giovedì 6 gennaio 2011

Italia, i margini sono stretti

Isabella Bufacchi
ROMA
L'Italia entra nel 2011 senza l'etichetta di paese periferico ad alto rischio: le grandi banche italiane ed estere hanno collocato nel 2010 il rischio-Italia al di fuori del "club" degli stati europei in seria difficoltà - Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna - e sono intenzionate a conservare questa importante distinzione per quest'anno e il 2012: il tasso di crescita salirà, anche se di poco, la disoccupazione tenderà a calare, il rapporto debito/Pil dovrebbe stabilizzarsi in virtù del ritorno dell'avanzo primario.


L'Italia se la può cavare tranquillamente da sola nonostante la crescita bassa sia accompagnata da un alto debito pubblico e l'incertezza dello scenario politico non prometta nulla di buono sul fronte della realizzazione delle riforme strutturali necessarie per rilanciare l'economia. Questa in estrema sintesi la tesi prevalente, una promozione ma con qualche importante riserva.
I "fondamentali" italiani, emersi nel corso del 2010 nel pieno della bufera sul debito sovrano europeo, continueranno anche quest'anno a essere valutati favorevolmente dai grandi player del mercato perchè in buona sostanza restano migliori di quelli dei periferici doc: la correzione dei conti pubblici italiani è alla portata perchè contenuta; il sistema bancario è solido e quello pensionistico è già stato riformato per tagliare la spesa pubblica; il debito pubblico non si colloca prevalentemente presso portafogli stranieri e questo riduce la vulnerabilità agli attacchi speculativi; le aste dei titoli di stato sono sostenute dall'alto tasso di risparmio domestico e i rating delle agenzie Moody's, S&P's e Fitch sono rassicuranti perchè mantengono gli outlook stabili.
Anche le debolezze croniche e strutturali del sistema-Italia, tuttavia, permangono e peseranno non poco sul 2011. «L'Italia non è certo perfetta», ha tagliato corto un analista nel timore di eccedere in indulgenza. L'elevatissimo rapporto debito/Pil, il basso potenziale di crescita e di produttività, la scarsa competitività, i consumi interni deboli, il mercato del lavoro gravato da una disoccupazione che stenta a calare anche per mancanza di innovazione e investimenti adeguati: questi fattori hanno un impatto importante sulla sostenibilità dei conti pubblici e non devono essere sottovalutati anche se la politica fiscale è impostata da anni su rigore e disciplina.
Promuovere un'Italia che si sta comportando bene nel corso della crisi del debito europeo in nessun caso equivale per gli analisti delle grandi banche a un incoraggiamento ad abbassare la guardia sui conti pubblici, ad allentare i cordoni della borsa anche se a sostegno dell'economia. Il debito pubblico orbiterà attorno al 120% del Pil quest'anno, il prossimo e fors'anche negli anni a seguire anche perchè il tasso di crescita non riesce a spiccare il volo oltre l'1% con una pressione fiscale alta. Il monito principale è che l'Italia dovrà impegnarsi a riportare la traiettoria del debito/Pil in calo ed evitare che si inneschi una spirale all'insù. Le agenzie di rating hanno dimostrato con i casi di Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo che il dito sul grilletto dei declassamenti è sempre pronto a scattare, anche per il rischio-sovrano.
Il maggiore problema 2011 per l'Italia, riconoscono quasi all'unanimità gli economisti e gli analisti delle grandi banche, rischia di essere essenzialmente di natura esterna: uno shock proveniente dall'estero - la necessità di un maxi-piano di salvataggio a favore della Spagna da parte di Unione europea e Fondo monetario oppure un brusco rallentamento della crescita globale - può infatti destabilizzare, e molto, un paese che si tiene in equilibrio con difficoltà a causa delle sue note e annose carenze strutturali e incertezze politiche. Per prevenire la degenerazione della crisi, insomma, l'Italia deve essere disposta a prepararsi al peggio.
Così alla classe dirigente viene rivolto un invito: preservare il programma di risanamento dei conti pubblici e di realizzare le riforme strutturali quali che siano i risvolti della crisi politica, anche nel caso di elezioni anticipate o di governi ad interim. Un mix esplosivo, ma non irraggiungibile per un paese che convive da anni con un altro mix esplosivo, quello dell'alto debito e della bassa crescita.


Le stime dei principali istituti
GOLDMAN SACHS
INTESA SANPAOLO
SOCIÉTÉ GÉNÉRALE
MORGAN STANLEY
Intesa Sanpaolo
Rafforzamento in vista per i consumi privati
A
G
La crescita del Pil italiano nel 2011 sarà molto simile a quella del 2010 ma i livelli pre-crisi dell'attività economica restano ancora lontani. In un contesto internazionale ancora favorevole, si dovrebbe vedere un minor vigore per gli investimenti compensato da un modesto rafforzamento per i consumi. Gli investimenti fissi totali potrebbero crescere dell'1,9% in media quest'anno contro il 2,9% del 2010. Anche per i consumi privati, lo scenario è quello di una moderata ripresa, con un'accelerazione all'1,1% nel 2011. Il mercato del lavoro sta dando qualche segnale, sia pur contrastato, di stabilizzazione con la previsione di un calo durante quest'anno: l'occupazione sembra aver già toccato il punto minimo e potrebbe tornare a salire già quest'anno. Il saldo primario, dopo il -0,9% e il -0,7% nel 2009 e 2010, quest'anno dovrebbe tornare positivo allo 0,7 per cento. La correzione fiscale prevista per il 2011 non è tale da determinare un'inversione del ciclo ma non è da escludere che possa esplicare i suoi effetti di freno a partire dal 2012.

UniCredit
I conti sono più solidi dei paesi periferici
A
G
Il Pil si espanderà quest'anno dell'1,1%, sostenuto dalle esportazioni e dagli investimenti (+2,4% contro il 2,9% del 2010), frenati comunque dalla fine delle agevolazioni della Tremonti-ter. I consumi rimarranno anemici, a causa di un mercato del lavoro ancora debole: il calo del tasso di disoccupazione dovrebbe iniziare a materializzarsi solo dalla seconda metà dell'anno. La crisi politica non rappresenta una minaccia per il rating dell'Italia: la politica del rigore fiscale non è in discussione e i conti pubblici italiani sono molto più solidi di quelli dei paesi periferici. Prevediamo un deficit al 4,3% quest'anno e al 3,3% nel 2012. Il debito dovrebbe tornare a scendere nel 2012: una tendenza importante per il mantenimento del rating. Una politica fiscale credibile (Tremonti potrebbe rimanere a guardia dei conti pubblici in qualsiasi scenario futuro politico) resta abbinata a solidi fondamentali macroeconomici e bancari. I rischi potrebbero però venire dall'esterno: il contagio della Spagna potrebbe provocare un'escalation della crisi del debito sovrano europeo.
Barclays
Nessun bisogno di sostegno esterno
A
G
Come la Spagna, l'Italia sarà in grado di finanziarsi sui mercati quest'anno e non avrà bisogno di ricorrere a sostegni esterni e piani di salvataggio. Ma le tensioni sul mercato del debito sovrano europeo permarranno, e il costo del debito salirà. La crescita del Pil italiano nel 2011 salirà all'1,5% e prevediamo che questo tasso sarà confermato nel 2012. Il risanamento dei conti pubblici sarà lento: il deficit/Pil nel 2011 dovrebbe risultare del 4,7% e calare al 4,2% nel 2012. L'andamento del fabbisogno l'anno scorso è stato migliore del previsto: il fabbisogno annuo del settore statale del 2010 è risultato di circa 67,5 miliardi, inferiore di circa 19,3 miliardi rispetto a quello registrato nel 2009: queste stime potrebbero portare a un deficit/Pil per il 2010 inferiore rispetto al 5% previsto inizialmente dal Tesoro. La nostra clientela ha espresso grande preoccupazione per un peggioramento quest'anno dell'andamento dei conti pubblici nell'Eurozona periferica: ma quasi nessuno prevede che questa crisi possa portare alla fine dell'euro

Bnp Paribas
Un paese che si muove con lo slow motion
A
G
S low motion. Questa è in estrema sintesi l'Italia. La crescita ha registrato una forte decelerazione nel 2010 e potrebbe continuare a rallentare, ma solo nel breve termine. La crescita delle esportazioni potrebbe tornare in accelerazione agli inizi di quest'anno. Ma la domanda interna prevedibilmente resterà debole: la crescita dei consumi è frenata dall'alto livello di incertezza e un calo ulteriore della crescita del reddito disponibile. Le statistiche ufficiali sulla disoccupazione sottostimano il deterioramento che si è verificato nel mercato del lavoro. La stretta fiscale, che equivale all'1,6% del Pil in due anni, sarà un ulteriore freno alla crescita. L'incertezza politica è destinata a permanere e l'esito di eventuali elezioni anticipate è difficile da prevedersi. L'opzione di un governo ad interim, guidato da Tremonti, Monti o Draghi resta: questi tre candidati godono di un'elevata credibilità sui mercati e questo dovrebbe limitare le implicazioni negative dell'incertezza politica.
Citigroup
Possibili rischi politici ma il rigore resterà
A
G
Il Pil italiano dovrebbe continuare a registrare una performance a metà strada tra i paesi europei "core" e quelli altamente indebitati dell'Eurozona periferica. Le debolezze strutturali e di lungo corso continueranno a deprimere la crescita potenziale, che noi stimiamo attorno all'1% anno su anno. Il tasso di disoccupazione potrebbe aumentare quest'anno all'8,8% per poi calare all'8,5% nel 2012. La crescita italiana continuerà a dipendere dal contesto internazionale, perché la domanda interna – e soprattutto i consumi delle famiglie – rimarranno contenuti a causa della scarsa crescita del reddito e l'impatto di ulteriori strette della politica fiscale. Il rischio politico è aumentato di recente e potrebbe portare a elezioni anticipate quest'anno. Ma riteniamo che questo non cambierà in maniera sostanziale l'impostazione di rigore e disciplina della politica fiscale. Il deficit/Pil potrebbe risultare del 4,7% nel 2010 come nel 2011 e iniziare a calare nel 2012 al 4 per cento. Il debito/Pil rischia di salire fino al 121,2% nel 2012.

Goldman Sachs
Pil atteso in aumento nel biennio 2011-2012
G
A
Nonostante una ripresa a singhiozzo nel 2010 dell'economia italiano prevediamo che la ripresa accelererà gradualmente per espandersi a un tasso di crescita dell'1,6% nel 2011 e nel 2012. Il continuo miglioramento degli investimenti privati, che si riprenderanno dopo il forte calo, permarrà fino al 2012 e quindi dovrebbe controbilanciare l'incertezza che permane sull'aumento del reddito delle famiglie e quindi dei consumi privati: il mercato del lavoro dovrebbe girare in positivo ma le famiglie resteranno prudenti sul fronte della spesa. Quanto alla situazione politica, non dovrebbe avere un impatto importante sulla tenuta fiscale: il consolidamento dei conti rimane un fattore chiave per un paese con un alto debito, nonostante la disciplina sul fronte fiscale adottata per svariati anni. Le rinnovate pressioni esercitate dalle tensioni sul mercato del debito sovrano europeo – e il permanente contagio potenziale tra stati – è uno stimolo ulteriore a mantenere la prudenza nella politica fiscale italiana.
Morgan Stanley
Il peso nell'Eurozona garanzia di protezione
A
G
L'Italia non è un paese periferico ma non è neanche uno stato "core": sta nel mezzo, da un punto di vista dei fondamentali. Il 2011 sarà un test importante perché metterà alla prova la capacità del sistema-Italia di respingere l'ondata del contagio, che è anche di natura psicologica. La situazione politica italiana resta incerta e c'è da aspettarsi che il mercato richieda il pagamento di un addizionale premio sul rischio politico. L'Italia ha un peso sistemico rilevante nell'eurozona e per questo sarà protetta contro il rischio contagio, più di quanto non sia accaduto ai periferici più piccoli. Questo non rende l'Italia immune dalle pressioni del mercato ma meno esposta alle difficoltà nel raccogliere fondi. In virtù di una base domestica di investitori molto solida, uno "sciopero" della domanda sui titoli di stato è meno probabile che in paesi dove i titoli del debito sono detenuti da stranieri. Nonostante le note carenze strutturali, l'Italia è messa meglio da un punto di vista fiscale, il deficit sulle partite correnti è basso, la leva del debito privato è contenuta e il sistema bancario è sano.
Natixis

L'Italia è un veicolo di investimento solido
A
G
Con una situazione economica e finanziaria più solida di quanto gli investitori immaginano e di quanto viene riflesso dagli spread tra i BTp-Bund e dai credit default swap, l'Italia non è un paese rischioso. La percezione negativa è dovuta alle complicazioni della vita politica, la crescita debole, l'alto livello del debito pubblico e il problema del Sud. Ma i punti di forza sono numerosi: l'industria ha migliorato i prodotti e le esportazioni vanno bene. I conti pubblici si tengono abbastanza in equilibrio, il debito dei privati è basso. La quota dei detentori esteri di titoli di stato è tra le più basse in Eurolandia: una fetta significativa del debito è in mano agli italiani e questo preserva il paese da attacchi speculativi. Il sistema bancario è solido: le banche detengono pochissimi titoli di stato spagnoli, greci, portoghesi e irlandesi a differenza di altri istituti europei. Non tutto è perfetto in Italia: la crescita potenziale è debole e la produttività ristagna, lo stato è inefficiente e invasivo. Ma tutto considerato, per noi l'Italia è un veicolo d'investimento solido.
Nomura

Essenziali le riforme per la ripresa
A
G
L e sfide che deve affrontare l'Italia sono di grandezze totalmente diverse da quelle dei paesi periferici. L'Italia nella crisi ha registrato un deficit primario contenuto, nonostante l'elevato debito, e un piccolo disavanzo delle partite correnti. L'economia non ha galoppato per anni su boom insostenibili come quello di Spagna e Irlanda e il sistema bancario italiano è fondamentalmente sano. Il debito pubblico presenta altri punti di forza: può contare su una larga base di investitori domestici, una durata media dei titoli relativamente elevata, una bassa percentuale di BoT sul totale. Per tutti questi motivi riteniamo che le preoccupazioni del mercato sulla sostenibilità del debito pubblico italiano - riflesse negli spread - siano esagerate. L'Italia dovrebbe registrare un avanzo primario a partire da quest'anno e questo servirà a stabilizzare il rapporto debito-Pil attorno a quota 120% per un paio di anni. Resta tuttavia essenziale il perseguimento di una politica volta all'implementazione delle riforme strutturali per stimolare la crescita.
Société Générale

Alto debito-bassa crescita potenziale mix esplosivo
A
G
L'Italia ha registrato uno dei peggiori crolli di produzione e produttività nel 2008-2009, nell'eurozona. Lo shock negativo sulla produttività minerà la già fragile competitività dell'Italia e peserà sulla crescita. La sostenibilità fiscale resta fragile, anche se i problemi italiani sono meno pressanti di quelli greci, irlandesi, portoghesi e spagnoli. L'incapacità del sistema-Italia di crescere abbinata all'enorme debito che va verso il 120% quest'anno – per rimanerci per numerosi anni – sono un mix esplosivo, soprattutto se shock esterni avversi si dovessero materializzare quest'anno. L'incertezza politica resta elevata e se la situazione dovesse precipitare il rischio di un declassamento di rating non è da escludersi. Senza misure di sostegno e riforme strutturali ambiziose, con un basso livello di innovazione e ricerca, eccesso di burocrazia e alta pressione fiscale la crescita resterà mediocre marcando un inesorabile declino economico. In assenza di ulteriori misure fiscali correttive, il deficit difficilmente scenderà sotto il 4% nel 2011.
 

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