sabato 15 gennaio 2011

Notizie Federali del Mattino, 15 gennaio 2011

Sezione economia padana:
1. Parte il corso di frutticoltura. A Caluso, con gli 'Amici del frutto antico'.
2. BORGOFORTE. Alla Pantec 89 cassintegrati.
3. Reggio Emilia. Non andremo via dalla fabbrica.
4. Modena ha perso 3mila posti. Solo Bologna registra un dato peggiore.
5. Mantova. Costi fuori controllo I produttori perdono 30 milioni in 2 anni.
6. Grave crisi nel Reggiano: la Cgil chiede di istituire la conferenza sul lavoro.
7. Ferrara. Cassa integrazione, un nuovo boom.

Sezione enti locali padani:
8. Anche la Valle d’Aosta avrà la propria “Avvocatura regionale”.
9. Indebitamento pro capite Chioggia Comune virtuoso. Caorle il più spendaccione.
10. MoglianoVento, continua la fuga dei comunali.
11. Pavia, pulizia e rifiuti, taglio da 600mila euro nel 2011.
12. Treviso. Tagli al sociale, Gobbo s'arrabbia.
13. Correggio. Costretti a tagliare in tutti i settori.
14. Venezia. Fuori i nomi di tutti gli assunti.
15. Montegrotto. Persa la causa per i rifiuti di Napoli.

Sezione attivita’ terroniche, inconcludenti:
16. Ascoli Piceno. Relazioni pubbliche d'impresa, futura chiave della ripresa.
17. Ancona. La Regione promuove la pesca.
18. Campania, 450mila euro al Premio intitolato al fondatore di Alfa Romeo.
19. Napoli, editore Pironti: Piazza Dante degradata, pulisco io la statua.

Sezione pignorati e fregati:
20. Boom da crisi al Monte dei Pegni di Treviso.
21. Senise. Stop a imprenditore per una fotocopia.


1. Parte il corso di frutticoltura. A Caluso, con gli 'Amici del frutto antico'
CALUSO. L'associazione calusiese di frutticoltura biologica 'Gli Amici del frutto antico' con il patrocinio dell'amministrazione comunale organizza dal 19 gennaio al 16 aprile l'ottavo corso di frutticoltura biologica «rivolto a chi ha la passione di produrre a livello familiare frutti sani e gustosi nel massimo rispetto dell'ambiente».  Tredici le lezioni teoriche: terreno, fertilizzazione e irrigazione, specie frutticole, caratteristiche botaniche, riconoscimento delle formazioni fruttifere, pratiche colturali (portinnesti, sesti di impianto, forme di allevamento), avversità, difesa e insetti utili. Gli incontri si terranno nel locale presso l'Asilo Nido di via Mattirolo angolo via Diaz a Caluso, dalle ore 20,30 alle 22,30 nei mercoledì stabiliti. Dieci invece le lezioni pratiche: potatura di formazione, di produzione, verde e di recupero, varie tecniche di innesto in frutteti pilota dalle 14 alle 17 nei sabato pomeriggio stabiliti.  In cantiere anche il settimo Corso di orticoltura bio e floricoltura. In particolare, le lezioni teoriche di orticoltura sono in programma venerdì 4 marzo e 18 marzo: riguarderanno linee guida per l'impostazione generale dell'orto, colture all'aria aperta, colture protette, metodi di protezione, preparazione del terreno, fertilizzazione, semina, trapianto, vantaggi, metodi ed accorgimenti, coltivazione delle diverse specie ortive, prevenzione e difesa dalle principali avversità.  Le lezioni pratiche verteranno sul giardinaggio (domenica 27 marzo): il giardino, messa a dimora delle piante ornamentali, potatura degli arbusti ornamentali, operazioni colturali durante la stagione, la concimazione delle specie ornamentali e del prato, avversità e difesa. Per l'orticoltura, domenica 3 aprile e domenica 17 aprile, le esercitazioni pratiche rigaurderanno gli argomenti trattati nelle lezioni teoriche serali.  Il programma dettagliato dei corsi è consultabile e scaricabile dal sito Internet. Info: 333/5738054 ore pasti e-mail: frutto.antico@libero.it Internet: www.ilfruttoantico.it. (t.p.)
2. Alla Pantec 89 cassintegrati. Gruppo Frati in crisi: tredici settimane di fermo produttivo
BORGOFORTE (Romanore). Cassa integrazione ordinaria alla Frati Luigi spa divisione Pantec di Romanore. A partire dal 17 gennaio, l'azienda ha concordato con le Rsu, nell'incontro che si è svolto mercoledì, di chiedere, nell'arco di quest'anno, tredici settimane di fermo produttivo che interesseranno 89 lavoratori. La decisione è stata presa a seguito della crisi che da qualche tempo ha colpito anche il settore dei pannelli truciolari e per il fatto che i magazzini di stoccaggio sono al completo.  La Pantec è stata fondata nel 2001 con lo scopo di incrementare la produzione di pannelli truciolari grezzi e nobilitati. Al proprio interno sono stati introdotti moderni sistemi che l'hanno portata ad essere una delle aziende più all'avanguardia del settore. Lo stabilimento di via Mantova, situato sulla Cisa, a Romanore, occupa circa un centinaio di dipendenti. Tra le cause della crisi che ha investito il settore dal 2009, c'è la forte riduzione della disponibilità di legno da riciclo, conteso con gli impianti a biomasse, che ha portato ad una rarefazione della materia prima e al rincaro dei prezzi dei pannelli. A questo proposito, Assopannelli, il 29 ottobre scorso, ha aderito, insieme ai massimi produttori europei, ad una giornata di mobilitazione in difesa del legno usato da riciclo, denominata "Action Day". Scopo dell'iniziativa, chiedere la cessazione delle sovvenzioni per uso energetico del legno da parte del governo e degli organi politici. Secondo Assopannelli «le sovvenzioni concesse agli impianti per biomassa causano una scarsità di materia prima che si traduce inevitabilmente in perdita di posti di lavoro nelle industrie di trasformazione del legno». La Pantec di Romanore non è immune da tale situazione: anche nel 2010, la direzione aziendale, è stata costretta a chiedere, tre mesi, spalmati nel corso dell'anno, di cassa integrazione ordinaria. Per l'industria dei pannelli truciolari, che vede in prima persona importanti aziende mantovane come quelle di Viadana (Gruppo Saviola), Pomponesco e Romanore (Gruppo Frati), la situazione viene descritta come molto problematica: l'aumento dei costi dei prodotti finiti e la diminuzione dei consumi rischiano di compromettere uno dei settori leader dell'economia italiana con 397mila addetti e 32,5 miliardi di euro di fatturato. La carenza di materia prima mette in difficoltà le aziende che non riescono a rispettare i contratti di fornitura e a soddisfare la domanda. E intanto l'impianto a biomassa che dovrebbe essere costruito a Solarolo Rainerio (Cr), avallato anche dalla Provincia di Cremona, temuto dai produttori mantovani di pannelli, 14 gennaio 2011pare che prosegua il suo iter burocratico. (m.p.)

3. Non andremo via dalla fabbrica. Landini: inaccettabile il modello-Marchionne, e il Pd dovrebbe capirlo
di Michela Scacchioli
reggio emilia. Maurizio Landini, che aria tira stamani a Mirafiori?  «Aria densa di rabbia e preoccupazione. Tra i lavoratori regna rabbia per i peggioramenti che la Fiat intende introdurre, e regna preoccupazione per il futuro dei dipendenti. D'altronde, ci provi qualcuno a mettersi nei panni di queste persone...».  Il referendum è al via. Com'è andata l'assemblea della Fiom in fabbrica?  «C'è stata grande partecipazione. Tanta serenità, nonostante tutto, e voglia di capire. Il nostro obiettivo rimane quello di riuscire a spiegare perché non firmeremo quel testo».  C'è chi continua a non comprenderlo. Colpa vostra?  «Non credo. Noi non firmeremo mai questo accordo, e non apporremo mai nemmeno una firma tecnica, perché molto semplicemente le firme tecniche non esistono».  Berlusconi ha detto che, se vince il no, Marchionne fa bene ad andarsene all'estero.  «A parte il fatto che ho scoperto che Marchionne, oltre a guadagnare molti soldi, paga le tasse in Svizzera, mentre tutti i lavoratori Fiat continuano a pagarle in Italia, le parole del presidente del Consiglio sono una vergogna nei confronti di quelle persone che, appunto, pagano le tasse e che devono lavorare per vivere. Noi, ben più di Marchionne, siamo interessati a che auto, camion e trattori si continuino a produrre qui. Comunque, quando ha detto quelle parole Berlusconi era in Germania».  Già.  «Ecco, allora avrebbe fatto meglio a chiedere ad Angela Merkel cosa ha fatto il governo tedesco visto che lì le fabbriche di automobili vanno meglio, vendono più modelli e la gente prende pure più soldi lavorando meno. Già che c'era, non avrebbe fatto male a chiedere alla Cancelliera come mai lei e il sindacato Ig Metal hanno detto no a Marchionne quando Marchionne voleva comprare la Opel. Ribadisco, quel che ha detto Berlusconi è una vergogna».   L'ha definito «vergogna» anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.  «Bene».  Nel Pd, però, su questa vicenda c'è scarsa univocità. Accanto a chi si schiera dalla parte del no, c'è chi dice apertamente che nonostante tutto finirebbe col votare sì, e chi infine sostiene che esporsi sul fronte del referendum sia offensivo nei confronti degli operai. Le sarebbe piaciuta una presa di posizione più netta e meno ondivaga?  «La politica dovrebbe avere la capacità di capire quel che sta accadendo. Questo è un cambiamento d'epoca: si cancellano i diritti, e si impone un modello secondo cui è l'impresa che ha un comando totale. Un punto totalmente inaccettabile, un peggioramento senza precedenti».  Col Pd vi sarete parlati.  «Come Fiom abbiamo incontrato tutte le forze politiche di centrosinistra, dal Pd all'Idv a Sel e oltre. A noi innanzitutto interessa che abbiano un punto di vista».  Apprezza quello del Pd?  «Il Pd dovrebbe rendersi conto che il modello che propone Marchionne è inaccettabile. E la politica dovrebbe chiedere di riaprire la trattativa, perché qui occorre una legge sulla rappresentanza sindacale».  Un pronostico sul voto se la sente di farlo?  «No, nel modo più assoluto. E ci terrei a sottolineare che noi le indicazioni di voto non andiamo a darle. Anche oggi, però, l'azienda ha organizzato una vera e propria attività sindacale a favore del sì, e questo a Mirafiori non si era mai visto. Un paradosso: le uniche assemblee sindacali sono state quelle della Fiom, Fim e Uil non le hanno indette, l'azienda sì».  Saltiamo un giorno e andiamo a sabato. Che farà?  «Qualunque sia l'esito del voto, noi rimarremo della partita, anche con ricorsi in sede legale, se necessario. I nostri delegati e i nostri iscritti rimarranno all'interno della fabbrica».  Ipotesi: vincono i no.  «Anche in caso di vittoria dei no, Mirafiori continuerà a esistere e a produrre. E' più di 100 anni che qui si costruiscono auto: si continueranno a fare anche dopo Marchionne».
4. Modena ha perso 3mila posti. Solo Bologna registra un dato peggiore. Piccole imprese ko.
di Miria Burani. La Regione Emilia Romagna ha pubblicato il "Rapporto 2010 sull'economia" e fra i tanti dati riportati vanno evidenziati quelli che riguardano l'occupazione. Nel 2010 la provincia di Modena ha perduto oltre 3mila posti. Nel 2011 la crescita sarà ancora modesta e gli effetti positivi saranno attenuati da una prevista ulteriore erosione della base occupazionale. Tutto questo è indicato nel "Rapporto regionale" realizzato da Unioncamere e Regione. La crescita su base regionale nel 2010 è stata superiore alla media nazionale, con il Pil in rialzo dell'1,5% rispetto al +1% fatto segnare dall'Italia. Gli occupati in Emilia-Romagna sono calati a circa 1.929.000 unità: -2,2% rispetto al 2009 e in termini assoluti circa 44.000 persone. La regione presenta comunque dati occupazionali superiori sia alla media nazionale che a quella della più omogenea ripartizione nord-orientale. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nei primi dieci mesi del 2010 la Cassa integrazione guadagni è aumentata da 46 milioni di ore del 2009 a quasi 100 milioni di ore (soprattutto per il ricorso alla Cig in deroga). Il saldo occupazionale nel 2010 per la nostra regione è di meno 15.400 lavoratori, di questi 8.750 provengono da aziende con meno di dieci dipendenti; 3.460 da imprese che occupano da 10 a 50 dipendenti e 3.200 da aziende con più di 50 dipendenti. In questo contesto Modena è in coda a livello regionale, con un saldo occupazionale nel 2010 di meno 3.080 unità, la metà delle quali fuoriuscite da aziende che hanno meno di dieci dipendenti. E' nelle piccole aziende che la crisi economica nel 2010 si è fatta maggiormente sentire. Peggio di Modena, in regione, c'è solo Bologna, che ha un saldo di meno 3.350. C'è poi Reggio con meno 1.900, Rimini, meno 1.620, Ferrara meno 1.400, Piacenza meno 1.050, Forlì meno 920 e Parma con meno 570. Il 2010 ha significato un saldo occupazionale per Modena di meno 1.500 unità per le piccole imprese con meno di 10 dipendenti. Meno 660 lavoratori sono usciti dalle imprese che occupano da 10 a 50 lavoratori, mentre per le aziende con più di 50 occupati il saldo è stato di meno 930 unità. Il "Rapporto" della Regione indica quindi che tutte le imprese hanno comunque ridotto l'occupazione, soprattutto quelle di minori dimensioni.  «Il calo più sostenuto, pari al 3,2 per cento, per un totale di 8.750 dipendenti - indica il Rapporto regionale - è registrato nelle imprese più piccole, da 1 a 9 dipendenti, che almeno fino al 2008 erano quelle che evidenziavano i tassi di crescita più elevati. In ambito settoriale spiccano le flessioni attorno al 5% che hanno toccato le piccole imprese del comparto della moda e dell'edilizia. Nelle imprese da 10 a 49 dipendenti è stata registrata una diminuzione dell'1,3%, equivalente a 3.460 dipendenti. Nelle altre dimensioni aziendali sono emersi cali inferiori all'1 per cento. Il ruolo di traino delle piccole imprese è in sostanza venuto a mancare, 14 gennaio 2011
sottintendendo una maggiore vulnerabilità alla crisi, rispetto alle imprese più strutturate»
5. Mantova. Costi fuori controllo I produttori perdono 30 milioni in 2 anni.
di Gabriele De Stefani. I prezzi non salgono mentre i costi di produzione si fanno sempre più pesanti, sulla spinta di un mercato dei cereali che sta vivendo una stagione dell'oro (+40% in sei mesi). E allora, mentre il resto dell'agricoltura tira il fiato grazie a un 2010 in lieve ripresa, la suinicoltura non riesce a liberarsi dal cappio della crisi. Ieri i vertici di Coldiretti, Confagricoltura e Cia hanno incontrato il prefetto Mario Rosario Ruffo per consegnargli un documento sulle difficoltà del settore, chiedendogli di inoltrarlo al governo. «Ormai le aziende lavorano sotto al costo di produzione» è l'allarme delle organizzazioni di categoria. In gioco c'è il destino di 466 imprese, che hanno visto il loro reddito diminuire di trentun milioni di euro in due anni. E che, proprio per effetto della crisi, iniziano a cambiare pelle. Anche se con parabole che fanno discutere: perché ad esempio i capi aumentano nonostante le difficoltà?  I conti. La quotazione media del suino da macello da 160-180 chili del 2010, confermata anche dalla Borsa merci del Mamu di ieri, è di 1,22 euro al chilo. La stessa dell'anno precedente e inferiore di nove centesimi rispetto al 2008. Sostanziale stabilità insomma. Ma è l'altro piatto della bilancia a far masticare amaro gli allevatori: i costi di produzione non smettono di farsi più pesanti. Secondo i dati del ministero dell'agricoltura, l'aumento è del 6% nell'ultimo anno e, estendendo l'analisi sul lungo periodo, sfiora il 30% in dieci anni.  L'evoluzione. Il settore piange e i capi allevati aumentano: sono un milione e 300mila, 160mila in più in un anno nonostante la diminuzione delle aziende (scese da 497 a 466 nel giro di quattro anni). E sopra ai livelli pre-crisi. Perché? Perché sempre più imprenditori stanno abbandonando il vecchio allevamento a ciclo continuo, quello che seguiva il maiale dalla nascita alla macellazione. Chiudere un'azienda suinicola è difficile, per l'esposizione bancaria e per il particolare tipo di struttura. Allora sempre più imprenditori, per rischiare meno, lavorano in soccida: niente scrofe (passate da 72mila a 51mila in quattro anni) e tanti suinetti cresciuti sostanzialmente per conto terzi. Un paradosso: l'impresa in crisi aumenta il numero di animali. Così cerca di reggere ma finisce per alimentare le difficoltà del settore, perché l'eccesso di offerta tiene basso il prezzo. «La verità è che ormai la proprietà delle porcilaie è delle banche» dice un esponente dell'Assoallevatori.  Reazioni. Proprio sui rapporti con il credito insiste Sergio Cattelan, presidente di Confagricoltura: «Bisogna intervenire subito - scrive in una nota diffusa dopo il vertice in prefettura - È prioritaria una moratoria sui mutui accesi dalle aziende. Alle banche chiediamo crediti agevolati per la ristrutturazione dei debiti e una sospensione dei pagamenti. Nel frattempo serve concordare con il governo un piano di rilancio che individui linee strategiche capaci di riportare a un livello accettabile la redditività dell'allevamento, della macellazione e della trasformazione».
6. Grave crisi nel Reggiano: la Cgil chiede di istituire la conferenza sul lavoro.
REGGIO. Sul tessuto reggiano l'attuale crisi economica ha avuto conseguenze più pesanti rispetto al territorio regionale nel suo complesso. Nel Reggiano le imprese avevano già iniziato a ridursi numericamente nel 2008, laddove in regione continuavano a crescere, e sono calate molto più drasticamente a Reggio nel corso del 2009. Nel dicembre scorso si è registrato un sostanziale mantenimento della situazione rispetto al mese precedente: sono infatti ben 15.726 i lavoratori coinvolti in sospensioni dal lavoro, 452 in meno rispetto al mese precedente. Poi negli ultimi mesi, 27 aziende con 1.604 lavoratori hanno ripreso la normale attività.  Ecco le politiche suggerite dal sindacato reggiano della Cgil per uscire dalla crisi, per lo sviluppo locale e l'occupazione.  Istituire una «conferenza economica e del lavoro provinciale». E ancora, avviare un confronto sul welfare, sulla tutela dei servizi pubblici e sulla difesa del modello contrattuale basato sul contratto nazionale e di secondo livello, contro una riduzione contrattuale e la perdita dei diritti conquistati dai lavoratori.  Questi sono i punti salienti di un documento approvato dal Comitato direttivo della Cgil di Reggio, che è stato inviato ai sindaci del territorio e alla presidente della Provincia, in questi giorni alle prese con i bilanci previsionali del 2011.  Sono interventi che il sindacato reggiano auspica vengano tradotti in azioni concrete al più presto, vista la morsa della crisi che non si allenta.  Secondo i dati della Camera del lavoro, infatti, a dicembre 2010 si è verificato un sostanziale mantenimento della situazione rispetto al mese precedente. Sono 15.726 i lavoratori coinvolti complessivamente in sospensioni dal lavoro (452 in meno rispetto al mese precedente) di cui 6.509 lavoratori in cassa ordinaria, 4.813 lavoratori in cassa straordinaria e 4.404 lavoratori interessati da contratti di solidarietà.  Per quanto riguarda la Cigs e la solidarietà, si segnala però che negli ultimi mesi sono arrivati a conclusione i ricorsi a questi ammortizzatori in 64 imprese: di queste, 27 aziende con 1.604 lavoratori coinvolti, hanno ripreso la normale attività lavorativa.  Nelle restanti imprese, in gran parte coinvolte in procedure concorsuali, cessazioni di attività e fusioni, si è fatto ricorso ad ammortizzatori in deroga e in alcuni casi i lavoratori sono stati collocati in mobilità.  A questo proposito a dicembre, dall'inizio della crisi (2008), sono 102 le aziende che hanno attivato procedure di mobilità per 1.702 lavoratori occupati in imprese sopra i 15 addetti. Le ore di cassa integrazione autorizzate dall'Inps, infine, hanno subito un'impennata del 60% nel 2010 sul 2009.  «Questi dati - conclude il documento della Cgil - dimostrano l'urgenza di una profonda e organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, così come la Cgil ha recentemente presentato a Governo e Parlamento».
7. Ferrara. Cassa integrazione, un nuovo boom. A dicembre moltiplicata la gestione straordinaria, bilancio 2010 a +51%
di Stefano Ciervo. I segnali di ripresa, seppur timida, che gli industriali avvertono, ancora non si trasmettono alla cassa integrazione. Il bilancio del 2010, anzi, fa segnare un altro record, sfondando il tetto degli 11 milioni di ore autorizzate, con un incremento di quasi il 52%. Ad alimentare il boom, al posto della gestione ordinaria che è in via di esaurimento, sono le autorizzazioni per ristrutturazione e riconversione (la cassa straordinaria), oltre alle deroghe a settori e singole imprese sostenuti dalla Regione. Un andamento in controtendenza con i dati nazionali diffusi ieri e che peggiora il pur non esaltante bilancio emiliano romagnolo: secondo la Cgil che ha ordinato i numeri, apre interrogativi pesanti su cosa succederà all'esaurirsi delle risorse.  I dati provinciali dell'ultimo quadrimestre dell'anno, in realtà, mostrano un andamento anomalo. A partire da settembre, infatti, sembrava prendere piede una tendenza alla riduzione delle ore autorizzate, che aveva toccato la punta massima a novembre: "solo" 341.967 ore contro le 823.314 del 2009. A dicembre, però, c'è stata una vera e propria esplosione della cassa integrazione straordinaria (+559%), mentre le altre due gestioni hanno continuato a scendere. «Gli andamenti mensili possono essere influenzati da fattori tecnici, mi sembra il caso di concentrarsi sul totale annuale che purtroppo mostra come la ripresa sia molto debole - è la valutazione del segretario Cgil, Giuliano Guietti - Ho letto l'intervista del presidente degli industriali, Riccardo Fava (la Nuova di ieri, ndr), spero che quando escludeva licenziamenti significativi allo scadere degli ammortizzatori sociali, esprimesse un impegno della categoria più che un auspicio. Alla luce dei dati Cig, soprattutto relativi alle gestioni ordinaria e in deroga, qualche preoccupazione ce l'abbiamo». Timori alimentati dalle previsioni di crescita della Camera di commercio, che per il 2011 vede un incremento del valore aggiunto provinciale dello 0,9% contro l'1,4% dell'anno scorso, con la crescita industriale più che dimezzata. Nel resto della regione, tra l'altro, l'andamento della cassa integrazione resta negativo ma in misura inferiore a Ferrara.  Ci sono i soldi per continuare a sostenere le industrie in difficoltà? Dalla Regione sono di recente arrivate rassicurazioni, «il governo però non ha ancora risposto alla lettera del nostro segretario nazionale, Susanna Camusso, che chiedeva appunto garanzie - rivela Guietti, reduce da una infuocata due giorni romana - Le risorse a disposizione arrivano a coprire le necessità fino alla primavera, ben che vada per tutta la prima parte dell'anno. Non vorremmo che il governo stia pensando solo alla eventuale scadenza elettorale».
8. Anche la Valle d’Aosta avrà la propria “Avvocatura regionale”.
Aosta - La Giunta ha approvato un disegno di legge che dovrà ora passare al vaglio del Consiglio regionale. L’obiettivo è di creare una struttura per la consulenza legale, riducendo il ricorso a professionisti del libero foro e contenendo i costi
 “Come la gran parte delle regioni, anche la Valle vuole dotarsi di un servizio di avvocatura che avrà come compito di dare tutela legale ai diritti e agli interessi dell’amministrazione regionale”. Così il presidente della Regione, Augusto Rollandin, ha annunciato il disegno di legge che dovrà ora passare al vaglio del Consiglio regionale.
L’obiettivo generale è di creare una struttura in grado di provvedere al patrocinio e alla consulenza legale, riducendo così il ricorso a professionisti del libero foro e contenendo le spese. “Non si tratta - ha sottolineato Rollandin -  di azzerare le consulenze esterne che saranno sempre necessarie nel caso di un’assistenza specialistica.
L’Avvocatura regionale avrà il compito di curare i rapporti con l’Avvocatura dello Stato, di offrire supporto  agli organi e alle strutture regionali nelle questioni connesse ai contenziosi. “Il servizio non sostituisce ma completa l’attività dell’attuale ufficio legale - ha dichiarato Rollandin - e per assicurare da subito l’operatività si prevede che le funzioni siano esercitate dai dirigenti già preposti agli uffici legali della Regione. Secondo Rollandin, la struttura sarà leggera: sono previsti due funzionari e un dirigente scelto fra quelli già in organigramma. di Domenico Albiero 14/01/2011

9. Indebitamento pro capite Chioggia Comune virtuoso. Caorle il più spendaccione.
Solo 60 euro a testa nel primo caso, 2.196 nell'altro secondo uno studio del parlamentare del Pd Stradiotto. di Francesco Furlan. MESTRE. Fortunati i chioggiotti: mare, pesce fresco, e un indebitamento pro-capite - nel 2008 - di 60 euro, il più basso del Veneziano. In fondo alla classifica Caorle: mare, pesce fresco, ma con un conto di 2.196 euro; tanto vale l'indebitamento pro capite per un valore assoluto di oltre 26 milioni. E' la foto scattata dallo studio realizzato da Marco Stradiotto, senatore Pd membro della commissione Finanze, che mette in fila i comuni veneziani valutandone l'indebitamento e la spesa per il personale, per aprire una riflessione sui vincoli del Patto di stabilità che oggi obbliga tutti Comuni, virtuosi o meno, a ridurre le spese indipendentemente dalle entrate e dagli interventi da fare. «Quello che emerge è che anche nel Veneziano ci sono comuni con una gestione più e meno oculata delle finanze pubbliche», spiega Stradiotto: «Indebitamenti oltre i mille euro pro capite ad esempio cominciano ad essere eccessivi». La media provinciale è di 865 euro.  Debiti e personale. Partiamo dall'indebitamento, pari al valore dei mutui accesi dai comuni generalmente per opere pubbliche (strade, palazzetti, teatri, etc). Sono nove i comuni con un debito di oltre mille euro pro capite. Detto di Caorle, seguono San Michele (1851 euro), Ceggia (1753 euro) Venezia, Cavallino, e via a scendere. Tra i comuni più virtuosi Chioggia, Jesolo e anche Scorzè.  Sul fronte della spesa per il personale la maglia nera spetta al capoluogo Venezia (526 euro), seguita da Marcon (ma il dato è da verificare perché il ministero riporta delle voci non specificate) e dalle principali località di mare: Caorle, Jesolo, San Michele al Tagliamento, Cavallino e Chioggia. Per trovare i comuni che risparmiano di più bisogna spostarsi in Riviera del Brenta: Camponogara (124 euro pro capite), Vigonovo (123) e Campolongo Maggiore (120).  I condomini. In quale condominio vivete? Stradiotto la mette giù così per spiegare i complessi vincoli del patto di stabilità: «Immaginate di abitare in un condominio ben amministrato per il quale pagate la quota annuale. Ad un certo punto per colpa di un vicino e sprecone condominio il sindaco (leggi Tremonti, ndr) impedisce anche a voi di spendere i soldi raccolti per rifare, ad esempio, le grondaie». I soldi per le grondaie vanno messi da parte e servono a coprire il debito generato dal condominio vicino. «Questo patto di stabilità - dice - funziona allo stesso modo: chi si comporta bene deve stringere la cinghia esattamente come chi spreca i soldi». Su scala nazionale i soldi risparmiati servono a coprire l'indebitamento, riducendo il debito pubblico che viaggia verso il 120% del Pil. Proprio ieri Bankitalia lo ha stimato in 1.869,9 miliardi di euro. E' ovvio che il debito va ridotto, ma quale deve essere l'apporto dei comuni? La proposta di legge di Stradiotto fa perno su tre parametri (indebitamento, spesa per il personale e autonomia finanziaria) con l'obiettivo di dividere gli enti locali in tre categorie. «Ai comuni virtuosi non sarebbe applicata alcuna limitazione, a quelli a metà strada solo alcune, a quelli dissestati vincoli più rigidi - spiega - in modo da colpire che peggio gestisce le risorse finanziarie».

10. MoglianoVento, continua la fuga dei comunali. Poche gratificazioni economiche, i dipendenti se ne vanno. Azzolini: «Restano i migliori». di Matteo Marcon. MOGLIANO. Comune decimato: via altri tre dipendenti. Continua il «fuggi fuggi» dei lavoratori dall'amministrazione Azzolini, pianta organica sempre più ridotta all'osso. In un anno e mezzo, tra pensionamenti e trasferimenti in altri comuni o enti, il personale è passato da poco meno di 150 unità a quota 120. Il primo cittadino parla di «cura dimagrante» a «servizi invariati». Agli assunti a tempo indeterminato, si aggiungono però molti precari coinvolti nei progetti sociali che sono destinati a chiudere o che, in qualche caso, hanno già chiuso. Il Comune continua a subìre defezioni pesanti, di dipendenti con una profonda conoscenza del territorio e della macchina amministrativa. Gli ultimi trasferimenti, in ordine di tempo, sono stati dall'ufficio ambiente e dall'ufficio tecnico al Comune di Treviso, dalla segreteria alla Regione. In questi mesi al fuggi fuggi non c'è stata mai tregua. Imminente dovrebbe essere anche il trasferimento all'Usl di una delle responsabili delle politiche sociali. Se questa progressiva diminuzione del personale, e in qualche caso anche degli orari di apertura degli sportelli al pubblico, preoccupa sempre di più il mondo dell'associazionismo e del volontariato, promotore di incontri e petizioni proprio su questo tema, lo stesso non vale certo per il sindaco Giovanni Azzolini. Secondo il primo cittadino l'esodo dei suoi dipendenti è dovuto all'assenza di gratificazione economica oppure a contrapposizioni politiche: «Il Comune si sta snellendo - fa notare Azzolini - in periodi di austerità, alcune spese non si possono più sostenere. Se i dipendenti trovano un miglior posto di lavoro da un'altra parte, dove prendono più soldi, che io non riesco a dare, non posso certo trattenerli. Qua soldi non ce ne sono, nei Comuni più grandi come Treviso e la Regione le risorse a disposizione sono molte di più. L'importante per Mogliano è che il Comune continui ad erogare gli stessi servizi. Ed è così, la qualità dei servizi è rimasta inalterata, solo che risparmiamo sul personale quasi 450 mila euro. E' così che si gestisce una azienda». Nelle dichiarazioni di Azzolini non manca però una punta polemica: «In tanti se ne sono andati via perchè erano politicizzati - fa notare - siamo ancora pieni di bravissimi dipendenti che ora potranno essere premiati». Di certo lo sforamento del patto di stabilità impedirà all'ente di procedere a nuove assunzioni. Ed è anche per questo che Azzolini ha chiesto alla commissione parlamentare un bilancio in deroga ai vincoli della legge.
11. Pavia, pulizia e rifiuti, taglio da 600mila euro nel 2011. Il Comune riduce i contratti e l'Asm diminuisce i passaggi dei netturbini nei quartieri
di Stefano Romano. PAVIA. Il governo taglia i trasferimenti al Comune, il Comune taglia i contratti all'Asm: più di 800mila euro nel 2011, 600mila dei quali sull'igiene urbana. E siccome tagliare le spese per lo smaltimento non si può, i tagli si scaricheranno sulla pulizia di strade e piazze.  «Il risultato di questa politica sarà una città ancora più sporca di quanto non sia già, con le periferie sempre più abbandonate a se stesse», attaccano il capogruppo del Pd Francesco Brendolise e il consigliere con delega all'ambiente Massimo Depaoli. L'opposizione annuncia battaglia per lunedì sera quando il Consiglio dovrà approvare (passaggio chiave nell'ambito dei voti sul bilancio comunale) la delibera che stabilisce gli obiettivi del contratto di igiene urbana. I numeri per capire: la delibera sull'igiene urbana approvata nel gennaio del 2009 prevedeva, per il 2011, una media settimanale di 6 passaggi di spazzamento meccanizzato nelle zone di Pavia diverse dal centro storico (dove lo spazzamento continuerà ad essere quotidiano via per via), 6 passaggi di spazzamento misto (il netturbino accompagnato da un collega con il soffiatore o da un mezzo), e 6 di spazzamento manuale. La delibera che lunedì passerà in aula prevede un taglio che l'opposizione definisce clamoroso: un passaggio per lo spazzamento meccanico, un per il manuale e 3 per lo spazzamento misto. «Le tabelle allegate alla delibera sintetizzano all'eccesso una riorganizzazione del servizio molto più complessa - ribatte il responsabile Asm per l'igiene urbana Gabriele Tedeschi -. Non si parla di passagi di singoli operatori, ma di turni. Semplificando: per lo spazzamento manuale e meccanico delle strade di Pavia si prevede il lavoro giornaliero di 14 turni invece di 17: questo non significa che saranno diradati i passaggi nelle singole strade, ma che i passaggi saranno riorganizzati coordinando meglio gli interventi meccanici, quelli manuali e quelli misti». 
12. Treviso. Tagli al sociale, Gobbo s'arrabbia. Attacco a Sernagiotto e Regione: sono servizi essenziali, noi nemmeno consultati. di Laura Canzian. Sui tagli ai servizi sociali previsto dal bilancio regionale 2011 si scaglia l'ira di Gian Paolo Gobbo e di tutti i sindaci dell'Usl 9. Il presidente della conferenza, nonché primo cittadino di Treviso, è chiaro: «Sernagiotto deve ascoltarci», dice. Gobbo sarà in prima fila al tavolo regionale delle conferenze dei sindaci.  Il costo dei tagli al sociale è di 5,5 € pro-capite in Usl 9 (410mila abitanti), considerando l'azzeramento e la riduzione dei trasferimenti regionali per finanziare i servizi essenziali per disabilità, malattie mentali, minori.  Servizi essenziali che i Comuni devono erogare. Se i tagli dovessero essere confermati in sede di votazione del bilancio previsionale 2011, a coprire la quota mancante dovranno essere le amministrazioni locali già strozzate dal patto di stabilità e penalizzate dai minori trasferimenti statali. Del grave problema si è parlato ieri in apertura della riunione della conferenza dei sindaci dell'Usl 9 al Ca' Foncello. «Questi tagli mettono in discussione servizi importanti» - ha detto Paolo Speranzon, sindaco di Motta di Livenza e membro dell'esecutivo dei sindaci dell'Usl 9. «La soluzione andava concertata con i Comuni» - continua.  Il primo cittadino, con il suo assessore al Sociale, Astolfo Romano (rappresentante del distretto numero 4 nell'esecutivo dei sindaci), martedì era stato ascoltato in commissione bilancio regionale insieme agli altri rappresentanti delle conferenze dei sindaci del Veneto proprio sul tema dei tagli.  Fra 15 giorni vi sarà un'ulteriore riunione con i sindaci per discutere come agire. Intanto Gobbo sarà in prima fila insieme agli altri sindaci e presidenti delle conferenze del Veneto nel tavolo di coordinamento per cercare di trovare soluzioni al problema. «Possiamo anche ragionare sul ridimensionamento dei servizi meno impattanti per i più deboli e per la comunità - dice Gobbo - Ma un bilancio così ridimensionato non può essere applicato in tempi così stretti. I Comuni non possono farsi carico di tutte le spese. Quando si è deciso per questi tagli le amministrazioni non sono state interpellate, e non c'è stato il tempo per discutere. Sernagiotto ha ritenuto giusti questi tagli, ma avrebbe dovuto ascoltare prima gli amministratori, verificando con loro preventivamente le ricadute».

13. Costretti a tagliare in tutti i settori. Il sindaco Marzio Iotti spiega le novità del bilancio approvato dal Consiglio comunale.
CORREGGIO. Oltre 520mila euro di tagli dai trasferimenti statali e 1,970 milioni di euro di fondi da mettere da parte per il rispetto del patto di stabilità. Sono i «paletti» che hanno condizionato la stesura del bilancio di previsione 2011 del Comune di Correggio, approvato ieri in consiglio comunale. Sì di maggioranza e Rangoni (Lista Civica), contrari Pdl, Lega e Udc. «La Finanziaria ha determinato un impoverimento dei nostri Comuni» commenta il sindaco.  Il primo cittadino correggese - e portavoce dell'Anci - non fa giri di parole: le risorse finanziarie sono drasticamente ridotte e le conseguenze si faranno sentire.  «Condividiamo la necessità di far fronte alla sofferenza finanziaria ed economica italiana. Il problema, però, è tutto politico: è nel modo di reperire il necessario per riequilibrare i conti dello Stato. La scelta di far pagare tutto agli enti locali, Comuni in primis, noi la riteniamo profondamente sbagliata. Speravamo che l'indirizzo sarebbe cambiato, ma siamo rimasti delusi».  Quali sono gli effetti?  «Il primo è un effetto recessivo dell'economia locale. I tagli che i vari assessori dovranno fare nei loro settori si tradurranno in minore lavoro per imprese, artigiani e per tutti coloro che erano abituati a lavorare con l'amministrazione. Nel 2011 non potremo fare investimenti: tutte le entrate dovranno essere usate per rispettare il patto di stabilità. Sullo sfondo, c'è il miraggio del federalismo fiscale. Oggi tutto è stato ricentralizzato e la leva fiscale è bloccata, guarda caso, fino al 2014: proprio i tempi del federalismo. Noi amministratori avremo una tale fame di autonomia che la più misera concessione ci sembrerà dorata».  Quali sono i sacrifici che verranno imposti ai correggesi?  «Nel settore Cultura, Sport e Scuola abbiamo dovuto tagliare 700mila euro, circa il 14%. Vuol dire che per lo sport non c'è più nulla: garantiremo solo l'apertura delle palestre. Non riusciremo a dare più niente alle associazioni, né a fare il periodico d'informazione, né a realizzare le medagliette per le manifestazioni. Dove abbiamo delle convenzioni, dovremo chiedere di ridurle. Così come purtroppo non riusciremo a dare contributi a chi insegna danza, musica per abbassare le rette. Anche sul teatro abbiamo tagliato un 15%: calerà il numero degli spettacoli. E saranno ridotti gli orari della biblioteca, dove dovremo anche ridurre della metà il numero di libri acquistati. Lo Stato impone tagli alla Comunicazione: ci sembra incostituzionale imporlo per legge, ma la Costituzione non è un punto di riferimento di questo governo. Il periodico del Comune sarà tagliato della metà dei numeri e nella qualità».  Sul settore Educativo?  «Abbiamo cercato di salvaguardarlo, per questo abbiamo limitati i tagli a un 8-10%, così come per il Sociale. Grazie a un bilancio abbastanza solido non chiuderemo nessuna sezione, ma saremo costretti ad aumentare le rette. Già da ora c'è stato un aumento di 2 euro per la scuola dell'infanzia. A settembre aumenteremo di altri 5 o 6 euro. Niente di clamoroso, ma quando il governo dice che non metterà le mani nelle tasche degli italiani, in realtà sta dicendo che le farà mettere a noi».  E sulle manutenzioni, altro tema caro ai cittadini?  «Dimezziamo per le asfaltature, la manutenzione del verde, la neve. Ho dato la direttiva di salare di meno, anche perché il sale fa danni agli asfalti».  E relativamente ai dipendenti pubblici?  «Grazie alla solidità del nostro bilancio, non lasceremo a casa nessuno, nemmeno i contratti a termine, anche se riducendo ore e compensi. Mentre le esternalizzazioni sono state tagliate. Faremo però meno sostituzioni, in caso di malattie o maternità».  Insomma, i correggesi si accorgeranno che qualcosa è cambiato...  «E' evidente il calo delle attività comunali, a tutti i livelli. Noi siamo orgogliosi di essere riusciti a non far saltare i servizi. Cercheremo di fare la nostra parte di responsabilità, ma ci si consenta di esprimere il nostro dissenso sul modo. Sarebbe stato meglio agire sull'evasione fiscale: questi effetti recessivi non ci sarebbero stati. E mi piacerebbe ci fosse equità nei sacrifici: ad esempio vorrei sapere, senza polemiche, quali tagli sono stati fatti alle prefetture. Stiamo pagando i conti dello Stato in maniera pesantissima, ma credo che fino ad ora i Comuni abbiano fatto la loro parte, lo Stato centrale no».
14. Venezia. Fuori i nomi di tutti gli assunti. «Parentopoli», il sindaco chiede alle aziende comunali gli elenchi degli ultimi 5 anni.
Tutti i nomi degli assunti nelle aziende del Comune negli ultimi cinque anni. E una verifica a tappeto per accertare se siano state rispettate le procedure per le assunzioni. Non è certo una Parentopoli sul modello romano della giunta Alemanno. Ma la polemica sulle assunzioni all'Actv non si placa. Ieri a Ca' Farsetti il sindaco Giorgio Orsoni ha chiamato a raccolta tutti i direttori.  Amministratori delegati e manager di Actv, Vela, Casinò spa, Veritas, Asm, Pmv, Insula e Ames. Grande consulto in sala giunta. Il direttore generale Marco Agostini e il Capo di Gabinetto Romano Morra hanno illustrato le richieste del Comune, proprietario e azionista delle società. «Massima trasparenza», è la parola d'ordine. Dunque, entro lunedì sarà fatto lo screening di tutte le aziende comunali e delle modalità utilizzate per le assunzioni negli ultimi anni. Polemiche non di oggi sui «cognomi» dei neoassunti del Casinò, in qualche caso raccomandati dai politici di maggioranza e opposizione. «Durante la mia gestione no di sicuro», taglia corto l'ad della Casa da Gioco Vittorio Ravà, «comunque i nomi li abbiamo pronti». «Procedure rispettate, nessun problema», hanno garantito i direttori di Actv e Vela Maurizio Castagna e Vincenzo Monaco, proprio le società del trasporto e dei biglietti erano state negli ultimi giorni al centro di polemiche. Aziende difese dal sindacato Cgil, non troppo dai sindacati autonomi. «Ci vuole maggiore trasparenza anche sulle nomine interne e le consulenze, il sindaco ascolterà anche noi», ha detto ieri il segretario della Usb Giampietro Antonini. Procedure che adesso andranno al vaglio dei dirigenti comunali, per fugare ogni dubbio. Parenti e amici assunti a volte per chiamata, senza concorso, è l'accusa. Sotto la lente le società del trasporto, che contano insieme oltre 3 mila dipendenti. Ma anche il Casinò con oltre 600 addetti e Veritas, che ha modificato la composizione della società nel 2007 allargando la veneziana Vesta a mezza provincia. Problemi minori per Pmv - negli ultimi due anni ha assunto solo un paio di persone - e Asm, che il personale lo ha ridotto. Ma adesso il controllo, dicono in Comune, dovrà riguardare tutte le modalità di assunzione.  Scandalo o battaglia politica sull'onda della Parentopoli romana di Alemanno che ha messo in bilico la giunta per le decine di parenti assunti su richiesta dei politici? Il sindaco Orsoni ha promesso una risposta puntuale per lunedì. (a.v.)

15. Persa la causa per i rifiuti di Napoli. Claudio condannato anche a pagare 25 mila euro di spese processuali.
MONTEGROTTO. Costerà cara alle casse del Comune e a tutti i cittadini di Montegrotto la scelta del sindaco Luca Claudio di citare in giudizio la Regione Campania, la Provincia e il Comune di Napoli per danni all'immagine turistica delle Terme causata dall'emergenza rifiuti.  Nei giorni scorsi, infatti, è arrivata la notifica della sentenza emessa a fine novembre dal giudice Alessandro Rizzieri. La sezione civile distaccata ad Este del Tribunale di Padova ha rigettato la domanda di risarcimento danni pari a un milione di euro avanzata nel 2008 dalla giunta Claudio.  Non bastasse, ora il Comune di Montegrotto dovrà anche rimborsare 25 mila euro per le spese legali sostenute dalle controparti citate in causa. Infine, visto l'onere a carico dei cittadini, il giudice ha deciso di inviare la sentenza anche alla Corte dei Conti per capire se, da parte degli amministratori, c'è stato danno erariale. Insomma, una mazzata cui si aggiungono almeno 8.000 euro (calcolati solo fino ad aprile 2009) per pagare l'avvocato Alberto Cartia che ha assistito l'azione legale varata con delibera del 24 gennaio 2008 e approvata dal sindaco e dagli assessori Ivano Marcolongo, Luca Squarcina, Valter Belluco e Omar Tasinato. Risultavano assenti: Massimo Bordin ed Elvio Turlon.  Se la Corte dei Conti, a questo punto, ravviserà il danno alle casse pubbliche, Claudio e gli assessori presenti (oltre al segretario dell'ente e ai funzionari che hanno approvato l'atto) potrebbero quindi essere chiamati a risarcire di tasca propria.  Intanto, il Comune di Montegrotto è stato l'unico in Italia ad aver citato Napoli e la Campania in giudizio. Tanto che, per evitare precedenti rischiosi, il sindaco dell'amministrazione partenopea Rosa Russo Jervolino, aveva deciso di dare incarico all'avvocato Chiara Cacciavillani e all'omonimo studio di Stra, tra i più rinomati del Veneto. Il verdetto è arrivato dopo due anni di istruttoria in cui il giudice ha voluto sentire tutte le parti.  «Dal 1994 - ha spiegato Chiara Cacciavillani - il Comune di Napoli è stato esautorato dai poteri relativi alla gestione dei rifiuti in quanto il Consiglio dei Ministri, con otto ordinanze reiterate nel tempo, aveva nominato un commissario straordinario. Quella vissuta dal Comune e da tutti i cittadini è stata una tragedia nazionale, per questo si sono sentiti avviliti per essere stati chiamati in causa su una situazione che anche loro stanno subendo e che soltanto chi ha visto può capire».  Insomma, non ci può essere un nesso diretto tra le immagini delle cataste di immondizia napoletana che hanno fatto il giro del mondo e le perdite di turisti, specie stranieri, lamentate dal sindaco a Montegrotto.  Le opposizioni attendono ora che si pronunci la Corte dei Conti. «Ci auguriamo - ha commentato il consigliere del Partito democratico Antonio Voltolina - che il tribunale contabile consideri responsabili del pagamento coloro che hanno votato questa azione legale. Il Comune ha speso quasi 35 mila euro per fare pubblicità al sindaco Claudio che, pochi mesi dopo, cercava di diventare attore in un film legato alla camorra. Con gli stessi soldi, si sarebbe potuto evitare di chiedere alle famiglie per cinque anni il contributo per la scuola».
16. Relazioni pubbliche d'impresa, futura chiave della ripresa. Ascoli Piceno | Sono in gran parte originari del nostro territorio i neo diplomati del Master IULM-Ferpi-Assorel.
Per la ripresa delle aziende della provincia di Ascoli Piceno occorre puntare sul valore delle risorse umane, sulla qualità dei prodotti e su una valida gestione delle relazioni pubbliche. È quanto sostiene un nutrito gruppo di giovani professionisti nel settore della comunicazione e delle Relazioni Pubbliche che hanno concluso l'Executive Master in Relazioni Pubbliche d'Impresa organizzato dall'università IULM in collaborazione con Ferpi e Assorel.
Sono complessivamente 23 e un'ampia fetta di questi ha origine anagrafica o risiede tuttora nel comprensorio Piceno. La dinamica complessiva mostra che le imprese stanno già reagendo alla congiuntura puntando sulla qualità dei prodotti e dei servizi ma anche sulla loro innovazione.
Le assunzioni previste, destinate a personale qualificato sotto il profilo del titolo di studio e per quanto riguarda l'inquadramento professionale, sono segno che le imprese stanno sempre di più operando sul fronte dell'accrescimento della competitività, investendo sulle risorse umane per spingere anche sul rilancio della produttività.
Questi sforzi necessitano una buona azione di comunicazione per essere realizzati e per essere giustamente valorizzati nell'opinione pubblica e nel mercato. Le relazioni pubbliche quindi assumono per le aziende una funzione sempre più rilevante e strategica per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Lo dimostra anche una recente ricerca di Unioncamere dalla quale emerge che le competenze richieste dalle aziende per l'assunzione di laureati sono la competenza nella comunicazione scritta e orale (57,0%) e la capacità di gestire le relazioni esterne (58,4%) ed interne (72,6%).
«Un'impresa capace di gestire le proprie relazioni ha più possibilità di vincere e durare nel mercato - ha spiegato Daniele Voltattorni, neodiplomato al Master in RP e consulente d'impresa della provincia di Ascoli - e, attraverso una continua attività non solo di comunicazione ma soprattutto di ascolto, la sua mission e i suoi principi guida riescono a svilupparsi e ad emergere per avere visibilità e credibilità nei confronti degli stakeholder interni ed esterni».
I nuovi professionisti in Relazioni Pubbliche d'Impresa sono inoltre: Beatrice Agostinacchio (Weber Shandwick), Giuseppe Allegro (Bianchi Errepì), Donatella Armienti (Roche), Simonetta Balbi (Boston Scientific), Simone Bigongiari (Fondazione Campus), Christian Bolognesi (Italdesign Giugiaro), Erica Caneva (Bravo), Sonia Casaro (Telecom Italia), Caterina Ercolani (Fratelli Guzzini), Cinzia Ercolano (Ogami), Evelina Galione (Methodos), Tania Ghiani, Roche, Federica Mariani, Business Press, Eliana Nobili, GlaxoSmithKline, Barbara Pittelli (Intesa Sanpaolo), Arianna Ruzza (Relazioni Cosmiche), Natascia Sessa (Comune di Arese), Elena Stragiotto (Monte dei Paschi di Siena), Lara Valenti (Burson-Marsteller), Diletta Venturini (Farmaderbe), Germana Zanardi (International Golf Holding), Alessandra Zigliotto (illycaffé).
La cerimonia di consegna dei diplomi si è tenuta presso Intesa Sanpaolo, azienda partner del Master, con gli interventi di Beppe Facchetti, presidente Assorel; Emanuele Invernizzi, direttore del Master in RP d'Impresa; Marco Morelli, direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo; Toni Muzi Falconi, delegato ai rapporti internazionali Ferpi; Luca Pellegrini, vice preside della facoltà di comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità all'Università IULM.
Novità di questa 8^ edizione del Master è la videobrochure, contenente i video dei moduli didattici, le presentazioni dei docenti e i video CV dei 23 professionisti diplomati. Il Master, rivolto a professionisti nel settore delle RP e della comunicazione, verrà riproposto anche nel 2011, per informazioni consultare il sito: www.scuolacomunicazioneiulm.it

17. La Regione promuove la pesca. Ancona | 100 mila euro per la diffusione della cultura della pesca e 43 mila euro a favore dell’Assam per azioni di promozione della qualità dei prodotti ittici.
Su proposta dell'assessore alla Pesca Sara Giannini, la Giunta regionale ha approvato criteri e modalità attuative dei progetti di promozione del settore ittico, nell'ambito del Piano triennale regionale per la Pesca e l'Acquacoltura.
Si tratta, in particolare, dell'iniziativa "Le stagioni del pesce", che vede comuni, operatori e associazioni della pesca, collaborare per la realizzazione di progetti che valorizzano e promuovono le specie ittiche massive più diffuse nel tratto di mare marchigiano. Campagne informative locali dedicate per promuovere i prodotti ittici maggiormente disponibili nelle varie stagioni dell'anno, collaborazione con le scuole per la diffusione della cultura della pesca, con visite guidate a pescherecci e mercati ittici.
E ancora, iniziative quali "Porti aperti", che avvicinano i cittadini al mondo della pesca, alle sue specificità e problemi; campagne informative sull'educazione al consumo del pesce, assieme ad associazioni della pesca, del commercio e dei consumatori.
Sono queste alcune delle azioni già realizzate, ora integrate grazie ai 100 mila euro messi a disposizione con l'atto di Giunta approvato quest'oggi. "Scopo dell'iniziativa - osserva Giannini - è quello di promuovere e valorizzare, anche a fini turistici, il prodotto ittico e con esso l'immagine e l'attrattività di un territorio fortemente caratterizzato dalla pesca. Attori di riferimento sono i comuni nei quali è riscontrabile una rilevante attività ittica e per dare il massimo sostegno ai progetti che verranno presentati secondo il disciplinare approvato, abbiamo deciso di aumentare il tasso di aiuto dal 70% all'80% delle spese previste da ciascun progetto".
La Giunta regionale, sempre su iniziativa dell'assessore alla Pesca, Sara Giannini, ha anche stanziato 43 mila euro a favore dell'Assam per azioni di promozione della qualità dei prodotti ittici applicando al settore ittico il sistema di tracciabilità e certificazione di filiera previsto dal marchio di qualità regionale "QM - qualità garantita dalle Marche".
"Aderire al marchio QM - sottolinea Giannini - comporta obblighi di tracciabilità dal produttore al consumatore, con una serie di nuovi adempimenti per gli operatori a cui vanno assicurati idonei supporti tecnici, logistici e divulgativi. Il coinvolgimento dell'Assam va in questa direzione, considerata l'esperienza già maturata nei sistemi di certificazione agricola. Si comincerà con mitili e vongole, prodotti che vedono le Marche primeggiare in campo nazionale, la nostra regione è infatti il maggior produttore di vongole in Italia. Di qui l'esigenza di una certificazione d'origine e qualità, affinché i consumatori siano in grado di percepire la differenza tra prodotti importati e prodotti autoctoni di qualità".
L'attuazione della delibera di Giunta approvata è demandata all'ufficio Attività ittiche del servizio Pesca della Regione Marche. 13/01/2011
18. Campania, 450mila euro al Premio intitolato a fondatore Alfa Romeo. Napoli, 14 gen (Il Velino/Il Velino Campania) - In tempi di crisi economica galoppante, di aspre tensioni all'interno delle fabbriche Fiat, nonché di razionalizzazione dei costi della macchina amministrativa, in Campania c'è un Premio che non conosce difficoltà di sorta. È quello intitolato all'ingegnere Nicola Romeo (nato a Sant'Antimo il 28 aprile 1876), fondatore dell'Alfa Romeo. Secondo informazioni raccolte dal VELINO, con decreti dirigenziali firmati il 20 e 21 dicembre scorsi è stato attribuito un finanziamento complessivo per l'anno 2010 pari a 437.500 euro. Si è dato seguito a decisioni assunte sotto la gestione Bassolino precisando che “l'esecuzione di tale atto non comporta lo sforamento dei limiti di spesa imposta” per l'area dirigenziale in questione “dal patto di stabilità interno 2010” e dalla rideterminazione successiva da parte della giunta. I fondi stanziati sono destinati ad un Comitato costituito nel 2006 e nominato dai sindaci di Casandrino, Grumo Nevano e S.Antimo (che però non vuole più partecipare alle iniziative del premio): l'ex sindaco di Casandrino, Antimo Silvestre, benché caduto per le dimissioni dei consiglieri, resta commissario dell'ente e sarà chiamato a organizzare iniziative fino all'elezione del nuovo sindaco. Ma di iniziative sul territorio, secondo i residenti della zona, se ne contano poche. Si ricordano buoni da mille euro agli studenti meritevoli, borse di studio universitarie, manifesti o convegni per ricordare l'uomo che fondò nel 1911 la “Società in accomandita semplice Ing. Nicola Romeo e Co.” per la produzione di macchinari per le attività estrattive per poi spostarsi sul campo bellico e infine delle automobili, ma restano intatte le perplessità del mondo politico su un finanziamento così rilevante. (Carlo Porcaro) 14 gen 2011 17:51

19. Napoli, editore Pironti: Piazza Dante degradata, pulisco io la statua. Napoli, 14 gen (Il Velino/Il Velino Campania) - “L’estetica di Piazza Dante è rovinata, la statua di non va bene dove è stata posizionata col progetto dell’architetto Gae Aulenti, sono stati spesi troppi soldi e le istituzioni fanno pochissimo per risollevare la zona”. La dura critica proviene dall’editore Tullio Pironti, titolare dell’omonima libreria situata a pochi passi da Port’Alba e poco distante dall’emiciclo del Convitto Vittorio Emanuele II. Sono in tanti a lamentarsi di una piazza storica di cui si può ammirare il suo splendore solo nei dipinti d’epoca: anche altri commercianti e imprenditori del luogo evidenziano la mancanza di controllo delle forze dell’ordine in un territorio ad alto tasso criminale, la mancanza di un adeguato monitoraggio da parte della polizia municipale sulla pulizia della piazza, spesso teatro di rapine e atti vandalici da parte di baby gang. Pironti, parlando al VELINO, insiste sulla struttura estetica della piazza che ha portato inevitabilmente verso un degrado: “Gli alberi sono stati tagliati, non ci sono aree verdi per sostare e giocare come in Villa Comunale. I vigili urbani cosa fanno? Le multe alle automobili, invece di intervenire alle scorribande dei ragazzini che giocano indisturbati a pallone dando fastidio, rompendo vetri dei negozi, non c’è un poliziotto o vigile che passi in questa zona con le attività commerciali che abbiamo”. Sono tutti pugni nello stomaco per l’editore che da ex pugile sa incassare, ma alcune volte la vita non è proprio come un ring, la sconfitta non si può accettare. Pironti sulla politica ricorda le sue simpatie dicendo “ero di sinistra… perché Bassolino mi ha fatto cambiare idea, mi ha convinto che ho sbagliato. Non vedo un politico giovane che ami Napoli. Ma forse qualcuno c’è che ha carisma ed è Nichi Vendola”. Per Pironti c’è una classe politica scadente che ha fallito nei suoi propositi, ma c’è una proposta che ha in mente l’editore nel suo piccolo: ripulire personalmente la statua di Dante che attualmente è sporca, “anche se sarà dura – ha aggiunto – voglio proporre ad altri commercianti un modo per ripulire quella statua anche personalmente”. (Maria Pedata) 14 gen 2011 17:

20. Boom da crisi al Monte dei Pegni di Treviso. Ogni settimana in 100 depositano oro e gioielli: anche professionisti in rosso. di Enrico Lorenzo Tidona. Per scampare ai morsi della crisi, i trevigiani (cento alla settimana) impegnano gioielli al Monte dei Pegni di via Manzoni: affari d'oro, in cresciuta del 5% nel 2010, con importi erogati per oltre 2 milioni.
Di questi tempi la vera ricchezza è rappresentata dal denaro contante. Lo sanno bene i trevigiani. E non si pensi solo a operai, casalinghe, pensionati. Anche professionisti affollano il Monte dei Pegni di Treviso, istituzione storica rispolverata in tempi di crisi, affollata da un centinaio di persone che ogni settimana offrono oro e gioielli in cambio di carta moneta per pagarsi le spese più varie: il mantenimento dei figli, il dentista, il conto arretrato delle vacanze. O fronteggiare il rosso per essersi concessi uno standar più alto del dovuto.
Una rappresentanza di cittadini che per mantenere fede agli impegni più disparati è disposta a lasciare in pegno oggetti preziosi, spesso ricordi di famiglia, ottenendo in cambiofinanziamenti a tasso fisso - in genere a tre o sei mesi - e rientrare in possesso dei propri averi una volta restituito il debito. «Si tratta di una formula molto utilizzata anche perché si basa sul valore del bene lasciato in pegno e non sul merito di credito del cliente - spiega Paolo Figini, da pochi mesi direttore commerciale Unicredit per l'area trevigiana -. Chi si rivolge al Monte è alla ricerca di liquidità che viene erogata in tempi brevi e senza passare per il rito del classico finanziamento. Stiamo crescendo in volumi e abbiamo rafforzato la struttura, all'interno della quale ci sono due impiegati compresa un'esperta gemmologa, una sala d'aspetto e vetrate che consentono un giusto grado di privacy».
Ogni giorno alla porta si presenta una media di 25 persone, sia uomini che donne, con un 30% di stranieri, in crescita negli ultimi anni. «Ma c'è uno zoccolo duro di cittadini che è ormai abituato al pegno - continua Figini -. Persone che per far fronte ad ogni evenienza, come una spesa improvvisa, scelgono la strada più diretta, impegnando un gioiello, che viene prontamente valutato, e firmati a stretto giro i documenti esce con i soldi in mano. Il taglio medio del finanziamento è basso, tra i 500 e i 700 euro, segno che si tratta di tante piccole emergenze, ma solo il 2% dei beni portati da noi a Treviso non viene riscattato, finendo così all'asta, contro il 5% del resto d'Italia».
21. Senise. Stop a imprenditore per una fotocopia. di MARIAPAOLA VERGALLITO. SENISE - Una fotocopia al posto di un atto pubblico in originale ed una domanda di ammissione al bando diventa «irricevibile ». Così Sviluppo Basilicata esclude un imprenditore senisese, dai bandi per le Piccole Medie Imprese. Fondi utili a sostenere le imprese in difficoltà. E avrà pensato di velocizzare un investimento necessario, Rocco Bellusci, titolare di un’azienda che vende articoli per edilizia, casalinghi, ferramenta e tanto altro: oltre 20mila articoli in un punto vendita che ormai non regge più il confronto, perché troppo piccolo, in mezzo alle abitazioni, tra un ristorante, una scuola e uffici, che rendono difficile anche carico e scarico delle merci. Così Bellusci, un anno fa, acquista un terreno nell’a re a industriale. E quando, all’inizio del 2010, vengono pubblicati i bandi per le PMI, decide di partecipare.
«Ho interpellato commercialista e progettisti - ha detto- ho recuperato preventivi e presentato un fascicolo di ben 167 documenti. Ho presentato un progetto che prevedeva l’integrazione di due unità lavorative e la dislocazione della mia attività nell’area industriale di Senise, dove ho acquistato il terreno». Bellusci incontra gli altri imprenditori e con loro organizza incontri con le banche, chiamate, una voltra superato lo scoglio della prima selezione, a concedere il prestito, pena l’esclusione. Termine di presentazione della domanda: 25 maggio 2010.
«Il bando prevedeva una risposta da parte di Sviluppo Basilicata entro 10 giorni - continua Bellusci- ma solo a ottobre vengo convocato a Potenza, dove mi si dice che la domanda è stata esclusa perché tutta la documentazione non è idonea». Bellusci insiste e, dopo aver visionato gli atti presentati con il responsabile unico del procedimento, scopre che l’unico documento non idoneo è l’atto di acquisto del terreno, presentato erroneamente non in originale. Bellusci si avvale della facoltà di chiedere chiarimenti entro 10 giorni, «perché - dice - l’atto richiesto è pubblico (contratto con l’ASI), non modificabile e acquisibile da Sviluppo Basilicata agevolmente» In pratica: non è un documento che rischia di essere falsificato. Ma per Sviluppo Basilicata non basta e in una comunicazione del 21 dicembre 2010 attesta la «irricevibilità della domanda di ammissione».
Delle 25 aziende, solo 8 hanno superato la selezione. L’investimento di Bellusci è solo posticipato «perché - dice- le prospettive di crescita c’erano prima del bando e ci saranno dopo, anche se impiegherò più tempo. Il rammarico è aver perso quasi un anno per preparare progetto e domanda ed essere stato escluso per un niente, in un percorso in cui siamo stati lasciati soli».14 Gennaio 2011

Nessun commento: