mercoledì 12 gennaio 2011

Sanita’, la fregatura federale e’ servita.

Fitto: E’ dal 1996, con Prodi, che il riparto delle risorse registra un forte squilibrio a favore delle aree del Centro-Nord
Antonio Troise
Intervista
Deluso e anche un po' irritato. Il ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, di fatto il portavoce degli interessi del Sud nel governo, non ha digerito l'emendamento al decreto sul federalismo che ha bocciato i nuovi criteri di riparto dei fondi per la sanità.


Criteri che affiancavano al parametro dell'anzianità della popolazione, duramente contestato dai governatori del Sud, quello della povertà e del disagio sociale.
«Pensavo di aver fatto un buon lavoro, incassando anche il disco verde della Lega, al termine di un confronto serrato e intenso nel consiglio dei ministri. Poi, però, è arrivato un emendamento approvato all'unanimità da tutte le regioni, che ha bocciato questa norma e tutto è tornato in discussione».

Hanno votato contro anche le regioni meridionali?
«L'emendamento è passato all'unanimità..».
Come mai?
«Dovrebbe chiederlo a chi l'ha votato. So solo che il decreto attuativo sul federalismo, approvato dal Consiglio dei ministri e che ora è in discussione in Parlamento, avviava di fatto un percorso di riequilibrio nel settore della sanità per eliminare una distorsione nel meccanismo di distribuzione delle risorse nata nel '96».
All'epoca del governo Prodi?
«Si. Il criterio dell'anzianità della popolazione per ripartire le risorse destinate al sistema sanitario è stato inserito, per la prima volta, nella Finanziaria di quell'anno. E, da allora, ogni volta, si riaccende la polemica fra le regioni del Nord e quelle del Sud, che avendo una popolazione più giovane ma anche un maggior numero di poveri e disoccupati, si sentono penalizzate».
Un copione che si sta ripetendo anche questa volta...
«Per la ripartizione relativa agli anni 2011-2012, i criteri sono stati fissati dal Patto sulla Salute siglato l'anno scorso. Spetta alle regioni trovare un accordo, il governo non può intervenire. Ma, il decreto sul federalismo guarda più avanti, cerca di dare una risposta strutturale ad un problema di squilibrio fra le diverse aree del paese che esiste da almeno 15 anni».
Un obiettivo ormai tramontato?
«Cercheremo di reintrodurre i parametri bocciati dalla Conferenza delle Regioni quando il decreto sul federalismo tornerà in Consiglio dei ministri, correggendo l'attuale distorsione nella distribuzione dei fondi».
Anche perchè molte Regioni, a cominciare dalla Campania, rischiano di essere danneggiate due volte: hanno avviato politiche di risanamento ma, nello stesso, continuano ad essere penalizzate nella distribuzione dei fondi. «La linea del rigore non va abbandonata. Ma, insisto, il problema dello squilibrio fra le diverse aree del Paese esiste e va corretto».
 

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