lunedì 4 luglio 2011

Perche’ non provate a sopravvivere con la secessione?

Otto industriali su dieci: delusi dal federalismo
Vicenza, ricerca commissionata da Confindustria: per il 58% «porta più tasse». Lo studio nella terra della Lega condotto da Ilvo Diamanti. Fiducia nel governo ai minimi storici: 9,8 per cento


VICENZA—La cambiale è scaduta. La terra promessa del federalismo ha deluso le aspettive. Otto imprenditori su dieci sono insoddisfatti dalla riforma e la maggioranza teme che, di questo passo, finirà per aumentare ulteriormente la pressione fiscale. Quanto basta per far cambiare il vento. Almeno nei sondaggi. La fiducia nei confronti del governo nazionale non è mai stata, da queste parti, ad un livello così basso come quello registrato a giugno dai sondaggisti di Demos&Pi, che hanno curato per Confindustria Vicenza un’indagine che ha interessato oltre trecento capitani d’azienda e novecento cittadini. Il tessuto imprenditoriale veneto aveva già dato forti segnali di impazienza, venuti prepotentemente a galla con il corteo di protesta con il quale si è conclusa l'assemblea di Unindustria Treviso e riesplosi con l'assise di Confindustria Verona, durante la quale il presidente Andrea Bolla aveva invitato ad «aprire una vertenza» nei confronti di una «politica malata».

Ora sono gli industriali vicentini a manifestare la propria insoddisfazione. Non lascia spazio alle interpretazioni il sondaggio commissionato dall'associazione guidata da Roberto Zuccato, la più rappresentativa della Regione per numero di iscritti e che lunedì celebrerà la propria assemblea generale. Alla quale i politici non sono stati significativamente invitati a salire sul palco. Ciò che emerge dallo studio, che sarà presentato durante l’assise, è la delusione nei confronti del federalismo fiscale. L'80,6 per cento del campione di imprenditori è «poco o per niente soddisfatto» della riforma varata dal governo nazionale. E la maggioranza (il 58%) teme che le tasse sulle imprese rimangano uguali, o persino aumentino, quando il sistema sarà a regime. Un giudizio senza appello, più duro anche di quello dei cittadini. Perché i vicentini bocciano a loro volta l'attuazione del progetto caldeggiato della Lega Nord, che non risponde alle aspettative del 74,8%. «C'erano molte speranze, ci si aspettava una riduzione delle tasse e un miglioramento dei servizi, ma alla prima prova dei fatti —spiega Ludovico Gardani, coordinatore dell’Istituto Demos — il federalismo è una grande delusione». Non è certo una svolta ideologica, in una terra dove l'adesione al movimento di Umberto Bossi è forte.

Gli imprenditori e i cittadini denunciano piuttosto la mancanza di effetti sul territorio. L'autonomia rimane d’altro canto tra le principali istanze per i titolari d’impresa: un «federalismo vero» è la priorità per il 39%, mentre l'8,5% spiega ai sondaggisti divedere nella «piena indipendenza del Nord» la soluzione ai problemi del Veneto. Quel che risulta è quindi una bocciatura dell'azione governativa. Meno di uno su dieci (il 9,8%) dà, ora, la propria fiducia all’esecutivo. Mai era stato registrato, nell'ultimo decennio, un valore così basso. Alla politica gli imprenditori chiedono infatti molto, nel momento in cui la crisi allenta la propria morsa, ma non è ancora alle spalle. Per il 55%, infatti, la difficile congiunturanon terminerà del tutto prima di due anni. Necessario è, in questa fase, riformare il sistema fiscale, la burocrazia e il mercato del lavoro. L'attenzione dell'esecutivo, secondo gli imprenditori, è invece rivolta altrove: le priorità di cui si discute a Roma sono altre. Anche l'amministrazione regionale, secondo l a ricerca Demos&Pi, diretta da Ilvo Diamanti, non trova però tra i vicentini lo stesso consenso che aveva un anno fa: la fiducia per scende da quasi il 45 per cento del 2010 al 34 per cento: la giunta Zaia ora ha il sostegno di uno su tre. Riprendono lievemente quota le banche e i sindacati, che salgono rispettivamente al 19 e al 24 per cento, dopo la conflittualità che ha caratterizzato la crisi. Il collante è il presidente della Repubblica, che trova il consenso del 71% dei cittadini.
Massimo Favaro


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