giovedì 6 gennaio 2011

Centro oli: la Basilicata nessun raddoppio se Roma non tratta

di MIMMO SAMMARTINO
POTENZA - Nella «Basilicata Saudita» non ci sarà nessun raddoppio del Centro oli di Viggiano, in Val d’Agri. Parola di governatore lucano.


Il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, lo ha ribadito con nettezza ieri, nel suo bilancio di fine anno, a Potenza, lanciando un messaggio chiaro e netto ai suoi oppositori di centrodestra dopo il loro annuncio «sbagliato e negativo » (fatto filtrare nei giorni scorsi), e alla stessa Eni (che lascia intendere sotto traccia di pensare, più che al raddoppio, a un ampliamento del Centro oli già esistente).

«Per quanto mi riguarda non si realizzerà alcun raddoppio - ha ripetuto il governatore lucano - in assenza di un tavolo nazionale e di un nuovo accordo fra Stato e Regione Basilicata, basato stavolta, più che su una relazione finanziaria, sull’occupazione. Tutto dovrà passare comunque attraverso un nuovo accordo: lo abbiamo già detto anche all’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, e allo stesso Governo». La nuova frontiera del federalismo - inteso e interpretato in senso solidale - in Basilicata passa inevitabilmente anche dal governo delle risorse energetiche del territorio. A cominciare dal petrolio. Nell’ultima campagna elettorale, al termine della quale De Filippo è stato eletto per il suo secondo mandato, l’impegno assunto da tutti i candidati presidenti in lizza è stato quello di avviare una rinegoziazione per modificare (con maggior vantaggio per i lucani) le condizioni delle royalty, e degli altri oneri (ad esempio sul versante delle compensazioni ambientali), che le compagnie petrolifere sono tenute a versare alla Basilicata. Ma, sino a questo momento, nessun tavolo negoziale risulta essere stato avviato.
Ora De Filippo sembra voler prendere al balzo proprio la questione del nuovo Centro oli per affermare: questa rinegoziazione delle condizioni s’ha da fare. D’altra parte, se non si riesce a mettere sul tavolo il valore del contributo offerto all’interesse nazionale con le risorse energetiche prodotte dal territorio, per una realtà come la Basilicata il tempo del federalismo si prospetta devastante. Con un destino da agnello sacrificale: pur essendo una regione dal territorio abbastanza vasto (10 mila chilometri quadrati), infatti, la Basilicata paga lo scotto di una scarsa popolazione (588 mila unità) con conseguente ridotta capacità impositiva. «Se il Nord, in barba all’articolo 53 della Costituzione («tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»), ritiene che ciò che produce fiscalmente gli appartiene - ha detto De Filippo - siamo al poliautarchismo: una bomba sociale per l’Italia». Ma, se i numeri relativi ad abitanti e tasse ci condannano, quelli che fanno della Basilicata la regione che porta all’Italia il maggior contributo petrolifero, potrebbero rivelarsi decisivi. Ed è una regione che - come attestato da Moody’s anche nel 2010 - nonostante tutto, è ancora ritenuta «affidabile», come conferma il rating AA3.
06 Gennaio 2011
 

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