martedì 12 aprile 2011

Federali-Mattino. 13 aprile 2011. Mafia. Ci sono uomini-cerniera in grado di collegare l'illegalità criminale alle aziende. Significa poter fare profitti ingenti, rapidi, spesso in nero. A Nord è la mafia dei colletti bianchi, in giacca e cravatta.----Ventimiglia. A complicare il quadro le dichiarazioni del ministro dell’Interno francese Claude Gueant che ha annunciato lo schieramento a Mentone di «una compagnia della guardia repubblicana a rinforzo della polizia». Il motivo? Controllare «il rispetto delle regole della convenzione di Schengen.------ Zaia: E' giusto valutare l'uscita dall'Unione Europea.---- Zaia non si arrende: autonomia a Belluno.

Forza Oltrepadani:
San Marino, nuovo fisco a giugno.
San Marino. Economia reale, un altro mese no.
Bozen. Europa e tradizioni, la Regione distribuisce oltre 4 milioni di contributi a pioggia
Bozen. Studio Pasdera, gli ospedali altoatesini sforano di 42 milioni
Bozen. Disoccupazione giovanile: Alto Adige e Trentino le zone più virtuose d'Italia
BELLUNO: STOP AL REFERENDUM
Belluno. Zaia non si arrende: autonomia a Belluno
Venezia. La Regione approva il budget della sanità, criteri speciali per Belluno
Udin. Trasporti, Friuli in rivolta. Honsell: siamo penalizzati

La padania del difendiamoci noi:
Venezia. Zaia: «E' giusto valutare l'uscita dall'Unione Europea»
Frattini: «Avanti nell'Europa, l'Italia è troppo piccola»
Brunetta: «Solitudine imprese fa sorridere. No al passato quando pagava Pantalone»
Modena. Il prossimo anno scolastico? Sarà strage di insegnanti
Modena. Bper e Confindustria: 30 milioni per le imprese
Parma. Le cooperative: "Difendiamo l'italianità di Parmalat per le sue ricadute economiche"
Ferrara. I delusi del Pdl scrivono a Berlusconi
Vicenza. Lavoro: in Veneto ora meno aziende in crisi
Padova. Mafie, dossier su Padova: «Esposte economia e aziende»
Bologna. Rette asili, Tarsu e mense

Barroso paga la cambiale:
Roma. Immigrati, Barroso apre uno spiraglio
Tunisi. Barroso: «Tunisi deve accettare i i rimpatri»
Padova. Immigrati, Zaia: "In Veneto ospitalità diffusa".
Bologna. Arrivano i profughi: 80 in provincia di Modena
Bologna. Profughi: la Regione anticipa un milione per le spese
Ventimiglia. Migranti, dietrofront dalla Francia per un pass inutile
«Ventimiglia, tappo dell’Italia del nord ovest»


San Marino, nuovo fisco a giugno.
Trasparenza tributaria. Al debutto l’Imposta sul valore aggiunto
12/04/11 11:13
[Italia Oggi] Arriverà entro giugno la riforma tributaria di San Marino. I tecnici del governo stanno lavorando alacremente a una nuova ossatura della fiscalità della Rupe pensata per garantire maggiore equità a cittadini e imprese, allargando la base imponibile e valutando la possibilità di introdurre l’Imposta sul valore aggiunto (Iva). «Per troppi anni la nostra economia è stata sinonimo di opacità», ha ammesso il Segretario di Stato all’Industria, Marco Arzilli. «Adesso è arrivato il momento di dare una sterzata al Paese. E a dimostrazione di questo, abbiamo messo in atto una serie di interventi che hanno rotto col passato indirizzando San Marino nella direzione indicata dall’Ocse». Prima fra tutte, la determinazione dell’esecutivo di passare al setaccio l’effettiva attività delle imprese per mettere alla porta le società di comodo e le scatole vuote che hanno trovato sulla Rupe una dimora sicura. «Esiste una legge che risale agli anni 60 che dispone la possibilità da parte del Congresso di Stato di sospensione o revoca di tutte le società che danneggiano l’immagine della Repubblica. Peccato che nessuno, fino a oggi, avesse pensato di applicarla. Per questo abbiamo istituito un nucleo speciale di polizia deputato a verificare la reale attività delle società registrate sul Titano». E i dati sono eclatanti. Soltanto nel 2010 sono state 339 le imprese che hanno chiuso i battenti sulla Rupe. E molte altre saranno costrette ad abbandonare il Titano, in maniera volontaria o per ordine delle autorità. Gli otto ufficiali dell’Ufficio Centrale di Collegamento (CLO) diventeranno dieci a partire da luglio e saranno chiamati a scandagliare il sistema economico richiedendo documenti e fatture che accertino l’effettivo lavoro delle società sul Titano. E coloro che faranno resistenza a presentare alle autorità quanto richiesto, saranno soggetti a una sanzione compresa tra mille e 10 mila euro, prima di passare la parola al Consiglio di Stato per valutare l’eventuale pregiudizio arrecato dalla società all’immagine di San Marino. «Oggi sulla Rupe c’è una trasparenza sconosciuta fino a qualche anno fa», ha continuato Arzilli. «C’è qualcuno che ha parlato di 3.200 scatole vuote ancora attive nel paese. In realtà si tratta di un numero del tutto inventato. A oggi sono rimaste soltanto pochissime società che operano senza dipendenti diretti. Ma serve comunque maggiore chiarezza su questi temi. Per questo stiamo pensando di raggruppare le norme fatte di corsa negli ultimi tempi, per consentire una lettura più semplice della legge». E cosa dire del problema dei frontalieri? «Si tratta di lavoratori che vivono da sempre in un limbo perché non sono regolati da un accordo specifico tra Italia e San Marino», ha continuato Arzilli. «Per questa ragione, sarei disposto a scendere a patti col governo di Roma sottoscrivendo un accordo specifico, magari scorporato da quelli parafati e non firmati. Ma per arrivare a un’intesa è necessario essere in due. E fino a questo momento non abbiamo registrato una grande collaborazione da parte dell’Italia».
Gabriele Frontoni
Italia Oggi

San Marino. Economia reale, un altro mese no.
Chiudono altre 17 imprese, rispetto al 2010 -457.
12/04/11 11:06
[Voce di Romagna] L’economia reale quella dà lavoro e crea ricchezza nel Paese continua a segnare il passo. Febbraio è un’altro mese dove i segni negativi svettano su quelli positivi. L’Ufficio Programmazione Economica e Centro Elaborazione Dati e Statistica rende noti i primi dati statistici su popolazione, imprese, occupazione/disoccupazione e turismo. Continua il trend decrescente delle imprese che la 28 del mese si fermano a 5.810, -17 unità rispetto a gennaio e -457 unità – rispetto a febbraio 2010. Nel corso dell’ultimo anno, i settori che hanno registrato il maggior decremento sono i seguenti quelli delle attività immobiliari, informatica e servizi alle imprese che hanno registrato un calo di 260 unità; seguono il commercio 112 chiusure; le ìndustrie manifatturiere 40 e il settore delle costruzioni e impianti con 18 imprese. Avanza la disoccupazione. Se fino ad un paio d’anni fa la parola disoccupazione era pressoché sconosciuta in Repubblica, ora sta raggiungendo numeri che nulla hanno da invidiare all’euro zona considerata la limitatezza della piccola Repubblica anche in termini di risorse autosufficienza. I lavoratori dipendenti totali al 28 febbraio sono 19.457, con un decremento rispetto a febbraio 2010 di 434 lavoratori. Nel corso dell’ultimo anno il settore privato e il settore pubblico hanno registrato una diminuzione, rispettivamente di 394 e 40 lavoratori dipendenti. Anche i lavoratori indipendenti sono diminuiti di 18 unità. Il tasso di occupazione totale ha perso 2,23 punti nell’ultimo anno, mentre il tasso di occupazione interna ha perso 0,66 punti mettendo in evidenza come il maggior calo dell’occupazione si sia verificato nei frontalieri. Questa tesi trova conferma anche nel fatto che il calo dell’occupazione è stato proporzionalmente superiore alla crescita della disoccupazione. I disoccupati totali e i disoccupati in senso stretto sono aumentati rispettivamente di 128 e 124 unità da febbraio 2010 a febbraio 2011. Dei 604 disoccupati in senso stretto presenti al 28 febbraio 2011, 245 hanno un’età compresa tra i 20 ed i 29 anni, mentre, come titolo di studio, 233 hanno il diploma di maturità e 110 hanno la laurea. Relativamente ai dati su occupazione e disoccupazione, “un confronto corretto- sottolineano dall’Upeceds – è possibile solo prendendo come riferimento sempre lo stesso mese di anni differenti, in quanto tali dati risentono della stagionalità”. Segno più nel turismo. E’ l’unico dato positivo a febbraio 2011 il flusso turistico è stato pari a 55.356 visitatori con un aumento del 1,7% rispetto allo stesso mese del 2010. Completano di dati statistici i numeri sulla popolazione residente che è di 31.900 unità, 12 in più rispetto a gennaio e 26 in più rispetto a febbraio 2010. La popolazione presente, che rispetto alla popolazione residente comprende anche le persone con permesso di soggiorno, è pari a 33.179 unità, 26 in più rispetto al mese precedente e 171 in più rispetto a febbraio 2010. In conclusione, la fotografia di febbraio mette in luce il costante indebolimento dell’economia reale e un progetto di rilancio così come gli accordi con l’Italia non si vedono all’orizzonte.
Voce di Romagna

Bozen. Europa e tradizioni, la Regione distribuisce oltre 4 milioni di contributi a pioggia
TRENTO. A sostegno delle iniziative europee che saranno realizzate nel 2011 da Comuni, enti o associazioni, la Giunta regionale del Trentino Alto Adige, riunita a Trento, ha stanziato 1.302.869 euro per soggetti che operano in provincia di Trento e 1.525.850 per quelli che hanno sede in provincia di Bolzano. Complessivamente sono 302 le iniziative finanziate.
In questo campo rientrano, fra gli altri, gli interventi tesi a rafforzare fra i giovani l'identità culturale europea, anche attraverso lo studio delle lingue, le attività di ricerca di scambio e di approfondimento volte a promuovere l'integrazione, i gemellaggi fra i Comuni o altri enti europei e la collaborazione transfrontaliera e interregionale.

La Giunta regionale ha inoltre stanziato 669.430 euro per la provincia di Bolzano e 869.800 euro per quella di Trento per la concessione di patrocini finanziari a istituzioni, enti e associazioni che realizzeranno, nel 2011, attività ritenute di particolare importanza per la Regione. In questo ambito rientrano tutte le iniziative che abbiano per oggetto la valorizzazione, il recupero, la tutela e la promozione della specificità del patrimonio culturale, storico e socio-economico delle popolazioni. Le iniziative possono concretizzarsi in manifestazioni, convegni, congressi, sfilate tradizionali, commemorazioni e celebrazioni. Complessivamente, fra Trentino e Alto Adige, sono 228 i patrocini finanziari concessi.

Bozen. Studio Pasdera, gli ospedali altoatesini sforano di 42 milioni
I vertici dell'Asl unica hanno presentato i dati dello studio Pasdera che confronta i costi dei sette ospedali provinciali con altri italiani. Dall'indagine è emerso che l'Alto Adige spende 42 milioni più degli altri (il 15% in più). Il direttore generale Andreas Fabi ed il direttore di Dipartimento Florian Zerzer non hanno fornito dati ospedale per ospedale spiegando che il confronto, a tutti oggi, sarebbe fuorviante: «Allo stato attuale i dati sono ancora parziali e per questa ragione sia l'Assessorato che l'Azienda sanitaria ritengono che debbano ancora essere controllati ed integrati prima di essere resi pubblici». Cresce la protesta dei sindacati.

Bozen. Disoccupazione giovanile: Alto Adige e Trentino le zone più virtuose d'Italia
BOLZANO. L'assessore provinciale al Lavoro, Roberto Bizzo, commentando soddisfatto i dati sulla minor disoccupazione giovanile resi noti dal quotidiano ''Il Sole 24 Ore'' sottolinea come essi confermino che la Provincia ha intrapreso la via giusta con il sistema formativo e la politica del lavoro aprendo ai ragazzi altoatesini buone opportunità sul mercato del lavoro.

L'Alto Adige risulta, infatti, essere al primo posto in Italia, seguito dal Trentino. Nel confronto a livello comunitario, però, si registra un posizionamento leggermente più basso nella classifica, come pone in evidenza il direttore della Ripartizione lavoro, Helmuth Sinn.

A differenza dello studio elaborato dal centrro ''Datagiovani'' che indica una posizione al 74. posto, l'Alto Adige si attesta al 30. posto su un totale di 315 regioni europee. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono all'anno 2009, in cui sono maggiormente evidenti gli effetti della crisi economica.

Bizzo fa notare come la disoccupazione giovanile in provincia di Bolzano presenti un livello della metà rispetto alla media nazionale e si attesti ancor più al di sotto rispetto a quella europea. Sia l'assessore Bizzo che il direttore di Ripartizione Sinn sono fiduciosi che l'Alto Adige possa ancora dire la sua con posizioni al vertice per quanto attiene la minor disoccupazione giovanile in campo europeo e che i dati relativi al 2010 presentino un ulteriore miglioramento.

BELLUNO: STOP AL REFERENDUM
Il Comitato: «Abbiamo già un piano B ma questa non è certo democrazia»
I promotori rispettano la sentenza della Cassazione che ha dichiarato illegittimo il referendum per l'annessione al Trentino Alto Adige, senza arrendersi: «Combattiamo la rassegnazione»
BELLUNO. «Che nessuno pensi che ci fermeremo». Chi si aspettava di trovare il Comitato promotore del referendum provinciale in lutto, si sbaglia, perché i ragazzi sono arrabbiati sì, ma ancora carichi.
«La nostra iniziativa era una lotta contro la rassegnazione dei bellunesi di fronte alle continue delusioni. Oggi la prendiamo con filosofia, quella tipica bellunese, ma domani ripartiamo, perché abbiamo già un piano B», dice Moreno Broccon, uno dei portavoce del Comitato.

«Andiamo avanti, con altre forme, che comunicheremo a tempo debito».
Un filo di rabbia però ci sta: «Come al solito i bellunesi vengono trattati da cittadini di serie B, perché non possono nemmeno esprimersi, scegliere liberamente cosa votare». In effetti, almeno all'apparenza, la sentenza della Cassazione sembra entrare già nel merito del post voto, dando per scontato che i bellunesi direbbero sì al distacco.

«Ci hanno fatto aspettare tanto per cercare una scusa», continua Broccon, «per legittimare il no al referendum e ora siamo alle solite: un territorio (quello bellunese) che oltre a vivere svantaggi storici pesantissimi, deve osservare quanto enormi siano i privilegi dei vicini. Noi non possiamo nemmeno esprimerci. Se questa è democrazia!».
«In questa Italia», aggiunge Alfonso Liotta, «vengono rispettati di più gli arroganti di chi cerca di migliorare le proprie condizioni sociali seguendo le vie legali».

Il Comitato comunque rispetta la sentenza, come precisa Diego Cason: «Le sentenze vanno sempre rispettate, avevamo già deciso questa linea: accettare qualsiasi responso della Corte. Ma oltre all'aspetto tecnico c'è anche il cuore. Non si può dimenticare che in questo Paese è lecito fare falso in bilancio o andare con le minorenni, purché si abbia abbastanza potere».

Cason ora fa appello al Parlamento: «L'attuale architettura istituzionale nacque in un momento in cui il Paese andava pacificato, ma oggi non è più adeguata e va riformata. La sentenza della Cassazione non toglie che le forze politiche possano rimuovere ogni ostacolo. L'azione parlamentare sarebbe la via maestra, ma se l'attesa si prolunga, non servirà più perché la montagna si sarà spopolata. Mi domando dove sta il potere in democrazia». Cason non esclude, in prospettiva, una cascata di referendum comunali: «Se il percorso unitario non è praticabile, nessuno può negare l'azione dei singoli Comuni», che però finora non sono riusciti ad andare
da nessuna parte.

Immediata la reazione dei politici: «E' una decisione che va contro le aspettative non solo del comitato promotore e delle migliaia di cittadini che avevano aderito alla raccolta di firme per il referendum, ma della stragrande maggioranza dei bellunesi che vedono così frustrata la loro possibilità di potersi esprimere e di rivendicare una più piena e forte autonomia per la provincia di Belluno», commenta il consigliere regionale del PD, Sergio Reolon. «Quest'atto non deve porre la parola fine alle aspirazioni bellunesi ma anzi deve spingerci a perseguire con forza, coesione e unità la strada di una legge costituzionale di autonomia per la provincia di Belluno. La forte esigenza di autogoverno del territorio montano non può essere soffocata».

Belluno. Zaia non si arrende: autonomia a Belluno
12/04/2011 16:57
BELLUNO - Il no della Cassazione all'ammissibilità del referendum per il passaggio della provincia di Belluno al Trentino Alto Adige secondo il presidente del Veneto, Luca Zaia, non sposta di una virgola la questione. «Il nostro obiettivo - ha detto - non cambia, anzi questo pronunciamento ci sarà di stimolo ulteriore per dare risposte ai bellunesi. Risposte nei fatti, e cioè nel nostro Statuto».
Questo perché, ha sottolineato Zaia «siamo pienamente in sintonia con la richiesta di specificità del territorio bellunese e perché riteniamo che l'autonomia sia un diritto per tutti e quindi, se qualcuno la invoca, ci sono le vie giuste per ottenerla».

Venezia. La Regione approva il budget della sanità, criteri speciali per Belluno
VENEZIA. La Giunta regionale del Veneto ha approvato il riparto sanitario per il 2011. L'hanno annunciato, nel consueto incontro post-Giunta con la stampa, il presidente, Luca Zaia e l'assessore alla sanità, Luca Coletto.

''L'idea di fondo - ha spiegato Zaia - è quella di indicare ai direttori generali delle Asl i budget prima che l'anno sia concluso, per un migliore controllo della spesa''. ''Il riparto - ha illustrato Coletto - è stato approvato in via provvisoria alla stessa cifra dello scorso anno (la cifra da distribuire ammonta a 7.857 milioni di euro, ndr). L'elemento catalizzante è il criterio, approvato dal Ministero e studiato per soddisfare le necessità di alcune zone, come Venezia, Rovigo e Belluno, tenendo conto della dispersione del territorio e delle realtà di zona lagunare o montana, pur non riproponendo i precedenti criteri di maggiorazione delle quote con riferimento alle specificità territoriali, limitando così la forcella''.

Per avere omogeneità, ha spiegato l'assessore, il 75% viene quindi ripartito in base alla popolazione pesata per età e il 25% per quota capitaria. E' stata dunque tenuta in conto anche l'anzianità della popolazione, ''per sostenere - ha sottolineato Coletto - le cure agli anziani in maniera corretta''. Zaia e Coletto hanno ricordato che da domani saranno a Roma per il riparto sanitario nazionale.

''Se otterremo più risorse - ha dichiarato il presidente - le canalizzeremo per nuovi stanziamenti''. ''Le aspettative - ha concluso l'assessore - sono tante e faremo una fiera opposizione al criterio della deprivazione, che e' legato al sociale e nulla ha quindi a che vedere con la sanita'''.

Udin. Trasporti, Friuli in rivolta. Honsell: siamo penalizzati
di Cristian Rigo
Il Comune chiede più fondi per bus e corriere: Udine e Pordenone ricevono meno di quanto dovrebbero
UDINE. «Riequilibrare la distribuzione dei fondi regionali per il trasporto pubblico locale». Per il sindaco Furio Honsell è questa la priorità da inserire in agenda per garantire un servizio ottimale in tutta la provincia.

«Poi - dice ancora - siamo pronti anche a dare il nostro contributo per individuare nuove forme di finanziamento, pure private, e sostenere così particolari iniziative. Ma non possiamo immaginare che siano i Comuni a farsi carico del trasporto pubblico finanziando linee e servizi. Già siamo dovuti intervenire per far fronte ai tagli alla scuola e al sociale».

La proposta del vicepresidente della Provincia, Fabio Marchetti, che aveva invitato i Comuni a seguire l'esempio del Pasianbus (il collegamento sperimentale per raggiungere l'ospedale voluto e finanziato dal Comune di Pasian di Prato), sembra quindi destinata a cadere nel vuoto. Almeno per il momento. Per Honsell infatti l'idea è positiva, ma prima «c'è da risolvere il problema dell'iniquità nella distribuzione dei fondi», come sostiene anche il presidente della Provincia, Pietro Fontanini, secondo il quale la conferma degli stessi stanziamenti a tutte le Province da parte della Regione è «inaccettabile».

E come Honsell e Fontanini la pensano anche molti Comuni friulani delle Province di Udine e Pordenone che sono quelle più penalizzate dall'attuale criterio di distribuzione. «E' curioso però - fa notare Honsell - che Fontanini chieda riequilibri alla Regione nelle vesti di presidente della Provincia e non si faccia sentire con i "suoi" assessori regionali o con il presidente del Consiglio regionale, visto che è anche segretario regionale della Lega Nord».

In questa "battaglia" però Provincia e Comune sono dalla stessa parte e la richiesta indirizzata all'assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi, è una sola: rivedere la distribuzione dei fondi. Per quest'anno infatti sono stati confermati gli stessi stanziamenti del 2010 con un piccolo aumento per tutti. Alla Provincia di Trieste sono stati assegnati 47,53 milioni di euro, a quella di Udine 39,53, a quella di Pordenone 18,70 e a Gorizia 15,04 per un totale complessivo di quasi 121 milioni. Il che significa che Trieste ha a disposizione 55 chilometri per abitante, Gorizia 38, Udine 29 e Pordenone 24.

«Abbiamo denunciato questa situazione da tempo - ricorda Honsell - e riteniamo sia giusto mettere fine a privilegi basati su criteri storici di distribuzione dei fondi che non hanno alcuna giustificazione logica prendendo in considerazione il numero di abitanti e l'estensione delle Province». Per Provincia e Comune di Udine insomma aver confermato gli stessi fondi senza aumentare il costo dei biglietti è sì un ottimo risultato in un periodo di crisi come questo (molte regioni hanno ridotto i budget e/o aumentato le tariffe di bus e corriere), ma non è sufficiente per poter migliorare il servizio.

Venezia. Zaia: «E' giusto valutare l'uscita dall'Unione Europea»
Il governatore: «Bisogna dare un segnale importante. E torniamo a boicottare i prodotti francesi. Sono stato il primo a farlo»
VENEZIA - «Bisogna dare un segnale importante alla Francia e all’Europa, valutando seriamente la possibilità di uscire, da Stato fondatore, dall’Unione Europea». Lo ha dichiarato il presidente del Veneto, Luca Zaia, tornando sul tema degli sbarchi dei profughi dal nord Africa. «Non sono euro-scettico - ha proseguito - ma euro-arrabbiato, perché l’Europa ha perso in questa occasione la possibilità di dimostrare il suo valore come entità politica: se serve solo per proteggere gli ogm, è meglio chiamarsene fuori. Quella a cui stiamo assistendo oggi è un’autentica porcheria».

Secondo Zaia «l’Europa non riesce a muoversi davanti ai suoi Stati membri, non riuscendo ad essere cassa di compensazione né dando coordinamento e scaricando il fenomeno migratorio direttamente sull’Italia, non mostrando così coerenza e non rispettando gli accordi». «Il problema - ha osservato - va invece risolto chiedendo all’Europa la libera circolazione con il permesso temporaneo. Se si pensa all’Italia come a una sorta di prima accoglienza a cielo aperto si sbagliano di grosso». Zaia, riferendosi poi all’attrito tra Italia e Francia sempre sull’accoglienza degli immigrati, ha rilanciato l’idea del boicottaggio ai prodotti d’oltralpe.

«Sono stato il primo a lanciarlo - ha detto, abbozzando un sorriso - e il meno 66% nel consumo di Champagne lo considero un grande merito. Boicottare i prodotti francesi significa dire che non esiste un’oasi di pace al di là della frontiera di Ventimiglia, che tra parentesi non esiste più. E spero che tutti i clandestini si ritrovino sotto casa di Sarkozy, dandogli una lezione, visto che in molti arrivano in Italia solo per passare in Francia». Un’ultima critica il presidente veneto l’ha riservata a Masssimo D’Alema. «È stato mal consigliato: confondere questa vicenda col Kosovo è sbagliato, visto che si tratta di vicende non paragonabili, non essendoci stati allora barconi, ma essendo arrivati i kosovari a piedi dall’ex Jugoslavia». (Ansa)

Frattini: «Avanti nell'Europa, l'Italia è troppo piccola»
Il dietrofront del ministro degli Esteri dopo le critiche mosse da Maroni all'Ue
MILANO - Dopo l'amarezza delle parole del ministro dell'Interno Roberto Maroni «Che senso ha restare ancora nella Ue?» che riflettevano il mancato appoggio europeo all'Italia sul tema dell'emergenza immigrazione, ora dal governo italiano arriva un secco dietrofront. «Senza l'Europa l'Italia sarebbe troppo piccola» ha osservato infatti il ministro degli Esteri Franco Frattini arrivando in Lussemburgo per il Consiglio esteri della Ue ed intervenendo sulla questione sollevata lunedì dal ministro Maroni. «Avanti nell'Europa - ha aggiunto Frattini - facendo valere un ruolo europeo che purtroppo non c'è stato».

RUOLO EUROPEO - Lunedì il ministro Maroni ha detto che l'Italia deve lasciare l'Europa, lei cosa ne pensa? hanno chiesto i giornalisti a Frattini. «Non credo che il ministro Maroni abbia detto che dobbiamo lasciare l'Europa», ha risposto Frattini. «Ha espresso la sua forte delusione in un momento di delusione, di ira e di rabbia che possiamo comprendere, ma dobbiamo avere nervi saldi», ha aggiunto il capo della Farnesina. «L'Europa è e sarà per noi una straordinaria opportunità: l'Italia senza l'Europa sarebbe non solo talmente piccola da essere insignificante ma non in grado di affrontare le grandi sfide. Quindi avanti nell'Europa», ha rimarcato Frattini. «Ma facendo valere un ruolo europeo che purtroppo non c'è stato in questa vicenda», ha sottolineato ancora Frattini.

INTERESSI ITALIANI - «Condivido le parole del presidente Napolitano. Io sono un convinto europeista. Non si deve scherzare con l'Europa, ma neppure con gli interessi dell'Italia» ha concluso Frattini.

ALFANO - Diversa invece la posizione del ministro della Giustizia Angelino Alfano a proposito dello "strappo" di lunedì sull'immigrazione. «Lunedì è stata costruita una brutta pagina» ha detto Alfano. Il ministro italiano anche lui dal Lussemburgo ha sottolineato che «c'è un problema di mancanza di solidarietà» però «bisogna fare distinzione tra istituzioni europee e singoli stati». «Quello che abbiamo rilevato, e lo ribadiamo è l'assenza di solidarietà tra gli stati» ha affermato ancora il ministro Alfano. Richiamando quanto detto da Maroni, i cronisti gli hanno quindi chiesto: meglio soli o male accompagnati? «L'Europa - ha risposto Alfano - è nata sempre sui processi di crisi. Non è stato un cammino che non ha conosciuto di momenti di crisi. Comunque lunedì è stata costruita una brutta pagina».

Brunetta: «Solitudine imprese fa sorridere. No al passato quando pagava Pantalone»
Il ministro a Marcegaglia e Marchionne: lo Stato ha speso
in cig 15 miliardi per operai delle imprese in ristrutturazione
ROMA - «Sorrido. Sorrido perchè prima la mia amica Emma Marcegaglia accusa il Governo di aver lasciato sole le imprese, poi dice, quando il Governo interviene, perchè magari non si trova qualche capitano coraggioso per salvare un'impresa, è meglio che facciamo da soli. La solitudine non è un opinione». Così il ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta, ha risposto alla leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenendo a "La telefonata", la rubrica di Maurizio Belpietro in onda all'interno di Mattino Cinque, su Canale 5.

«Il concetto di solitudine - ha detto Brunetta - non si configura con una logica economica. Emma Marcegaglia può e deve chiedere al Governo che le imprese siano, per esempio, aiutate nella semplificazione burocratica o per l'esportazione, ma poi le imprese devono fare da sole, perchè questo si chiama mercato». «Cosa voleva - ha proseguito Brunetta - Emma Marcegaglia, che si ritornasse al passato? Che si ritornasse agli incentivi, e ce ne sono già tanti, ulteriori incentivi. Cosa voleva Marchionne che si tornasse al passato che quando c'erano i profitti se li teneva Agnelli e quando c'erano perdite li doveva pagare Pantalone? Vedo molta confusione».

Sul caso Pomigliano, Brunetta ha aggiunto: «È mancato il Governo per che cosa? Doveva forse il Governo metterci dei soldi oltre quelli messi per la Cassa integrazione. In questi anni abbiamo speso dai 10-15 mld euro per cassa integrazione e cassa integrazione in deroga. Sono soldi di tutti per pagare gli stipendi a operai con imprese che ristrutturano, questo è serio ma non se le imprese se ne vanno in Cina». «Il caso della Fiat - ha sottolineato il ministro - è stato un caso utile, sono stati messi soldi per la Cassa integrazione ma poi il capitale privato ci ha messo in propri. Di più cosa vogliamo, tornare al panettone di Stato?».

La "frustata" economica tra due settimane. La frustata all'economia promessa dal ministro Brunetta e ricordata dalla leader di Confindustria Emma Marcegaglia, «arriverà tra due settimane». «Ha ragione Marcegaglia a chiedere al Governo che faccia il suo dovere per far funzionare il Paese ma tutti, il Governo compreso, - ha detto il ministro - controllano gli imprenditori che investano e non scappino in Cina, che non delocalizzino, che reinvestano gli utili nell'impresa o se vanno in giro a giocare alla finanza creativa». «Sono pronto a dare conto punto su punto e anche sulla "frustata" che -ha sottolineato Brunetta- arriverà tra due settimane. Però se le imprese controllano il Governo, il Governo dirà la sua sulle imprese per quanto riguarda la cassa integrazione, l'uso degli investimenti e anche il coraggio nel fare gli imprenditori».

«Se non interveniva il Governo a cambiare qualche regoletta sul caso di Parmalat, Parmalat - ha aggiunto il ministro - andava ai francesi e magari non era neanche un male». E sull'intervento del Governo a difesa del marchio contro Lactalis, Brunetta ha proseguito: «A me non piace ma se i francesi lo fanno contro di noi, per simmetria è bene che lo facciamo anche noi nei confronti dei francesi. Il Governo ne avrebbe fatto volentieri a meno se ci fosse stata una bella cordata di capitani coraggiosi amici di Emma Marcegaglia a rilevare le quote di maggioranza Parmalat. È probabile che ci sia questa cordata, bene che sia così, se non c'era però il governo a dare un aiutino Lactalis era già proprietaria di Parmalat».

Modena. Il prossimo anno scolastico? Sarà strage di insegnanti
Le scuole modenesi di ogni ordine e grado avranno 137 insegnanti in meno rispetto a oggi (-1,8 per cento), ma 814 studenti in più. Lo affermano i sindacati Cisl Scuola, Flc-Cgil, Uil e Snals di Modena, che hanno esaminato i dati dell'Ufficio scolastico regionale
MODENA. Il prossimo anno scolastico le scuole modenesi di ogni ordine e grado avranno 137 insegnanti in meno rispetto a oggi (-1,8 per cento), ma 814 studenti in più. Lo affermano i sindacati Cisl Scuola, Flc-Cgil, Uil e Snals di Modena, che hanno esaminato i dati dell'Ufficio scolastico regionale relativi all'anno scolastico 2011-2012 e che domattina incontrano il prefetto per denunciare la situazione.

I tagli più pesanti, sottolinea un comunicato sindacale, avverranno nelle scuole secondarie di secondo grado, che perderanno settanta docenti. "Le superiori sono le più penalizzate anche perchè vivono il momento di confusione della 'riforma Gelmini', che sarà in vigore anche nelle seconde classi, mentre procede il taglio trasversale voluto dal ministro dell'Economia Tremonti nel triennio- dicono i sindacati- Se consideriamo che gli studenti aumenteranno di 200 unità circa, sicuramente si va verso un aumento del numero dei ragazzi per classe, con tutte le ripercussioni negative sulla qualità della didattica e dell'offerta formativa. Inspiegabilmente, poi, non è stato concesso il liceo musicale al Sigonio, che vanta un numero di iscritti più che abbondante per poter partire con una classe prima".

Se le superiori piangono, le medie non ridono. Alle scuole secondarie di primo grado, infatti, sono previsti 42 prof in meno a fronte di 421 studenti in più. Ciò significa l'impossibilità di mantenere il tempo prolungato (non erogato già quest'anno in diverse scuole medie, per esempio quelle di Formigine) e, come per le superiori, l'aumento del numero di studenti per classe. Situazione difficile anche alla scuola primaria (elementare), dove ci saranno undici posti di lavoro in meno e 193 alunni in più.

"Si tenga presente che nella nostra provincia i bambini che frequentano la primaria saranno 30.738, di cui oltre il 70 per cento ha scelto il tempo pieno- ricordano Cisl Scuola, Flc-Cgil, Uil e Snals di Modena- Con il taglio di undici insegnanti si riuscirà a fatica a mantenere l'esistente e certamente non sarà possibile soddisfare tutte le richieste delle famiglie. Eppure il ministro Gelmini ha sempre affermato che la priorità è esaudire le richieste delle famiglie, con particolare riguardo al tempo pieno, poichè ha ripercussioni anche di tipo sociale dal momento che influisce pesantemente sulla organizzazione delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano". Solo le scuole per l'infanzia aumenteranno l'organico: due posti in più rispetto a oggi, un numero del tutto insufficiente a soddisfare la richiesta di aprire nuove sezioni (sette, cui se ne aggiungono quattro che chiedono il completamento d'orario, cioè un docente per il pomeriggio). I sindacati concludono sottolineando che i bambini in lista di attesa alle scuole dell'infanzia sono 152

Modena. Bper e Confindustria: 30 milioni per le imprese
Rinnovato l' accordo messo in campo già l'anno scorso: le risorse, disponibili fino al 30 giugno 2012, serviranno alla ricapitalizzazione aziendale, a nuovi investimenti e per progetti di internazionalizzazione.
MODENA. Trenta milioni sul piatto per aiutare le imprese che vogliono reagire alle difficoltà della crisi. Bper e Confindustria Modena hanno scelto di rinnovare l' accordo messo in campo già l'anno scorso: le risorse, disponibili fino al 30 giugno 2012, serviranno alla ricapitalizzazione aziendale, a nuovi investimenti e per progetti di internazionalizzazione. L'accordo, spiega una nota, "consentirà di accedere, a condizioni economiche di favore, a specifiche offerte di finanziamenti per supportare i progetti di investimento presentati". Ne potranno usufruire "e Pmi ma anche le grandi imprese che fanno parte del sistema associativo di Confindustria Modena". Le operazioni previste spaziano "dal rafforzamento patrimoniale dell'azienda al sostegno degli investimenti, dai mutui con fondi Bei, ai progetti di internazionalizzazione con garanzia Sace fino al 70%, a operazioni di leasing immobiliare e strumentale". Alle imprese verrà offerto anche 'Finpreshipment', "il nuovo prodotto destinato a sostenere il fabbisogno finanziario nella fase di avvio della realizzazione di una commessa acquisita da un committente estero".

Parma. Le cooperative: "Difendiamo l'italianità di Parmalat per le sue ricadute economiche"
«Difendere l’italianità non significa impedire che nel nostro Paese si investa dall’estero, anzi sono risorse molto ben accette quando sono generatrici di ricchezza e di occupazione in Italia, ma dannose quando puntano a impossessarsi di marchi italiani per trasformarli in strumenti per commercializzare e per veicolare prodotti stranieri». Così Luigi Marino, portavoce dell’Alleanza delle cooperative italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop) e presidente di Confcooperative.  «Non siamo per la difesa sic et simpliciter della proprietà italiana di un marchio, ma siamo convinti difensori - aggiunge Marino - della ricaduta economica che quel marchio ha sul territorio, così come nelle caratteristiche dell’impresa cooperativa che vive per lo sviluppo del territorio in cui nasce».
«Nel caso di Parmalat - conclude Marino - l'acquirente straniero danneggerebbe, senza rimedio e senza possibilità di recupero, la filiera dei produttori italiani di latte, una filiera, tra l’altro, che è già fortemente sotto stress».

Ferrara. I delusi del Pdl scrivono a Berlusconi
Mattarelli: 284 firme contro la scelta del candidato fatta dal direttivo. «Ci riconosciamo nel partito ma Fava è stato imposto senza consultazioni. Così appoggiamo Amelio»
CENTO. Dopo aver dato le dimissioni dal direttivo Pdl, Marco Mattarelli, affiancato ieri pomeriggio dalla portavoce della lista Noi Che, Francesca Guidetti, ha presentato un documento sottoscritto da 284 iscritti al Pdl (a far fede le copie delle schede d'iscrizione) che non si riconoscono nelle scelte operate dal direttivo Pdl di Cento sulla scelta del candidato sindaco.

Il documento è stato spedito con una raccomandata, al presidente Berlusconi e al presidente del parlamento europeo Mario Mauro e consegnato a mano al senatore Giovanardi.

«Il documento nasce dallo scontento manifestato da circa 300 tesserati, che condividono l'idea di un Pdl quale partito liberale di massa in cui le idee vengono condivise e maturate anche dagli iscritti. Riteniamo la scelta autocratica effettuata dal direttivo Pdl di Cento, che ha deciso di candidare a sindaco Paolo Fava, senza passare, nonostante le ripetute richieste e le promesse, per l'assemblea degli iscritti, un errore politico».

A motivare la protesta, Mattarelli ha ricordato che «il candidato è già stato sindaco nel 1993 per una lista civica concorrente da sempre di Forza Italia, e in un periodo, da alcuni oggi favorevolmente ricordato, ma di cui nessuno ricorda fatti particolarmente positivi.

La scelta di Fava ha portato ad una rottura con la Lega che, non condividendo Fava da sempre, ha deciso di correre autonomamente con un altro candidato, fatto che ha portato smarrimento tra gli elettori».

Già ritenendo incomprensibile la divisione, documento in mano, Mattarelli evidenzia: «Ci domandiamo come sia possibile che il Pdl centese decida di allearsi con l'Udc che, pur rappresentata nel locale da persone degne, a livello nazionale non perde occasione di insultare o deridere. La scelta Fava poi, un sindaco del 1993, appoggiato da un altro del 1973, ha sollevato sconcerto e la riteniamo una sconfitta politica del Pdl, incapace di trovare un candidato al suo interno».

Non volendo appoggiare «un candidato che con il Pdl non ha nulla a che fare», i 284 tesserati ribadiscono di continuare a condividere la linea politica del Pdl e di Berlusconi, ma si domandano il motivo per cui a Cento non si sia tenuta un'assemblea degli iscritti, che avrebbe forse evitato le lacerazioni con la Lega. «Da qui - ha concluso - la scelta di costituire la lista civica Noi Che, entro cui molti scontenti del Pdl di Cento sono confluiti, per appoggiare il candidato della Lega, Amelio».

Vicenza. Lavoro: in Veneto ora meno aziende in crisi
PRIMI MESI 2011. Giù la cassa integrazione a Vicenza e nel Veronese
Ma l'emergenza resta: più licenziamenti collettivi
12/04/2011
Meno richieste di stati di crisi e ammortizzatori da parte del sistema produttivo veneto, ma sta aumentando in modo preoccupante il numero di licenziamenti collettivi, cioè quelli dovuti alla cessazione totale o parziale di attività aziendali. Anche se in in marzo rialza la testa la cassa integrazione, ad eccezione di Verona e soprattutto Vicenza, il bilancio sul trimestre 2010 è positivo. I dati sulle crisi aziendali - l'analisi è dell'agenzia regionale "Veneto lavoro" - disponibili ai primi di marzo segnalano una tendenza alla riduzione sia dei nuovi ingressi di aziende in stato di crisi sia delle ore autorizzate di cassa integrazione. Tutti segnali positivi, accompagnati però da un evidente aumento dei licenziamenti collettivi e dei conseguenti flussi in lista di mobilità.
MENO AZIENDE IN CRISI. Il numero di imprese che hanno annunciato l'avvio delle procedure di crisi è sceso, a livello regionale, da 237 del primo bimestre 2010 a 220 (-7,2%) così pure i lavoratori interessati sono passati da 4.422 a 4.115 (-6,9%), di cui 806 a Verona, 963 a Padova, 806 a Venezia e 369 a Vicenza. Così pure per le procedure concluse, quasi tutte con accordi sindacali: hanno interessato 163 aziende contro le 220 dei primi due mesi 2010 (-25,9%) con «solo» 4.094 lavoratori (-43,7%).
Le ore autorizzate per la cig nel bimestre sono calate del 52,6% per l'ordinaria, 29,6% per la straordinaria e 12,6% per la deroga. Mentre in marzo torna a salire la cassa integrazione a livello regionale. Le ore autorizzate di cig hanno quasi raggiunto quota 8,5 milioni, un milione in più rispetto ai mesi precedenti. La crescita su febbraio riguarda tutte le province ad esclusione di Verona e soprattutto di Vicenza (mezzo milione di ore in meno). Guardando i numeri del primo trimestre 2011 la situazione comunque è molto diversa dallo stesso periodo del 2010: 23,3 milioni contro 33,4. Solo Venezia ha peggiorato.
LINCENZIAMENTI IN AUMENTO. Dall'indagine emerge un dato significativo: la crescita importante del numero dei licenziamenti collettivi (+35%) mentre risulta in contrazione quello dei licenziamenti individuali (-6%). Nel primo bimestre 2011 gli inserimenti nella lista di mobilità approvati dalle commissioni provinciali del lavoro sono stati 2.764 a livello regionale contro i poco più di 2 mila dello stesso periodo dell'anno scorso: spicca il dato di Vicenza che ne conta 834.
MENO AZIENDE IN CRISI. Il numero di imprese venete segnalate in situazione di difficoltà nel febbraio 2011 (111) risulta inferiore rispetto a quello del febbraio 2010 (130) ma i lavoratori potenzialmente coinvolti risultano 2.380 (1.662 a febbraio 2010). Vicenza vede un maggior numero di aziende metalmeccaniche colpite dalla crisi, 20 su 36 aziende, ma essendo di piccole dimensioni l'impatto occupazionale è inferiore (369 i lavoratori per i 36 stati di crisi).
Paolo Dal Ben

Padova. Mafie, dossier su Padova: «Esposte economia e aziende»
Presentato un documento di "Avviso pubblico" sulla presenza delle mafie anche nel Padovano
PADOVA. Aziende, ma anche professionisti. Colletti bianchi insospettabili. E' il Nord che si piega alla criminalità organizzata. Anche nel Padovano affiorano sempre più «le imprese a partecipazione mafiosa», come le definisce Pierpaolo Romani (coordinatore nazionale di Avviso Pubblico che dal 1996 si preoccupa di legalità negli enti locali). E' la Mafia Srl che ha messo radici profonde in... Padania.

Ieri mattina insieme all'assessore Claudio Piron, ha presentato in sala Bresciani Alvarez (il sindaco Flavio Zanonato non è riuscito a presenziare) un "dossier" sulla presenza delle mafie anche nel Padovano. Nel pomeriggio, nell'aula di palazzo Moroni, l'iniziativa dedicata a «Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie» con Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico. La tabella che pubblichiamo qui a fianco riassume i numeri che interessano il nostro territorio.

«COLONIZZAZIONE». Come per l'Expo 2015 a Milano, grandi opere nel mirino delle mafie a Nord Est. «Ci sono uomini-cerniera in grado di collegare l'illegalità criminale alle aziende. Significa poter fare profitti ingenti, rapidi, spesso in nero. A Nord è la mafia dei colletti bianchi, in giacca e cravatta. L'ultimo Comune sciolto per infiltrazioni è stato Bordighera, in Liguria, dove si erano trasferiti gli 'ndranghetisti» ricorda Romani.

SICUREZZA. L'altra faccia dell'ordine pubblico: soldi pubblici, imprese private, professionisti che fanno gola alla criminalità. «Dalla classica usura siamo passati alle finanziarie che puntano ai patrimoni. Notai, commercialisti, consulenti che si prestano ad operazioni economico-finanziarie segnalate da Bankitalia» scandisce il rappresentante dell'associazione che si preoccupa di scandagliare documenti di dominio pubblico per mantenere alta la soglia di attenzione da parte delle amministrazioni pubbliche.

SOCIETA'. Nell'ambito della più recente operazione della Dia nel Padovano, il Corriere del Veneto ha evidenziato il nesso con la politica. Clodovaldo Ruffato, presidente del consiglio regionale, è stato nella stessa società di Franco Caccaro, imprenditore denunciato come prestanome dei Casalesi. «Un dato inquietante, davvero, se questa gente è arrivata fino a simili livelli. Le mafie hanno bisogno della politica. Gli appalti sono la cartina al tornasole più sintomatica. I settori dell'economia più a rischio sono rifiuti e sanità, ma occorre prestare massima attenzione anche ai centri commerciali che si moltiplicano come funghi e ai project financing». L'assessore Piron (che fa parte del direttivo di Avviso Pubblico) prende appunti, in particolare quando l'analisi fa riferimento ai magazzini della logistica.

BENI CONFISCATI. Sono 80 gli immobili in Veneto «persi» dalle mafie: sequestrati, consegnati e dati in gestione alla società civile. Due sono a Padova, più altrettanti usciti dalla gestione. Ben 12 a Campolongo Maggiore, paese natale di Felicetto Maniero. Ma il Veronese è altrettanto significativo con 25 immobili.

Bologna. Rette asili, Tarsu e mense
Il prelievo dei Comuni
i Comuni puntano a incassare il più possibile dai servizi, attraverso ritocchi alla tassa dei rifiuti o per l’accesso ai nidi e alle mense scolastiche. A dirlo è un’indagine del ‘Sole 24 Ore’
BOLOGNA, 12 APRILE 2011 - CALANO i trasferimenti statali? Le addizionali Irpef sono bloccate? I controlli anti-evasori vanno a rilento? E allora i Comuni puntano a incassare il più possibile dai servizi, attraverso ritocchi alla tassa dei rifiuti o per l’accesso ai nidi e alle mense scolastiche. A dirlo è un’indagine del ‘Sole 24 Ore’, che ha pubblicato le classifiche degli incassi 2010 per le principali voci di entrate tributarie degli enti pubblici.

UNA TENDENZA che si sviluppa anche in Emilia-Romagna, dove in alcune province si tocca pure qualche non tanto invidiabile record, come quello sulla Tarsu: Bologna, infatti, è l’unica città della regione a comparire tra i primi 40 Comuni capoluogo italiani, grazie a un incasso di quasi 70 milioni di euro, pari a 184,9 euro pro-capite che le vale il ottava posto assoluto.

NELL’INDAGINE del ‘Sole’, si scopre anche che per gli asili nido sono cinque i capoluoghi dell’Emilia-Romagna nelle prime 15 posizioni: Parma è quarta con circa tre milioni 160mila euro di incasso, pari a 466,8 euro pro-capite considerando la popolazione con età tra zero e tre anni. Seguono Piacenza all’ottavo posto (1.339.000 euro, 387,4 pro-capite), Modena al decimo (2 milioni 335.000 euro, 343,2 pro-capite), Bologna al 13esimo (3 milioni 920.000 euro, 328,3 pro-capite) e Forli’ al 14esimo (1 milione 356.000 euro, 309,6).

Anche per le mense, tra i primi quaranta Comuni capoluogo con maggiori incassi, ci sono diversi comuni della regione, ben quattro. Oltre a Parma (in quarta posizione con 6 milioni 277.000 euro, pari a 256,8 euro pro-capite), ci sono Forlì (5° posto con 3 milioni 738.000 euro), Piacenza (10° con un incasso di 2 milioni 794.000, 210,8 pro-capite) e infine Modena (14°posto con 4 milioni 743.000 euro).

Roma. Immigrati, Barroso apre uno spiraglio
«Bene la linea italiana, vi appoggerò»
«Serve approccio europeo». Maroni: l'Italia lasciata sola,
meglio uscire dalla Ue. Bersani: il governo fa solo propaganda
ROMA - Lunga telefonata, ieri sera, tra il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, e il premier Silvo Berlusconi. Una telefonata in cui Barroso ha concordato sulla necessità di un approccio europeo all'emergenza migratoria e per una soluzione condivisa del problema in ambito europeo. Barroso ha assicurato che durante la sua visita di oggi in Tunisia, appoggerà la linea italiana nei confronti delle autorità tunisine. Una possibile schiarita, quindi, dopo una giornata di polemiche roventi sulla questione immigrati che ha visto il governo italiano sentirsi isolato e abbandonato dalla Ue davanti all'emergenza, con un Maroni scoraggiato che ha detto che non serve restare in un'Europa così egoista. Una posizione che ha scatenato le reazioni delle opposizioni, mentre il presidente Napolitano ha invitato a non giocare con l'Unione europea e a non prendere «nemmeno in considerazione posizioni di ritorsione o dispetto o addirittura ipotesi di separazione».

Berlusconi invita a non parlar male dell'Unione europea e vede come un buon segnale da parte della Ue il viaggio a Tunisi di Barroso: «E' il segno che l'Europa qualcosa sta facendo».

«L'Italia è stata lasciata sola a fare quello che deve fare e che continuerà a fare - aveva detto ieri Maroni - Mi chiedo se davvero abbia un senso continuare a far parte dell'Unione europea». In Lussemburgo, infatti, ieri l'Italia ha scoperto che i clandestini di fatto se li dovrà tenere: i permessi rilasciati per decreto per motivi umanitari infatti non violano le regole di Schengen («magra consolazione»), ma quelle stesse regole autorizzeranno le polizie dei Paesi confinanti a rimandare in Italia tutti quelli che non hanno abbastanza soldi per vivere.

Bersani: il governo fa propaganda. «Sento che la destra vuole portarci fuori dall'Unione europea, dove vuole portarci? Nell'Unione Africana? - attacca il leader del Pd, Pier Luigi Bersani - Credo che un problema del genere non lo sia affrontato altre volte senza tutte queste confusioni. Se siamo finiti qui è perchè gli apprendisti stregoni della propaganda sono finiti vittime della loro propaganda e adesso ci lasciano nei guai - ha aggiunto Bersani riferendosi alla bocciatura data ieri dalla Ue alla linea italiana - Chi semina vento raccoglie tempesta. Ci sono governi di destra che su questi problemi preferiscono far propaganda piuttosto che risolverli, consiglierei più razionalità, non è la prima volta che abbiamo una tale emergenza. Siamo in questo incidente internazionale perchè 20mila tunisini sono arrivati da noi: è un problema, ma non può essere un problema di questa portata. Non so dove andranno questi 20mila tunisini».

Nel frattempo, all'una della scorsa notte, è approdato nel porto di Licata il barcone con circa 250 profughi soccorso a 12 miglia dalla costa da due motovedette della guardia costiera. L'imbarcazione, che era stata avvistata da un aereo in ricognizione nel Canale di Sicilia con il motore in avaria, è stata trainata dalle due unità.

Tunisi. Barroso: «Tunisi deve accettare i i rimpatri»
12 aprile 2011
Tunisi - «Ci aspettiamo dalla Tunisia un’azione forte e chiara nell’accettare il rinvio di propri cittadini che si trovano in maniera irregolare in Europa»: è l’invito rivolto dal presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, al premier tunisino Beji Caied Essebsi, incontrato a Tunisi.
Barroso ha sollecitato azioni concrete della Tunisia anche sul fronte della lotta contro l’immigrazione irregolare. «L’impegno della Tunisia - ha sottolineato il presidente dell’esecutivo europeo - è cruciale per il seguito della nostra cooperazione». Infatti - ha aggiunto - «l’Europa è pronta ad aiutarvi con mezzi supplementari. Ma è necessario che prima le autorità tunisine prendano impegni precisi».
«L’emigrazione - ha proseguito Barroso - non è la soluzione per le sfide economiche del Paese. La soluzione di lungo termine è lo sviluppo economico e sociale che si basa sui talenti e le energie dei tunisini. E noi siamo pronti a contribuire a questo rilancio economico e alla lotta contro la poverta»`. Il presidente della Commissione Ue ha quindi ribadito come ´`l’Unione europea e´ determinata a fare un salto di qualità con i vicini del Sud che si impegnano nelle riforme, attraverso un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa. Questo partenariato - ha spiegato - dovrà svilupparsi in tre grandi direzioni: un sostegno mirato alla transizione democratica, un partenariato stretto con la popolazione e la promozione di una crescita economica inclusiva e della creazione di posti di lavorò’. A tal fine - ha spiegato Barroso - «la Commissione Ue riorienterà i suoi programmi di aiuto, che per il periodo 2011-2013 ammontano a 4 miliardi di euro per i Paesi vicini del Sud del Mediterraneo. Per la Tunisia - ha aggiunto - si prevede un pacchetto supplementare di aiuti che potrebbe ammontare a 140 milioni di euro aggiuntivi rispetto alle risorse già stanziate per gli anni 2011-2013, pari a 257 milioni di euro».

Padova. Immigrati, Zaia: "In Veneto ospitalità diffusa".
Arriveranno anche a Padova
Il governatore rivela il piano allo studio della Regione: "Uno o due immigrati per comune, utilizzando piccole strutture come la Caritas". E poi provoca: "Valutiamo la possibilità di uscire dall'Europa"
PADOVA. Il Veneto, in tema di immigrazione, mira ad una ospitalità diffusa. Lo afferma il presidente del Veneto Luca Zaia, affrontando il tema degli sbarchi dal nord Africa. ''D'intesa con le associazioni caritatevoli - ha spiegato - stiamo pensando a una rete d'accoglienza non impattante, non prendendo in considerazione tendopoli o casermoni, e la Caritas, con monsignor Pistolato, si è mostrata estremamente disponibile a creare una rete di ospitalità diffusa. La strategia di non puntare su mega insediamenti è pienamente condivisa anche con
il Prefetto: mandando un paio di persone per ogni Comune, l'impatto sarà pari a zero''.

Solo per i profughi. Zaia ha poi specificato che la Regione si sta concentrando sui soli profughi. ''Al momento - ha illustrato - in Italia i profughi sono circa 2.500 e hanno tutti trovato una sistemazione. Preventivamente, il Ministro, nello stilare un piano da 50.000 posti, ci ha chiesto la disponibilità, anche se non ancora al momento, di massimo 4.000 posti, con una iniziale disponibilità di due-trecento unita'''.

''In questo quadro non rientra assolutamente il contingente di circa 24 mila tunisini che coi profughi non c'entrano nulla - ha sottolineato - questi avranno altro trattamento: chi ha precedenti penali, sarà dirottato sui Cie, per i quali noi non siamo attrezzati, per l'espulsione. Chi ha il permesso di soggiorno temporaneo, non ci riguarda, anche perché sei mesi passano in fretta e non verranno certo a suonare in cerca di ospitalità. Ci restano i 2.500 profughi, che devono avere una
risposta in termini di ospitalità''.

Ribadendo che ''i clandestini devono tornare a casa'', Zaia ha concluso ricordano che il Veneto ''conosce l'immigrazione, avendo accolto 600 mila persone. E conosce anche il problema dei clandestini, stimati tra 50 mila e 90 mila, anche se arrivati via terra dall'ex Jugoslavia e non con i barconi''.

Uscire dall'Europa. 'Bisogna dare un segnale importante alla Francia e all'Europa, valutando seriamente la possibilità di uscire, da Stato fondatore, dall'Unione Europea''. Lo ha dichiarato il presidente del Veneto, Luca Zaia, tornando sul tema degli sbarchi dei profughi dal nord Africa. ''Non sono euro-scettico - ha proseguito - ma euro-arrabbiato, perché l'Europa ha perso in questa occasione la possibilità di dimostrare il suo valore come entità politica: se serve solo per proteggere gli ogm, è meglio chiamarsene fuori. Quella a cui stiamo 12 aprile 2011
assistendo oggi è un'autentica porcheria''.

Bologna. Arrivano i profughi: 80 in provincia di Modena
Il presidente della Regione Vasco Errani al termien della riunione a Bologna ha reso noto come si muoverà l'Emilia Romagna. Ecco cosa accadrà
BOLOGNA. Pronti entro 24 ore per accogliere i primi 500 profughi in regione, "anche se non sappiamo ancora quando arriveranno". Ma quando sarà il momento, saranno distribuiti "proporzionalmente" in tutte le province dell'Emilia-Romagna: 120 a Bologna, 80 a Modena, 60 a Reggio Emilia, 50 a Parma, 45 a Ravenna, 40 a Forlì-Cesena, altrettanti a Ferrara, 35 a Piacenza, 35 a Rimini. Questi i numeri illustrati oggi alla stampa dal presidente della Regione, Vasco Errani, impegnato fino a qualche minuto prima con la cabina di regia che sta mettendo al punto il piano di accoglienza regionale. Piano, ci tiene a sottolineare Errani, predisposto all'unanimità in cabina di regia, dove siedono Province, Comuni capoluogo e con più di 50.000 abitanti e Protezione civile: "Visto che stiamo ancora attendendo la programmazione nazionale, abbiamo definito di procedere con i primi due step". Il primo prevede appunto l'accoglienza per 500 immigrati, in strutture adeguate e verificate dalla Protezione civile. Ulteriori 1.000 immigrati saranno accolti nella seconda fase (in base all'accordo nazionale in Emilia-Romagna ne arriveranno un massimo di 3.700). Da parte delle istituzioni dell'Emilia-Romagna, insiste Errani, "c'è una piena e solidale assunzione di responsabilità. Ci apprestiamo a fare la nostra parte per la Repubblica". Tutte le risorse necessarie sono garantite dal Governo in base agli accordi definiti con Regioni ed Enti locali e, se necessario, saranno anticipate dalla protezione civile regionale, come deciso ieri in Giunta. Per far fronte ad eventuali aspetti sanitari, è pronta una direttiva regionale per le aziende sanitarie che svolgeranno i compiti specifici per garantire l'assistenza ai profughi, mentre sar… coinvolto il mondo del volontariato e dell'associazionismo per i diversi aspetti dell'accoglienza e della mediazione culturale, attraverso accordi e contratti appositamente definiti. Entro venerdì i coordinamenti provinciali definiranno, d'accordo con le Prefetture, le strutture e i siti per l'ospitalità delle persone che arriveranno in Emilia-Romagna. E' in fase di organizzazione l'accoglienza di alcuni stranieri già arrivati da soli in regione e a cui Š stato riconosciuto il permesso temporaneo previsto dall'articolo 20. Errani si dice "soddisfatto" del lavoro fatto finora: "Siamo davanti a un impegno che non sottovalutiamo. Riteniamo di poter gestire l'emergenza umanitaria all'insegna dell'impegno, della solidariet… e della sicurezza". Marcella Zappaterra, presidente dell'Upi regionale e della Provincia di Ferrara, precisa che "non ci saranno zone franche in regione. Tutti i territori faranno la loro parte". Proprio qualche giorno fa, invece, il segretario della Lega Nord Romagna, Gianluca Pini, aveva escluso un arrivo di immigrati nelle province rivierasche. Ma Errani assicura: "Tutte le istituzioni dell'Emilia-Romagna si assumeranno la loro responsabilit…. E' giusto che ognuno faccia la propria parte". Intanto stanotte sono arrivati i primi 30 minori 12 aprile 2011
non accompagnati, tutti di nazionalit… somala. Al momento non si prevedono altri arrivi di minori.

Bologna. Profughi: la Regione anticipa un milione per le spese
A tutti i migranti verrà garantito vitto e alloggio. Il presidente Vasco Errani ha spiegato che nella prima tranche arriveranno 500 persone, mentre per la seconda il programma prevede l'ospitalità di altre mille
Bologna, 12 aprile 2011 – La cabina di regia tenutasi stamattina in Regione tra i rappresentanti dei Comuni, delle Province e della protezione civile ha gettato ulteriore luce sull'ormai prossimo arrivo sul territorio dei profughi dei recenti sconvolgimenti nordafricani. E ha visto tutti gli enti locali uniti nel rispondere alle richieste del governo in materia di accoglienza profughi.

A tutti i migranti verrà garantito vitto e alloggio e, per quanto riguarda il capitolo finanziario, la Regione ha approvato una delibera di anticipazione per mettere i Comuni in condizione di coprire le spese. Viale Aldo Moro avrà così a disposizione un capitolo del bilancio della protezione civile regionale, che ammonta a circa un milione per un mese.

“Stiamo predisponendo i primi due step relativi all'accoglienza di profughi ed immigrati sul territorio regionale – ha ribadito Errani -. Il primo passo prevede l'arrivo di 500 persone, mentre per la seconda tranches del programma ne attendiamo mille”. Il numero uno di viale Aldo Moro ha poi delineato la situazione provincia per provincia. Stando alle conclusioni emerse dal summit di oggi, dei primi 500 migranti 35 saranno assegnati alla provincia di Piacenza, 50 a Parma, 60 a Reggio Emilia, 80 a Modena, 120 a Bologna, 40 a Ferrara, 45 a Ravenna, 40 a Forlì e Cesena e 35 a Rimini.

Dopo il balletto di cifre dei giorni scorsi, questi sembrano finalmente essere i numeri definitivi per questo prima parte della gestione dell'emergenza umanitaria. Resta invece da sciogliere il nodo degli alloggi dove verranno sistemati gli stranieri in arrivo. “Entro venerdì – assicura Errani – i coordinamenti provinciali in rapporto con le Prefetture e in accordo con la protezione civile definiranno le strutture e i siti dove queste persone saranno allocate”. Un lavoro nel quale gli enti locali saranno appoggiati “dalla Caritas, dalle diocesi e dal mondo del volontariato”.

Difficile però fissare una data esatta per l'arrivo della prima ondata di migranti. “Bisogna attendere l'esito della cabina di regia nazionale”, allarga le braccia Errani, che però non esita a dichiararsi “soddisfatto del lavoro che stiamo svolgendo. C'è piena assunzione di responsabilità istituzionale, messa in campo con grande spirito di solidarietà”.

Soddisfazione sostanzialmente condivisa anche da Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e vicepresidente dell'Anci. “I Comuni – dichiara – faranno la loro parte”. Ci aspettiamo però che vengano messe in atto politiche d'insieme, anche con gli altri stati europei. L'emergenza coinvolge tutto il Mediterraneo”. Un parere che fa rima con quello di Marcella Zappaterra, presidente della provincia di Ferrara e vicepresidente dell'Upi. “Non ci saranno zone franche – scandisce -. Ognuno farà la sua parte, e questo è il maggior risultato ottenuto oggi”.

Intanto Bologna ha già avuto un primo 'assaggio' del flusso di profughi. Trenta minori somali, provenienti dalla Libia sono infatti atterrati ieri notte  all'aeroporto Marconi, per essere poi distribuiti in apposite strutture dislocate in regione.
di FEDERICO MALAVASI

Ventimiglia. Migranti, dietrofront dalla Francia per un pass inutile
12 aprile 2011 Fulvio Lanteri
Il Centro di accoglienza, un’ex caserma dei pompieri con la bandiera della Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, ieri sera era già al completo. Da oggi, tutti gli occhi saranno puntati sul bus della Cri che fa la spola con la stazione. Da quando l’Europa ha detto no ai permessi provvisori, l’aria è diversa: da Ventimiglia non se ne va più nessuno, ma gli arrivi continuano. La corriera color seppia fa la spola tra stazione e scalo merci con 10, 20 e anche 30 clandestini. Alcuni, però, non si fidano nemmeno del bus, vanno a piedi. Sono tra i 18 e i 30 anni. In fila indiana. Con un borsone a testa. L’albergo dei migranti, tre piani con vista su binari morti, ospita 150 persone per dormire e 200 a cena.

«Le cose si stanno mettendo male» ammette il presidente della Cri, Vincenzo Palmero: per ottenere il permesso provvisorio sta tornando in Italia anche chi era già arrivato in Francia. Il responsabile del campo, Stefano Zerbone, è preoccupato. Da domani dovrà decidere: «Tu entri a dormire, tu no…». Da ieri, invece, è vietato portare bottiglie. E ci sono più agenti. Fino a qualche ora fa, la somma di arrivi e partenze era zero. Di mattina, tutti i migranti uscivano: alcuni verso la stazione, altri verso il valico di San Ludovico. Obiettivo: Francia. Due su tre arrivavano a Mentone, gli altri ritentavano più tardi. Col treno da Roma alle 22.30 il Centro tornava a riempirsi, sempre per poche ore.

«Indietro? Mai. Aspetterò… Quel documento per restare in Europa lo voglio». Khaled, 27 anni, tunisino, muratore di Gabes, tira fuori un biglietto ciclostilato con il timbro del Viminale. È la convocazione in commissariato, a Ventimiglia, per lunedì. Khaled sa che subito sarà solo identificato. E potrà restare sei mesi. Attorno a lui, Rihad, Mohamed e altri nordafricani sbarcati a Lampedusa un mese fa. Alcuni ora temono il “bidone”: «Chi l’ha detto che il permesso non sarà valido?». Ieri, in commissariato, c’era una fila infinita: «Possibile che sia stato tutto inutile?».

Preoccupazione per la presa di posizione della commissaria europea Malmstrom, anche dal sindaco di Ventimiglia, Gaetano Scullino: «Temo che le promesse risultino vane. Per questo non escludo problemi nei prossimi giorni». Poi aggiunge: «Alcuni immigrati che avevano passato il confine nei giorni scorsi sono tornati qui addirittura da Marsiglia. Adesso cosa gli racconteremo, quando si troveranno in mano un pezzo di carta che non conta niente?».

Nella città di confine la tensione con gli stranieri è già alle stelle. A un paio di chilometri dal Centro di accoglienza c’è Torri, dove sabato notte quattro romeni hanno massacrato a calci e pugni un padre di famiglia sceso in strada per soccorrere il figlio in una rissa. Anche in centro, il clima comincia a farsi pesante. Molti migranti chiedono qualche soldo per tirare avanti, altri si buttano dove capita con la speranza di trovare un passaggio per la Francia.

«Ogni mattina troviamo cumuli di cartoni davanti ai negozi, in molti restano a dormire qui. I quotidiani francesi non sono molto teneri con noi, ci fanno pubblicità negativa. Così non si può andare avanti - spiega Giovanni Ballestra, commerciante del centro e assessore provinciale del Pdl - Resto della mia opinione. Ventimiglia non doveva aprire il centro di emergenza: è già costretta, suo malgrado, a farsi carico del passaggio dei migranti». L’impietosa statistica sui respingimenti alla frontiera dimostra ulteriormente la pericolosa fase di stallo qui. Ieri, 7 i clandestini riconsegnati dalla Francia alle autorità italiane. Meno dei giorni scorsi, quand’erano anche sette-otto volte tanto. A complicare il quadro le dichiarazioni del ministro dell’Interno francese Claude Gueant che ha annunciato lo schieramento a Mentone di «una compagnia della guardia repubblicana a rinforzo della polizia». Il motivo? Controllare «il rispetto delle regole della convenzione di Schengen».

«Ventimiglia, tappo dell’Italia del nord ovest»
12 aprile 2011
Ventimiglia - «Ventimiglia sta diventando il tappo per tutta l’Italia del nord ovest. La gente ha già cominciato ad ammassarsi. Il centro d’accoglienza è pieno e sono una cinquantina quelli che stasera dovranno dormire alla stazione. E poi molti bevono, si ubriacano e scoppiano le risse. Per ora sono arrivati alle mani tra loro, non con i ventimigliesi, ma la tensione cresce in città»: a parlare è il sindaco Gaetano Scullino (PdL), in pieno disaccordo col decreto del governo sui permessi temporanei.

Proprio oggi lo stesso Scullino, per evitare che la situazione precipiti, ha raccomandato ai commercianti, ed in particolare ai supermercati di non vendere bevande alcoliche agli immigrati nordafricani «perché la città deve evitare qualsiasi rischio di nuove problematiche dell’ordine pubblico». Parlando dei controlli alle frontiere, Scullino ha affermato che «la Francia ha inviato l’esercito a supporto della gendarmerie. Per ora gli immigrati non ci provano nemmeno a passare, perché sono in attesa del permesso di soggiorno temporaneo, anzi, alcuni sono tornati indietro, ma quando avranno il documento in mano si vedranno respingere. Non li faranno passare. Questa storia del permesso temporaneo è fumo negli occhi, la solita furbata all’italiana. Facciamo le persone serie. La Francia applica le leggi. Le dobbiamo applicare anche noi: perché fare delle sanatorie? Perché non si applica invece la Bossi-Fini?».

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