giovedì 10 febbraio 2011

Federali della Sera. Ipotesi di reato tutta praghese, ora emerge anche il falso, l’indagine si allarga a Giulio Tremonti e lo sciacquone (senz’acqua). 10 febbraio 2011.

Sezione ultima cella:
1. Merano. Thomas Sigmund è in carcere a Praga.
2. Treviso. Quella sui documenti non è la mia firma.

Sezione Forza Luis:
3. Bozen. Toponomastica, tutti contro la legge dell'Svp. Ora si torna a trattare.
4. Bozen. Ladinser: "Il bassorilievo di Mussolini deve essere definitivamente rimosso".
5. Udin. Welfare, stop dalla Consulta: discrimina gli stranieri in Fvg.

Sezione ognuno ha i suoi problemi:
6. Pavia. Piccole imprese, 2mila licenziati in un anno.
7. Ripa Teatina. Abruzzo. La vena petrolifera del sindaco.
8. Reggio Calabria. «La Regione promuove il rilancio dell’economia».

Sezione monnezza sul web e sciacquoni senz’acqua:
9. Campomarino. Chieti. Video e risposte real time: il porta a porta spiegato sul web.
10. Giulio Tremonti e lo sciacquone (senz’acqua).
1. Merano. Thomas Sigmund è in carcere a Praga. Rintracciato il noto manager che non dava sue notizie. E a Merano è sotto inchiesta per la gestione di Strymer. MERANO. Il manager meranese Thomas Sigmund è "scomparso" dalla fine di gennaio semplicemente perchè nell'impossibilità di comunicare visto che si trova in carcere a Praga. La conferma ieri sera dopo che sul suo conto si è appreso che anche il pm Igor Secco l'ha indagato per "illecita percezione di fondi pubblici" nella gestione di Strymer. Il noto manager meranese che non dà notizie di sé da una decina di giorni, tanto che la mamma Annamaria - alla quale non ha nemmeno fatto gli auguri di compleanno lo scorso 4 febbraio - ha sporto denuncia di scomparsa alla polizia, si trova insomma in una cella del carcere della capitale ceka. L'ipotesi di reato sarebbe tutta praghese - tanto che finora è sconosciuta alle autorità italiane che hanno già avviato contatti attraverso l'Interpol e l'ambasciata - e priva di alcun contatto con l'inchiesta in corso in Alto Adige per la gestione dei fondi pubblici da parte dell'associazione meranese Strymer. E' di ieri per altro la clamorosa svolta nelle indagini sull'attività dell'associazione di via Zuegg, condotta dal sostituto procuratore Igor Secco che ha portato all'iscrizione fra gli indagati proprio di Sigmund per "indebita percezione di fondi pubblici". La decisione del magistrato sarebbe maturata dopo la deposizione del coodinatore dell'associazione Roman Grünfelder che avrebbe consegnato al magistrato anche della documentazione sulla gestione. Il pm Secco ieri non ha voluto dire di più, ma ha puntualizzato che l'associazione poteva contare su contributi provinciali per 240 mila euro all'anno oltre a contributi extra per corsi di recupero di giovani naziskin. In tre anni avrebbe ottenuto complessivamente altri 95 mila euro. E ieri la procura ha disposto una nuova perquisizione al termine della quale sono stati posti sotto sequestrato i sei computer dell'associazione. Intanto sulla "scomparsa" di Sigmund, oltre alla Digos della polizia ha svolto accertamenti anche l'Interpol che tuttavia ha fatto la scoperta del suo stato di detenzione. L'ambasciata italiana a Praga per parte sua ieri si è limitata a dire, per ragioni di privacy, che «il cittadino italiano Thomas Sigmund si trova a Praga in buona salute». Capitale nella quale gli amici meranesi ricordano che da tempo Sigmund diceva di avere da tempo anche una relazione affettiva. Certo il suo non deve essere stato un viaggio particolarmente comodo considerato che, restituita la sua potente Bmw al concessionario, ha intrapreso il tragitto di circa 700 chilometri a bordo di una piccola Peugeot 208 di colore blu che gli è stata prestata da un amico titolare di un noto autosalone della città. Proprio quest'ultima operazione avrebbe potuto far pensare anche all'insorgere di difficoltà economiche che non gli avrebbero impedito tuttavia di acquistare un appartamento proprio nella capitale ceka, anche se, come dicono gli inquirenti, "è presto per fare un quadro della sua situazione complessiva patrimoniale e finanziaria".
2. Treviso. Quella sui documenti non è la mia firma. Ieri in Procura l'audizione di una giovane A.Mi.De.Vi: l'indagine si allarga. Prestazioni fatturate e mai eseguite, ma anche firme false sui documenti necessari a garantirsi gli accrediti della Provincia.
E' quanto emerge dall'indagine su A.Mi.De.Vi, l'associazione di sostegno ai disabili della vista. Z.M., giovane ipovedente, è stata sentita dalla polizia giudiziaria della Procura. La ragazza si era appoggiata per avere aiuto e contributi all'associazione guidata da Paola Nicoli fino al 2008. Poi aveva smesso, continuando a studiare grazie a strumenti informatici realizzati per sostenere gli ipovedenti.
Una patologia che impedisce di vedere le cose distanti «ma sono capacissima di vedere da molto vicino - dice - e quella che ho visto in Procura, in calce ai documenti con cui A.Mi.De.Vi. aveva incassato i contributi della Provincia, non era assolutamente la mia firma».
E' un elemento pesantissimo nell'indagine avviata dopo l'esposto presentato a gennaio dalla Provincia di Treviso. Fino ad oggi infatti si era parlato solo ed esclusivamente di fatture presentate dall'associazione agli uffici sociale di Sant'Artemio: richieste di pagamento che in base agli accertamenti non erano legate a nessuna prestazione di tipo assistenziale.
Ora emerge anche il falso. «Mi sono trovata davanti carte che dichiaravano come gli operatori dell'associazione mi avessero aiutato per 50 ore al mese per tutto l'anno scorso - dice Z.M. - Una cosa impossibile, visto che ho smesso di avere rapporti con A.Mi.De.Vi. da fine 2008». Ma quel che è peggio, «è che alla base dei carteggi c'era quella che avrebbe dovuto essere la mia firma, e che invece sembrava lo scarabocchio di una bambina di sei anni».
Chi l'ha fatto? E' la domanda chiave. Di certo c'è l'ammontare di tutti i servizi fatturati alla Provincia per l'assistenza alla ragazza durante quel 2010 in cui lei, dice, studiava in casa da sola: 18.000 euro. Il caso si ripeterebbe nei confronti di un altro ipovedente.
Le due inchieste, sia quella interna della Provincia, sia quella giudiziaria della Procura, partono da due casi riscontrati nel 2010. Ma negli uffici si lavora a spron battuto passando al setaccio tutte le fatture, dal 2003 ad oggi.
Sono anni di assistenza sociale, ma soprattutto milioni visto che il solo rapporto tra A.Mi.De.Vi e la Provincia si traduce in fatture per oltre 150 mila euro nel 2005, 270mila nel 2006, oltre 230mila nel 2007, 309.000 nel 2008 e nel 2009 420mila euro.
La giovane, che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel far emergere il caso che sta facendo tremare le Provincia (sotto procedimento disciplinare la responsabile dell'ufficio sociale Antonella Masullo - ora in Regione - e la sua collaboratrice), sottolinea l'importanza di dare pubblicità e divulgazione all'accaduto:
«Qui parliamo di soldi dei trevigiani, di disabili e di una possibile truffa che fa danno a tutti i contribuenti», spiega Z.M.
3. Bozen. Toponomastica, tutti contro la legge dell'Svp. Ora si torna a trattare. BOLZANO. Partiti italiani (dal Pd a Unitalia) e opposizioni tedesche fanno fronte comune: tutti contro il disegno di legge della Volkspartei sulla toponomastica. Il capogruppo della Svp Pichler Rolle: «Pronti a discutere, ma non se l'obiettivo è perdere del tempo» Al terzo tentativo fallito (decisivo ancora una volta l'ostruzionismo dei consiglieri italiani Alessandro Urzì e Donato Seppi), ieri la prima commissione legislativa ha sospeso la trattazione del disegno di legge dell'Svp sulla toponomastica. Questo significa che ora il ddl approda direttamente in aula. La discussione in teoria potrebbe essere inserita all'ordine del giorno già per la seduta del consiglio di fine marzo, ma tutti i partiti chiedono all'Svp di rinviare la trattazione. Toccherà alla Stella Alpina decidere quale delle tre strade scegliere: prova di forza e discussione immediata in aula (ma col rischio di farsi bloccare dall'ostruzionismo), accordo politico per rinviare la discussione di qualche mese oppure ritorno del testo in commissione legislativa per apportare al testo le modifiche che potrebbero portare ad un testo più condiviso.
LA COMMISSIONE. La prima commissione legislativa presieduta da Sepp Noggler (Svp) si è chiusa con un nulla di fatto. «È una decisione - riferisce Noggler - che abbiamo preso di comune accordo. I rappresentanti del centrodestra italiano e della destra tedesca si sono detti disponibili ad ulteriori colloqui. Il clima è positivo e questo fa ben sperare». Seppi e Urzì hanno chiesto un rinvio di sei mesi, ma l'Svp ha detto no: «Tecnicamente il testo ora arriva in consiglio, ma resta da vedere - spiega ancora Noggler - se la trattazione avverrà davvero oppure se ci sarà un rinvio».
I PARTITI ITALIANI. Il centrodestra italiano non ha mollato di un centimetro: «L'ostruzionismo mio e di Fli - dice il consigliere di Unitalia Donato Seppi - ha di fatto congelato il ddl sulla toponomastica. L'Svp si è dovuta arrendere, ma noi siamo comunque disponibili al dialogo, a patto che la comunità italiana non ne esca penalizzata». Sulla stessa linea Alessandro Urzì: «Sì al confronto per trovare una soluzione di buona volontà, ma nel pieno rispetto della toponomastica italiana. Se in consiglio l'Svp deciderà di rinviare la discussione, questo confronto potrà partire, altrimenti lo scontro sarà totale, a partire dal nodo della presidenza del consiglio». Un nodo non secondario, visto che un presidente Svp potrebbe essere più incline a bloccare l'ostruzionismo in aula rispetto ad un presidente del consiglio italiano. Morde il freno anche il Pd: «No a forzature, a maggior ragione in questa fase», avverte il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini. Il giudizio sul ddl dell'Svp è chiaro: «Così com'è non va bene e non possiamo votarlo. Chiediamo anche noi una pausa per tornare a discutere e cercare una soluzione condivisa».
LA DESTRA TEDESCA. Ulli Mair (Freiheitlichen) è chiara: «Anche noi siamo contro il disegno di legge e consigliamo allo Svp di evitare inutili forzature. Però evitiamo trattative segrete, la discussione dev'essere trasparente. I partiti italiani fanno fronte comune, è quello che chiediamo anche all'Svp che deve sedersi al tavolo con noi. La nostra proposta resta quella di prevedere il bilinguismo quando c'è una percentuale minima di abitanti dell'altro gruppo linguistico». Eva Klotz (Sf): «Il ddl dell'Svp non va bene, via i toponimi inventati da Tolomei».
LA VOLKSPARTEI. La patata bollente resta in mano all'Svp. Il capogruppo Elmar Pichler Rolle dice sì al dialogo, ma non vuole perdite di tempo: «Le destre tedesche almeno hanno già presentato proposte concrete, mentre i partiti italiani finora hanno saputo dire solo no. Se il rinvio serve per trovare una discussione possiamo parlarne, ma se si vuole solo evitare che la politica e quindi il consiglio faccia il proprio dovere affrontando questa questione, non ci stiamo».
4. Bozen. Ladinser: "Il bassorilievo di Mussolini deve essere definitivamente rimosso". Il vicesindaco sostiene la soluzione radicale: risolvere una volta per tutte il problema. BOLZANO. «La soluzione migliore per risolvere in maniera definitiva il problema è rimuovere il bassorilievo di Mussolini a cavallo dal palazzo che ospita gli uffici finanziari». Klaus Ladinser, vicesindaco di Bolzano, preferisce la soluzione radicale al compromesso suggerito dal presidente della Provincia Luis Durnwalder. Quest'ultimo, per cercare di smorzare le critiche che arrivano, oltre che dal gruppo italiano, anche dal mondo della cultura sia italiano che tedesco, ha deciso di lanciare un concorso di idee che chiede ai partecipanti di "rendere non più visibile il bassorilievo": le proposte dovranno arrivare entro il 7 marzo, perché l'obiettivo è di procedere speditamente e risolvere una volta per tutte la questione "relitti fascisti". Artisti, storici, architetti di entrambi i gruppi sono contrarissimi alla rimozione del Duce a cavallo, ma non condividono neppure l'idea di coprirlo e quindi di nasconderlo. La soluzione, suggerita dal mondo della cultura, è quella di lasciare il bassorilievo lì dove sta da oltre 50 anni perché anche le generazioni che verranno sappiano cos'è successo in questa terra. Ovviamente, chiedono che l'opera di Piffrader venga spiegata con delle tabelle e da più parti si auspica venga inserita in un Percorso della memoria: un itinerario tra monumenti che dovrebbe consentire ad italiani e tedeschi di approfondire la storia dell'altro gruppo. Un'occasione per conoscersi meglio e superare, forse, antiche divisioni.
Assessore Ladinser, perché - di fronte al polverone sollevato dall'ipotesi di rimuovere il bassorilievo di Piffrader - lei insiste?
«Ma perché è inutile girare intorno al problema: non è ammissibile che nel 2011, nella civilissima Bolzano, sulla facciata principale del palazzo che ospita gli uffici finanziari, continui ad esserci Mussolini a cavallo. È una cosa semplicemente inaccettabile in qualsiasi altra parte del mondo. La cosa assurda è che siamo qui ancora a discuterne».
Per Durnwalder però sarebbe sufficiente una copertura.
«Non tutti abbiamo le stesse idee. Ma ritengo che se il duce a cavallo non viene tolto e messo in un museo, il problema non si risolverà mai. Perché anche se coperto, Mussolini sarà sempre lì».
La sua proposta però rischia di creare ulteriori tensioni tra i gruppi.
«Infatti la soluzione va trovata con il gruppo italiano».
Gran parte del mondo italiano lo ha detto e ripetuto più volte in questi giorni di essere contraria alla soluzione radicale.
«Lo so. Ma dobbiamo credere che sia possibile trovare un accordo condiviso. Anche perché non posso pensare che tra gli italiani ci sia ancora qualcuno che si identifica con l'effige del duce. Un'ipotesi di questo genere mi spaventerebbe».
A parte le reazioni di una parte dei politici italiani e dei cittadini, sono in particolare gli storici, gli artisti, gli architetti di entrambi i gruppi, a sostenere che sarebbe un grave errore rimuovere il bassorilievo, ovvero un pezzo di storia di questa terra.
«So che i rappresentanti del mondo culturale la pensano in maniera diversa, ma non si può ignorare il fatto che per la popolazione di lingua tedesca, che vive in questa terra, il duce a cavallo rappresenta un'offesa e una ferita mai rimarginata. E comunque il valore artistico dell'opera resta: semplicemente il duce invece di essere sulla facciata di un palazzo pubblico, sarà in un museo». Forse, bisognerebbe fermarsi un attimo a riflettere. «No, questo è il momento giusto per risolvere la questione». (an.ma.)
5. Udin. Welfare, stop dalla Consulta: discrimina gli stranieri in Fvg. di Paolo Mosanghini. La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge regionale del 2009 voluta dal centro-destra. La legge sotto accusa anche da parte dell’UE. UDINE. La Corte Costituzionale boccia la legge sul welfare della Regione Fvg, che indica i requisiti per l’accesso ai servizi. Le disposizioni creano «discriminazioni». E l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha fatto sapere che «l’Ue ha messo sotto osservazione anche la legge regionale sulla famiglia» perché «il criterio preferenziale fondato sull’anzianità di residenza in Italia» potrebbe essere incompatibile con il divieto di discriminazioni.
Welfare. La Corte ha dichiarato l’illegittimà costituzionale dell’articolo 4 della legge regionale 6 del 2006 modificato con la legge regionale 24 del 2009 dalla maggioranza di centrodestra. Il testo di legge, si legge nella sentenza, «introduce inequivocabilmente una preclusione destinata a discriminare tra i fruitori del sistema integrato dei servizi concernenti provvidenze sociali fornite dalla Regione i cittadini extracomunitari in quanto tali, nonchè i cittadini europei non residenti da almeno trentasei mesi». Allo stesso tempo, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale avanzata dal Governo solo in riferimento alla violazione dell’articolo 97 della Costituzione sul buon andamento della Pubblica amministrazione.
Un provvedimento fortemente voluto dalla Lega nord. Il capogruppo Danilo Narduzzi replica: «Rimaniamo fermi nella nostra convinzione che vadano aiutati prima i cittadini residenti, soprattutto in tempi di crisi. Ribatteremo dal punto di vista giuridico la sentenza della Consulta». «La sentenza sarà esaminata, ma la nostra posizione è chiara: andiamo avanti. Non capisco - ha aggiunto Narduzzi - perchè in altre realtà, come a Bolzano, disposizioni legislative che introducono previsioni simili non incontrano ostacoli contrariamente a qui». Della questione, ha annunciato Narduzzi, «sarà investita la coalizione di maggioranza», formata da Lega, Pdl, Udc e Gruppo Misto, «che dovrebbe riunirsi martedì prossimo».
Famiglia. L’Asgi ha denunciato la normativa sulla famiglia alla Commissione europea ritenendo che il criterio di priorità a favore dei nuclei familiari in cui almeno uno dei genitori sia residente in Italia da almeno otto anni costituisca una discriminazione indiretta vietata dal diritto europeo nei confronti dei cittadini di altri Paesi dell’Unione europea. La Commissione europea - ha reso noto l’Asgi - attende ora la risposta delle autorità regionali per poi decidere se avviare una procedura preliminare di infrazione.
L’assessore regionale alla Famiglia Roberto Molinaro ha precisato: «Al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione o richiesta di notizie da parte dell’Unione Europea sulla normativa regionale che disciplina gli interventi a sostegno della famiglia e della genitorialità. Tale legge, che innova alcuni istituti disciplinati dalla legge regionale 20 del 2005 (servizi per la prima infanzia) e dalla legge regionale 11 del 2006 (sostegno alla famiglia e alla genitorialità), non introduce alcun nuovo criterio di residenza per l’accesso alle prestazioni sociali, ma si limita a prevedere una priorità ai “residenti” solamente nei casi in cui l’accesso alle prestazioni avvenga tramite graduatoria e in essa figurino richiedenti che si trovano a parità di punteggio. Di fatto quindi si tratta di un mero criterio di precedenza peraltro non ancora applicato, né operativo».
«È tuttavia il caso di ricordare - ha continuato Molinaro - che detto criterio di priorità non si applica a Carta famiglia, assegni di natalità, sostegno alle locazioni e agli interventi per le famiglie numerose, che sono regolati da altre norme e da specifici requisiti di residenza. In proposito - ha sottolineato l’assessore - ricordo che, a seguito delle ordinanze emesse dal Tribunale di Udine, la Regione ha avviato un approfondimento tecnico-giuridico per verificare la compatibilità di tali disposizioni con l’ordinamento nazionale e comunitario. Dall’esito di tale verifica discenderanno le eventuali decisioni di merito da parte dell’amministrazione regionale».
6. Pavia. Piccole imprese, 2mila licenziati in un anno. Cassa integrazione ordinaria esaurita da un'azienda su quattro. PAVIA. L'economia provinciale non accenna a riprendersi, anche se guardando solo al numero di ore di cassa integrazione ordinaria richiesta dalle aziende a gennaio verrebbe spontaneo tirare un sospiro di sollievo.  Se infatti la cassa ordinaria si ferma a 100mila ore a gennaio 2011, 70mila in meno rispetto a dicembre 2010 e meno di un terzo rispetto al mese di novembre, non si ferma l'esplosione della cassa straordinaria e in deroga. E l'unico settore per ora immune (o quasi) dalle richieste di cassa è quello chimico farmaceutico dove, tuttavia, si registrano anche casi di instabilità: a fine 2011 si attendono le decisioni sulla localizzazione della produzione alla Merck di Pavia, mentre la Farcopa a novembre aveva chiesto la mobilità volontaria a 8 dipendenti.   In difficoltà ancora il settore metalmeccanico, falcidiato da ormai più di due anni di crisi di ordinativi, l'artigianato e l'edilizia che sconta un mercato immobiliare ancora a livelli di gran lunga inferiori al 2007.
«In due anni in provincia di Pavia sono stati licenziati quasi 4600 lavoratori, senza contare i fallimenti e i contratti non rinnovati», attacca Renato Losio, segretario generale della Camera del Lavoro. Nell'anno appena concluso sono stati 2378 i dipendenti licenziati, 167 in più rispetto all'anno precedente. «Il dato preoccupante - segnala Losio - è che crescono soprattutto i licenziamenti nelle imprese con meno di 15 dipendenti: sono stati 1943, corrispondono all'82 per cento del totale». Un tessuto che si disgrega sempre più velocemente: i licenziamenti in un anno sono cresciuti dell'11%, mentre nelle aziende più grandi si è licenziato molto meno.
«Siamo in una fase ancora dura - spiega Carlo Gerla, segretario generale Cisl - anche se rallenta l'utilizzo degli ammortizzatori sociali». Se il ricorso alla cassa ordinaria è calato del 50% in un anno, la cassa straordinaria è passata da 650mila ore del 2009 a 3 milioni e 112mila nel 2010 e la cassa in deroga è più che raddoppiata, passando da 1 milione 630mila ore del 2009 a 2 milioni 453mila ore del 2010. «Inoltre - aggiunge Gerla -, un'azienda su quattro tra quelle che hanno diritto alla cassa integrazione ordinaria ha esaurito le 52 settimane a disposizione». E per quelle con meno di 15 dipendenti ora resta solo quella in deroga, che però, avvertono i sindacati, «E' stata finanziata solo fino al 31 marzo».  Conclude Losio: «La cassa in deroga non basta a limitare l'emorragia delle piccole imprese e gli ammortizzatori tradizionali stanno giungendo al termine. Le aziende sono arrivate ormai al bivio in cui devono decidere che cosa fare: purtroppo non ci sono segnali di controtendenza». Anzi. Dal metalmeccanico la crisi si sta allargando ai settori più legati ai consumi, come commercio e servizi.
7. Ripa Teatina. Abruzzo. La vena petrolifera del sindaco. Antonello Antonelli L'estrazione di idrocarburi sul territorio provinciale non pare essere più un tabù: dopo la stagione delle proteste e dei cortei, anche la politica torna ad interrogarsi sul tema. Già il presidente della Confindustria, Paolo Primavera, aveva rotto il «muro del silenzio», seguito pochi giorni fa dai sindacati, ed ora è l'assessore provinciale e sindaco di Ripa Teatina, Mauro Petrucci (Udc a destra nella foto), che apre uno spiraglio nel dibattito: «Se la decisione – si chiede Petrucci – sull'insediamento Eni ed il discorso petrolio fosse stato chiuso troppo in fretta? Più sull'onda dell'emotività che dopo un'attenta ed accurata disamina di tutte le ragioni dei fautori sia del no che del sì? Questo non significa aver cambiato improvvisamente idea. Per obiettività ed onestà intellettuale vorrei ascoltare anche le ragioni di chi è favorevole. Non possiamo, infatti, ignorare che ad oggi la progettazione, realizzazione e conduzione di impianti a rischio inquinamento possono avvalersi di nuove tecnologie e sistemi di sicurezza efficaci. Così come è innegabile che grossi problemi di inquinamento, che interessano le nostre zone, spesso sono determinati dall'uso sconsiderato e superficiale di fitofarmaci, abbandono dei loro contenitori e di altro materiale inquinante. Quindi, perché scartare a priori una opportunità di investimento, a costo zero per gli abruzzesi, per la realizzazione di un vero porto mercantile ad Ortona, per riqualificare la rete viaria, di infrastrutture e per concordare gli interventi a sostegno dello sviluppo turistico?».
8. Reggio Calabria. «La Regione promuove il rilancio dell’economia». Giovedì 10 Febbraio 2011 07:37 Redazione desk. Antonio Caridi. REGGIO CALABRIA - Presentata a Reggio Calabria la manifestazione "I prodotti enogastronomici e le aziende produttive della aree protette" che si svolgerà a Cinquefrondi i prossimi 11, 12 e 13 marzo. Nell’ambito dell’iniziativa, organizzata dell’Associazione Italiana Comuni dei Parchi, si svolgerà anche un convegno a cui prenderanno parte sindaci, amministratori di aree protette e produttori provenienti da ogni area geografica del Paese. La tre giorni, che gode del sostegno dell’assessorato regionale alle Attività produttive, porrà al centro dell’attenzione la tipicità e le eccellenze della Calabria e «intende segnare una nuova cultura rispetto alle esigenze dei mercati nell’epoca della globalizzazione». Oltre al momento convegnistico, l’avvenimento sarà caratterizzato da una mostra di prodotti alimentari e artigianali provenienti delle aree protette. In tale contesto la Regione Calabria svolge un ruolo primario, grazie alle risorse naturali ed ambientali e al ricco paniere di prodotti agroalimentari, ormai richiesti dal mercato. L’happening è stato presentato, nella sede del consiglio regionale, dall’assessore regionale alle Attività Produttive Antonio Caridi e dal presidente dell’Associazione Italiana Comuni dei Parchi Michele Galimi. Antonio Caridi, come in altre occasioni, ha sottolineato la necessità del confronto, peraltro in atto, tra «la classe politica e l’imprenditoria per una strategia comune in grado di rilanciare le aziende calabresi e, di conseguenza, rafforzare il tessuto economico della nostra regione». L’assessore Caridi ha poi sottolineato come l’agroalimentare e l’artigianato siano due «eccellenze apprezzate sia a livello nazionale che internazionale, ma che esse, spesso, sono poco conosciute in Calabria. Questa strategia la stiamo mettendo in atto, anche attraverso l’attuazione di misure per aiutare gli artigiani a proseguire la loro attività». A tal proposito ha ricordato lo snellimento della procedure che permettono, attraverso la rete nata da un accordo con i comuni, l’avvio un solo giorno di un’attività imprenditoriale. La Calabria, sempre nel contesto di questa strategia, non si presenterà divisa alle manifestazioni fieristiche in programma in Italia e all’estero. «Attraverso la concertazione tra gli assessorati, abbiamo stilato - evidenzia l’assessore - un calendario perché riteniamo che a queste fiere bisogna prendere parte tutti assieme. Sono molto soddisfatto - ha concluso Caridi - per il riconoscimento dei nostri prodotti, iniziando da Shangai fino al Mafef dei giorni scorsi. Dall’appuntamento di Milano siamo riusciti a portare una trentina di aziende calabresi e tutte sono riuscite a chiedere importanti contratti».
9. Campomarino. Chieti. Video e risposte real time: il porta a porta spiegato sul web. Dal filmato col saluto del sindaco alle spiegazioni in tempo reale su dove va gettato un qualsiasi rifiuto. Il Comune di Campomarino non si ferma ai 9 incontri pubblici coi cittadini e per preparare al meglio l’avvio della raccolta differenziata lancia sul portale istituzionale una speciale sezione che cerca di dare risposte ai dubbi della gente. Un’organizzazione dettagliata che fa a pugni con quella di altri paesi dove l’informazione dei residenti è stata quasi totalmente ignorata.
Un videomessaggio del sindaco, l’eco-calendario scaricabile in un clic, la risposta in tempo reale a ogni dubbio sulla destinazione di un qualsiasi rifiuto. Non c’è che dire, il sito del Comune di Campomarino è anni luce avanti rispetto a tutti gli altri paesi che in questi giorni stanno prendendo confidenza con la raccolta differenziata a domicilio. Per chi ha un minimo di confidenza col web, di problemi ce ne dovrebbero essere ben pochi. Ma l’amministrazione Cammilleri ha pensato un po’ a tutti e per preparare al meglio la cittadinanza ha programmato qualcosa come nove incontri pubblici. Alla faccia di chi ne ha programmato a malapena uno e magari anche dopo il via.
Manco fosse una corsa a chi arriva primo, i paesi dell’Unione dei Comuni stanno partendo a giorni di distanza uno dall’altro con la rivoluzione del porta a porta. Non tenendo conto di San Martino, che la differenziata ce l’ha ormai nel sangue, i primi allo start sono stati San Giacomo e Ururi, cui hanno fatto seguito Portocannone e Petacciato. Larino si è data un altro mese di tempo, mentre Guglionesi prepara i mastelli per lunedì 14. A Campomarino se ne parlerà il 28 e nelle prossime due settimane i residenti entreranno in una sorta di “centrifuga” fatta di incontri mirati sul tema. Nove incontri divisi per quartieri, categorie di cittadini e zone. Da Ramitelli al lido, Cammilleri e i suoi saranno al fianco della Tekneko per spiegare nei dettagli il porta a porta.
E come se non bastasse, l’amministrazione comunale ha messo a punto una speciale sezione sul sito internet istituzionale che prova a rispondere a ogni domanda che possa passare per la testa ai cittadini. Si va dal filmato col saluto del sindaco, che invita tutti a «impegnarsi per migliorare la cura dell’ambiente» ai video esplicativi su utilità e modo di utilizzo della raccolta porta a porta. C’è l’eco-calendario scaricabile in pochi secondi, l’area in cui inviare segnalazioni e tutti i riferimenti cui rivolgersi. La parte più importante, nonché originale, è quella in cui si può digitare una tipologia di spazzatura ricevendo immediatamente la risposta sul bidone cui lo stesso rifiuto è destinato.
Insomma un’organizzazione pensata nei minimi dettagli, come forse era giusto fare anche negli altri comuni. E invece a no. A Petacciato, tanto per dirne una, l’unico incontro pubblico è stato talmente partecipato che più della metà dei presenti è rimasto fuori dalla porta e non ha appreso praticamente nulla. A Guglionesi hanno fatto di più: l’assemblea pubblica l’hanno programmata per il 16 febbraio. Tre giorni dopo il via. (Pubblicato il 10/02/2011)
10. Giulio Tremonti e lo sciacquone (senz’acqua). di Walter Giannò - 10 febbraio 2011 - “Manca l’acqua in tutte e due i bagni della carrozza. Se ci fosse sarebbe meglio“. Così Giulio Tremonti ha rimproverato Mauro Moretti, l’amministratore delegato di Trenitalia, passeggero su un Intercity diretto a Reggio Calabria.
Se n’è accorto, quindi, anche il ministro dell’Economia che, magari, avrà preso spunto dall’inchiesta de “Il Sud” sull’Alta Lentezza. Scriviamo, infatti, a pagina 12, all’interno dell’articolo “Napoli – Palermo: il treno si è fermato a Eboli“, a proposito dei servizi igienici: “Ne abbiamo controllati tre, perché Agatha Christie insegna che è il numero perfetto di indizi necessario per giungere ad una prova. Cominciando dai due che si trovano ai punti esterni della carrozza numero 6, notiamo che l’uno è chiuso, servizio fuori uso; l’altro è aperto ma: Il rubinetto non restituisce acqua quando si preme il pulsante apposito (e questo lo ha scoperto anche Tremonti, n.d.r.). Lo stesso dicasi per lo scarico del water (chissà se il ministro ci ha dato un’occhiata, n.d.r.).”.
Le conseguenze, quindi, sono facilmente immaginabili: “puzza nauseante e galleggiamento di escrementi in laghi di urina”. Ed abbiamo pure le prove: il video (cliccate qui). C’è da dire, però, che il ministro Tremonti (e da qui ‘La pupiata‘), come si legge sul Corriere della Sera, ha espresso nel complesso un giudizio positivo: “Temevo peggio, è anche abbastanza pulito. Tutto sommato è dignitoso”.
Peggio di cosa? Di un treno di Mumbai (con tutto il rispetto e l’affetto per gli indiani)? Dignitoso? Perché almeno arriva a destinazione?
Ah, dimenticavamo: il viaggio al Sud del ministro Tremonti si è interrotto in Calabria, a Lamezia Terme. Lo aspettiamo dalle nostre parti per fargli conoscere le ‘meraviglie delle ferrovie siciliane, per esempio sulla tratta Modica – Palermo, e le altre infrastrutture ancora di là da venire’.
O forse, per la Sicilia, si fida solo di Gianfranco Micciché, Stefania Prestigiacomo e dei rigassificatori vari?

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