martedì 14 giugno 2011

Federali.Mattino_14.6.11. Qualcosa si muove: la consapevolezza. Alessandro Chiarelli presidente di Coldiretti Sicilia spiega così il fenomeno: Il contadino valorizza i suoi prodotti - spiega - vendendoli nei mercati diretti che in Sicilia hanno un giro d'affari di 25 milioni di euro l'anno. Successi dovuti anche alla capacità di reinventarsi degli agricoltori, realizzando agriturismi, caseifici, produzioni biologiche che interessano una clientela sempre più vasta.----Napoli. Basta con le parole, con i convegni e le intenzioni – ha tuonato Graziano –. Il Mezzogiorno deve seriamente essere posto al centro dell’agenda politica, così come non è stato fino ad ora anche per responsabilità di un governo nazionale ad esplicita trazione nordista.

Consapevolezza:
Sicilia. Economia, la luce viene dall'agricoltura, 4000 nuovi posti, settore cresce del 2,3%
Napoli, Graziano (Industriali): basta ritardi, ecco i nostri progetti
L’epidemia del “gioco” dilaga. In Italia muove 5 mld di euro
Allarme droga a Foggia «In città si uccide per pochi euro»


Sicilia. Economia, la luce viene dall'agricoltura, 4000 nuovi posti, settore cresce del 2,3%
Coldiretti Sicilia: «I mercati diretti in Sicilia hanno
un giro d'affari di 25 milioni di euro l'anno»
PALERMO - Quattromila nuovi posti di lavoro con una ricaduta occupazionale positiva dell'1,9 per cento rispetto al 2010. In tempi di crisi e di indici negativi sul fronte dell'occupazione che riguardano un po' tutti i comparti dell'economia siciliana, gli spiragli di luce, per l'isola, provengono dall'agricoltura. Una boccata d'ossigeno registrata grazie alle capacità di adattamento dei contadini isolani che cercano di trasformarsi in imprenditori cercando di far affermare i propri prodotti sul mercato.
Alessandro Chiarelli presidente di Coldiretti Sicilia spiega così il fenomeno: «Il contadino valorizza i suoi prodotti - spiega - vendendoli nei mercati diretti che in Sicilia hanno un giro d'affari di 25 milioni di euro l'anno». Successi dovuti anche alla capacità di reinventarsi degli agricoltori, realizzando agriturismi, caseifici, produzioni biologiche che interessano una clientela sempre più vasta. Luci che vanno sfruttate fino in fondo che vedono il comparto crescere nell'isola del 2,3% «L'agricoltura - spiega Carmelo Gurrieri presidente regionale della Confederazione Italiana Agricoltori - resta la vera economia perché la terra se si cura non si esaurisce. Ci sono agricoltori bravi che si modernizzano e si aprono al mercato diventando competitivi senza vendere al primo grossista ma ci sono quelli che scontano il problema della loro dimensione ridotta rimanendo isolati».

Napoli, Graziano (Industriali): basta ritardi, ecco i nostri progetti
Napoli, 13 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - Giovani, futuro, Mezzogiorno e Unità Nazionale. Queste in estrema sintesi le parole chiave della relazione di Paolo Graziano, presidente dell'Unione industriali di Napoli, presentata questa mattina durante l'assemblea annuale dell'associazione imprenditoriale a cui ha partecipato, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L'incontro, incentrato proprio sul tema “Una riflessione meridionalista nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia” ha messo al centro delle riflessioni sia il profondo divario che oggi differenzia il Nord dal Sud del Paese sia le condizione dei giovani. “L’aumento del tasso medio annuo di crescita non supera lo 0.2 per cento – spiega Graziano –, i consumi ristagnano per una grave crisi di fiducia dei cittadini rispetto al proprio futuro, un giovane su tre è senza lavoro e quasi una donna su due è inattiva. Siamo di fronte ad uno scenario economico che può essere definito, senza mezze misure, inquietante. Tra il 2008 e il 2010 gli occupati sono diminuiti di 523 mila unità, più della metà di questi nel Sud Italia: nel nostro territorio la manodopera industriale è scesa del 13,8 per cento mentre nel Centro-Nord è scesa del 6.9”.

 Un quadro, quello riportato, tutt'altro che incoraggiante a cui si deve aggiungere, come messo in evidenza dall'indagine Ipsos “Napoli parla di Napoli”, la tendenziale mancanza di fiducia nell'immediato futuro dei napoletani secondo cui la qualità della vita è peggiorata sensibilmente e le prospettive di miglioramento sono pressoché trascurabili. “Basta con le parole, con i convegni e le intenzioni – ha tuonato Graziano –. Il Mezzogiorno deve seriamente essere posto al centro dell’agenda politica, così come non è stato fino ad ora anche per responsabilità di un governo nazionale ad esplicita trazione nordista. Gli industriali napoletani sono convinti, che la questione meridionale è un tutt’uno con una grande questione nazionale di competitività e sviluppo mancato”.

 Graziano poi parla delle varie crisi che il territorio partenopeo ha affrontato nel corso degli ultimi mesi, dalla Fiat a Fincantieri passando per i rifiuti e la mancata realizzazione delle opere infrastrutturali del territorio. “A partire da Napoli Est – continua Graziano –, dove decine di imprese stanno investendo in un grande programma coordinato di rigenerazione urbana e funzionale, infrastrutturale e produttiva, abbiamo dedicato un grosso sforzo anche al tema logistica e portualità. Il porto di Napoli rappresenta, con i suoi oltre quattromila addetti, una importante realtà campana. Abbiamo offerto la nostra disponibilità e il nostro metodo alle amministrazioni comunale e regionale per farci parte attiva nel percorso di realizzazione che porterà a Napoli il grande evento Forum delle Culture 2013, ma occorre accelerare su altri progetti come Bagnoli”. Assente in platea l'ex presidente Gianni Lettieri, impegnato - fanno sapere dal suo staff - per ragioni di lavoro all'estero.
(rep/fmc) 13 giu 2011 17:47

L’epidemia del “gioco” dilaga. In Italia muove 5 mld di euro
di Gianlugi Cerami
In borsa con la complicità delle banche si rischia di perdere tutto
CATANIA – In Italia il vizio del gioco dilaga. Basti vedere la composizione della clientela di un tabaccaio. La maggior parte dei clienti acquista gratta e vinci e gioca alle varie lotterie nazionali. Un mercato da 5 miliardi di euro che ingrassa lo Stato e i concessionari. Chi paga i 5 miliardi di euro che vanno nella casse di chi gestisce i giochi? Semplice, li pagano i giocatori, che vanno per vincere e restano vinti.

 È giusto che i giocatori sappiano che tutti questi giochi sono sperequati. In pratica la somma dei premi in palio è matematicamente più bassa della somma dei costi delle giocate. Se, per assurdo, si avessero sufficienti denari per acquistare tutti i gratta e vinci esistenti, la perdita sarebbe sicura ed ingente. Lo stesso vale per il Lotto, il Super Enalotto, la Lotteria e tutti i derivati. Da questo ne consegue che maggiore è il numero delle giocate, maggiore è la probabilità di perdere.

 In borsa, alcuni investitori hanno sperimentato la febbre del gioco sui mercati delle valute e delle materie prime. Si tratta di piattaforme online che permettono di investire somme di denaro sfruttando l’effetto leva. Come funzionano? Si pensi, per esempio, di investire 2.000 euro e di scegliere una leva 20 sulla piattaforma bancaria. In pratica la banca investe il denaro del cliente moltiplicato per 20 volte.

 I soldi che mancano li presta lei. Si giocano 2000 euro e si investono 40.000 euro, di cui 38.000 della banca. Con un investimento così moltiplicato, anche i minimi movimenti di pochi centesimi sul sottostante  si amplificano di venti volte. Venti volte le vincite, venti volte le perdite. E così, si mettono nel piatto 2.000 euro e si giocano tutti a rischio amplificato di 20 volte.

 Ricordiamo che l’investimento del denaro è nato per aiutare finanziariamente le attività produttive, in cambio di un equo compenso correlato al rischio. Che sta succedendo, invece? Com’è che si moltiplicano gli investimenti finanziari mentre le aziende muoiono? La febbre del gioco dilaga a tutti i livelli. Cresce il Pil e non gli scambi di beni, non la soddisfazione di bisogni, non il progresso della società. Solo un consapevole comportamento di consumo è in grado di cambiare le cose che non ci piacciono. Gianluigi Cerami collegio dei professionisti di Veroconsumo

Allarme droga a Foggia «In città si uccide per pochi euro»
FOGGIA - Due omicidi collegati al mondo dello spaccio; un altro che potrebbe rientrare nello stesso ambito; un agguato fallito 72 ore fa; un blitz antidroga con 6 arresti; un decesso per sospetta overdose; una quarantina d’arresti complessivi (un terzo sono incensurati) eseguiti dall’inizio dell’anno in flagranza e su provvedimenti della magistratura, col sequestro di oltre un chilo e 200 grammi di sostanza stupefacente, per lo più hashish. Ecco i numeri che fotografano il mondo dello spaccio a Foggia.

L’allarme del questore - Non a caso il questore Maria Rosaria Maiorino, il 21 maggio scorso in occasione del 159° anniversario della festa della Polizia, ha dedicato un passaggio del discorso al fenomeno droga. «Mi tocca rilevare, e lo faccio con amarezza, quanto diffuso sia tra i giovani l’uso di sostanze stupefacenti» disse il capo di tutti i poliziotti foggiani, aggiungendo: «Al fenomeno, è chiaro, dedichiamo grande attenzione e notevole impegno perchè siamo tutti consapevoli che la lotta alla droga è innanzitutto lotta al cuore della criminalità, contro la quale la mobilitazione non può che essere generale. Ma a Foggia continua a girare troppa droga, come sono troppi i giovani sempre più spesso coinvolti in attività criminose».

Gli omicidi - Gianluca Tizzano , il trentottenne ucciso in città il 22 marzo in via Nigri, fu ammazzato per un debito non pagato di 300 euro di cocaina, dicono Procura e squadra mobile che il 3 maggio hanno arrestato per omicidio e spaccio i giovanissimi Ivan Narciso e Ciro Spinelli che si dicono innocenti. Era già stato arrestato due volte per spaccio di cocaina il ventenne Claudio Soccio detto «il sammarchese», ucciso in un agguato sotto casa in via Lucera la sera del 13 aprile. E il sospetto che possa c’entrare la droga è stato avanzato dalla squadra mobile anche per l’omicidio di Francesco Cannone, il ventiduenne ammazzato il 20 febbraio scorso in corso Cairoli da due giovani con i quali aveva litigato due ore prima davanti ad un pub: i motivi del litigio non sono chiari e la polizia, visto che vittima e indagati avevano avuto problemi con la giustizia per storie di droga, non escluse contrasti in questo senso (pur se esclusi dai due arrestati).

Gli arresti - Dei 110 arresti eseguiti da carabinieri e polizia per droga in tutta la provincia dall’inizio dell’anno col sequestro complessivo di quasi 10 chili di sostanze stupefacenti, 40 sono avvenuti in città col sequestro di oltre un chilo e 2 etti (dati basati sugli arresti e sui sequestri comunicati dalle forze dell’ordine). In particolare dei 40 arresti in città nei primi cinque mesi e mezzo dell’anno, 6 sono stati eseguiti su ordine di carcerazione per espiare vecchie condanne; 6 in esecuzione di ordine del gip; e gli altri in flagranza. In 3 casi gli arresti hanno riguardato l’eroina col sequestro di modestissime quantità; in 20 la cocaina con il sequestro di un etto; in altri 17 l’hashish con il sequestro di quasi un chilo e un etto (cui aggiungere 70 grammi di marijuana). Dall’inizio dell’anno in città c’è stato soltanto un blitz antidroga di carabinieri e direzione distrettuale antimafia, il 15 febbraio, con l’operazione «Scarface» contrassegnata da 9 arresti, 6 dei quali per spaccio di cocaina e hashish.

Sempre più incensurati - Oltre un terzo dei presunti spacciatori arrestati in città (15 su 40) dall’inizio dell’anno sono incensurati, giovanissimi dediti principalmente allo smercio di hashish (in 12 casi) anche a ragazzi, come dimostrano le ultime due operazioni antidroga «firmate» dalla sezione narcotici della squadra mobile (ne abbiamo riferito ieri in cronache di Capitanata, ndr) che hanno bloccato due ragazzi mentre cedevano «fumo» in piazza Puglia. E quando carabinieri e poliziotti li beccano a smerciare droga, la maggior parte ammette: «non ho un lavoro ed ho pensato di guadagnare un po’ di soldi vendendo droga». Sono pusher «avulsi dal mondo del crimine organizzato» ha detto non più tardi di 48 ore fa il capo della squadra mobile, Alfredo Fabbrocini, «ma che intraprendono queste “carriere” perchè attirati dai facili guadagni».

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