sabato 15 gennaio 2011

Notizie Federali della Notte, 15 gennaio 2011

Sezione padani, mica tanto scemi:
1. Il procuratore: in Friuli 8 mila reati impuniti.
2. Ricerca e didattica, il ministero boccia Trieste.
3. Elkann: “Pieno e convinto sostegno dalla mia famiglia.
4. FIAT: Mons. Nosiglia, equilibrio raggiunto facilita riconciliazione.
5. Trento. Usano software pirata: assolti perché liberi professionisti.

Sezione piu’ scemi, terroni:
6. O adesso o mai più: salviamo il Catanzaro.
7. Tuteliamo antichi saperi materani.
8. Tasse locali, in Italia media si paga 1233 euro a persona: Lazio al “top”.
9. Ospedale di Palermo, resta per 72 ore «ricoverata» su una sedia a rotelle.
10. Le cozze tarantine pagano lo scotto della psicosi diossina.
11. Perde il lavoro e si suicida, a Ragusa.


1. Il procuratore: in Friuli 8 mila reati impuniti. Aumentano in particolare i casi di stalking e di reati contro la Pubblica amministrazione. I dati sono quelli illustrati nella “Relazione sull’amministrazione della giustizia per il 2010”. Circa 8 mila notizie di reato di furti e rapine, tutte a carico di ignoti, nell’arco di un solo anno: un’enormità per una Procura relativamente piccola, ma non per questo meno oberata di lavoro – inchieste di omicidio comprese –, come quella di Udine. «Colpa della cronica carenza sul territorio delle forze dell’ordine – sostiene il procuratore capo, Antonio Biancardi –, per nulla incentivate da adeguati stipendi e, spesso, a corto di mezzi». Intanto, però, il volume dei fascicoli aumenta. In crescita soprattutto i casi di stalking e di reati contro la Pubblica amministrazione.
Bilancio in chiaro-scuro. I dati sono quelli illustrati nella “Relazione sull’amministrazione della giustizia per il 2010”, elaborata dal procuratore della Repubblica di Udine, Antonio Biancardi, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, in programma sabato 29 gennaio, a Trieste. Poche pagine, quelle trasmesse nel capoluogo giuliano, ma piene zeppe di numeri, talvolta più eloquenti di qualsiasi considerazione a margine.
Note dolenti. Sulla carta, l’organico dei magistrati in servizio nel palazzo di via Lovaria risulterebbe anche «adeguato»: accanto al procuratore capo e al procuratore aggiunto, si contano «ben 11 sostituti». La realtà, per chi quegli uffici li frequenta abitualmente, appare un po’ meno rosea: i sostituti, al momento, sono soltanto nove (a breve, comunque, un decimo magistrato rientrerà dalla maternità). «Fino a ora – si limita a osservare il dottor Biancardi –, l’organico non è mai stato completo». Ma non è finita. «Nel Circondario del tribunale di Udine – continua il procuratore – sono comprese ben otto sedi di Giudici di pace, che risultano particolarmente oberati, con conseguente e, a volte, inaccettabile impegno della Procura per la rappresentanza in udienza». Tanto più, dopo l’entrata in vigore della legge che ha attribuito ai Giudici di pace la competenza a giudicare il reato di clandestinità.
Delitti: chi sale. Il 2010 sarà ricordato come l’anno dello stalking. A segnalarlo è lo stesso procuratore. «I casi di atti persecutori – ha detto –, quelli cioè puniti dall’articolo 612-bis del Codice penale, sono in forte aumento». La prova nel numero dei fascicoli istruiti: 56 nel corso dell’anno appena concluso, contro i 10 di quello precedente. In crescita anche i reati contro la libertà morale (da 319 a 324), quelli in materia di edilizia e urbanistica (da 261 a 271) e quelli sull’immigrazione (da 224 a 235). Quasi raddoppiati i casi di fallimento e di procedure concorsuali: da 68 a 112. Impennata pure per i reati in materia di ecologia (da 125 a 140) e per quelli contro la Pubblica amministrazione (da 295 a 331, di cui uno per corruzione e un altro per frode comunitaria). Per quanto di poco, sale anche il dato sugli omicidi: da 10 a 11 quelli volontari, 51 quelli colposi, di cui per violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e il resto a seguito di incidenti stradali.
E chi scende. Cala il numero dei reati di violenza sessuale e pedofilia (da 68 a 55), contro la libertà individuale, per lo più collegati a fenomeni di pedofilia e pedopornografia (da 12 a 9), di violenza negli stadi (da 14 a 8), di sequestro di persona non a scopo di estorsione (da 73 a 60), contro l’inviolabilità del domicilio (da 88 a 74) e quella dei segreti (da 21 a 13).
I senza nome. Mentre per i delitti contro il patrimonio (furti, rapine, estorsioni e reati informatici) “risolti” con l’individuazione del responsabile il dato risulta lievemente in calo (da 1.286 a 1.230), per quelli rimasti senza “un nome e un volto” il numero si mantiene «sostanzialmente invariato, per quanto considerevole»: circa 8 mila casi, tutti a carico di ignoti. Ed è proprio su questo tipo di reato, tanto odioso quanto diffuso, che il procuratore decide di sbilanciarsi. «Si tratta di reati dovuti alla cronica carenza sul territorio delle forze dell’ordine – afferma Biancardi nella relazione –, per nulla incentivata da adeguati stipendi e prive di mezzi, soprattutto autoveicoli, quando non anche di carburante per quelli in dotazione».
Riti speciali. A completare il quadro, i dati sulle intercettazioni telefoniche, scese da 194 a 146, sulle rogatorie all’estero, passate da 19 e 12, e sul ricorso ai riti speciali, schizzato invece da 2.974 a 3.974. «L’incidenza sulle pendenze della scelta dei riti speciali – ha concluso Biancardi – ha un notevolissimo spessore deflattivo».

2. Ricerca e didattica, il ministero boccia Trieste. Premio decurtato del 15 per cento rispetto al 2009. La replica: "Sono cambiati i parametri di valutazione". di Gabriella Ziani
L’Università di Trieste perde 15 punti percentuali e mezzo di «premio» economico rispetto al 2009 in base alla valutazione ministeriale su ricerca e didattica, quella che l’anno scorso (fra molte iniziali contestazioni) portò un aumento del 7% del finanziamento (13 milioni di euro), e che quest’anno si giocava su una percentuale massima del 10, e versa in definitiva nelle casse universitarie 11 milioni.
Notizia non buona. Ma Trieste non interpreta il risultato come una bocciatura dei propri livelli: «Il fatto è - afferma l’ateneo - che il ministero ha cambiato i parametri di valutazione, e sono stati eliminati o sospesi quelli che per noi erano particolarmente favorevoli: la misurazione di finanziamenti europei per la ricerca, il computo di quanti giovani trovano lavoro a tre anni dalla laurea (ed eravamo terzi in Italia), il numero di studenti iscritti al secondo anno nel 2008-2009 con il raggiungimento di almeno i due terzi dei crediti necessari, e pure il risultato della valutazione della didattica da parte degli studenti». Che a Trieste ha punteggi molto vicini all’indice massimo per quasi tutte le facoltà.
Ulteriore punto di consolazione morale: «Tra le Università del Triveneto - conteggia il direttore amministrativo Antonino Di Guardo - per quota aggiuntiva siamo saliti dal terzo al secondo posto, e siamo posizionati dopo Padova, dunque abbiamo portato a casa più soldi di Venezia, Verona, Trento, Udine e più dello Iuav di architettura».
Su scala nazionale Trieste mantiene il suo 23° posto (Udine è al 33°, Trento al 32°, lo Iuav al 52°), e confermato è anche l’indice che «pesa» l’ateneo triestino rispetto al finanziamento dell’intero corpus universitario italiano: 1,5.
E dunque il finanziamento complessivo, tenuto conto del taglio statale del 4,9% su quello ordinario, e degli 11 milioni aggiuntivi, risulta pari a 110 milioni e mezzo (26.ma posizione in Italia). Come il bilancio di previsione aveva quasi esattamente previsto, «nonostante - commenta Di Guardo - si sappia l’entità del finanziamento appena a fine anno».
Il ministero ha suddiviso la torta delle quote premiali in due voci, formazione e ricerca. Alla prima ha attribuito il 34% di peso economico (224 milioni su scala nazionale), e alla ricerca il 66% (345 milioni). Alla prima voce Trieste aveva raggiunto nel 2009 un premio pari all’1,35% del totale, e ora è scesa all’1,19%. Alla seconda, per qualità della ricerca, aveva avuto il 2,03, e nel 2010 si è fermata all’1,7.
Il primo in questa classifica che è frutto di opportune soppesazioni, anche se il cambiamento in corsa degli indicatori potrebbe suscitare qualche perplessità, è il Politecnico di Torino. L’ultima è l’Università di Messina. Poi siccome i premi comunque non compensano i tagli, e certe università meno virtuose sarebbero finite malamente, il ministero ha comunque messo un limite alla perdita di denaro: nessun ateneo può scendere sotto il - 5,5% rispetto all’anno precedente.


3. Elkann: “Pieno e convinto sostegno dalla mia famiglia. ”Ora bisogna archiviare le polemiche e le contrapposizioni, affrontando le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo”: lo dice, in una dichiarazione il presidente della Fiat, John Elkann. ”Sono grato – afferma Elkann – a chi ha avuto fiducia nel futuro e nella Fiat: la loro scelta apre nuove prospettive per tutte le donne e gli uomini che lavorano in fabbrica a Mirafiori”.
”Ha prevalso – aggiunge – la volonta’ di essere ancora in gioco: dimostreremo che in Italia e’ ancora possibile costruire grandi automobili capaci di farsi apprezzare nel mondo”. ”Ora – conclude – bisogna archiviare le polemiche e le contrapposizioni, affrontando le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo. Per parte mia, ribadisco il pieno e convinto sostegno della mia famiglia” 15 gennaio 2011 | 15:55
4. FIAT: Mons. Nosiglia, equilibrio raggiunto facilita riconciliazione (ASCA) - Torino, 15 gen - Ora bisogna proseguire con spirito unitario, ''in modo che sulla barca salgano tutti''. L'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, a poche ore dal si' al referendum di Miafiori invita le parti al dialogo. Nosiglia, che ha promosso una preghiera per il mondo del lavoro, sembra riferirsi alla Fiom, esclusa dalle rappresentanze aziendali, anche se incontrando questo pomeriggio i giornalisti nella chiesa della Consolata, non nomina esplicitamente il sindacato della Cgil: ''I lavoratori si sono espressi con chiarezza, equilibrio e saggezza'' dice l'arcivescovo e sottolinea che ''dalla consultazione avviata e conclusa a Mirafiori ne scaturisca la volonta' di riprendere il cammino nello spirito di dialogo e di riconciliazione coinvolgendo tutte le parti sociali . Da questa vicenda nessuno esce vincitore o vinto - ha detto Nosiglia - l'avrei detto comunque indipendentemente dal risultato'', anche se ha sostenuto ''che l'equilibrio raggiunto facilita queste considerazioni''. ''Credo che tutti sentano l'esigenza di un momento di sosta rasserenante - ha aggiunto - di lasciarsi alle spalle i contrasti e le polemiche e di guardare avanti con fiducia e buona volonta' assumendosi fino in fondo le ciascuno le proprie responsabilita'''.
Secondo l'arcivescovo di Torino i lavoratori hanno espresso con chiarezza sia la necessita' del lavoro che di tutelarne la dignita': ''la garanzia del lavoro quale diritto primario , ma anche con il sacrificio di tutti, l'impegno che chi lavora sia tutelato nelle proprie necessita' personali e in quelle familiari e sociali che sono inalienabili: questi sono i segnali forti che ha dato il mondo del lavoro al di la' degli schieramenti. Inoltre - ha detto ancora - credo che questa consultazione abbia messo in risalto che investire sulle persone e sul futuro del nostro territorio offre a tutti gli imprenditori nuove e concrete opportunita', ''Ho seguito , vissuto e sofferto questa vicenda come ogni persona responsabile'', ha ricordato l'arcivescovo: ''Io non sono in condizione di giudicare (l'esito del referendum, ndr) , i lavoratori vanno presi in senso unitario e le forze del lavoro in senso unitario devono saper interpretare e accogliere, in termini concreti, il loro invito''. ''Ci vuole uno spirito di conciliazione - ha detto ancora - facendo in modo che nella barca ci entrino tutti. Anche se ha precisato che il ''diialogo deve riprendere da dove si e' arrivati, non e' che si puo' cominciare da capo2, Infine nosiglia ha detto di essere disponibile a celebrare messa a Mirafiori se gli dovesse venir chiesto: ''sono disposto a fare qualsiasi cosa nello spirito di riconciliazione''. eg/mar/ss
5. Trento. Usano software pirata: assolti perché liberi professionisti. La Corte di Appello di Trento ha assolto due architetti della Valsugana che utilizzavano nei loro uffici programmi informatici privi di licenza.
Per i giudici, non e’ reato perche’ si trattava di liberi professionisti e non di imprenditori. La sentenza di assoluzione, che ribalta la condanna di primo grado a quattro mesi del dicembre 2009, fa riferimento ad un recente pronunciamento della Cassazione che aveva osservato come la legge sulla tutela del diritto d’autore persegue la semplice detenzione di programmi privi di licenza solo a scopo commerciale o imprenditoriale. Gli architetti pero’ non rientrano in questa categoria essendo liberi professionisti. Per i giudici di Trento quindi, non essendoci duplicazione dei programmi ai fini di lucro, non si prefigura alcun reato. Da qui l’assoluzione dei due professionisti. 15 gennaio 2011 | 16:50

6. O adesso o mai più: salviamo il Catanzaro. Ancora una volta mi sento punto e ispirato a scrivere questo mio appello di semplice tifoso, per cercare di smuovere o sollecitare chi può intervenire e non vuole farlo. Mi sembra così incredibile che nessuno ci tenga più a quello che è stato il fiore all’occhiello di una piccola provincia del sud qual è Catanzaro: la sua squadra di calcio. Ha un sapore così amaro vedere la propria squadra del cuore che sta morendo così miseramente abbandonata da tutti, dopo aver vissuto le storie più belle e appassionate per anni e per migliaia e migliaia di supporters sparsi in tutto il mondo, alla stessa stregua di squadre molto più blasonate nel mondo del calcio. Non mi posso rassegnare che questi giorni che verranno ( giorno 19 c.m. sarà molto probabilmente l’ultimo giorno utile per poter salvare la società), saranno gli ultimi e che quel che più conta, sembra che a nessuno gliene frega un bel niente. La cosa assurda ( molto strano???) è che imprenditori che vengono da fuori provincia o fuori regione, sembrano interessati all’acquisto , ma che poi puntualmente chi per un motivo chi per un altro lasciano perdere e vanno via senza lasciare traccia ( senza spiegarne il motivo). Adesso io mi chiedo: perche?. Eppure ora ci sarebbero tutte le condizioni per acquisire la società: bilancio in regola, debiti tutto sommato non esagerati, la manleva da parte di tutti i soci attuali e soprattutto quello che sino a ieri sembrava l’ostacolo più insormontabile e che adesso non c’è più, cioè poter fare calcio senza i soci attuali.
Da qui il mio appello: è giunto il momento di fare fatti e non più promesse. Farsi avanti adesso, potrebbe rappresentare per qualcuno, veramente un’ occasione unica davanti agli occhi di tutti i tifosi giallorossi che saprebbero essere riconoscenti per sempre, specie se questo qualcuno fosse uno o più imprenditori locali.
Grazie in anticipo a chi raccoglierà questo ultimo appello disperato da parte di tantissimi tifosi giallorossi. (notizia segnalata da Raffaele vellone)
7. Tuteliamo antichi saperi materani. di CARMELA COSENTINO. Dopo i pupi siciliani e la dieta mediterranea, anche l’artigianato artistico materano si candida a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Nello specifico, le candidature riguarderanno tre caratteristiche lavorazioni artigianali: la cartapesta con particolare riferimento alle tecniche di realizzazione del Carro trionfale della festa in onore di Maria Santissima della Bruna, la lavorazione della ceramica e la produzione di fischietti e cucù del maestro Tommaso Niglio e il pane grande di Matera con i timbri del pano in legno e ceramica. Le candidature sono state presentate ieri mattina nella sala consiliare della Camera di Commercio, incontro a cui hanno partecipato tra gli altri, Vincenzo Malfa direttore della Mediateca, Agata Mele del Cna, Giacinto Mingione e Antonio Nobile autore di un volume sui fornai di Matera e sul pane grande che sarà inserito nel dossier di candidatura e si inseriscono in un percorso che la Cna di Matera insieme al Cna nazionale sta portando avanti ormai da un anno.
“Con questa idea - ha detto Leo Montemurro - vogliamo valorizzare quelle produzioni tradizionali che incidono direttamente sulla valorizzazione del territorio. Sul piano operativo si tratterà di lavorare su alcuni dossier di candidatura che devono essere presentati all’Unesco, ci sono delle istruzioni ben precise da seguire e protocolli da rispettare e infine ci sarà il sopralluogo dei funzionari dell’Unesco”.
In questo percorso ricoprirà un ruolo di filtro il Cna nazionale, rappresentato da Luca Iaia, presidente nazionale di Cna artistico e tradizionale che nel corso dell’incontro ha subito puntualizzato. “L’Unesco ha evidenziato che i due terzi del patrimonio culturale, circa il 66 per cento dei beni culturali mondiali, si trova in Italia e che l'Italia spende solo lo 0,6 per cento dei fondi statali per un tutelare il suo patrimonio storico – artistico mentre in altri paesi,come ad esempio la Germania, si investe quattro volte di più. Tra i beni da salvaguardare c’è la lavorazione della cartapesta, i nostri forni a legna e il pane grande, le ceramiche e questo perché l’ar tigianato rappresenta un importante segmento nel quale il 98,9 per cento del totale è rappresentato proprio dalle micro imprese. In questo senso l'Unesco può essere una leva importante e l'iniziativa di Matera può rappresentare un prototipo per altre candidature».

Sostegno all’iniziativa anche dal presidente della Camera di Commercio, Angelo Tortorelli. “Per quanto riguarda il pane- ha sottolineato- abbiamo già lavorato tanto e continueremo a farlo anche con il contributo del Consorzio del pane di Matera. Ma adesso vorremmo anche avere il ruolo da coordinatori dell’associazione della cartapesta arte- Matera, vi annuncio che il Comieco (consorzio per il riciclo della carta) legata al Conai presterà particolare attenzione a queste iniziative e infine lavoreremo sulla candidatura della Festa del 2 luglio a patrimonio Unesco. Sarà un’importante occasione di sviluppo turistico ed economico per la città e per quegli artisti che della cartapesta hanno fatto la loro ragione di vita”.
Naturalmente in questo percorso un ruolo di tutto rispetto occuperà il Comitato della festa della Bruna rappresentato dal neo presidente Francesco Loperfido che ha sottolineato la valenza di un’iniziativa che punta a valorizzare una festa che appartiene a tutta la comunità materana Per Emanuele Mancini, presidente della Cna artistico e tradizionale di Basilicata “è fondamentale coinvolgere questo comparto e riconoscergli il compito importante che svolge per lo sviluppo del territorio. Un settore da 15 anni scomparso dall’agenda politica e che deve recuperare la posizione che gli spetta” considerando, ha aggiunto Montemurro che “parliamo di un comparto che rappresenta 12mila impresa in tutta regione”. 15 Gennaio 2011
8. Tasse locali, in Italia media si paga 1233 euro a persona: Lazio al “top”. Le tasse locali pesano su ciascun italiano per 1.233 euro e i Comuni capoluogo piu’ ”esosi”, sono quelli laziali, che occupano i primi cinque posti della classifica nazionale riferita al 2010. Lo riporta una ricerca della Cgia di Mestre. Al top della graduatoria Rieti, con una pressione tributaria locale pro capite pari a 1.934 euro; seguono Latina, con 1.899 euro e Frosinone, con 1.823 euro. A seguire Viterbo, con 1.803 euro e Roma, con 1.758 euro.
Chiudono la graduatoria nazionale tre comuni capoluogo del Sud: Messina, con 779 euro pro capite, Caltanisetta, con 711 euro e Agrigento, con 672 euro. L’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che ha analizzato il ”peso”, che ricade sui portafogli dei cittadini italiani, della pressione tributaria locale. Questo indicatore e’ definito dalla sommatoria delle entrate tributarie versate al Comune, alla Provincia e alla Regione in rapporto alla popolazione residente. ”Nonostante il forte peso che ricade sulle tasche dei cittadini italiani – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – e’ utile ricordare che rispetto a 5 anni fa, il livello medio delle tasse locali e’ diminuito del 14%. Questo risultato e’ stato ottenuto grazie all’abolizione dell’Ici sulla prima casa.
Appare evidente – prosegue – che nella lettura di questa graduatoria va tenuto conto che nelle realta’ dove si versano piu’ tasse, almeno in linea teorica, i livelli di reddito sono tra i piu’ elevati e anche la qualita’ e la quantita’ dei servizi offerti sono migliori. Insomma, nei territori piu’ ricchi si paga di piu’, ma si riceve anche di piu”’. Per la Cgia, i comuni laziali si trovano nei primi posti della classifica, in quanto l’addizionale regionale Irpef e l’aliquota dell’Irap sono state portate ai valori massimi stabiliti dalla legge. Queste scelte si sono rese necessarie per ripianare il deficit sanitario della Regione.
Inoltre, sia nel Lazio sia nella Lombardia (che vede i suoi Comuni capoluogo piazzarsi nella classifica nazionale subito dopo quelli laziali), hanno sede le principali aziende italiane e gran parte delle multinazionali presenti nel nostro Paese. Questi due aspetti, chiaramente, incidono in maniera molto significativa sul gettito Irap, alzando in maniera determinante il peso della pressione tributaria regionale su queste due Regioni. 15 gennaio 2011 | 16:43
9. Ospedale di Palermo, resta per 72 ore «ricoverata» su una sedia a rotelle: aperta indagine. L'assessore regionale alla sanità vuole sapere perché una donna di 60 anni è stata tenuta in questo stato.
PALERMO - L’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, ha aperto un’indagine interna per accertare eventuali responsabilità nella vicenda di Maria Vitale, una donna sessantenne, ricoverata per 72 ore su una sedia nell’ospedale Civico a Palermo perchè non ci sarebbe stato un posto letto libero. La donna ha raccontato a «La Repubblica» che di giorno faceva esami e terapie, «nel pomeriggio tornavo a sedermi, ma la pressione non è calata e non hanno potuto dimettermi poi mercoledì, si è liberata la lettiga».
L’anziana, con la flebo e accovacciata sulle poltrone dei corridoi, era stata ricoverata dopo una crisi ipertensiva. «Mi sono arrivate diverse denunce da parte di cittadini per gravi disservizi nel pronto soccorso del Civico - spiega l’assessore Russo - Avevamo inviato delle note sull’inappropriatezza dei ricoveri, fatto dei richiami. È assurdo che si verifichino fatti del genere, accerteremo eventuali responsabilità». Russo esclude che esiste un’emergenza-ospedali a Palermo, «l’emergenza è legata alla cattiva organizzazione di uno specifico reparto».
Diversa la versione del responsabile del pronto soccorso del Civico, Vincenzo Pio Trapani, rispetto a quella della paziente. «Alla donna era stata offerta la barella - sostiene il medico - ma l’ha rifiutata, dicendo che non riusciva a stare sdraiata e che per questo avrebbe preferito una poltrona. La signora Vitale è stata assistita al meglio sul piano medico ed è stata sottoposta a una serie completa di esami; ieri, infine, è stata dimessa». Poi sul problema dei posti letto, afferma: «Nei momenti di picco stagionale come questo, con un incremento delle patologie febbrili, occorrerebbero molti più posti letto e barelle. Il problema, però, è un altro: il territorio non ci aiuta. Dove sono i presidi territoriali di assistenza, che dovrebbero fare da filtro all’ospedale?». Intanto, la direzione generale del Civico ha fatto sapere di avere bloccato tutti i ricoveri ordinari, per dare spazio alle urgenze, finchè non verrà ripristinata la normalità.
10. Le cozze tarantine pagano lo scotto della psicosi diossina. di MARIA ROSARIA GIGANTE. TARANTO - Quaranta quintali di novellame proveniente da Taranto e diretto in Sardegna bloccato a Civitavecchia. Un’ordinazione di altri 10-15 quintali di frutti di mare tarantini rifiutata dalla Calabria. Altri ordini bloccati dalla grande distribuzione. Sotto scacco una importante produzione che – fa notare la Confcommercio tarantina - ammonta a circa 50mila tonnellate in 24 mesi.
Il rischio di paralisi del mercato ittico è, dunque, l’effetto immediato dell’allarme lanciato l’altro ieri dagli ambientalisti del «Fondo Antidiossina » e di «Peacelink» che hanno parlato di valori di presenza di diossina e «pcb» ben al di sopra della norma neimitili (ostriche, cozze pelose e cozze San Giacomo) prelevati nei fondali del Mar Piccolo. In un’area inderdetta, però, alla pesca ed alla mitilicoltura.
A nulla sono valsi i «distinguo» e le precisazioni degli ambientalisti stessi: le loro analisi riguardano qualcosa che nulla ha a che fare con ciò che, allevato a norma, finisce sulle nostre tavole, vale a dire le cozze certificate degli allevamenti. E a poco sembrano anche essere servite le rassicurazioni fornite dagli addetti al settore, dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl all’Arpa, sui controlli finora eff ettuati.
Cozze sicure, dunque, ribadiscono le autorità sanitarie e ribadiscono pure i mitilicoltori. Quanto a ostriche, cozze pelose e cozze San Giacomo, quelle in commercio provengono da Francia, Portogallo, Grecia e dall’Adriatico, sotto scorta fino a destinazione dove vengono analizzate prima di essere commercializzate.
«Il 99% di questi frutti di mare (cozze San Giacomo, pelose ed ostriche) venduti sul mercato di Taranto e provincia ha provenienza non locale perché a Taranto non esiste, aggiungiamo purtroppo, una produzione locale significativa», dicono dalla Confcommercio. Ma, tra tante preoccupazioni, una notizia confortante c’è. «Le cozze San Giacomo, che nascono e crescono solo in acque pulite e che, pertanto, sono un indice di salubrità, stanno rinascendo nel Mar Piccolo. Fauna e flora del Mar Piccolo si stanno ripopolando», dice Cosimo D’Andria (Confcommercio mitilicoltori).
Intanto Regione Puglia ed Ilva avvieranno quanto prima un tavolo tecnico che verifichi, in tempi ragionevoli, la fattibilità del campionamento in continuo delle diossine emesse dallo stabilimento. È questo l’esito di un incontro che il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha tenuto con Fabio Riva, vice presidente dell’acciaieria.
Durante l’incontro – informa una nota – si è discusso, tra le altre cose, del campionamento in continuo delle diossine. La Società ha comunicato l’avvio dell’esercizio dell’impianto a carboni attivi che consentirà il raggiungimento del valore di 0.4 (nanogrammi/normal metro cubo) previsto dalla legge regionale. La Società ha garantito che l’Arpa Puglia potrà «in qualsiasi momento e senza alcun preavviso effettuare operazioni di campionamento e monitoraggio della diossina». 15 Gennaio 2011
11. Perde il lavoro e si suicida, a Ragusa. Il protagonista di questo dramma è un commesso licenziato da un supermercato: aveva 30 anni, era sposato e padre di un figlio. RAGUSA - Si è suicidato dopo avere perso il posto di lavoro. Il protagonista di questo dramma è un giovane commesso licenziato qualche settimana fa da un supermercato di Ragusa: la vittima, 30 anni, sposato e padre di un figlio in tenera età, ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nella sua casa estiva di Santa Croce Camerina. A denunciare l'accaduto è il segretario provinciale della Uiltucs, Angelo Gulizia.
Secondo il sindacalista la causa del suicidio sarebbe collegato al licenziamento: "Il dramma del lavoro - dice - ha fatto un'altra vittima. Togliersi la vita a trent'anni è una tragedia di cui non ci saremmo mai voluti, e dovuti, occupare". Del giovane non si avevano più notizie da 24 ore; i familiari ne avevano denunciato la scomparsa. Poi l'amara scoperta.
"Era stato lui stesso - spiega Gulizia - a comunicarci i problemi che stava attraversando sul posto di lavoro. Ogni giorno assistiamo a situazioni disperate che ci convincono che ancora non esiste, da parte dei rappresentanti delle istituzioni e della politica, la reale percezione di ciò che sta accadendo". 15/01/2011

Nessun commento: