giovedì 6 gennaio 2011

Quest’anno il bond non vale niente, o costa tanto

Stop della Svizzera ai titoli di Dublino
Lino Terlizzi
ZURIGO
Niente più bond targati Irlanda per la Banca nazionale svizzera (Bns). L'istituto centrale elvetico ha deciso non accettare obbligazioni statali irlandesi quali garanzie nelle sue attività sul mercato monetario. Un “no” ufficializzato ieri e che ha avuto immediata risonanza, tanto che secondo molti operatori avrebbe contribuito al ribasso dell'euro, sceso nel pomeriggio a 1,3146 dollari (-1,2%).


«Non soddisfano più i criteri qualitativi», ha dichiarato all'agenzia Reuters il portavoce della Bns, Werner Abegg. Le obbligazioni di Dublino non vengono più accettate come collaterale nelle operazioni dell'istituto svizzero e sono state stralciate dell'elenco dei titoli ammessi per le operazioni “repo”, pronti contro termine. Un passo analogo era stato compiuto dalla Banca nazionale svizzera nei confronti dei titoli di stato della Grecia, non più ammessi dallo scorso aprile.
L'esclusione dei bond di Dublino da parte dell'istituto centrale elvetico probabilmente non avrà conseguenze dirette sull'Irlanda, per la quale ovviamente è invece essenziale la linea della Banca centrale europea, che dall'inizio della crisi greca continua ad accettare tutti prestiti statali in euro. La mossa di Zurigo però certamente non contribuisce a ridurre la tensione. Secondo alcuni analisti della piazza elvetica, quello della Bns è un passo tecnico inevitabile.
La Banca nazionale svizzera, presieduta da Philipp Hildebrand, dal canto suo vive un momento contradditorio. Il rafforzamento del franco, che ieri ha ceduto alcune frazioni ma che resta nella fascia dei massimi sia sull'euro che sul dollaro, da un lato ha indubbiamente favorito il rilancio della piazza finanziaria elvetica, dall'altro rischia però ora di frenare l'export rossocrociato. La ripresa economica svizzera nel 2010 è stata buona, migliore di quella di molti Paesi industrializzati, ma lo stesso Hildebrand ha ammonito sui rischi di un franco che fosse troppo a lungo troppo forte. La Bns d'altro canto ha già speso molte cartucce per frenare il franco, effettuando acquisti ingenti di euro nei mesi scorsi. Difficile anche giocare su tagli al tasso di riferimento sul franco, visto che questo è già da tempo ai minimi, attorno allo 0,25%. L'istituto di Zurigo non può che vigilare e utilizzare poche cartucce in modo mirato, sperando che le tensioni sull'euro si attenuino e che il dollaro almeno in parte si riprenda. Nonostante queste tensioni e la fase particolare, però, la Bns evidentemente non intende modificare i parametri che determinano l'ingresso e l'uscita dei bond pubblici dalle sue liste.

Bond salva-Irlanda per 5 miliardi
I. B.
ROMA
I titoli del debito europeo, emessi da singoli stati "core" come la Germania o periferici come il Portogallo, oppure collocati da altisonanti istituzioni sovrannazionali come i bond del veicolo dell'Unione europea Efsm o dell'Eurozona Efsf, sono destinati a sottostare quest'anno a una regola che varrà per tutti: il debito pubblico europeo costa caro agli emittenti, il mercato pretende di essere remunerato adeguatamente per il rischio di insolvenza del debitore e tirare sul prezzo può compromettere il buon esito del collocamento.

Le aste dei Bund in Germania, dei Bot in Portogallo e il debutto degli Eu-bond a favore dell'Irlanda ieri hanno avuto questo comune denominatore: i titoli sono stati assegnati a rendimenti relativamente alti.
Lo sbarco dell'European financial stability mechanism sul mercato primario era attesissimo ed è stato un successo: a fronte di 5 miliardi di euro di bond quinquennali, con il massimo rating "AAA", la domanda proveniente da 300 conti da tutto il mondo ha superato i 20 miliardi. Le banche capofila Deutsche Bank, Bnp Paribas, Hsbc e Barclays sono andate sul sicuro, hanno mirato a un'operazione apripista ben riuscita e con una calda accoglienza, per spianare la strada alle prossime emissioni del Efsm e anche dell'altro veicolo Efsf (garantito dai 17 stati dell'eurozona) che si appresta ad emettere un bond quinquennale entro fine gennaio o al massimo agli inizi di febbraio, competendo con una valanga di altri emittenti.
Il veicolo Efsm deve raccogliere fino a 22,5 miliardi per l'Irlanda: la strada è dunque lunga. Per assicurare il successo del debutto, ieri, il bond è stato offerto a condizioni piuttosto generose: il rendimento al 2,59% ha pagato un margine di 71,2 centesimi sopra i titoli di stato tedeschi. Questo spread è risultato appetibile a parità di rating dei due emittenti: le banche capofila ci hanno però tenuto a precisare che il nuovo Eu-bond è stato collocato con un micro-margine sopra il rendimento di altri vecchi Eu-bond in circolazione sul secondario. Qualsiasi bond confrontato con i titoli tedeschi, che sono molto cari, sembra venduto a buon mercato. L'importante, e questa è la scommessa dell'Unione europea, è che questa mattina il prezzo del nuovo Eu-bond si alzi, moderatamente, per far stringere il rendimento e consentire di emettere i prossimi bond a tassi più basso. L'operazione Efsm ha svolto la funzione di rompighiaccio anche per il nuovo titolo in arrivo dal veicolo di salvataggio Efsf, che non ha precedenti e quindi deve costruirsi una storia sul mercato.
La Germania intanto ieri ha tenuto un'asta di Bund decennali, la prima nell'eurozona del 2011 sulla scadenza più gettonata. Il mercato aveva previsto una raccolta fino a 5 miliardi: l'importo collocato è stato di 3,9 miliardi a fronte di richieste per 6,29. Il rapporto tra domanda e offerta è stato di 1,6 volte, più alto rispetto all'ultima asta Bund (1,2 volte) che però non aveva brillato. L'asta tuttavia ha evidenziato rendimenti al rialzo per la blasonata Germania: il titolo decennale è stato assegnato al 2,87% contro il 2,59% di fine novembre (+ 28 centesimi o 0,28%). I rendimenti sulle scadenze più lunghe stanno salendo anche perché l'economia tira e il mercato comincia a scontare un tasso d'inflazione che sale e la conseguente stretta delle banche centrali con saggi guida in ascesa: ma non è escluso che la Germania abbia pagato troppo poco per il suo debito l'anno scorso, nel pieno delle crisi di Grecia e Irlanda e della fuga verso la qualità. E che ora debba sborsare qualcosa in più.
Ha sicuramente pagato molto caro il costo del finanziamento ieri il Portogallo nell'asta dei T-bill a sei mesi, collocati al 3,686% contro il 2,045 della precedente emissione del primo settembre 2010: passati tre mesi, Lisbona ha dovuto sborsare l'1,64% in più per soli 500 milioni. La prossima settimana torneranno in asta i BoT: ieri il Tesoro ha comunicato che l'11 gennaio emetterà 7 miliardi di buoni ordinari a un anno contro i 7,5 miliardi in scadenza. Non andranno in asta Bot trimestrali. E ha predisposto per il 15 gennaio l'asta dei BTp a cinque e 15 anni.
Sul mercato del debito sovrano europeo

RENDIMENTI A CONFRONTO
LA DOTE PER I SALVATAGGI
IL DEBUTTO
I bond EFSM o EU-bond
Che cosa sono
Sono obbligazioni emesse dall'European financial stability mechanism (Efsm), gestito dalla Commissione europea; sono titoli di debito garantiti dai 27 stati dell'Unione europea e dal budget della Ue
Gli EU-bond sono stati emessi in passato per finanziare Ungheria, Lettonia e Romania
I numeri del collocamento
Il collocamento lanciato ieri per finanziare l'Irlanda ha raccolto richieste per oltre 20 miliardi di euro da più di 300 investitori istituzionali a fronte dei 5 miliardi in offerta
La distribuzione geografica
I bond EFSM sono stati venduti con la seguente distribuzione geografica: Regno Unito (16,5%), Germania/Austria (15,5%), Svizzera (10,5%), Benelux (9%), Paesi nordici (8,5%), Francia (7%), altri stati europei (4,5%), Asia (21,5%), Americhe (6%), Medio Oriente (1%)
Chi li ha acquistati
I bond EFSM sono stati collocati presso le seguenti tipologie di investitori, prevalentemente istituzionali: banche centrali (38,5%), fondi comuni (24,5%), compagnie di assicurazione e fondi pensione (12%), gestioni patrimoniali (3%), tesorerie delle banche (22%).


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