venerdì 7 gennaio 2011

Il federalismo padano? accaparramento dei fondi per la sanita'

Sanita', riparto dei fondi, Sud contro il governo: criteri da rivedere
Del Bufalo e Turno
Il governo ripartisce i 106,5 miliardi, le regioni meridionali bocciano i criteri.
ROMA - Un premio ancora una volta soltanto all'anzianità della popolazione, ma nessun riconoscimento delle più sfavorevoli condizioni socio-economiche di partenza e neppure dei costi-capestro per pagare i viaggi della speranza verso il nord in cerca di cure migliori.


Sulla proposta di riparto della mega torta da 106,45 miliardi appena elaborata dal governo per garantire l'assistenza sanitaria pubblica nel zon, si annuncia un nuovo scontro tra i governatori e tra le regioni e il governo. Con le regioni del sud, che contestano i vecchi criteri ancora una volta confermati dal ministero della Salute, già pronte alle barricate. La partita è rimasta fin qui quasi sotto traccia. Alle prese con i tagli inferti dalla manovra per il 2011 e col parere concesso al governo solo prima di Natale sul decreto collegato al federalismo per i futuri costi standard sanitari, i governatori finora hanno quasi finto di accantonare il problema. Che però nei prossimi giorni riprenderà quota e che, stavolta più che negli anni scorsi, è destinato a spaccare il fronte delle regioni. Perché la partita è esplosiva per i bilanci locali: i 106,45 miliardi rappresentano tra il 73 e l'83% del totale dei bilanci locali.
Partita però quest'anno ancora più decisiva in vista del federalismo fiscale: costi standard e benchmark tra le regioni con le best practice si costruiranno nel 2013 proprio in base ai risultati finali del 2011 della spesa sanitaria. Insomma: chi perderà quest'anno, partirà ancora più azzoppato tra due anni. E ora il tira e molla tra i governatori sta per cominciare: la proposta di riparto dei fondi elaborata dal ministero della Salute guidato da Ferruccio Fazio potrebbe andare all'ordine del giorno della prossima conferenza stato-regioni del 20 gennaio. Ma tra i governatori è già scattato l'allarme e in queste settimane comincerà la solita trattativa per limare la distribuzione delle risorse. Soprattutto al sud - che non a caso fa il pieno delle regioni commissariate e sotto lo schiaffo dei piani di rientro dal deficit - i governatori stano preparando le contromosse. Probabilmente tutti insieme, indipendentemente dal colore politico del governo locale. Con almeno due contestazioni di fondo. La prima è che il riparto proposto - illustrato in un ampio servizio del prossimo numero del settimanale «Il Sole-24 Ore Sanità» - non considera le condizioni socio-economiche che al sud sono critiche rispetto al nord. Del tutto trascurati restano gli indici di deprivazione, di disoccupazione, di salute in base al reddito, di sviluppo sociale ed economico del territorio. La seconda contestazione è che la proposta del governo fa pesare come un macigno il conguaglio del costo delle migrazioni sanitarie dei pazienti, pressoché a senso unico verso il nord: una regione non può garantire l'appropriatezza di una prestazione eseguita fuori dai suoi confini e il sud si trova costretto a pagare servizi senza avere alcun controllo. Così almeno pensano al sud. L'accusa dei governatori meridionali è esplicita non si può cambiare la sanità favorendo solo le regioni da Roma in su, considerando come unico criterio per assegnare le risorse, oltre quello della popolazione residente, l'età degli assistiti perché gli over 65 si ammalano più degli altri. Le regioni più "vecchie" infatti sono al nord e questo non facilita davvero, sostengono i governatori del sud, il cammino del federalismo fiscale tanto più nell'ottica dei costi standard che partiranno nel 2013 sulla base dei risultati d'esercizio - e dell'appropriatezza e degli standard di cura - che saranno raggiunti quest'anno. Di tutto questo, che non a caso è stato uno dei leit motiv dell'asse realizzato tra i governatori del sud in questi mesi proprio in occasione delle discussioni sul federalismo fiscale e dei costi standard sanitari, la proposta del ministero del resto non poteva farsi carico. Le regole attuali non lo prevedono esplicitamente e il controasse soprattutto delle realtà più forti del nord non lo ha mai consentito. Se ce ne sarà la possibilità, lo si vedrà magari nel 2013. Ma per il sud la partita è scottante. E, soprattutto, si gioca già adesso. In chiave futura, appunto. Anche perché le previsioni dei risultati per il 2011 non lasciano grandi speranze e già si ipotizzano altri deficit miliardari e un allargamento delle regioni sottoposte a piani di rientro. E non solo nel mezzogiorno. Con il governo che tra l'altro tiene stretti i cordoni della borsa, frenando sui nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) e lasciando in sospeso da giugno la copertura del superticket sulla specialistica Come dire: se non arriva dal governo, la stangata per gli assistiti dovranno prepararla le stesse regioni.



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