giovedì 20 gennaio 2011

Tremonti alza la voce sugli euro-salvataggi. Le banche tedesche ci guadagnano molto più di noi

di Elysa Fazzino – il Sole24ore.
"L'Italia finalmente alza la voce sugli euro salvataggi": così il Wall Street Journal, nel blog The Source, dà spazio alle posizioni del ministro italiano Giulio Tremonti nel dibattito su come rafforzare i meccanismi Ue per rispondere alla crisi dei debiti sovrani.


L'enorme debito pubblico italiano, scrive Christopher Emsden, ha fin qui reso gli italiani piuttosto «reticenti» nel dibattito, ma Tremonti ha «fatto salire i decibel», dopo la riunione a Bruxelles dei ministri delle Finanze europei, «sferrando un colpo alla Germania»: il ministro ha fatto notare che le banche tedesche guadagnerebbero sette volte di più di quelle italiane da un ampliamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria.
Il Wsj riporta così le parole di Tremonti: «Tutti dicono quanto sono buoni e generosi ed euro patriottici. Ai paesi con la tripla A che si lamentano dell'onere (del salvataggio) rispondiamo che le nostre banche sono esposte all'Irlanda per 22 miliardi, le vostre per 180 miliardi».
Queste cifre, in dollari, rappresentano – prosegue Emsden - l'esposizione al debito irlandese rispettivamente delle banche italiane e tedesche, secondo gli ultimi dati della Banca dei regolamenti internazionali (Bri).
L'Italia, con un debito pubblico pari al 118% del Pil, ha mantenuto "un basso profilo" durante la crisi del debito sovrano dell'eurozona, concentrandosi sulla gestione rigorosa delle finanze pubbliche. Una tattica giustificata, secondo il Wsj, poiché i bond del governo italiano, che un tempo avevano i rendimenti più alti dell'eurozona, ora sono negoziati meglio degli altri paesi ad alto debito alla periferia dell'eurozona. Dato che per l'Italia resta sempre più costoso mettere soldi sul tavolo per soluzioni comuni - come il Fesf – gli esponenti del governo non hanno parlato molto delle loro soluzioni preferite, continua il Wsj. Ma i rappresentanti del Tesoro hanno espresso «frustrazione" per un piano di salvataggio, fatto per salvare gli stati periferici dell'eurozona», che però ha «anche l'effetto di aiutare le banche tedesche».
Il Wsj spiega che in varie occasioni l'Italia è stata lasciata in disparte. Il ministro degli Esteri Franco Frattini si è lamentato delle riunioni informali, specie tra francesi e tedeschi, per definire la strategia Ue. Tremonti ha definito "una mera riunione tecnica" il consulto della scorsa settimana tra i sei paesi dell'eurozona che godono della "tripla A" nella valutazione delle agenzie di rating. Molti dei paesi con alti rating sono «preoccupati di essere costretti a mettere più fondi o garanzie» a vari meccanismi di salvataggio, puntualizza l'articolo. «Non può essere che sei paesi sopportano l'onere e gli altri traggono profitto da questo», ha detto all'Handelsblatt il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Tremonti ha voluto invece sottolineare che i piani di salvataggio offrono "generosi benefici" ai paesi le cui banche hanno fatto prestiti che ora appaiono sbagliati.
Le banche tedesche – osserva il Wsj – rappresentano circa il 37% degli asset svalutati in Irlanda, le banche italiane meno del 5%. L'obiettivo di Tremonti – spiega Emsden – è di spostare il dibattito dal "mito" che l'eccessivo debito pubblico italiano, il "tallone d'Achille" dell'Italia, abbia causato la crisi del debito pubblico, mentre in effetti l'Irlanda non aveva quasi per niente debito pubblico quando la crisi è cominciata. L'Italia vuole anche che il nuovo patto di stabilità sulla sostenibilità del debito includa il "debito aggregato", ovvero sia quello pubblico che quello privato. Questa formula permetterebbe al governo di Roma di beneficiare del basso livello di debito delle famiglie. La Gemania tuttavia ha contestato i dati della Bri, fa notare il Wsj. Lo scorso novembre la Bundesbank ha detto che l'esposizione delle banche tedesche verso l'Irlanda è solo di 25 miliardi di euro, sei volte meno di quanto riferito dalla Bri, implicando che molti prestiti sono collocati lì solo per motivi legali o fiscali ma non sono soggetti ai rischi di default irlandese.
20 gennaio 2011
 

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