipologie flessibili di contratto siano diventate le forme principali di assunzione è ormai strutturale nel mercato del lavoro» ha osservato Mezzanzanica.  Interessante anche il dato sul turnover, cioè sul numero di lavoratori che, nel corso dell'anno, hanno cambiato il loro status occupazionale. «Nel 2010 sono stati 128.324 - ha sottolineato il ricercatore - gli avviamenti sono stati 58.771, mentre le cessazioni 52.353. Le trasformazioni sono state 1.742, mentre le proroghe 15.458. Queste ultime - ha aggiunto - sono diventate la modalità per poter imparare un mestiere e avere una possibilità in più per stabilizzarsi». Quarantamila nuove assunzioni hanno riguardato gli stranieri. Per la maggior parte, però, con contratti a tempo determinato: si tratta perlopiù di badanti e lavoratori domestici che si ritrovano con un rapporto di lavoro che può essere chiuso dall'oggi al domani. La ricerca si è soffermata anche sui servizi svolti dai cinque centri per l'impiego della Provincia. I risultati che emergono sono positivi. Nel 2010 il 67% delle persone che si sono rivolte ai loro sportelli ha trovato lavoro entro sei mesi; i tirocini, con tanto di tutor che segue passo a passo il lavoratore, sono stati 282, il 55% dei quali si è concluso positivamente (826 le persone assunte entro sei mesi dalle 468 aziende del territorio che si erano rivolte ai Centri). «Questa - ha commentato l'assessore provinciale al lavoro Carlo Grassi - è la dimostrazione dell'efficienza dei nostri centri in cui lavorano trenta persone e che la Provincia, nel 2010, ha messo in atto strumenti eccezionali per quanto riguarda l'occupazione». Quanto ai dati sulle assunzioni, l'assessore parla di «segnale positivo, anche se la maggior parte sono precarie».16 aprile 2011

Venezia. Incarichi in «famiglia» all'Ipab
Appalto da 10 mila euro al marito della segretaria del presidente
di Diego Degan
  CHIOGGIA. Prima le figlie del vice presidente, poi la segretaria del presidente e ora anche il marito della segretaria: forse sono solo coincidenze, ma sta di fatto che l'elenco delle persone, in qualche modo,«legate» agli amministratori dell'Ipab di Chioggia, cui sono stati assegnati incarichi lavorativi o miglioramenti professionali, negli ultimi tempi, si allunga.  L'ultimo caso riguarda Davide Tiozzo Cagarella, geometra libero professionista che, all'inizio di aprile, è stato incaricato dal direttore dell'istituto, Matteo De Marchi, di redigere il progetto definitivo della ristrutturazione del piano terra della residenza Arcobaleno. Tiozzo ha vinto una gara cui erano stati invitati tre professionisti: lui stesso, l'ingegner Mauro Bardelle e l'architetto Boscolo Nico Agostini. Si partiva da un compenso di 13mila euro e la gara al ribasso ha visto premiata l'offerta di Tiozzo che si è accontentato di 9796,80 euro, tutto compreso. Tutto questo era avvenuto il 7 marzo ma il direttore di allora, Giuseppe Cenci, non aveva formalizzato l'incarico al vincitore che ha dovuto aspettare l'ennesimo cambio della guardia alla direzione dell'ente. Tutto regolare, comunque. Quello che stride è che il professionista in questione è il marito di Arianna Tosato, l'unica dipendente dell'istituto che, in base al bando, poteva concorrere a un posto di istruttore amministrativo riservato al personale interno. Nessuna rimostranza sembra pervenuta da parte degli altri concorrenti di Tiozzo, uno dei quali, Bardelle, è coordinatore del Pdl di Cavarzere nonché facente parte della stessa area politica del vice presidente dell'Ipab, mentre Boscolo è marito di una avvocatessa che ha fatto parte della commissione esaminatrice per la nomina del nuovo direttore, che è un ex revisore dei conti dell'istituto. E, ovviamente, nulla di quanto accaduto è illegittimo, anche se, in queste vicende, si respira un'aria di «familiarità» che avrebbe potuto indurre a compiere scelte diverse, sia pure nell'ambito della discrezionalità di cui gli amministratori pubblici dispongono.

Ferrara. Metano, no della Provincia all'estrazione
Oggi alla presenza del sindaco si presenta il comitato civico contro le trivellazioni
MASI TORELLO. Mentre oggi proprio a Masi Torello, alla presenza del sindaco Manuela Rescazzi, sarà presentato il comitato civico "Trivelle? No grazie", ieri la Provincia è intervenuta sull'argomento con un proprio dettagliato comunicato.  «La Provincia - si legge nella nota inviata da Castello Estense - ha già dato il proprio parere negativo per le attività estrattive dal sottosuolo di idrocarburi. In merito alla notizia apparsa sulla stampa locale relativamente al comitato "Trivelle? No grazie", che avrebbe convocato un incontro per "sollecitare Regione e Provincia a non concedere il permesso alla trivellazione del territorio", va detto - dice ancora la Provincia - che il riferimento è al caso delle operazioni di ricerca di giacimenti di gas metano, date per imminenti in territorio ferrarese, per opera di una società statunitense. Occorre a questo proposito ricordare che la Provincia ha già dato parere negativo almeno in due circostanze. La Giunta del Castello Estense, infatti, il 23 novembre 2010 ha già espresso in una delibera il proprio parere negativo in merito al progetto proposto dall'Eni relativo alla concessione di coltivazione idrocarburi Agosta in territorio comacchiese. Attualmente - spiega ancora il comunicato della stessa Provincia di Ferrara - la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale in capo alla Regione è sospesa, in attesa della convocazione della Conferenza di Servizi conclusiva. Una seconda volta la stessa Giunta Provinciale, il 5 aprile scorso, si è espressa in merito al pozzo esplorativo idrocarburi denominato Gallare 6 Dir (in territorio di Ostellato), con un parere positivo limitatamente alla fase di esplorazione e ricerca, ma non a quella estrattiva. E' infine il caso di precisare, inoltre, - dice ancora la nota della Provincia - che le funzioni della Provincia in questo ambito si limitano esclusivamente al rilascio di pareri, mentre le autorizzazioni vere e proprie rientrano nella sfera delle competenze della Regione e del ministero competente per questo settore». 16 aprile 2011

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