lunedì 20 dicembre 2010

Scappate via dall’Italia!

Articolo di Società cultura e religione, pubblicato sabato 27 novembre 2010 in Svizzera. [Articolo originale "Nichts wie weg aus Italien" di Franz Haas] [Neue Zürcher Zeitung]


Sconvolgente successo televisivo di Roberto Saviano
Ancora una volta è in atto un miracolo in Italia: con una televisione intelligente si stanno raggiungendo, da alcune settimane, percentuali di share assolutamente insperate. In una sera dieci milioni di persone hanno guardato la trasmissione televisiva “Vieni via con me”, con cui – come da contratto – il moderatore Fabio Fazio e lo scrittore Roberto Saviano intendono offrire al pubblico un programma di “cultura ed intrattenimento” in quattro puntate. Nelle tre puntate scorse questo programma di incredibile successo è andato in onda su Rai Tre, rete televisiva di nicchia non ancora allineata al trend generale filo-berlusconiano. L’ultima puntata sarà trasmessa il 29 novembre, se questo piccolo miracolo resisterà alla pressione politica della destra italiana e riuscirà a tener testa alla sua gigantesca macchina di propaganda.
Performance gratuita delle celebrità
Ma nessun uomo di televisione vive unicamente di cultura nell’Italia di oggi che perde pezzi da tutte le parti, e dove anche un monologo sugli alberi o sull’immondizia diventa una questione di rilevanza politica. La questione ha scosso anche i fedeli servi del governo negli uffici esecutivi della televisione di stato RAI, che volevano bloccare il progetto in tutti i modi. Troppo elevati sarebbero stati i cachet degli ospiti illustri, si è detto tra le altre cose. Ma le celebrità invitate al programma hanno giocato un brutto tiro al governo, rinunciando al loro cachet: il celebre direttore d’orchestra Claudio Abbado ha letto un elenco dei tagli al bilancio che colpiscono la cultura italiana, l’attore Roberto Benigni ha tenuto un brillante e divertente monologo di 30 minuti sui personaggi che sono al seguito dell’ormai attempato capo del governo e sulle molte e avvenenti giovanissime donne di cui si circonda.
La prima serata si è mantenuta nei limiti del puro intrattenimento e dell’approfondimento culturale, finché Roberto Saviano ha cominciato a parlare del tema principale della puntata ovvero della “macchina di fango” manovrata dai media berlusconiani, che ormai da anni lavora a pieno ritmo ricorrendo a diffamazioni e calunnie di ogni tipo. Il giovane scrittore, divenuto famoso in tutto il mondo con il suo romanzo “Gomorra” (2006), sembrava, nella prima puntata, un po’ intimidito e poco incisivo rispetto a professionisti come Benigni e Fabio Fazio, moderatore di grande esperienza che ha intervistato premi nobel e importanti personaggi della politica mondiale. Tutto è cambiato nella seconda puntata, quando il tema della serata si è spostato su un argomento a lui da sempre congeniale, la criminalità organizzata: Mafia, ‘Ndrangheta, Camorra, che non hanno in pugno soltanto l’Italia meridionale.
In un intervento, brillante dal punto di vista retorico e molto ben documentato, Roberto Saviano ha mostrato come i clan mafiosi dall’Italia meridionale sono entrati anche in Lombardia soprattutto nel settore edilizio, in una città come Milano che è diventata così il centro finanziario della criminalità organizzata e del riciclaggio del denaro sporco. Questo intervento ha irritato alcuni cittadini e politici del nord. E quando l’autore ha detto apertamente quello che ormai a Milano è risaputo, ovvero che la ‘Ndrangheta “interloquisce con la Lega Nord”, a quel punto il ministro degli interni Roberto Maroni è esploso e ha invocato il diritto di replica nella trasmissione della settimana successiva. Questo tuttavia, così hanno dichiarato gli autori del programma, non si adatterebbe allo stile della trasmissione che vorrebbe rigorosamente evitare le solite beghe da talkshow. Dopo un lungo tira e molla e tanto clamore mediatico amplificato su tutti i media, il ministro della Lega ha fatto, lunedì scorso, il suo intervento nel corso della terza puntata, in cui si è parlato soprattutto della Camorra e della questione dei rifiuti a Napoli. Il ministro Maroni aveva promesso preventivamente di non fare propaganda politica e di voler semplicemente leggere una lista dei suoi successi nel campo della lotta al crimine organizzato. Ma non ha mantenuto del tutto la parola, non è riuscito infatti ad evitare un piccolo momento di polemica con Saviano.
Il programma “Vieni via con me”, che ha visto un successo assolutamente imprevedibile, prende il nome da un famoso brano di Paolo Conte e viene ora universalmente definito «la trasmissione con le liste ». Già nell’anteprima del programma, all’inizio e alla fine di ogni serata i due presentatori elencano una serie di buoni motivi in virtù dei quali, al giorno d’oggi, si dovrebbe abbandonare l’Italia e poi aggiungono perché, tuttavia, si dovrebbe restare. La trasmissione non è assolutamente apolitica: nelle condizioni disastrose in cui versa l’Italia sarebbe chiedere troppo. Basta uno sguardo alla lista degli ospiti per riconoscere in che direzione si muova la critica, che trova spazio in una piccola emittente marginalizzata come Rai Tre e tenta di opporsi allo strapotere mediatico dell’impero berlusconiano. Così, già nel corso del primo appuntamento, tra gli ospiti c’è Nichi Vendola, il popolare governatore di sinistra della Regione Puglia, omosessuale dichiarato; lui ha letto una lunga lista di termini dispregiativi con cui in italiano vengono definiti gli omosessuali.
Valori della sinistra e valori della destra
Da questo docile politically correct d’intrattenimento nessuno si è potuto dire veramente infastidito. La situazione si è fatta più calda solo nel corso della seconda puntata, quando, subito dopo le filippiche di Saviano contro la criminalità nel mondo dell’economia, entrano in scena due importanti politici, seppure nella veste di semplici “lettori”: Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, partito d’opposizione, ha letto un elenco di valori di sinistra e Gianfranco Fini, ex alleato di Berlusconi, ha letto una lista con quelli che sono per lui i valori della destra. L’ex fascista Fini è considerato, all’interno di quello che era il suo schieramento politico, come il peggiore dei traditori e come tale viene trattato dai media di destra. Il quotidiano della famiglia Berlusconi “Il Giornale” lo bastona da mesi ed ora promuove una petizione contro lo scrittore napoletano Saviano, che ha invitato nella sua trasmissione l’infedele politico di destra ed avrebbe inoltre osato criticare spocchiosamente l’operoso nord.
Quest’ultima critica non l’ha digerita neppure il ministro dell’interno, tanto che ha protestato contro la partigianeria di Rai Tre. Una curiosa denuncia, avendo il ministro a sua disposizione più dei tre quarti di tutti i canali televisivi italiani, da cui egli stesso nei giorni seguenti ha continuamente sparato a zero contro lo scrittore. Dopo tutto questo per Maroni non è stato poi difficile presentarsi alla terza puntata del programma di Saviano usando toni relativamente concilianti. Ancora più bizzarra e inquietantemente italiana è tuttavia un’altra questione: la trasmissione “Vieni via con me” viene prodotta dalla società Endemol, che fa parte dell’impero mediatico berlusconiano. Il sovrano è rimasto fedele al suo tollerante assolutismo, si è intascato un bel po’ di soldi e non è ricorso alla censura. E poi c’è chi dice che in Italia la libertà d’informazione sia a rischio.
 

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