giovedì 20 gennaio 2011

Notizie Federali della Notte: speciale calabresi e Schengen, giovedi’ 20 gennaio 2011

Sezione qualunquemente calabresi:
1. Calabria. L'Aeroporto dello Stretto è ancora "vivo" grazie al "ministro amico".
2. Calabria. Aeroporto dello Stretto, la Provincia di Reggio tranquillizza tutti.
3. Calabria. Pino Masciari: "Incoraggianti le parole di Scopelliti".
4. Calabria. Riportiamo l’articolo riguardante le parole del Presidente Scopelliti.
5. Calabria: l'Esercito vigilerà sui cantieri della A3.

Sezione Schengen, per favore non comprate il biglietto di ritorno:
6. Treviso. Benetton, il Nordest trasloca in Serbia.
7. Proteste contro l’elettrodotto Friuli-Austria: è inutile.
8. Trento. La crisi morde ancora. Licenziati a quota 4800.
9. Un Paese anormale.


1. Calabria. L'Aeroporto dello Stretto è ancora "vivo" grazie al "ministro amico". Martedì 18 Gennaio 2011 21:27. di Peppe Caridi - Il Governatore è sincero, e parla chiaro con tutti: "Se l'Aeroporto dello Stretto non è già stato declassato, è solo per l'intervento amichevole del ministro Matteoli con cui siamo amici. Il Governo ci è vicino e lo dimostra quotidianamente, ma non possiamo sempre salvarci in questo modo, la politica non può e non deve basarsi su questo".
Il Presidente della Regione aveva parlato della situazione degli Aeroporti della Calabria già ieri a Catanzaro, durante l'incontro d'inizio anno con la stampa: "domani sera terrò a Reggio una conferenza stampa dopo una riunione con i rappresentanti dei comuni e delle province di Reggio e Messina - aveva detto il Governatore a Palazzo Alemanni - perchè devo dire in modo chiaro delle cose importanti sul presente e sul futuro dello scalo reggino". All'incontro, iniziato alle ore 18:00 di questo pomeriggio nella Sala Commissioni del Consiglio Regionale della Calabria, a Reggio, hanno partecipato i rappresentanti delle Province di Reggio e Messina, dei due Comuni, della Camera di Commercio di Reggio e dell'Atam, rappresentate rispettivamente dal Presidente Lucio Dattola e dall'Amministratore Demetrio Arena. All'incontro ha dimostrato particolare interesse la Provincia di Messina, tanto che è intervenuto direttamente il Presidente Nanni Ricevuto, oltre all'Assessore all'Area dello Stretto Michele Bisignano. Incontrando i giornalisti dopo la riunione con i componenti della So.Gas., il Governatore Scopelliti s'è detto estremamente preoccupato per il futuro del Tito Minniti: "La prossima settimana avrò a Roma un incontro molto importante, con il Ministero e con il Governo, per il futuro dei tre aeroporti Calabresi. Dovremo presentare progetti e iniziative, e stiamo lavorando soprattutto per Reggio perchè è lo scalo in maggior difficoltà. Io sono molto preoccupato per l'aeroporto reggino e per questo motivo oggi ho voluto convocare prima questa riunione, e poi incontrare i giornalisti per dire determinate cose alla città. Gli altri due aeroporti della Calabria stanno andando molto bene. Lamezia Terme, pur senza avere un soldo dalla Regione, ha fatto grandissimi progetti e ne sta facendo degli altri perchè lì c'è un gruppo dirigente che lavora bene, e io da Presidente della Regione non posso che prenderne atto ed essere felice. Hanno in mente un sacco di cose bellissime e all'avanguardia, e hanno già fatto il nuovo terminal per Ryanair che ha raddoppiato i voli settimanali da 36 a 72. Ora avranno 72 voli settimanali solo di Ryanair, e voi sapete che queste compagnie low-cost non si limitano a portare i voli, ma portano gli utenti. Basti guardare il caso di Trapani, è un esempio eloquente. Lì hanno raggiunto il milione di utenti annui proprio grazie alle compagnie low-cost. Non solo Ryanair, ma anche Easyjet e altre low-cost sono compagnie molto serie che portano direttamente gli utenti, ed è una cosa molto importante. Anche Crotone sta facendo passi da gigante, in pochi mesi ha cambiato volto. Per Reggio la situazione è più complessa, i problemi sono strutturali" ha spiegato Scopelliti, facendo proprio l'esempio delle compagnie low-cost: "abbiamo già provato, in passato, a portarle a Reggio ma ci hanno risposto che non possono atterrare in quest'aeroporto per le sue carenze strutturali, e così non si può andare avanti". Entrando nello specifico dell'impegno e delle prospettive per l'Aeroporto dello Stretto, Scopelliti s'è detto "pronto a sostenere il Tito Minniti in ogni modo possibile e immaginabile. Prenderò impegni importanti, a Roma, giocandomi la faccia per il bene di questo scalo, e sono pronto a portare a Reggio altre compagnie, ma non devono più poter rispondere in un determinato modo perchè dobbiamo dare loro i servizi che servono. Il problema dell'Aeroporto dello Stretto è molto serio e mi preoccupa moltissimo. Ci sono sempre disguidi e difficoltà varie, è da nove anni che si susseguono amministratori differenti, basti pensare a Pirilli, poi Fuda, ora Bova, ma l'Aeroporto non cambia mai, resta sempre così com'è. C'è un progetto per l'ammodernamento dell'aerostazione che è stato realizzato nel 2002, approvato dal Cipe nel 2004 con i fondi comunitari dell'Apq 2001-2006 ma ancora oggi non sono neanche iniziati i lavori! Non possiamo più permetterci cose del genere, se non utilizzeremo i fondi che ci vengono assegnati, torneranno indietro e saranno utilizzati altrove. Dobbiamo fare in modo che l'Aeroporto dello Stretto resti un aeroporto. Corriamo il serio rischio che lo scalo venga chiuso o comunque declassato. Fino ad ora non è stato fatto solo perchè, diciamocelo chiaramente, abbiamo un ministro amico. Il Governo ci è vicino, ma non possiamo sempre salvarci in questo modo. La politica non può e non deve basarsi su questo. Lo scalo dello Stretto deve diventare un aeroporto importante per tutto il bacino del Mediterraneo, come abbiamo strategicamente immaginato nelle linee guida del nuovo piano di mobilità Regionale, ma serve progettualità. Abbiamo bisogno di risposte importanti con strutture adeguate, dobbiamo realizzare interventi e per questo motivo abbiamo dato, come Regione, altri 2,4 milioni di € per i lavori per l'ammodernamento dell'aerostazione che si aggiungono ai 7 già stanziati. Speriamo che i lavori partano entro pochi giorni". Il problema è molto serio, e Scopelliti parla in modo chiarissimo: "Nessuno venga più a dire che non ci sono i soldi. E' solo un alibi dietro a cui non ci si può nascondere. I soldi ci sono per tutti e tre gli aeroporti Calabresi, sono tanti e possono essere spesi bene. Ciò che manca, almeno per quanto riguarda Reggio, sono i progetti. E' vero che fino a ieri non c'erano i soldi perchè non ce li faceva vedere qualcuno che evidentemente non aveva interesse allo sviluppo del nostro territorio. Adesso però i soldi ci sono per tutti, e io non accetto il fatto che c'è il rischio di trovarsi ad avere un sacco di soldi ma a non poterli spendere. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. I soldi, senza progetti, non servono a nulla. Il vero problema dell'aeroporto di Reggio è la carenza di progettazione, che mi crea anche seri problemi quando mi siedo a Roma nei tavoli che contano e in cui mi viene chiesto conto proprio su queste mancanze. Dobbiamo realizzare strutture aeroportuali all'avanguardia, e i progetti devono essere immediatamente cantierabili perchè non si può perdere più tempo, già ne abbiamo perso fin troppo". E' intervenuto all'incontro con i giornalisti anche il Presidente della Provincia di Messina, Nanni Ricevuto: "Stiamo portando avanti da anni questa grande scommessa sull'Aeroporto di Reggio, con l'unico obiettivo della crescita del territorio dell'Area dello Stretto. Vogliamo realizzare collegamenti diretti non solo con Messina, ma anche con Taormina e con le isole Eolie, e le parole del Presidente Scopelliti sono musica per le nostre orecchie. Adesso rimbocchiamoci ulteriormente le maniche e presentiamo tutti i nostri progetti". A margine dell'incontro, l'Assessore all'Area dello Stretto della Provincia di Messina, Michele Bisignano, è apparso decisamente fiducioso: "Finalmente ci sono i fondi, Scopelliti ama molto la sua terra e farà di tutto per rilanciare l'Aeroporto dello Stretto. Tocca a tutti noi avere la progettualità per individuare le modalità di questo rilancio. L'idea di collegare il porto di Messina e il porto di Reggio in modo diretto negli orari dei voli, con poi la navetta Atam dal porto di Reggio all'Aeroporto, è la soluzione migliore e immediata che già nei prossimi giorni consentirà all'utenza messinese di poter utilizzare in modo comodo lo scalo dello Stretto". Da alcuni soci della So.Gas., inoltre, s'è portata avanti l'idea di usufuruire di nuove figure manageriali per quanto riguarda la gestione dell'Aeroporto, individuando competenze che già conoscono bene il settore a livello nazionale e internazionale e possono individuare le soluzioni affinchè il Tito Minniti decolli davvero.  Anche perchè siamo ormai alla resa dei conti: o si decolla adesso, oppure il prossimo atterraggio sarà l'ultimo e potrebbe rivelarsi un brusco schianto al suolo dopo un 'Mayday' che dura ormai da moltissimo tempo. Con l'aggravante che la scusa della mancanza di fondi, adesso, non c'è più.
2. Calabria. Aeroporto dello Stretto, la Provincia di Reggio tranquillizza tutti: "Nessuna preoccupazione, tanti progetti sono già avviati". Mercoledì 19 Gennaio 2011 14:21 di Peppe Caridi - Per il futuro dell'Aeroporto dello Stretto non c'è "nessuna preoccupazione" perchè "le iniziative in corso per lo sviluppo dello scalo aeroportuale reggino e messinese sono in pieno svolgimento". Ad assicurarlo è l'avvocato Maurizio Condipodero (nella foto), capo di gabinetto del Presidente della Provincia di Reggio Calabria, l'Ente principale azionario della So.g.a.s., la Società di Gestione dell'Aeroporto dello Stretto. Condipodero oggi fa il punto della situazione all’indomani della riunione convocata dal Governatore Scopelliti per illustrare le modalità di distribuzione dei fondi Por ai tre scali aeroportuali calabresi. Lo stesso capo di gabinetto ha partecipato alla riunione di ieri proprio in rappresentanza del Presidente della Provincia, Giuseppe Morabito, e nella conferenza stampa era intervenuto - rispondendo ad alcune domande dei giornalisti - illustrando il progetto che prevede la sottoscrizione di un nuovo contratto di servizio della Sog.a.s. per la cosidetta “carta del turista” che allarga i servizi destinati all’utenza. Approfondendo questa tematica, l'avv. Condipodero ha detto che "I progetti in itinere riguardano la realizzazione della nuova aerostazione, ma non solo".
Innanzitutto in merito alla nuova aerostazione, il capo di gabinetto del Presidente della Provincia ha voluto precisare che "l’Enac,  ha fatto pervenire le proprie autorizzazioni, l’ultima delle quali è dei primi giorni del 2011. Nessun ritardo, dunque, nella realizzazione della nuova aerostazione  a servizio della  quale – lo ricordo – in sede di Conferenza dei servizi, è stata approvata anche la realizzazione di una nuova stazione della linea metropolitana di superficie Villa San Giovanni-Melito Porto Salvo. Inoltre - aggiunge Condipodero - è in avanzata fase di attuazione il progetto che prevede la sottoscrizione di un nuovo contratto di servizio della Sog.a.s. per la cosidetta “carta del turista” che allarga i servizi destinati all’utenza. Sono già in corso, infatti, i lavori per la realizzazione di una sala di accoglienza e di servizio per i turisti  in transito al “Tito Minniti”, nella quale sarà fornita agli utenti  ogni assistenza in H24". "Prendiamo atto con piacere - ha detto ancora Condipodero - dei fondi Por, e comunque Fondi europei, che la Regione Calabria sta destinando al nostro aeroporto e delle iniziative che stanno per essere avviate dalla provincia di Messina. Queste ultime sono il risultato del  lungo e costruttivo confronto che abbiamo avviato da alcuni mesi con il suddetto Ente, per molti anni ‘distratto’ dall’ipotizzata costruzione di un nuovo scalo aeroportuale nel versante Tirrenico del messinese. Caduto quel progetto, è stato naturale per i messinesi rivolgersi nuovamente al più vicino aeroporto, quello di Reggio, che così torna ad essere pienamente Aeroporto 'dello Stretto'. Non c'è, comunque, nessun rischio commissariamento per la So.g.a.s. le cui conseguenze – spiega ancora Condipodero – sarebbero estremamente penalizzanti per gli Enti attualmente impegnati nella gestione dello scalo e mortificherebbero soprattutto la Provincia di Reggio Calabria, socio di maggioranza della So.g.a.s., ma soprattutto Ente che più ogni altro ha contribuito a risollevare le sorti dello scalo reggino, le cui perdite sono oggi notevolmente ridotte ed i costi di gestione  si stanno sempre più allineando ai costi di esercizio". La conclusione dell'intervento del capo di gabinetto della Provincia di Reggio è amara: "Rispetto a tutto ciò, invece, spiace constatare che molti debiti della So.g.a.s. corrispondo oggi ai mancati accreditamenti dei fondi da parte di alcuni Enti, soci non certo minori della società di gestione aeroportuale".  
3. Calabria. Pino Masciari: "Incoraggianti le parole di Scopelliti". Mercoledì 19 Gennaio 2011 09:15. di Pino Masciari - “Se lo Stato non invertirà al più presto questa rotta, schierandosi apertamente e incentivando coloro che denunciano non ne usciremo mai, le persone continueranno a scegliere l’omertà.  Dobbiamo, nei fatti prima che nelle parole, dimostrare che un’altra vita è possibile, ma soprattutto che può essere anche conveniente. Questi professionisti sono la parte sana in un paese malato e possono, loro stessi, divenire l’antidoto al veleno della ‘ndrangheta. Oltre allo Stato devono muoversi di concerto le Associazioni di categoria e la società civile, bisogna lavorare insieme in modo pragmatico, tangibile”.
L’imprenditore Pino Masciari così commenta :“Le parole del Presidente della Regione Calabria Scopelliti, appaiono incoraggianti.  L’auspicio è  quello che finalmente si riconosca  agli imprenditori che hanno denunciato il sacrificio compiuto e si cerchi di restituire una vita vera e soprattutto una dignità concreta fatta di lavoro certo e protetto”.
Pino Masciari si è trovato isolato, ha affrontato con enorme dispendio morale-fisico-economico il farraginoso apparato burocratico impreparato a supportare e gestire figure come lui, essendo uno dei primissimi che ha ardito denunciare e fatto condannare esponenti di rilievo della ‘ndrangheta, ha dovuto lottare per i propri diritti. Costretto ad abbandonare imprese, dipendenti e ricchezze, viene da considerare che la ‘ndrangheta in un qual modo ha accresciuto il proprio potere e le proprie ramificazioni, con l’unica conseguenza che  ha prevalso sulle Istituzioni e soffocato l’imprenditoria , unica arteria di ossigeno dell’economia calabrese. Masciari ha sempre sostenuto che  questo messaggio sia stato devastante per coloro che si trovano a dover scegliere se denunciare o meno le ingiustizie subite. Ciò non deve più accadere.
Continua Masciari “Ecco che la notizia che mi ridà fiducia. Ho cooperato con lo Stato in ogni occasione e mai mi sono tirato indietro pur nella condizione di non essere stato sempre supportato dalla solerzia politica e dalle associazioni di categoria.  Chiedo solamente che questo non rimanga un proclama, che seguano fatti concreti e sarebbe valido essere coinvolti nelle discussioni e nel confronto:chi meglio di noi può conoscere i nostri bisogni, le nostre paure e necessità? Possiamo realmente essere utili, aiutando le Istituzioni in questo cammino, dando anche suggerimenti che scaturiscono da difficili esperienze personali e, come se non bastasse, possiamo fungere da esempi per riuscire a coinvolgere e incoraggiare altri che ancora vivono questo dramma. Mi auguro che, finalmente, le Istituzioni guardino a chi denuncia come ad una qualità. Sono il primo a voler mettere il proprio impegno e la propria  professionalità ancora una volta al servizio del Paese.
4. Calabria. Riportiamo l’articolo riguardante le parole del Presidente Scopelliti pubblicato sull’agenzia ANSA: RACKET: CALABRIA; SCOPELLITI; PDL PER SOSTEGNO A CHI DENUNCIA. La Regione Calabria affidera' lavori agli imprenditori che denunciano richieste estorsive, ''per premiare il loro coraggio civile ed il loro impegno contro la 'ndrangheta''. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, definendo la lotta contro la criminalita' organizzata ''una priorita' della Giunta''. ''A tale scopo - ha aggiunto Scopelliti - sara' creata una lista di imprenditori che hanno denunciato il racket cui potranno essere affidati lavori, facilitando il loro accesso alle procedure ad evidenza pubblica. Seguendo il concetto che ho ribadito piu' volte, secondo cui la 'ndrangheta ha paura piu' dei fatti che delle parole, abbiamo approvato un progetto di legge, che sara' esaminato dal Consiglio regionale a febbraio, che prevede azioni concrete di sostegno in favore degli imprenditori che hanno denunciato le intimidazioni. Il nostro sforzo deve essere quello di evitare che venga abbandonato a se stesso, come spesso avviene attualmente, chi ha il coraggio di denunciare le richieste estorsive. Si tratta di un'iniziativa che puo' essere attuata anche dagli enti locali''. ''La nostra iniziativa - ha detto ancora Scopelliti - puo' rappresentare anche uno stimolo ed un incentivo nei confronti degli imprenditori da parte della Regione perche' denuncino le richieste estorsive subite''. Il progetto, denominato ''Interventi regionali a sostegno delle imprese vittime di reati di 'ndrangheta e disposizioni in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore dell'imprenditoria'', sara' discusso ed approvato nella seduta del Consiglio regionale prevista il 22 febbraio. ''Questa legge - ha dichiarato il presidente Scopelliti - consentira' di inserire le aziende che hanno denunciato e che sono vittime di racket o usura in una 'short list' che la Regione utilizzera' per affidare commesse sotto soglia''.
“Se lo Stato non invertirà al più presto questa rotta, schierandosi apertamente e incentivando coloro che denunciano, non ne usciremo mai, le persone continueranno a scegliere l’omertà. Dobbiamo, nei fatti prima che nelle parole, dimostrare che un’altra vita è possibile, ma soprattutto che può essere anche conveniente. Questi professionisti sono la parte sana in un paese malato e possono, loro stessi, divenire l’antidoto al veleno della ‘ndrangheta. Oltre allo Stato devono muoversi di concerto le Associazioni di categoria e la società civile, bisogna lavorare insieme in modo pragmatico, tangibile”.
L’imprenditore Pino Masciari così commenta :“Le parole del Presidente della Regione Calabria Scopelliti, appaiono incoraggianti. L’auspicio è  quello che finalmente si riconosca agli imprenditori che hanno denunciato il sacrificio compiuto e si cerchi di restituire una vita vera e soprattutto una dignità concreta fatta di lavoro certo e protetto”.
Pino Masciari si è trovato isolato, ha affrontato con enorme dispendio morale-fisico-economico il farraginoso apparato burocratico impreparato a supportare e gestire figure come lui, essendo uno dei primissimi che ha ardito denunciare e fatto condannare esponenti di rilievo della ‘ndrangheta, ha dovuto lottare per i propri diritti. Costretto ad abbandonare imprese, dipendenti e ricchezze, viene da considerare che la ‘ndrangheta in un qual modo ha accresciuto il proprio potere e le proprie ramificazioni, con l’unica conseguenza che  ha prevalso sulle Istituzioni e soffocato l’imprenditoria , unica arteria di ossigeno dell’economia calabrese. Masciari ha sempre sostenuto che  questo messaggio sia stato devastante per coloro che si trovano a dover scegliere se denunciare o meno le ingiustizie subite. Ciò non deve più accadere.
Continua Masciari “Ecco che la notizia mi ridà fiducia. Ho cooperato con lo Stato in ogni occasione e mai mi sono tirato indietro pur nella condizione di non essere stato sempre supportato dalla solerzia politica e dalle associazioni di categoria.  Chiedo solamente che questo non rimanga un proclama, che seguano fatti concreti e sarebbe valido essere coinvolti nelle discussioni e nel confronto: chi meglio di noi può conoscere i nostri bisogni, le nostre paure e necessità? Possiamo realmente essere utili, aiutando le Istituzioni in questo cammino, dando anche suggerimenti che scaturiscono da difficili esperienze personali e, come se non bastasse, possiamo fungere da esempi per riuscire a coinvolgere e incoraggiare altri che ancora vivono questo dramma. Mi auguro che, finalmente, le Istituzioni guardino a chi denuncia come ad una qualità. Sono il primo a voler mettere il proprio impegno e la propria  professionalità ancora una volta al servizio del Paese."
5. Calabria: l'Esercito vigilerà sui cantieri della A3. Autostrada A3, 20 gen (Il Velino) - L’Esercito sarà utilizzato per la vigilanza sui cantieri dell’A3 al fine di prevenire attentati e intimidazioni ai danni delle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento. La decisione scaturisce dal potenziamento dei reparti dell’Esercito già dislocati a Reggio Calabria, con l’invio di altri settanta militari oltre agli ottanta che sono presenti in città per la vigilanza negli uffici della Corte d’appello, della Dda, della Procura generale e dell’abitazione del Procuratore generale, Salvatore Di Landro. Il prefetto di Reggio, Luigi Varratta, ha convocato per venerdì prossimo una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per definire i dettagli dell’operazione. “Nel corso della riunione del Comitato - è detto in una nota della prefettura saranno inoltre approfonditi gli atti vandalici compiuti sulla statale 106 mediante il lancio di sassi contro veicoli in transito e taluni episodi intimidatori ai danni di amministratori locali nonché, con la presenza del Procuratore della Repubblica di Palmi, la recrudescenza di rapine ai danni di distributori di carburante verificatasi, nelle ultime settimane, nella Piana di Gioia Tauro. Infine, con la partecipazione del sindaco di Reggio Calabria e del Commissario straordinario dell’Aterp, saranno definite le procedure operative per lo sgombero di alloggi di edilizia residenziale pubblica occupati abusivamente”. (Peppe Caridi) 20 gen 2011 11:24
6. Treviso. Benetton, il Nordest trasloca in Serbia. Il governo di Belgrado ha annunciato l'imminente accordo per portare una parte della produzione del gruppo negli stabilimenti dismessi della Niteks, a Nis
Il Nordest non è più un miracolo da un pezzo. Oggi poi che le aziende fuggono via, rischia di trasformarsi in un problema serio. Questa volta l’attrazione fatale (per la Serbia) ha colpito, in assoluta discrezione, il gruppo Benetton che trasferirà un altro pezzo di produzione fuori dai confini: così, a operazione conclusa, quasi l’ottanta per cento dei capi d’abbigliamento marchiati Ponzano saranno fatti in giro per il mondo. Nonostante la roccaforte delle vendite, per la famiglia Benetton, sia ancora il Belpaese, dove distribuisce il 45 per cento di quello che produce.
Ma le regole del mercato non guardano in faccia a niente e nessuno, soprattutto in tempi di crisi. La destinazione scelta dalla grande famiglia veneta è Nis, cento chilometri a sud di Kragujevac, dove la Fiat produrrà il suo nuovo monovolume e dove già assembla qualcosa come quindicimila vetture all’anno con l’obiettivo di arrivare a ventimila. Un accordo, quello coi Benetton, che non è ancora stato firmato, ma sul quale – come precisa il governo di Belgrado – mancano solo dettagli. L’offerta del governo serbo, da luglio sul tavolo di Luciano il patriarca, è simile a quella fatta alla Fiat: un contributo di diecimila euro per ogni lavoratore assunto (in un Paese dove la paga media è di 80 euro al mese) e un’area industriale, quella della Niteks, in regalo. Purché vengano riassunti i seicento lavoratori che oggi si trovano in ferie forzate dopo un tentativo di privatizzazione finito col fallimento.
Dopo mesi di riflessione e trattative il gruppo di Ponzano è pronto a cedere alle lusinghe di Belgrado. In assoluto silenzio o, come amano dire da quelle parti, “discrezione” appunto, il trasloco sarebbe già pronto. D’altronde Benetton, più di una volta, ha detto che la sua filosofia è quella di un “federalismo industriale” che avvicini la produzione al mercato per macro aree geografiche. E l’investimento a costo zero in Serbia – dove è possibile la costituzione di una società mista col governo di Belgrado – sarebbe perfettamente in linea con la strategia aziendale. Tranne però un piccolo particolare: Benetton ormai produce quasi tutto all’estero, ma la fetta di mercato più importante resta l’Italia e, soprattutto, deve la sua fortuna anche alla garanzia del made in Italy. Ma anche su questo punto la risposta di Ponzano sarebbe chiara: dare maggiore equilibrio ai ricavi, attualmente provenienti per il 45% dall’Italia, per il 33% dal resto d’Europa, per il 16% dall’Asia e per il 4% dalle Americhe.
D’Altronde la Benetton di Ponzano oggi non è più un’azienda a conduzione familiare, ma un impero: una multinazionale a controllo italiano che opera principalmente nel settore dell’abbigliamento casual e dei tessuti e possiede i marchi United Colors of Benetton, Sisley, Playlife, Killer Loop, Undercolors. I suoi marchi si trovano anche, attraverso contratti di licenza, su prodotti dell’azienda turca Zorlu Holding per la biancheria, la francese Selective Beauty per i profumi, la milanese Siport per le scarpe da bambini. Ha contratti di licenza anche con aziende che producono gioielli, profilattici e cartoleria.
Il gruppo è composto da 55 società, 40 delle quali con sede all’estero come Benetton Slovacchia, Benetton Ungheria, che coordina la produzione effettuata tramite terzisti nell’Europa dell’Est, Benetton Croazia, che si dedica principalmente al confezionamento dei vestiti in lana, Benetton TextilConfeccao che confeziona vestiti in Portogallo e Benetton Tunisia, che ha un duplice ruolo di tintoria e di coordinamento della produzione tramite terzisti in Nord Africa. La capogruppo è Benetton Group Spa, posseduta per il 67% dai Benetton attraverso la società Edizione Holding, la cassaforte finanziaria. Ma anche la famiglia che a Ponzano e nel Veneto è radicata come poche altre e di questo è sempre andata fiera, deve – come si dice in termini imprenditoriali – restare al passo coi tempi. E il viaggio verso i Paesi dove il costo del lavoro è infinitamente più basso era un passaggio obbligato. La Serbia poi è destinazione quasi naturale, vista la vicinanza geografica e il collegamento autostradale più che buono. E a Ponzano non c’è stato bisogno di nessun referendum, anche se l’apertura in Serbia crea qualche malumore, soprattutto dopo le voci insistenti di licenziamenti all’interno delle sedi pricipali del marchio, Castrette e, appunto, Ponzano, dopo le “ristrutturazioni” e gli “accorpamenti” dei mesi scorsi. Ma la notizia non è ancora apparsa sui giornali nazionali in Italia e, se non ne avessero parlato la tv e il governo serbo, forse nessuno l’avrebbe saputo. Perché appunto è la discrezione la miglior arma dei fratelli Benetton, consuetudine mantenuta e trasmessa ai figli e ai nipoti. di Emiliano Liuzzi
7. Proteste contro l’elettrodotto Friuli-Austria: è inutile. Si sono dati appuntamento in duemila per attraversare il piccolo centro di Tolmezzo, in Friuli, e dire un “NO” categorico al progetto di elettrodotto aereo Wuermlach-Somplago. Il progetto, secondo i suoi sostenitori e promotori (tra cui Alpe Adria Energia e la Giunta regionale) consentirebbe alla centrale idroelettrica di produrre più energia, portando risparmi e profitti (in termini di occupazione) a tutta la zona; secondo i detrattori, invece, sarebbe solo un modo per svendere la Carnia (zona alpina del Friuli) agli interessi di pochi dando vita a un elettrodotto aereo che risulterebbe, per gli oppositori, incomprensibile, dannoso e economicamente ingiustificato: “L’energia è indispensabile – recita lo slogan del gruppo “NO all’elettrodotto Würmlach-Somplago”- Gli elettrodotti sono indispensabili. Questo non lo è”.
L’elettrodotto aereo dovrebbe partire da Wurmlach, in Austria, attraversando la valle del But, per raggiungere, con una serie di interventi di impianto di tralicci e di, conseguente, disboscamento a Somplago. A presentare la struttura, nel 2005, è stata la società Alpe Adria Energia S.p.a, che, una volta realizzato l’elettrodotto potrebbe approvvigionarsi di energia elettrica a basso costo da girare poi ad altri gruppi industriali. Nelle fila del corteo di protesta c’erano cittadini, ambientalisti,associazioni, e, arrivati dall’altro versante delle montagne, anche gli amministratori del vicino Land austriaco della Carinzia, il cui territorio è toccato dal nuovo progetto. Per il WWF friulano “l’elettrodotto aereo dovrebbe servire a importare energia dall’Austria a un prezzo più basso di quello attuale, ma si tratta di un progetto che la Regione sta sostenendo ma che riscuote forte ostilità a livello locale. Qui si tratta – continuano gli ambientalisti – del sacrificio della montagna a vantaggio del profitto di pochi”. Parole che la maggioranza di centro destra che guida la Regione smentisce con forza: “Qui nessuno vuole svendere la Carnia – dice il consigliere regionale Luigi Cacitti – riteniamo che l’infrastruttura serva e che debba diventare addirittura un volano per le attività economiche del territorio. Stiamo studiando – continua Cacitti – una formula che consenta al territorio di entrare nella società che propone l’elettrodotto. Così sarà possibile per il territorio, e quindi per la gente, beneficiare del differenziale favorevole tra il costo dell’energia in Italia e quello, decisamente più basso, in Austria». Ma proprio l’energia austriaca offre il puntello per una delle più feroci opposizione che dal fronte “verde” arrivano all’elettrodotto: “Appare inverosimile che si dichiari di voler importare elettricità a basso costo dall’Austria, poiché, da molti anni, in quel Paese il saldo tra produzione e consumi di energia elettrica è negativo: l’Austria cioè non riesce a produrre tutta l’elettricità di cui ha bisogno e deve importarne dall’estero – dice Dario Predonzan che si occupa di energia per la sezione friulana dell’associazione con il Panda, che aggiunge – la capacità produttiva delle centrali esistenti in Friuli Venezia Giulia, inoltre, supera di circa il 60 per cento il fabbisogno di elettricità della Regione. Se questa capacità non viene completamente sfruttata è soltanto per l’obsolescenza di alcuni impianti e la mancanza di investimenti nell’innovazione tecnologica”.
8. Trento. La crisi morde ancora. Licenziati a quota 4800. Gli effetti negativi della crisi economica sull'occupazione continuano a farsi sentire in Trentino anche in questo avvio di 2011.I licenziati salgono infatti a 4.784, cifra record e in crescita ulteriore rispetto a dicembre 2010 quando, con 4.694, si era superata soglia 4.500 per il quinto mese consecutivo. Su base annua l'incremento è pari al 14,3%. 20/01/2011 17:40. TRENTO - Gli effetti negativi della crisi economica sull'occupazione continuano a farsi sentire in Trentino anche in questo avvio di 2011.I licenziati salgono infatti a 4.784, cifra record e in crescita ulteriore rispetto a dicembre 2010 quando, con 4.694, si era superata soglia 4.500 per il quinto mese consecutivo. Su base annua l'incremento è pari al 14,3%. A gennaio nelle liste di mobilità sono registrati 599 lavoratori in più rispetto allo stesso periodo del 2010.
Il flusso di nuovi ingressi è di 378 lavoratori, a fronte dei 263 di dicembre 2010: un numero così ingente di ingressi in mobilità non si era mai verificato negli ultimi tre anni. A gennaio è ancora negativo, poi, l'andamento del numero dei sospesi, ossia i lavoratori che, pur iscritti in mobilità, hanno trovato un'occupazione a tempo determinato. Sono infatti solo 1.456 contro i 1.654 di dicembre. Su base annua il numero dei sospesi è invece in aumento (+26,7%): a gennaio 2010 erano meno di 1.150. Al 18 gennaio di quest'anno e al netto dei nuovi ingressi, è il settore delle costruzioni ad avere più addetti in mobilità.
Sul totale degli iscritti infatti ben il 19,2% lavorava nel comparto edile. Tra i settori le cui aziende mettono più addetti in mobilità c'è poi il metalmeccanico/metallurgico con il 16,9%degli iscritti totali, seguito dal commercio (12,7%), dai servizi non altrimenti definiti (10,3%), dai pubblici esercizi (8,8%) e dai trasporti (7,6%). Tra i licenziati dalle medie e grandi imprese la fanno da padrone i licenziati del settore metalmeccanico (37,9%), seguiti da quelli dei trasporti e delle telecomunicazioni (7,8%).
Licenziano invece di più, tra le piccole imprese, quelle delle costruzioni (24,3%), seguite da quelle del commercio (15,1%) e degli altri servizi (13,8%). In generale in mobilità sono iscritti più uomini che donne (67,1 contro 32,9%), più italiani che stranieri (78,6 contro 21,4%). La crisi però colpisce in proporzione più gli stranieri degli italiani, considerato che la percentuale di iscritti in mobilità di origine straniera è più che doppia rispetto all'incidenza della popolazione non italiana - oggi all'8,8% - sul totale dei residenti in Trentino. Inoltre tra i licenziati dalle grandi aziende sono maggioranza gli over 50 con ben il 57,2% degli iscritti, mentre tra quelli provenienti dalle piccole aziende il 61,8% ha un'età compresa tra il 30 e i 50 anni, il 25,1% ha oltre 50 anni e solo il 13,1% non ha ancora compiuto 30 anni.
Nel 2010 la media dei lavoratori in mobilità ha raggiunto quota 4.417 (+16% sul 2009). «La situazione sul fronte occupazionale resta molto critica - spiegano i segretari provinciali di Cgil, Paolo Burli, Cisl, Lorenzo Pomini e Uil Ermanno Monari - Nel 2011 avremo con ogni probabilità un ulteriore aumento dei numero di lavoratori licenziati e posti in mobilità. Per questo l'impegno della politica e delle parti sociali per fronteggiare questa situazione deve restare altissimo».
I sindacati chiedono alla Provincia di confermare anche nel 2011 le azioni straordinarie per l'occupazione, e in particolare, gli interventi di sostegno al reddito per sospesi e disoccupati. In questo contesto, per quanto riguarda la formazione, è certo che verrà data priorità ai lavoratori espulsi dalle aziende e ai sospesi che vengono considerati comunque come in esubero da parte aziendale. Verrà mantenuta una indennità di frequenza per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e sono privi di ogni altro ammortizzatore sociale.
9. Un Paese anormale. di Carlo Luna. Se n’è accorto per primo – come spesso gli capita – Giuseppe De Rita, scrivendo tempo fa che i processi in Italia non seguono più l’iter tradizionale, ma si sono trasferiti, armi e bagagli, sui giornali. Nessuno lo ammette ma, senza che ce ne accorgessimo, deve essere cambiato il Codice di Procedura Penale. Il processo mediatico segue una strada tutta sua, ormai ben collaudata. Inizia con qualche indiscrezione fatta abilmente filtrare dagli inquirenti, magari su Dagospia, si sostanzia con l’avviso di garanzia e si sublima con la violazione del segreto istruttorio, per non parlare della legge sulla privacy che viene stravolta.
Le parti in causa sono subito assegnate. Nel caso attuale c’è un Ufficio del Pubblico Ministero presieduto dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro, e composto da altri autorevolissimi direttori e anchor man televisivi. Il Collegio di difesa è invece affidato a Maurizio Belpietro (Libero) e Alessandro Sallusti (Il Giornale), in attesa che Vittorio Feltri sconti la squalifica e ritorni in campo. Sono loro che si sobbarcano il non facile onere di prendere le parti dell’imputato.
Caratteristiche fondamentali e inimitabili del processo mediatico sono, anzitutto, che la sentenza precede il dibattimento, sia quello nelle aule giudiziarie, che magari nemmeno ci sarà, sia quello sui giornali; e che le sentenze sono sempre due: una di condanna piena e senza appello, una di assoluzione di pari portata.
Nel caso che in queste ore appassiona i guardoni di mezza Italia e di alcune Capitali straniere le due sentenze, con la relativa pena da scontare, sono già state pronunciate. La prima stabilisce che il Cavaliere ha superato ogni limite di decenza e la pena prevista sono le dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri, in modo da far tornare la sinistra e Casini al Governo. E’ stata emessa anche la sentenza opposta. Stabilisce che i giudici di Milano non sono competenti ad indagare e vanno puniti perchè hanno violato la legge e perfino la Costituzione mettendo su, con i nostri soldi, un sofisticato apparato tecnologico d’intercettazione del traffico nella villa di Arcore, calpestando la privacy di persone che per ora non sono state accusate di alcun reato.
Chi ha ragione e, soprattutto, quale delle due sentenze, con relativa pena, sarà applicata? Se ci rifacciamo ai precedenti nessuna delle due: il Cavaliere non si dimetterà ed i giudici di Milano proseguiranno indisturbati il loro estenuante tentativo di arpionarlo e picconarlo.
Se fossimo un Paese normale tutto sarebbe diverso: ci sarebbe il segreto istruttorio e verrebbe rispettata la privacy di chi non è imputato; il processo si svolgerebbe in Tribunale e non sui giornali e la sentenza alla fine sarebbe una sola: di condanna o assoluzione.
Invece da noi è del tutto logico che, mischiando i fatti della Giustizia con quelli della Politica, l’indomito Pierferdinando Casini dica che a questo punto o Berlusconi si dimette o si va alle elezioni anticipate. Anche se quanto detto da Casini ha tutta l’aria di un bluff, contiene un briciolo di verità per l’Italia: gli unici giudici di un processo mediatico non possono essere che i lettori o, meglio, gli elettori. Solo che dopo le elezioni tutto ritornerà come prima. Perché siamo un Paese anormale. 20 gennaio 2011 | 17:11


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