martedì 25 gennaio 2011

Notizie Federali della Sera: Speciale V5, veneti virus vasa vasa e vanesio, 25 gennaio 2011.

Sezione Dio lasciaci il Veneto:
1. Treviso. Il prete: Berlusconi è uno spaccone e un virus.
2. Venezia. «Non esaltiamo l’alpino».
3. Padova. Piatto unico, i genitori: solo una volta a settimana.
4. Cgia Mestre. Se tutti i Comuni italiani aumentassero l’addizionale comunale Irpef all’aliquota massima dello 0,8 per cento, per i sindaci ci sarebbe un nuovo “tesoretto” di 2,66 miliardi di euro.
5. Udine. Il Fvg è malato di vecchiaia.

Sezione Toto’, qualunquemente sarai mito:
6. Roma. Primi giorni di Cuffaro in cella.

Sezione Emiliano Zapata Ferrarese:
7. Brindisi. Ferrarese fa la secessione dalla Bit.
8. Brindisi. Ferrarese: Mi gioco tutto per fermare lo scempio.

Sezione vanesio si nasce, poi si progredisce, piano piano:
9. Napoli. Comunali, Mastella: «Io corro da solo».



1. Treviso. Il prete: Berlusconi è uno spaccone e un virus. Don Morlin: «Dai suoi mass media sta infettando la società e devitalizzando le coscienze». MOGLIANO. Prima «l'immondo mercanteggiamento dei voti per uscire indenne dalla sfiducia delle Camere», poi Ruby Rubacuori, il bunga-bunga ed i festini sexy animati da avvenenti ragazze in cerca di successo. Tutti episodi, questi, che «indignano profondamente i cittadini». Don Giorgio Morlin, 74 anni, parroco a Mazzocco, spara a zero contro Berlusconi e contro l'attuale classe politica al governo, chiedendo che la Chiesa prenda una posizione forte contro questi comportamenti. Durante l'omelia di domenica scorsa ha parlato ai fedeli della decadenza dei valori.
«C'è un virus che infetta e che si trasmette tramite quei media che solo lui ha - ha detto il sacerdote - se non ci si ribella, il virus infetta il corpo e lo porta alla morte». I riferimenti sono ben chiari. Don Morlin non è nuovo a prese di posizione scomode contro i vertici politici. «E' una tristissima stagione civile quella che stiamo attraversando. Molti cittadini, credenti in Dio o non credenti, avvertono il bisogno di reagire ad una rassegnata apatia di massa che ha spento la capacità di indignarsi di fronte a quotidiane vicende di corruzione diffusa, di mafiosità che sta infettando anche ampie aree geografiche del nord Italia, di arroganza nei comportamenti collettivi, di smarrimento dell'etica pubblica, di spudorata opulenza esibita da categorie privilegiate a fronte di una gravissima precarietà sociale che intacca il futuro dei giovani, e non solo».
Così inizia la lettera che don Morlin, parroco da 48 anni, attualmente in servizio alla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria a Mazzocco, ha scritto nelle scorse settimane per denunciare quello che a suo dire è «un lento processo di dissolvimento valoriale che avanza inesorabilmente nella coscienza collettiva, diventando prassi comune».
Contro gli scandali. Di questa piaga ne ha parlato anche domenica in chiesa, durante l'omelia della messa festiva. «Niente più scalfisce la collettività - ha detto il prete dall'altare - uno scandalo dopo l'altro, abbiamo fatto la pelle dura. Ma c'è una parte delle persone che è stanca di questi comportamenti da parte dei nostri governanti». I riferimenti sono più che chiari. Le cronache di questi giorni impazzano tra festini sexy a casa del premier Berlusconi, bunga-bunga, escort capitanate dalla bella marocchina Ruby Rubacuori che finiscono in appartamenti di lusso, poi sulle prime pagine, poi nei salotti televisivi.
«E' uno schifo. Sono profondamente indignato non solo per questi comportamenti, ma anche perché assistiamo all'apatia di massa. Non c'è alcuna sollevazione dalla base. Il popolo non si indigna più perché ormai è assuefatto da scandali morali e politici». Secondo il sacerdote della parrocchia di Mazzocco, sta cambiando in modo negativo il Dna antropologico della gente. «Un tempo i valori erano la democrazia, la libertà, la Costituzione, la Resistenza - continua il prete di Mazzocco - oggi la società è completamente cambiata, tutto si basa sullo scontro. Basta accendere la tivù e vedere qualche dibattito per rendersene conto». Non solo.
La fiducia comprata. «Esiste tra la gente un'opinione che riconosce nel ceto politico attualmente al potere l'unico paladino della causa cattolica rappresentata simbolicamente dalla difesa del crocifisso. E invece, è proprio quello stesso ceto politico a togliere spazi vitali e strumenti di cittadinanza alle donne e agli uomini più deboli della società, che sono i veri crocifissi nella carne e nei diritti umani - spiega don Morlin nella sua lettera - A dicembre si è assistito allo spettacolo inverecondo del Governo, protagonista di un avvilente mercimonio con la cosiddetta compravendita dei deputati, con l'unico scopo di favorire il Governo stesso ad uscire indenne dalla sfiducia richiesta da una parte consistente del Parlamento italiano. L'immondo mercanteggiamento ha fatto raggiungere il risultato per appena tre voti».
Critiche a Bagnasco. Il sacerdote di Mazzocco tira in ballo anche i vertici ecclesiastici, che a suo dire ancora oggi non si sono espressi con fermezza davanti ad una situazione di decadenza, anzitutto morale. «Ripetutamente gli italiani si sono espressi con un desiderio di governabilità. Questa volontà, questo desiderio espresso in modo chiaro e democratico deve essere da tutti rispettato e da tutti perseguito con buona volontà ed onestà» aveva detto il cardinale Bagnasco all'indomani del voto di fiducia di metà dicembre che ha confermato il premier alla guida del Paese. «Ma quale governabilità, quale chiarezza, quale democrazia, quale buona volontà ed onestà sono espresse in un'operazione strumentale, che perfino la stampa straniera ha giudicato «vergognosa»? - si domanda il parroco di Mazzocco - quella del cardinale Bagnasco è stata una dichiarazione inaspettata, e subito utilizzata peraltro (e come non poteva essere altrimenti?) da Berlusconi, il quale, con la baldanzosa sfrontatezza che gli è solita, si è premurato di proclamare ad alta voce che:"La Chiesa italiana è d'accordo con me e con il Governo!"». Da qui l'appello che il parroco fa alla Cei. «La Conferenza episcopale italiana deve esprimersi in modo chiaro e deciso, non in modo soft, come fatto finora, contro la disgregazione dei valori - conclude il sacerdote di Mazzocco - il modello Berlusconi sta prendendo le nostre teste, devitalizzandole. Così non si va avanti».
Il caso don Antonio. Intanto domenica a Venezia ha fatto discutere anche un'altra omelia contro Berlusconi, quella di don Antonio Biancotto, parroco di San Cassiano, che riguardo agli scandali recenti ha dichiarato: «Chi ha sbagliato paghi, siamo sconvolti».

2. Venezia. «Non esaltiamo l’alpino». La Chiesa si divide sulle parole del vescovo. Monsignor Mattiazzo ha parlato di missione di guerra, non di pace. Il governatore: «Prima di tutto pietà». Bizzotto: parole gravi e inaccettabili. De Poli: chi dà la propria vita per gli altri è un eroe da celebrare. VENEZIA—Politici e mondo cattolico divisi sulle affermazioni del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo, che sabato aveva invitato a non esaltare come eroi i soldati caduti in Afghanistan. Il presule aveva fatto l’esempio del giovane alpino vicentino Matteo Miotto. «Andiamoci piano con l’esaltazione - aveva detto Mattiazzo -, quelle non sono missioni di pace, i ragazzi vanno lì con le armi, quindi il significato è un altro, non dobbiamo dimenticarlo ». Indignata la deputata leghista Mara Bizzotto, parlamentare europea, che definisce «gravi e inaccettabili le parole del vescovo Mattiazzo». E continua: «Sono esternazioni che offendono la memoria di chi ha perso la vita come Matteo Miotto e dei tanti giovani militari veneti e italiani che ogni giorno sono impegnati per portare pace e democrazia in giro per il mondo». La parlamentare leghista conclude: «Da un vescovo ci si aspetterebbero parole di ben altro tenore e profondità, di fronte alla tragica morte di un giovane dai nobili ideali.
Nonostante le opinioni di Mattiazzo e la sua assenza ai funerali, Matteo era e resta un eroe». Più pacato il presidente del Veneto Luca Zaia, esprime la sua «vicinanza affettuosa e partecipe alla famiglia dell’alpino Miotto». Ma sulle parole di monsignor Mattiazzo, afferma: «Ritengo che l’atteggiamento più saggio sia quello di un sapiente e prudente silenzio». Furibonda la reazione del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ieri era sbottato: «Il vescovo di Padova non conosce la situazione reale. Anche i nostri agenti di polizia, i carabinieri, a volte anche i vigili urbani, sono armati, come i militari che intervengono a tutela della nostra libertà, ma non per questo non meritano il rispetto e l’amore che la gente ha nei loro confronti». Non difende il presule nemmeno Antonio De Poli, coordinatore regionale e deputato Udc. «Come Stato laico è bene dare ai nostri soldati tutta l’attenzione e la solidarietà possibili. Si tratta di missioni di pace a tutti gli effetti - sostiene De Poli - . Miotto come le altre vittime che hanno dato la propria vita per gli altri, sono eroi, è giusto celebrarli». L’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzoccato, invita a «un sentimento di pietà umana e cristiana di fronte alla morte: per le vittime in Afghanistan, militari e civili, serve innanzitutto pietà ». «A Mattiazzo, consiglio un anno sabbatico in Afghanistan», commenta Massimo Calearo Ciman, deputato del Gruppo Misto.
Si schiera dalla parte del vescovo di Padova, invece, padre Franco Moretti, direttore del mensile dei missionari comboniani «Nigrizia ». «Sono contrario all’esaltazione delle vittime in Afghanistan - dice - , userei la parola "eroe" per altri tipi di persone. I mieri eroi non hanno il mitra in mano, sono quelli che muoiono per la pace, ma brandendo la Bibbia, come i sacerdoti, o il bisturi, come i medici missionari. Nella definizione collettiva il termine eroe viene usato anche per i soldati, ma non bisogna certo vantarsi di essere lì con le armi. In questo sono daccordo con monsignor Mattiazzo, in un omelia non userei la parola "eroe", ma "caduto": non ci devono essere coperture etiche per le missioni di guerra». Ci vanno giù pesanti siti e blog cattolici, che attaccano il vescovo di Padova. «Le parole di Mattiazzo appaiono fuori luogo per la mancanza di sensibilità nei confronti di una famiglia colpita dal dolore della perdita di un figlio. Da un pastore non ci si attende retorica, nè una lezione di geopolitica», scrive Andrea Tornielli, direttore responsabile del quotidiano cattolico online «La Bussola». Il settimale di Cl «Tempi», sottolinea: «Non risulta dalla lettura del catechismo che difesa della libertà dei popoli e uso delle armi siano in contraddizione, come vuole fare credere il vescovo di Padova. Come può un vescovo della chiesa cattolica che ha firmato un intesa con lo stato italiano in base al quale lo riconosce e riceve quota delle sue entrate fiscali, assumere una posizione anti-istituzionale come quella che i veri cristiani non dovrebbero portare armi?». E «messainlatino.it», il il più letto blog dei tradizionalisti cattolici, ieri sulla vicenda Mattiazzo, titolava addirittura «La madre degli stupidi è sempre incinta», invitando a protestare contro il presule sul sito della diocesi di Padova.

3. Padova. Piatto unico, i genitori: solo una volta a settimana. Documento in 11 punti presentato al sindaco e all'assessore Piron: trasparenza dei costi, bis libero, controllori attivi. Ecco tutte le richieste del "comitato mense" che incontrerà presto il consiglio comunale. PADOVA. Pasto unico una volta a settimana, frutta tutti i giorni, «riconsiderazione» del biologico, trasparenza sui costi e sulla gestione in vista del nuovo capitolato per il triennio 2011-2013. Ecco le richieste dei genitori all'amministrazione, presentate ieri a Palazzo Moroni. E il comitato tornerà a riunirsi domani sera: «Il nostro obiettivo è il dialogo» dicono i genitori.
IL COMITATO. «Abbiamo consegnato la lettera all'amministrazione. Adesso attendiamo una risposta» racconta Silvia Pellizzaro, una delle mamme che compongono il comitato dei genitori che da diversi giorni sta protestando contro l'introduzione del «piatto unico» nelle mense padovane. E non solo: sono diversi i punti messi sul tavolo della discussione. Undici, per l'esattezza. In attesa di una risposta ufficiale i genitori torneranno a riunirsi domani sera, al circolo «Fahrenheit» di via Tommaseo. «E' importante sottolineare che non siamo politicizzati - sottolineano i genitori - Siamo solo un gruppo di cittadini che stanno cercando di ottenere le condizioni migliori per i nostri bimbi. E la via maestra è quella del dialogo».
GLI 11 PUNTI. Prima di tutto la trasparenza. Nella gestione e nei costi. «Perché un pasto completo il Comune lo paga 10 euro e l'Ikea lo può offrire a meno di 2?» si chiedono i genitori. Ma le richieste dei genitori riguardano anche l'organizzazione dei pasti: stop alla «sperimentazione» del piatto unico tre volte a settimana, voluta dall'assessore Piron. «Nelle mense di Milano è servito tre volte al mese - spiega Silvia Pellizzaro - Noi siamo disposti ad arrivare anche a una volta a settimana». Ma nei piatti dei bambini deve tornare la frutta. Oggi si preferisce la cosiddetta «merenda forte», ovvero quella secca: un pacchetto di crackers oppure di biscotti. E' servita quattro volte a settimana. Solo un giorno su 5 invece i bimbi mangiano frutta e yogurt. Una «dieta» che non convince proprio tante mamme e tanti papà.
LA GUERRA DEL BIS. «Bis libero» potrebbe essere uno degli slogan della protesta. Ai bimbi oggi viene impedito di chiedere un'altra porzione di un piatto che hanno gradito particolarmente. Questione di «prescrizioni delle dietiste dell'Usl», ha spiegato il sindaco Zanonato su Facebook. I genitori però chiedono la possibilità del bis e l'alternativa della pasta in bianco se i bimbi rifiutano un piatto.
TEMPI DI CONSEGNA. Infine tra le richieste anche il ritorno ai tempi di consegna del capitolato precedente. Sì perché ad oggi la ditta può metterci fino a 115 minuti per portare il pasto dal centro di cottura alla scuola. «Vuol dire che un risotto può essere preparato alle 11 e servito all'una: è troppo» esemplificano le mamme.
TORTELLINI. Ieri intanto nelle mense padovane è stato servito il piatto unico: tortellini al prosciutto con pomodoro e un contorno di carote brasate e zucchine trifolate. Il dibattito continua sul «forum» della scuola Cremonese e anche sul sito del mattino: www.mattinopadova.it.

4. Mestre. Cgia Mestre. Se tutti i Comuni italiani aumentassero l’addizionale comunale Irpef all’aliquota massima dello 0,8 per cento, per i sindaci ci sarebbe un nuovo “tesoretto” di 2,66 miliardi di euro. È la stima elaborata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, dopo aver appreso che il governo potrebbe consentire agli 8.100 Comuni, già per il 2011, di sbloccare le addizionali comunali Irpef, ferme dal 2008. Infatti, tra le richieste che i Comuni hanno presentato all’esecutivo per dare l’ assenso al decreto sul federalismo municipale, attualmente in discussione nella Commissione parlamentare, c’è anche lo “sblocco” delle aliquote delle addizionali comunali Irpef. “Una scelta - commenta Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre - che rischia di aumentare il carico fiscale sui cittadini e sulle imprese. A corto di risorse e vincolati dalle disposizioni previste dal patto di stabilità interno, appare abbastanza probabile che molti primi cittadini approfitteranno di questa possibilità per far cassa. Con buona pace, se non si interverrà con meccanismi correttivi, della tanto agognata riduzione delle tasse”. Attualmente sono 6.128, pari al 75,7 per cento del totale, i Comuni che applicano l’addizionale comunale Irpef, con una aliquota media di circa lo 0,422 per cento. (red/mpi) 25 gen 2011 15:01
5. Udine. Il Fvg è malato di vecchiaia: età media di quasi 46 anni. Aumenta la popolazione, ma soltanto grazie agli stranieri. di Renato D’Argenio. UDINE. Gli italiani sono sempre più longevi, ma le nascite continuano a diminuire, eccezion fatta per gli extracomunitari. È la fotografia scattata dall’Istat dopo aver analizzato i principali indicatori demografici 2010. Numeri che fanno del Friuli Venezia Giulia la regione con l’età media più alta d’Italia, dopo la Liguria, e con il saldo naturale fra i peggiori.
La situazione Italia. L’anno scorso, in Italia, la popolazione ha continuato a crescere superando i 60 milioni 600 mila residenti: un tasso d’incremento del 4,3 per mille. Rispetto al 2009, sono in calo tanto le nascite quanto i decessi, ma i primi in misura maggiore dei secondi. Ne consegue una dinamica naturale negativa dello 0,5 per mille. Cala anche la fecondità (1,4 figli per donna), mentre la vita media compie ulteriori progressi: 79,1 anni per gli uomini; 84,3 per le donne con un “guadagno” di quasi 4 mesi rispetto al 2009. Aumentano in modo costante i cittadini stranieri (più 0,6 per mille): 4,5 milioni; il 7,5% della popolazione totale.
Parlavamo di longevità e un altro parametro che va in questa direzione è quello degli ultracentenari che in 10 anni sono triplicati, passando da 5.400 ad oltre 16 mila; e sono in crescita anche i “grandi vecchi”, gli over 85, che ora sono 1.675.000, il 2,8% contro il 2,2% del 2001.
In Friuli Vg. Al primo gennaio di quest’anno, i cittadini del Friuli Venezia Giulia erano 1 milione 236 mila (+1,3 per mille). Gli italiani sono in calo del 2,8%, mentre continua a crescere il numero degli stranieri: 106 mila; l’8,5 per cento della popolazione e un punto più rispetto alla crescita media nazionale: il 7,5%, ma inferiore a quella del Nord-Est: più 10,3%; del Nord: più 10 e del Centro: più 9,7%.
La nostra regione è anche quella con l’età media più alta d’Italia, dopo la Liguria (47,7). Una regione con tanti anziani, pochi giovani e un tasso di incremento della popolazione molto ridotto. In Friuli Vg l’età media sfiora i 46 anni (45,9) contro una media nazionale di 43,5 anni; del Nord-Est di 44,2; del Nord di 44,3. Al Centro la stessa media è ancora di 44,3 mentre nel Mezzogiorno è del 41,9. La popolazione residente in Friuli Vg con età fra gli 0 e i 14 anni è il 12,6% (il 14% in Italia) del totale (155.736); quella fra i 15 e i 64 anni è il 64% (791.040) mentre in Italia è il 65,7%; e quella con più di 65 anni è il 23,4% cioè  289.224 cittadini (la media nazionale è del 20,3%), quasi un residente su quattro. 
La speranza di vita per gli uomini è esattamente in linea con quella nazionale, 79,1 anni. Leggermente superiore quella per le donne: 84,5 anni contro una media-Paese di 84,3. L’anno scorso, poi, il saldo naturale in Friuli Venezia Giulia è stato tra i peggiori d’Italia con i decessi che hanno superato le nascite per oltre 3 mila unità (lo 0,3 per mille dei residenti; la media del Paese è dello 0,5 per mille, come quella del Nord-Est). Soltanto il Molise ha una media decessi superiore alla nostra: il 3,2 per mille.
Il tasso di mortalità è di 11,3 persone ogni mille; il 98,9% sono italiani, l’1,1 stranieri. Il tasso di natalità regionale è di 8,3 nuovi nati ogni mille abitanti, 9,2 la media nazionale; 9,4 nel Nord-Est. Sotto la media nazionale anche il numero medio di figli per donna: 1,37 contro 1,40. Le mamme italiane del Fvg hanno mediamente 1,22 figli ognuna; quelle straniere 2,14, quasi il doppio dei figli. L’età media del parto, sempre nella nostra regione è di 31,7 anni, la media nazionale è di 31,3.t
http://messaggeroveneto.gelocal.it/dettaglio/articolo/3265382?edizione=EdRegionale


6. Roma. Primi giorni di Cuffaro in cella, Mannino gli fa visita. di Giulia Noera. 25 gennaio 2011 - “L’ho trovato visibilmente provato. Ha le occhiaie, il viso sciupato, ed è dimagrito. Eppure è determinato a resistere. Totò è una persona molto forte e di spirito. È consapevole della gravità della condanna e ne sente il peso”. Così il deputato del Pid Calogero Mannino, racconta l’incontro avvenuto ieri nel carcere romano di Rebibbia, tra lui e l’amico di sempre Salvatore Cuffaro. L’ex presidente della Regione Siciliana è in cella da sabato scorso, quando la Seconda sezione penale della corte di Cassazione lo ha condannato a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione del segreto istruttorio.
“Domani (oggi, n.d.r.) gli daranno il numero di matricola – continua Mannino – e quando ci siamo visti indossava un paio di jeans e due maglioni, perché all’interno della cella fa freddo – spiega Mannino – ma nonostante sia angusta, è comunque decorosa. Totò guarda la tv- prosegua l’amico - ma non ha ancora l’autorizzazione per leggere i giornali. Legge però molti libri: io oggi gli ho portato il ‘De consolatione philosophiae‘ di Severino Boezio e ‘La montagna incantata‘ di Thomas Mann.
È molto preoccupato per il dolore della moglie e dei figli - conclude Mannino – e anche su questo punto ho provato a rassicurarlo: la sua famiglia infatti, sta dimostrando una grande forza e sta cercando di reagire”.
Ed è proprio la sua famiglia che raggiungerà Totò Cuffaro stamane: ieri c’è stato il disbrigo delle pratiche burocratiche per l’ingresso nel penitenziario e oggi ci sarà l’incontro con la moglie, i due figli ed il fratello Silvio.

7. Brindisi. Ferrarese fa la secessione dalla Bit. La Provincia di Brindisi va da sola. L'ente si presenterà a Milano col marchio «Filia Solis». L'assessore regionale al Turismo Godelli diffida l'Apt. BRINDISI - «Filia Solis» uber alles. La Provincia di Brindisi affonda l’intesa raggiunta nei giorni scorsi con Taranto e Lecce per andare alla Bit di Milano assieme alla Regione Puglia, stesso stand, unite sotto il marchio «Terre del Salento».
O meglio, il marchio resta, ma alla fine Massimo Ferrarese si è sfilato dal gruppo e si insedierà con un certo numero di Comuni in una casa diversa, richiesta all’Apt brindisina che ha detto sì (costo, 54mila euro). Paradosso dei paradossi, tutto ciò è avvenuto ieri mattina in una stanza del palazzo di piazza Santa Teresa, in un incontro presieduto dall’assessore provinciale Pierino Mita (Pd), mentre a pochi metri di distanza nell’ufficio di Ferrarese le tre Province discutevano di come organizzare eventi comuni a Milano per valorizzare il brand «Terre del Salento», ma sempre nell’ambito della casa-madre Regione Puglia. Doppio gioco? Assolutamente no, avrebbe detto qualche ora dopo Ferrarese ai leccesi sconcertati, che avevano saputo dell’altro incontro. Quella riunione tra Comuni, Provincia e Apt di Brindisi sarebbe nata dalla proposta della stessa, disciolta azienda di promozione turistica, e l’occasione era stata colta per dare più spazio alle imprese che volevano essere presenti a Milano.
E di fatto tutto alla fine rischia di ricadere sulla testa del commissario Apt, Francesco Nacci, al quale l’assessore regionale al Turismo, Silvia Godelli, ha già fatto sapere con una lettera di diffida che nessuno in quello stand in disparte si deve sognare di utilizzare neppure un centesimo di soldi della Regione, tantomeno il logo della Puglia. Quindi i brindisini, auto-isolatisi, si dovranno organizzare con il marchio promosso da Ferrarese, «Filia Solis», e con i propri fondi. Irritazione alle stelle per il Comune di Brindisi, che ha dovuto accettare ma restando delle proprie idee sulla vicenda. Alla fine, lo strappo ci sarà comunque.

8. Brindisi. Ferrarese: Mi gioco tutto per fermare lo scempio. Io favorire l'Enel? Sbagliato. di TONIO TONDO. I campi di fotovoltaico non hanno pietà neanche del Negramaro, il vino dell’eccellenza del Salento, celebrato nelle fiere, premiato dai sommelier e sempre più richiesto dai consumatori. Le campagne di Cellino San Marco, Sandonaci, San Pancrazio, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Mesagne e Brindisi, sono invase e devastate in nome della terra promessa delle energie pulite. Non c’è partita tra silicio e vigneti. Anche molti oliveti sono stati spiantati. Il prezzo della terra è ai minimi, da 12 a 15mila euro ad ettaro. Finora, ogni tentativo per arginare l’ invasione è fallito. Come in passato, quando la terra tra Brindisi e Lecce, è stata teatro di bracci di ferro per insediamenti energetici, vedi la mega centrale Federico II, anche per le energie rinnovabili in questo pezzo di Salento si sta giocando una partita dura e senza esclusione di colpi. Anche il presidente del Palermo calcio, Maurizio Zamparini, vorrebbe piantare le sue bandiere su 80 megawatt di silicio.
«Mi gioco tutto, a cominciare dal ruolo di presidente, ma questo scempio lo devo bloccare». E’ la dichiarazione di guerra da parte di Massimo Ferrarese, presidente della provincia di Brindisi, deciso ad andare fino in fondo. «Qualcuno pensa che io voglia favorire l’Enel? Sbaglia di grosso, intendo solo fermare questa distruzione, ottenere una moratoria e poi decidiamo insieme le cose da fare per salvare il nostro territorio».
Ferrarese le sta tentando tutte. Regole più severe sulla valutazione di impatto ambientale (potere delegato alla provincia), denunce alla procura della Repubblica, incontri con i responsabili della Regione, ma soprattutto informazioni e dati sulla devastazione in atto.
Le cifre superano ogni previsione. Ottocento megawatt già installati, altri mille in pista: da sola la provincia di Brindisi produrrà il 17 per cento di energia nazionale da fonti rinnovabili. Un fiume di soldi si riverserà nelle casse delle società, quasi tutte esterne, protagoniste dell’invasione. Per ogni megawatt è previsto un contributo pubblico di 430mila euro per 20 anni. Moltiplicato per 1500 megawatt si arriva a una cifra incredibile, 12 miliardi 800 milioni. Una finanziaria.
Provincia e regione stanno tentando una radiografia completa dei progetti e delle società. Compito in parte difficilissimo. Per i programmi superiori al megawatt è più agevole perché è necessario il via libera della regione con l’autorizzazione unica. L’impresa è impossibile per centinaia di progetti presentati con la Dia (dichiarazione inizio attività) relativi ad impianti da un megawatt. Sembra che molti di questi progetti, a nome di singole srl, siano in realtà riconducibili a un unico gruppo societario. Il procedimento spedito delle Dia, quindi, è diventato un modo per aggirare le norme con manovre furbesche.
Cosa accadrà quando arriverà il tempo della bonifica dei terreni? «Cose drammatiche», risponde Ferrarese. Non sarà facile indurre le società titolari di Dia ad adempiere all’obbligo della bonifica. «Ai valori attuali - sottolinea Ferrarese - smaltire un megawatt costa 80mila euro. Il rischio è che tante società beneficeranno del contributo e poi spariranno al momento della bonifica. Un esito che grida vendetta».
La vice presidente della giunta regionale, Loredana Capone, che ha anche la delega dello sviluppo economico, dopo un incontro con Ferrarese, ha detto di «condividere» l’allarme. «E’ una calamità - hanno poi detto - che non possiamo arginare se il governo non fissa le quote di energie rinnovabili per ogni regione». L’inerzia di Roma, dopo i ritardi sulle linee guida, ha aggiunto la Capone, ci sta mettendo in grave difficoltà. Sullo smaltimento, poi, la vicepresidente ha annunciato «linea dura».
La Puglia è invasa da società provenienti da tutto il mondo. A chi fanno capo? Risuonano ancora le parole del presidente dell’Antimafia, Giuseppe Pisanu sui rischi di infiltrazione mafiosa. «Dobbiamo alzare la vigilanza», invoca Ferrarese.

9. Napoli. Comunali, Mastella: «Io corro da solo». Niente alleanze pr l'ex Guardiasigilli: «Lavoro per conto mio, voglio dare il mio contributo a Napoli». NAPOLI – Clemente Mastella non ferma la corsa. «Corro da solo al primo turno, al ballottaggio si vedrà», dice in un’intervista al quotidiano Roma. Niente alleanze in vista quindi per l’ex Guardasigilli alle prossime amministrative di Napoli, per le quali Mastella è stato il primo a scendere in campo. «Sono rispettoso delle varie posizioni in campo, ma lavoro per conto mio», aggiunge. Anche perché, sottolinea: «Voglio dare il mio contributo per la città di Napoli, resto sereno e tirarmi indietro significherebbe dare ragione alle intimidazioni ricevute recentemente».
Il riferimento è agli insulti e alle minacce ricevuti da parte di alcuni disoccupati organizzati lo scorso 10 gennaio mentre in compagnia di alcuni componenti del suo partito stava passeggiando per Spaccanapoli, o alla lettera minatorie ricevuta due giorni dopo nel domicilio di Ceppaloni in cui si «proibiva» all’ europarlamentare di candidarsi a sindaco di Napoli. Sulle primarie appena consumate nel centrosinistra Mastella invece è lapidario: «Non cambia nulla, mi lascia indifferente».
L’eurodeputato è convinto infatti, come ha dichiarato qualche giorno fa ai microfoni di Radio 24, che una stagione politica diversa sia all’orizzonte, in quanto lo scandalo «sexy-gate» che ha coinvolto il premier potrebbe a suo dire accelerare la fine di questa stagione, («Quando non c’è più Berlusconi non ci sarà nemmeno il berlusconismo»), ed aprirne una nuova, a cui Mastella sembra già strizzare l’occhio. Francesco Parrella
 



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