giovedì 10 febbraio 2011

Vendola: ci tolgono i soldi nostri per gestirli loro

Bersani: scossa? No, è solletico. Vendola: hanno rubato i fondi Fas.
ROMA - A lui il premier Silvio Berlusconi si era rivolto, nella lettera al Corriere, per una «scossa» bipartisan all’economia. Ieri davanti alle misure approvate dal consiglio dei ministri, Pier Luigi Bersani sbarra la porta, già chiusa, al dialogo con il governo. «Sono misure astratte che non fanno neanche il solletico, un’operazione di distrazione che non serve al rilancio», attacca il leader Pd che sfida l'esecutivo ad approvare una lenzuolata di 41 liberalizzazioni anche se proprio ieri il presidente del consiglio ha bocciato la prima ondata liberalizzatrice dell’ex ministro come «inutile».


Nel mirino delle opposizioni, finisce soprattutto l’annuncio della riforma dell’art.41 della Costituzione sulla libertà di impresa. In primo luogo perchè, come sostiene Walter Veltroni, «non si cambia la Carta a colpi di maggioranza ». Ma soprattutto perchè i vantaggi pratici per le imprese sarebbero minimi.
E comunque, come rileva Nicola Rossi in un’editoriale sul sito della fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, non immediati visti i tempi parlamentari per la modifica. Per Bersani, «è come buttare la palla in corner, anche negli anni del boom economico c'era questo articolo e l’Italia è cresciuta». Riforme che per l’ex ministro del governo Prodi hanno un nome famigliare: liberalizzazioni.
Da oggi una lenzuolata di 34 proposte, dagli ordini professionali all’apertura del mercato dell’energia fino all’abolizione del Pra, campeggia sul sito dei Democratici, aperto a «idee» dei cittadini. Il Pd, certo, non si illude che il governo le faccia proprie, visto che, sotto forma di emendamenti o ddl, molte delle proposte sono state già bocciate in Parlamento.
Ma l’obiettivo è, come ribadisce Bersani, dimostrare che il Pd «è un partito di governo» pronto a tornare alla guida del paese se «Berlusconi toglie l'Italia dall’imbarazzo e sgombra il campo così che le forze politiche e sociali possano occuparsi dell’Italia e non di Arcore». Il refrain delle opposizioni è che il presidente del Consiglio deve dimettersi.
«Ci aspettavamo – osserva il leader Udc Pier Ferdinando Casini – dei provvedimenti veri ed invece siamo di fronte ai soliti spot. Così non si può andare avanti».
E Antonio Di Pietro parla di «ennesima presa in giro con comportamenti alla Wanda Marchi».
E sull'inefficacia delle misure Bersani scommette: «Se arrivano all’1,5% del pil prendo il saio e vado ad Arcore a piedi. Con le manovre proposte, secondo me, non smuovono neanche l’0,15%».
Per Vendola che attacca Fitto, «il Mezzogiorno è stato già derubato dei tanti miliardi di euro dei fondi Fas, oggi rischia di vedersi sottrarre tutte le risorse della finanza straordinaria e comunitaria, dopo che hanno razionato e diminuito le risorse di quella ordinaria».
«Sotto questo punto di vista – ha concluso Vendola – quelle del ministro Fitto non sembrano auspici ma minacce. Del resto siamo davanti al ciclico annuncio di un Piano per il Sud che non pare avere nessun altro contenuto se non quello di ricentralizzare le risorse: ci tolgono cioè i soldi nostri per gestirli loro».
Dal fronte degli industriali, la Marcegaglia non vede un impatto immediato.
 

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