giovedì 20 gennaio 2011

In Francia boom di figli e imprese

PARIGI. Dal nostro corrispondente - Marco Moussanet - il Sole 24Ore.
Due buone notizie in questo inizio d'anno in Francia, due segnali che consentono di cominciare il 2011 all'insegna di un sia pur cauto ottimismo: la creazione d'imprese e la natalità. Due dati che paiono in netto contrasto con altrettante caratteristiche abitualmente assegnate ai francesi: il pessimismo e la scarsa propensione al rischio.


Il 2010 si è chiuso con un numero record di nuove imprese, 622mila, in aumento del 7,2% rispetto al 2009. Con i settori delle costruzioni, dell'immobiliare e dei trasporti, cioè quelli più colpiti dalla crisi, in particolare evidenza. Certo, si tratta di una cifra da prendere con le pinze. Perché ben 360mila attività sono individuali o poco più, create nell'ambito delle procedure ultrasemplificate dell'autoimprenditoria. E perché bisognerà osservare la loro capacità di sopravvivere e di crescere. Ma le nascite di aziende "classiche" sono comunque state 262mila, lo 0,8% in più rispetto a un 2009 drammatico (-21,5%). E in ogni caso il fenomeno dell'autoimprenditoria dimostra la volontà di non arrendersi, di non rassegnarsi, di cercare strade diverse rispetto al lavoro dipendente, meglio se pubblico, o al non lavoro assistito.
Da segnalare è anche il dato sui fallimenti nel 2010, in calo del 4,9% sul 2009 e addirittura del 9,2% nell'ultimo trimestre dell'anno scorso rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E, per quello che vale, lo stato d'animo dei quadri: quattro su dieci, una percentuale doppia rispetto a sei mesi prima, ritengono la loro azienda in una fase di sviluppo e soltanto il 21% (32% a metà del 2010) pensa che sia in difficoltà.
Per certi versi ancora più significativo è il dato sulla natalità, che ha consentito alla popolazione francese, con 358mila persone in più, di superare di slancio quota 65 milioni. Nel 2010 sono nati 828mila bambini, un numero ancora lontano dal record del 1964 (con 878mila neonati) ma superiore a quello del 1973. Che con il primo shock petrolifero ha messo fine al periodo del baby-boom. Con 2,01 figli in media a testa, le donne francesi consolidano il loro primato tra i grandi paesi europei (solo l'Irlanda fa appena meglio, con 2,07) e sfatano un altro falso mito. Quello secondo cui meno le donne lavorano più è alto il tasso di natalità. Visto che in Francia il tasso di attività femminile è superiore all'80 per cento.
Vero è invece che l'abbinamento tra tasso di attività e di natalità non può prescindere da una politica pubblica che lo favorisce. Come avviene appunto in Francia, dove gli interventi a sostegno della famiglia - dai nidi alle detrazioni fiscali fino agli aiuti sul fronte dell'alloggio - oscillano, a seconda delle voci che vengono prese in conto, tra gli 80 e i 120 miliardi all'anno.
Finalmente un punto a favore di Parigi, insomma, nell'eterno e continuo confronto con la Germania. Proprio nel giorno in cui il rapporto Rexecode sul crescente divario di competitività tra i due paesi punta il dito contro il costo del lavoro francese e le rigidità del suo mercato del lavoro.


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