domenica 10 aprile 2011

Mezzogiorno-Sera. 10 aprile 2011.

Lampedusa, Eni riduce il costo del carburante sull'isola

Napoli. Rifiuti, blocchi stradali in città: è caos

Petrolio alle Tremiti. Governo dice sì alle esplorazioni

Pd, Mezzogiorno di fuoco «Più meridionalismo e meno federalismo»

Sardegna. Agriturismo, tè e caffè al bando


Lampedusa, Eni riduce il costo del carburante sull'isola
Diminuzione a società "Silvia e figli", il rivenditore locale
Fonte: © TM News - Pubblicata il 09/04/2011
ROMA - Eni ha deciso di sostenere le famiglie e l'economia dell'isola delle Pelagie riducendo il costo dei carburanti, annuncia in una nota, "in considerazione della pesante situazione di emergenza in cui versa l'isola di Lampedusa a seguito del flusso migratorio di straordinaria entità"."Accogliendo l'invito della Presidenza del Consiglio, della Presidenza della Regione e delle istituzioni locali, formalizzato dalla Prefettura di Agrigento, Eni conferma il proprio impegno nella sostenibilità sociale" afferma la nota. "L'intervento prevede, dal 15 aprile fino al mese di settembre dell'anno in corso, una diminuzione del prezzo dei combustibili e dei carburanti per uso autotrazione e motopesca di 70 ?/millelitri alla società "Silvia e figli", rivenditore operante sull'isola"."La stessa società, in accordo con le motivazioni e nello spirito di collaborazione con Eni, ha aderito alla iniziativa e si è impegnata a riversare integralmente tale riduzione di costo dei combustibili, benzina e gasoli, alla propria clientela di Lampedusa" conclude la nota. "Eni con questa iniziativa ribadisce la propria attenzione e il proprio impegno a sostegno e a supporto delle famiglie e delle attività economiche di Lampedusa".

Napoli. Rifiuti, blocchi stradali in città: è caos
I cittadini: invasi da blatte e ratti
Riapre la discarica di Chiaiano, le analisi sono «entro i limiti»
NAPOLI - Cassonetti dei rifiuti ribaltati e spazzatura sparsa lungo la strada a Napoli, nel quartiere Fuorigrotta, per protestare contro la mancata rimozione che, denunciano i residenti, non avviene da due settimane.
Si sfoga così l'esasperazione dei cittadini nel quartiere dove, in via Gabriele Rossetti, nei pressi del marcato rionale, gli abitanti sono scesi in strada per bloccare il traffico e chiedere la rimozione dei cumuli di spazzatura.
«Siamo esasperati da quest'emergenza che dura ormai da settimane. Le nostre abitazioni e i nostri negozi - dice un commerciante che lavora e vive a Fuorigrotta - sono invasi da puzza, blatte e ratti». «Oltre a danneggiare i loro affari, la situazione sta attentando anche alla nostra salute - aggiunge una passante - il caldo sta facendo fermentare la "monnezza" e noi non ne possiamo più».

La polizia municipale ha deviato il traffico veicolare lungo vie alternative; gli abitanti della zona sono determinati a proseguire nella protesta fino a quando non verrà assicurato loro che la spazzatura sarà rimossa.

Blocchi stradali a Capodichino. Due nuovi blocchi stradali a Napoli, dopo quello di questa mattina in via Gabriele Rossetti nel quartiere di Fuorigrotta. Cassonetti e rifiuti sono stati gettati per strada da alcuni manifestanti in via Nuova detta Casoria, nei pressi dell'Aeroporto di Capodichino, e in via San Josè Maria Escrivà, a Pianura. In entrambi i casi le forze dell'ordine sono giunte sul posto per ristabilire la calma.

In strada 1700 tonnellate. Situazione pressochè stazionaria, sul fronte dei rifiuti a Napoli, sulle cui strade si registra oggi una giacenza pari a circa 1.700 tonnellate. Lo ha detto l'assessore all'Igiene del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli. Nota positiva è la ripresa, a pieno regime, degli sversamenti nella discarica di Chiaiano: nella notte tra venerdì e sabato, nel sito ai confini tra Napoli e Marano, sono state scaricate circa 600 tonnellate di immondizia. Ieri ne sono state scaricate in tutto 1.169: 249 a Chiaiano, 295 nello Stir di Giugliano, 308 in quello di Caivano e 318 dell'impianto casertano di Santa Maria Capua Vetere.

«Credo che nella giornata di oggi sia possibile un recupero della giacenza, soprattutto nelle aree periferiche, quelle che ancora risultano particolarmente in difficoltà» ha assicurato Giacomelli. Stamani c'è stato un intervento straordinario nel rione San Michele, al confine tra San Pietro a Patierno e nel quartiere Poggioreale. Nel pomeriggio è stata programmata un'analoga attività dall'Asia per «alleggerire» i cumuli in via Montagna Spaccata, tra il quartiere Pianura e i comuni flegrei di Pozzuoli e Quarto.

Chiaiano. Sono «entro i limiti previsti dalla legge» le analisi effettuate nelle scorse settimane nella discarica di Chiaiano, a Napoli, che, da stanotte, ha ripreso a lavorare a pieno regime. Lo ha assicurato Giovanni Perillo, direttore tecnico della Sapna, l'azienda che gestisce il sito partenopeo. «Sono state ultimate le opere relative agli argini - ha aggiunto Perillo - ed effettuati i prelievi per le campionature di laboratorio relativi alla permeabilità dei terreni che hanno dato esito positivo». Perillo ha anche annunciato che «è stato effettuato il collaudo degli argini, disposto, così come vuole la legge, a valle dell'acquisizione dei risultati». Stanotte l'impianto di Chiaiano ha iniziato ad assorbire le quantità programmate: sono state circa 600, infatti, le tonnellate di immondizia sversate tra vernerdì e sabato notte.

Petrolio alle Tremiti. Governo dice sì alle esplorazioni
Vendola: è assurdo
di ERNESTO TARDIVO 09 Aprile 2011
ISOLE TREMITI - «Ma come, si sono rimangiati tutto? E le assicurazioni che ci vennero date un anno fa quando una intera provincia si mobilitò paventandone i rischi anche sull’onda delle volontà popolare»? L’ex sindaco è sbigottito al telefono. Peppino Calabrese quasi non ci crede. Eppure... Le esplorazioni alla ricerca di giacimenti petroliferi al largo dell’arcipelago delle Tremiti si faranno perchè due ministri le hanno autorizzate: Galan, un vecchio «nemico» dei dauni fin dai tempi dei dinieghi sulla questione authority per la sicurezza alimentare, e la ministra Prestigiacomo che solo ieri ha dato l’ok alla Petrocelic Elsa, multinazionale irlandese convinta che in quel punto a ventisei miglia al largo della Diomedee vi sia petrolio. La zona è quella tra il Molise e la Puglia. Le trivellazioni comunque si faranno.

«Dovranno passare sui nostri corpi: questi offuscano la nostra immagine e aggrediscono la nostra economia», i commenti indignati a poche ore dalla notizia del via alle ricerche petrolifere. Assente il commissario del Parco, Stefano Pecorella, parla il presidente della comunità del Parco nazionale del Gargano, Carmine d’Anelli, che è inviperito: «Atteggiamenti da conquistadores quello dei due ministri: non ci si può sottrarre al giudizio dei sindaci e del territorio. Noi sia come comune di Rodi sia come comunità del parco nazionale del Gargano ci eravamo già pronunciati contro l’eolico off shore a maggior ragione contro le trivellazioni. I due ministri non capiscono che noi viviamo di turismo e lì alle Tremiti c’è un parco marino. Ma non possiamo assolutamente confrontarci ora con situazioni imposte dal Governo che vanno contro gli interessi del Parco del Gargano e delle comunità dei sindaci».

Si mobilitano pure i partiti. Il Pdl urla: «Non si è tenuto conto di un documento dell’assise provinciale». Il Pd aggredisce: «Un dietrofront del governo sulla questione infischiandosene del territorio».

La società irlandese Petroceltic, il cui ramo italiano, la Petroceltic Italia S.r.l., ha sede legale alla Via Paola n. 24, int. 7 a Roma, è titolare di una decina di richieste di permessi di ricerca nei sottosuoli in Italia, tra le quali appunto ci sono quelle da realizzarsi (sarebbero due) al largo delle coste della Regione Puglia (Isole Tremiti) e Regione Molise (Termoli). Doccia fredda per le Tremiti. Il sì della Prestigiacomo è arrivato dopo quello del ministero dei Beni Culturali Giancarlo Galan. La Petroceltic potrà ora procedere alle cosiddette “riflessioni” sismiche. Una decisione ministeriale contro la quale si scagliano anche gli ambientalisti che sostengono che l’eventuale campagna di studi geologici esplorativi, attraverso la tecnica di prospezione che si chiama “air gun” e che consiste nella generazione di onde sonore, potrebbe creare seri pericoli alla fauna marina.


Pd, Mezzogiorno di fuoco «Più meridionalismo e meno federalismo»
BARI – «Dovremo tentare di avere un profilo meridionalista più che federalista, dovremmo cercare di dare al Pd del sud una capacità di difesa dalla rapina del secolo che è il federalismo». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente regionale pugliese del Pd, Michele Emiliano, nel suo intervento a 'Mezzogiorno di fuoco' il convegno che oggi e domani riunisce a Bari dirigenti e iscritti delle assemblee del Pd delle regioni meridionali.

Emiliano ha dedicato il convegno alla manifestazione dei precari che si è svolta oggi «che è – ha detto - l'invocazione di dolore di una generazione» e a «quei precari che addirittura attraversano il mare a bordo di barconi assassini». «Oggi – ha aggiunto – stiamo dicendo che esistiamo, che siamo vivi, che non siamo sommersi dall’immondizia, dalle mafie, che siamo capaci di governare molte città in modo analogo a come avviene nel resto del Paese».
«Siamo anche capaci – ha aggiunto – di fare autocritica e per esempio prendere atto che se abbiamo perso il governo della Campania non è colpa del destino ma di un’idea della politica che dobbiamo archiviare, basata sui professionisti che immaginano che iscriversi al partito sia come trovare un lavoro».
«Sono momenti decisivi - ha detto ancora – perché molti di noi decideranno in queste ore e in questi giorni, molte delle cose importanti che succederanno nei prossimi anni e noi vorremmo deciderle con il Pd, dentro il Pd e per questo partito che ci sembra essere l’unico luogo politico in questo Paese in cui non bisogna per forza obbedire al manovratore».

BINDI: PROBLEMI SUD SONO DI TUTTO IL PAESE
“I problemi che attraversano il Sud sono emblematici di quelli che attraversano tutto il Paese, disoccupazione giovanile, criminalità, diseguaglianze, e non si risolvono se non a parti dal Sud". Lo ha detto la presidente del Partito democratico, Rosy Bindi, aprendo a Bari il convegno 'Mezzogiorno di fuoco' che oggi e domani riunisce a Bari dirigenti e iscritti delle assemblee regionali del Partito democratico delle regioni del Sud. In avvio del convegno è stato letto un messaggio del segretario nazionale, Pier Luigi Bersani, mentre in sala è presente, tra gli altri, anche il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, che domani trarrà le conclusioni.
“Questo è un convegno – ha detto Bindi – che riteniamo molto utile per la vita di un grande partito popolare e nazionale come il nostro, nei suoi programmi e nei suoi connotati per consentire alle donne e agli uomini del Mezzogiorno di riconoscersi nel Pd".
“Questa – ha proseguito – è la nostra risposta ad un Paese che si caratterizza anche per le sue tante diversità, per le sue pluralità che a 150 anni dall’Unità sono anche la sua ricchezza”. “La risposta a tutto ciò – ha detto ancora – non è la cultura del leghismo, di un autonomismo esasperato, ma la cultura dell’unità nazionale di un Partito democratico e nazionale nel quale noi vogliamo che la classe dirigente del Sud abbia la possibilità di esprimersi”. “E che si preoccupi anche – ha concluso – di far crescere sempre di più una realtà di partito radicato”.

IMMIGRAZIONE, PITTELLA (PD): SERVE AUTOCRITICA GOVERNO
«Se si vuole costruire una nuova centralità in Europa del Mezzogiorno e del Mediterraneo si deve partire da una sincera autocritica per le politiche spesso assistenzialiste e parcellizzate seguite dalle autonomie locali, ma anche da una denuncia della feroce campagna antimeridionalista che questo governo sta infliggendo al meridione con lo scippo dei fondi Fas, il patto di stabilità interno, il rifiuto di risorse addizionali, un federalismo avvelenato e un piano per il Sud divenuto una vera e propria barzelletta». Lo ha detto il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, intervenendo al convegno di Bari 'Mezzogiorno di fuoco'.
«La denuncia rimane tuttavia poco credibile se non si ha capacità di proposta», ha avvertito l’europarlamentare del Pd che ha delineato tre possibili linee di intervento: «la creazione di una cabina di regia per l’utilizzo dei fondi comunitari tra i Governatori delle regioni meridionali; revisione della politica di vicinato dell’Ue rafforzando il governo comune dei flussi migratori e introducendo la cittadinanza euro-mediterranea; la costituzione di un’organizzazione di collaborazione permanente tra Ue e paesi del Mediterraneo, come fu fatto con la comunità del carbone e dell’acciaio che rappresentò il nucleo originario della futura Comunità europea».

D'ALEMA: CLASSE DIRIGENTE NUOVA VUOL DARE VOCE AL SUD
«Questo incontro non è una rituale riunione di partito, i dirigenti meridionali del Pd e in particolare i più giovani si sono autoconvocati: è un’iniziativa che mette sulla scena una classe dirigente nuova, che sente il bisogno di dar voce al Mezzogiorno». Lo ha detto il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, che partecipa al convegno 'Mezzogiorno di fuoco' che riunisce a Bari oggi e domani dirigenti e iscritti delle assemblee regionali del Pd del Sud.
«Il Pdl è totalmente prigioniero della Lega Nord – ha detto - e la forza che oggi può dare voce al Mezzogiorno è il Partito democratico». In questo convegno, ha aggiunto, «c'è una sfida al governo e c'è anche una forte sollecitazione al Pd a fare del Mezzogiorno il centro della sua iniziativa politica, per ripensare le grandi questioni del Paese, lo sviluppo, il federalismo, a partire dal Mezzogiorno». «Credo – ha concluso D’Alema – che sia una sollecitazione giusta».

FIORONI: ALTERNATIVA NON E' INTERCAMBIABILITA'
“Le alleanze sono fondamentali per vincere ma servono valori condivisi, perchè se va bene fare alleanze con Casini o con Fini, e alla fine va bene flirtare con Bossi, e se per andare al governo dobbiamo mettere insieme tutti questi, la cosa che abbiamo fatto non è l’alternativa ma l'intercambiabilità”. Lo ha detto Beppe Fioroni, che oggi ha partecipato a Bari al convegno 'Mezzogiorno di fuoco', organizzato dal Pd delle regioni meridionali.
“Questo – ha aggiunto – non è il modo per salvare l’Italia e darle una prospettiva diversa”.

AMENDOLA: SUD SCOMPARSO DA AGENDA ANCHE PER COLPA NOSTRA
“Siamo arrabbiati ma in positivo, convinti e determinati nel metterci in cammino per creare la nostra unità”. Lo afferma in una nota il segretario regionale campano del Pd e coordinatore nazionale dei segretari regionali del partito, Enzo Amendola, a Bari per l’assemblea Pd Mezzogiorno.
“Se il Sud è scomparso dall’agenda politica, sbeffeggiato dai leghisti – aggiunge – è anche colpa nostra: diciamocelo. Non abbiamo bisogno di fare il verso alla demagogia o all’abbaglio sudista. C'è, invece, la necessità di tornare ad essere classe dirigente e ad imporre la nostra voce nel dibattito politico nazionale”.

COZZOLINO: PARTITO VA RIPENSATO NEL MEZZOGIORNO
“Il Pd va ripensato nel Mezzogiorno. Propongo di rivederci tra un anno non con questa platea ma con un’assemblea fatta di giovani, donne, i più bravi amministratori del Sud e gli attori sociali che si misurano col territorio e le periferie. Con loro dobbiamo fare il Pd". Lo ha detto l’europarlamentare del Pd, Andrea Cozzolino, intervenendo a Bari al convegno 'Mezzogiorno di fuoco'.
“Il Sud, pur essendo il centro di importanti operazioni internazionali, come risulta evidente anche dalle ultime vicende del Nord Africa – ha aggiunto Cozzolino – è marginale nelle scelte strategiche che riguardano il futuro del Paese. E' necessario contrastare un racconto caricaturale del Mezzogiorno, che paga un’idea lombardoveneta del governo dell’Italia di cui è portatrice il centrodestra e la Lega, ma vanno riconosciuti anche limiti e errori di chi ha amministrato al Sud, insieme alle tante cose positive”.
09 Aprile 2011

Sardegna. Agriturismo, tè e caffè al bando
Scoppia la protesta delle aziende isolane
Molte aziende isolate penalizzate dalla legge che esclude il consumo di prodotti non sardi. Il proprietario della Tazza d'oro: «La materia prima del mio caffè non è sarda ma l'impresa sì».

In pochi rinuncerebbero a un buon caffè dopo un pranzo, magari in compagnia di amici e parenti. Se poi il pranzo è al ristorante, la tazzina di espresso fumante è quasi un obbligo. Eppure questa abitudine tutta italiana potrebbe presto tramontare, almeno negli agriturismo della Sardegna. Caffè, zucchero, tè e, in molti casi, spezie, sono infatti alimenti che, secondo la legge regionale 1 del 2010 sulla promozione dei prodotti sardi, saranno esclusi dall'elenco dei cibi ammessi nelle tavole delle aziende agrituristiche in quanto realizzati con materie prime non prodotte nell'Isola. Un discorso che, come evidenzia Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti, potrebbe estendersi anche al pane e alla pasta, solo in rari casi realizzati con grano locale. Di qui la protesta: fornitori e aziende non ci stanno.

LA NORMATIVA In attuazione della legge, la Regione ha pubblicato l'avviso pubblico (scade il 22 maggio) per l'iscrizione all'elenco regionale dei fornitori a cui gli agriturismo dovranno rivolgersi per l'acquisto di derrate alimentari che non è possibile produrre all'interno delle aziende. Potranno aderirvi (in forma singola o associata) le imprese agricole e artigianali e quelle industriali di trasformazione di prodotti agroalimentari e di vini con certificazione di origine operanti in Sardegna. In tutti i casi, per la preparazione di alimenti e bevande sarà obbligatorio utilizzare esclusivamente materie prime agricole prodotte nel territorio regionale con l'unica eccezione di ingredienti minoritari nella composizione dell'alimento, impossibili da reperire sul mercato isolano e comunque presenti in una percentuale inferiore al 5% in peso o volume a crudo. Chi non rispetta le regole incorrerà in sanzioni.

LE CRITICHE Per Saba la filosofia che anima la legge è sicuramente positiva: «Perché da un lato garantisce la presenza nelle tavole degli agriturismo di alimenti che non sarebbe possibile produrre in quelle aziende, dall'altro, favorisce lo sviluppo economico di tutto il settore agricolo isolano. Ma è necessario introdurre delle deroghe, magari temporanee, che permettano ai produttori di adattarsi ai criteri previsti nella norma». Il direttore di Coldiretti ricorda inoltre che gli agriturismo sono comunque strutture ricettive che devono rispondere a precise esigenze della clientela.

LA PROTESTA Nella polemica entra anche Luciano Carta, patron dell'industria di caffè 'La Tazza d'oro', quaranta dipendenti, un buon indotto, esportazioni in Germania, Kuwait, Cina e Russia. Ha fatto domanda per essere iscritto all'elenco dei fornitori ma sa già che rischia di essere escluso. «La materia prima del mio caffè non è sarda ma la mia impresa lo è», sottolinea rimarcando la scarsa attenzione che le istituzioni dedicano a tutte le realtà locali che, suppur di piccole dimensioni, vanno avanti con le loro forze e contribuiscono ogni giorno alla crescita economica dell'Isola. «Nei bar e nei ristoranti dei nostri aeroporti non si trova un prodotto veramente sardo. Il caffè dei distributori di assessorati e sedi istituzionali arriva da fuori», evidenzia, «a fronte di questa situazione in troppi spacciano per tipici e locali alimenti che di sardo hanno ben poco».
CARLA ETZO

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