martedì 12 aprile 2011

Mezzogiorno-Mattino. 12 aprile 2011.

Agrigento. Rimpatri, primi tunisini portati via dall'Italia: scoppia la protesta nel Cie

La Regione Campania: restituiremo alla Ue i soldi del concerto di Elton John

Sardegna. Politica: I giovani sardi tagliati fuori dalla politica

Sardegna. Politica: Ma ad Asuni comandano gli under 30

Rimorchiatore Asso 22, il sindaco di Pozzallo scrive al governo nazionale

I molti dubbi sulla Banca del Mezzogiorno

Sardegna. Ente foreste, via a 226 stabilizzazioni

Sicilia. Bimbi «a lavoro» con mamma e papà:

Lotta all’evasione fiscale in Sicilia, i dati del 2010

Benzina, al Sud sfonda quota 1,66 euro: l’effetto accise si sente

Sbarcano in Tunisia 500 aziende siciliane

“Apprezzo Lombardo e non ne faccio mistero”


Agrigento. Rimpatri, primi tunisini portati via dall'Italia: scoppia la protesta nel Cie
A partire da oggi si darà applicazione all'accordo siglato dal ministro dell'Interno Maroni con le autorità tunisine Ma l'isola non si svuota: ci sono ancora 1500 migranti
AGRIGENTO - Non si arrestano gli sbarchi di migranti a Lampedusa. Due barconi sono giunti sull'isola nella notte, con 98 e 128 migranti a bordo. Il numero di presenze sale così a 1500. Di questi 1500, 500 circa sono profughi subsahariani arrivati dalla Libia ed il resto tunisini. Per questi ultimi a partire da oggi è previsto il rimpatrio a Tunisi così come stabilito dall'accordo siglato dal ministro dell'interno Maroni con le autorità tunisine.

È partito da Lampedusa un primo volo con a bordo 30 tunisini. I migranti sono stati portati all’aeroporto a bordo di un pullman e successivamente perquisiti. Ogni tunisino è accompagnato da due uomini delle forze di polizia. La situazione inizialmente tranquilla al centro di accoglienza, è esplosa in protesta non appena i migranti hanno compreso che non saranno trasferiti in altre zone d'Italia ma saranno rimpatriati.

Decine di immigrati, secondo quanto si apprende da fonti all’interno del Centro, si sono arrampicati su alcuni cancelli urlando «Libertà libertà». Gli immigrati avrebbero anche aperto uno striscione con scritto «Vogliamo la libertà». Altri immigrati si sono arrampicati sul tetto della struttura. La tensione resta alta all’interno del centro con le forze dell’ordine che stanno cercando di riportare la calma tra i migranti.

La Regione Campania: restituiremo alla Ue i soldi del concerto di Elton John
«Vince» il leghista Borghezio, la conferma arriva da Bruxelles. Si tratta di risorse per 720 mila euro
NAPOLI - La Regione Campania ha confermato all'Unione Europea che i soldi del concerto di Elton John saranno rimborsati. Lo ha detto Ton van Lierop, portavoce del commissario europeo agli Affari regionali, Johannes Hahn, che venerdi' scorso a Napoli ha incontrato il governatore campano, Stefano Caldoro. «Ci hanno confermato che i soldi saranno rimborsati, per cui l'Italia dovrà dedurre questa cifra da una richiesta successiva», ha spiegato il portavoce. Nei mesi scorsi, in seguito ad un esposto dell'europarlamentare leghista Mario Borghezio, l'Unione Europea aveva chiesto al comune di Napoli il rimborso di 720mila euro del fondo di sviluppo regionale utilizzati per il concerto di Elton John dell'11 settembre del 2009.

L'OFFENSIVA DI BORGHEZIO - Va a buon fine, dunque, l'esposto del leghista, che mesi fa aveva chiesto alla Commissione di verificare se una parte del compenso dell'artista derivasse da fondi europei. Secondo la Commissione il concerto di Elton John in piazza Plebiscito per la Piedigrotta 2009 «era un progetto a breve durata ed effimero che non rientrava nel programma operativo Ue che si rivolge a investimenti a lungo termine». La Regione è dunque invitata a detrarre dai 2,25 milioni di euro del fondo di sviluppo regionale i 720 mila euro utilizzati per il cachet dell'artista britannico. Soldi che, per una partita di giro, saranno tolti al Comune di Napoli, promotore dell'evento «contestato».

LA DIFESA DELL'EPT - Strenua fu la difesa di Dario Scalabrini, ex amministratore dell'Ept di Napoli, organizzatore della contestata Piedigrotta. «Polemiche politiche fatte dai leghisti che vogliono relegare Napoli all'immagine dei rifiuti. Elton John costò 600mila euro più Iva, pagati con fondi europei vincolati alla promozione del territorio. Il ritorno economico è stato notevole». Parole però smentite dalla mossa del governatore Caldoro.

Sardegna. Politica: I giovani sardi tagliati fuori dalla politica
11.04.2011
Aule consiliari sempre più «vecchie»: su 375 sindaci solo 14 hanno meno di 35 anni
SASSARI. Entusiasti, istruiti, tecnologici. Ma ancora pochini. Nell’isola che si prepara a mandare alle urne 98 centri, il dato degli amministratori comunali sotto i 35 anni non brilla, nonostante gli sforzi dell’Anci e una pattuglia agguerrita di sindaci, assessori e consiglieri. Le fasce tricolori, anzitutto. Solo 14 su 375, e quasi tutte nei paesi più piccoli. «Eppure avrei detto che sono di più», dice Umberto Oppus direttore sardo dell’associazione dei comuni, responsabile della consulta giovanile e lui stesso baby sindaco quando venne eletto per la prima volta a Mandas. Sulle sue orme proseguono in pochi, a frugare nel rapporto che Cittalia, il centro ricerche dell’Anci, ha dedicato alla politica giovane e presentato tre giorni fa a Taormina. Sono dati non incoraggianti nel complesso, e ancor meno nell’isola, dove la percentuale di fasce tricolori nate dopo il’76 non raggiunge il 4. Nel resto d’Italia supera il 6. Ogni 25 sindaci ce n’è uno imberbe, con qualche ragazzino alle prime armi e alcuni «veterani». Come Lorenzo Pau, 32 anni, alla scadenza del secondo mandato: «La forza, le idee, l’energia ci sono - dice -, il problema è superare certi atteggiamenti di prevaricazione e logiche da noi ancor più radicate». Dei magnifici 14 solo 3 sono donne (a capo dei Comuni di Onanì, Lei, Torpé), 2 hanno appena un quarto di secolo, uno (Omar Hassan, sindaco di Modolo) è di origini egiziane. Tra sindaci, vice, assessori e consiglieri gli under 35 sono 860, il 21% del totale sardo e in linea col dato nazionale. La fiducia che i cittadini hanno riposto in loro è quella di una porzione di elettori comunque ridotta: «I numeri non mi meravigliano - commenta Tore Cherchi, ex numero 1 dell’Anci Sardegna e ora presidente della Provincia del Sulcis -: gli spazi per la gioventù sono ostacolati e c’è troppa fissità nel ricambio, soprattutto dei sindaci perché nelle giunte gli elementi di novità ci sono. E con essi la cultura e le visioni tipiche di tempi nuovi. Ma la politica rispecchia ciò che accade nella società». E in un Paese in cui i deputati sotto i 35 anni al momento dell’elezione sono il 2 per 100, e in cui il Governo ha un’età media tra le più alte al mondo, il dato sardo non stupisce. Nell’isola i 22 vice, i 197 assessori, i 627 consiglieri sono concentrati nei centri più piccoli, e neanche questo contraddice le cifre complessive: 9 sindaci su 14 sono a capo di centri sino a duemila abitanti, solo uno in una città oltre diecimila, Siniscola. Sono tutti almeno diplomati, i baby sindaci, e portano una dote che non può che diventare più pesante: il 26% degli 860 ha una laurea, percentuale superiore a quella degli over 35, che sono però oltre 3mila. Le quote rosa, invece, sono l’unica notizia completamente positiva: se le prime cittadine sono poche, negli altri ruoli oltre un terzo è donna. Ben oltre, almeno in questa voce, la media nazionale. Le donne hanno nei Comuni della penisola una rappresentanza ancora scarsa, e inferiore a quella del Parlamento, ma nell’isola il trend è positivo: il 36% dei consiglieri al femminile (cioé il doppio dei colleghi maschi) è under 35, il 33 per gli assessori, il 24 per i vicewsindaco. E anche il 7% sulla poltrona più alta, seppur corrispodente a un numero esiguo, è da considerare positivo: «Spero che siano sempre di più, da maggio - dice Marcella Chirra, sindaco di Lei -: giovani e donne portano profumo di novità». L’aspetto più radicato sembra dunque essere quello dell’elezione dei giovani, ed è quello cui la consulta apposita dell’Anci si è dedicata nei tre incontri organizzati in diverse zone dell’isola nell’ultimo anno: «Si tratta pur sempre di una statistica - dice Oppus - e l’attenzione riservata all’argomento dalla convention di Taormina dice che la voglia è quella del cambiamento. Dopo le elezioni, proseguendo nel nostro progetto, tenteremo di attuare un rinnovamento anagrafico e culturale, perché i giovani garantiscono qualità, oltre che entusiasmo». Quella che Cherchi definisce «indispensabile», chiosando dati «negativi e da invertire. Ma sarà un’impresa». Del resto, 361 over 35, di cui una buona fetta tra i 50 e i 60, non sono pochi.

Sardegna. Politica: Ma ad Asuni comandano gli under 30
11.04.2011
In giunta e consiglio solo nati negli anni ’80: il più anziano ha 27 anni
SASSARI. Là dove il consiglio e la giunta comunale sembrano aule studenti dell’università, il paese fuori lotta per sopravvivere allo spopolamento, alla disoccupazione, talora alla noia. Asuni, 400 abitanti a guardia della Brabaxana, la porta della Barbagia, vive l’eterno conflitto tra la voglia di cambiare del suo giovane cuore pulsante e i numeri impietosi di una realtà che pare immutabile, come se in quell’aula e per le vie del paese vivessero due mondi paralleli. Per nulla anonima, Asuni, proprio come il suo territorio. E con qualche primato, a cominciare da quello dell’aula consiliare: tutti sotto i trent’anni, dal sindaco al vice, ai quattro assessori, agli altrettanti consiglieri. Tutti nati negli anni Ottanta, quando una lista come I giovonusu de sa idda, che ha trionfato un anno fa, non era neanche immaginabile, ma lo spopolamento, seppur già in atto, non era ai livelli attuali. Oggi lo scenario che Gionata Petza, classe’84, il vicesindaco Dario Secci (l’anziano della compagnia, 28 anni da compiere), l’assessore Chiara Petza, che con i suoi 22 è il più giovane membro di giunta in Sardegna, e i compagni di legislatura si trovano a governare è quello di un paese vecchio ma pieno di risorse: «La popolazione oltre i 60 anni - dice il primo cittadino - è il 40 per cento, quella sotto i 30 il 20. Il tasso di disoccupazione è alto, l’emigrazione spesso l’unica possibilità». In carica da un anno, Petza sta per laurearsi in Ingegneria a Cagliari, così come universitari sono quasi tutti i suoi colleghi di Asuni. Dice di ascoltare i grandi, ma anche di fare spesso di testa sua. Asuni, due bar, una tabaccheria, due alimentari e sette aziende agricole, è in fondo paese per vecchi, ma con qualcosa che ne dipinge tratti giovani ed entusiasti: il Film Festival, per esempio, e il museo dell’emigrazione vicino ormai alla sua apertura. Che si spera funzioni da deterrente dell’abbandono, per il paese e tutto il territorio. Non lontano, a Gonnostramatza, ecco un altro baby sindaco. Alessio Mandis compirà 26 anni a giugno, e battendo di un mese l’amico Eugenio Lai di Escolca è la fascia tricolore più giovane dell’isola. Non ha la giunta under 30 di Asuni, ma ha scelto per le Politiche Giovanili una 25enne, Caterina Sanna: «Difficile - dice Mandis, studente in Storia a Cagliari, eletto con una civica lo scorso anno -, parlare di politiche giovanili nel mio paese e in tutta la Marmilla, l’impresa non è facile ma ci stiamo provando. A Gonnostramatza la mortalità è doppia della natalità, e lo spopolamento sempre in atto. Se il primo nemico da battere è l’età media troppo alta della popolazione, si capisce quali sono le difficoltà che incontriamo». Eugenio Lai, sindaco di Escolca, in tasca una laurea in Scienze Politiche, chiosa con ottimismo: «Quello del paese che amministro è un’anomalia doppia, visto che abbiamo giovani e donne in consiglio e in giunta. Il ricambio generazionale è necessario, ma purtroppo in Sardegna non c’è. E allora lavoriamo con quello che abbiamo, sperando di cambiare noi stessi la tendenza». (re.s.)

Rimorchiatore Asso 22, il sindaco di Pozzallo scrive al governo nazionale
di Stefania Zaccaria 11 aprile 2011 -
Il sindaco di Pozzallo, Giuseppe Sulsenti, ha inviato un telegramma al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro della Difesa Ignazio La Russa, al ministro degli Esteri Franco Frattini e al prefetto di Ragusa Francesca Cannizzo per sollecitare un celere intervento al fine di sbloccare la vicenda del rimorchiatore Asso 22.

“Fra i punti salienti dell’accordo per un cessate il fuoco in Libia, di cui alla ‘Road Map’ proposta da una delegazione dell’Unione Africana, la tutela dei lavoratori stranieri presenti sul territorio libico.

Mi permetto con l’occasione, da sindaco di Pozzallo, a nome dell’Amministrazione, del Consiglio comunale e della comunità – si legge ancora - di rappresentare alle LL.SS. l’urgente necessità di avviare verso una positiva conclusione la vicenda che riguarda gli undici componenti l’equipaggio, fra cui quattro cittadini pozzallesi, sequestrati a bordo del rimorchiatore ‘Asso 22’ fermo al porto di Tripoli, con l’immediato ritorno a casa di lavoratori innocenti che non hanno nulla a che fare con il conflitto libico”.

I molti dubbi sulla Banca del Mezzogiorno
di Veronica Femminino 11 aprile 2011 -
“Non possiamo non riconoscere come il mondo del credito in Sicilia, negli ultimi anni, abbia un po’ staccato la spina dal territorio”. Con queste parole Francesco Cascio, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana ha dato avvio al forum “Il credito in Sicilia verso la Banca del Mezzogiorno” promosso dal mensile Il Sud e dalla Fondazione Federico II, tenutosi stamane alla Sala Gialla del Palazzo dei Normanni e che ha riunito il mondo creditizio siciliano.

Una questione complessa in merito alla quale si concentra l’interesse degli osservatori del mondo economico e politico. La mancanza di grandi banche territoriali nel Mezzogiorno d’Italia, le difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese, una intensa crisi economico-finanziaria che rischia di compromettere le speranze di sviluppo del Meridione. All’orizzonte, un progetto impegnativo, quello della Banca del Mezzogiorno che, per il momento, sembra riscuotere sia nell’opinione pubblica che presso gli specialisti in materia, più dubbi che consensi.

“Negli ultimi trent’anni si è tanto discusso del ruolo del credito, specie nel Mezzogiorno – dichiara Lelio Cusimano, direttore della Fondazione Federico II. Ci avviamo verso un percorso tutto da scrivere sul quale pesa un’incertezza non indifferente”. In altre parole, ci si chiede cosa rimarrà del tessuto produttivo italiano alla luce della profonda ristrutturazione che ha investito il sistema bancario dell’intero territorio nazionale, con cambiamenti assai rilevanti al Sud, dove se nel 1990 esistevano 100 banche indipendenti con sede legale nell’area, nel 2004 di queste erano sopravvissute solo 21 aziende di credito, tutte appartenenti a gruppi settentrionali.

Dati che destano non poche perplessità, processi in atto i cui effetti potranno essere valutati solo tra qualche tempo e soprattutto alla luce del federalismo fiscale che – come sottolinea Cascio – “non è più un’ipotesi futuristica ma una realtà concreta che potrà divenire volano dello sviluppo solo a patto che il governo sappia riconoscere il gap infrastrutturale che separa la Sicilia dal resto d’Italia”.

Altra nota dolente per una separazione “fiscale” dell’Italia che non piace a molti.

Alla necessità che gli istituti di credito divengano attori fondamentali nonché interpreti del proprio territorio, ovunque ma in particolar modo al Sud, fa riferimento Giuseppe Mistretta, Presidente della Cassa Rurale “Don Rizzo”. “Riteniamo che fare credito cooperativo sia possibile solo osservando con la lente d’ingrandimento il territorio”. – dice. Territorio dallo studio del quale emergono aspetti che non possono essere sottovalutati, nemmeno per le banche che dovrebbero dunque iniziare ad affinare le competenze che consentano loro di meglio conoscere le necessità reali del mondo imprenditoriale.

E in uno scenario in cui i trend di crescita sono diminuiti rispetto al passato, con conseguente diminuzione della domanda di credito e del numero di imprese nascenti, alle banche spetta il compito di diventare, in un certo modo, bussola di orientamento per le nuove realtà produttive che – come puntualizza il prof. Dominici, – necessitano di ausilio informativo e culturale. “Fare credito – conclude – non vuol dire solo erogare liquidità bensì aiutare gli attori economici a valutare il rischio di impresa. Le banche, in generale, hanno perso questa funzione di azienda di riferimento del sistema economico”.

“Puntare ad efficacia ed efficienza” è il monito lanciato da Giuseppe Sopranzetti, Direttore Banca d’Italia – Palermo. E constatando come in Sicilia esistano potenzialità rimaste sopite per troppo tempo precisa che “L’Italia non potrà farcela se non ce la farà il Mezzogiorno. Perché – dice – alcuni si illudono che frazionandosi si possa diventare più forti ma è una logica sbagliata, le dinamiche della globalizzazione ci insegnano come solo unendo le forze si può acquisire potere”.

Problematiche note e risapute ma che spesso in Sicilia divengono più evidenti, lasciando ipotizzare che si tratti di un deficit anche culturale. “Le persone – continua Sopranzetti – preferiscono talvolta, il precariato al rischio di fare impresa. Non si sentono abbastanza assistite nelle proprie scelte”.
Parola d’ordine per gli istituti di credito: sburocratizzazione.

E che dire di Poste Italiane nella sua veste di azionista di riferimento per la Banca del Mezzogiorno? “Sono molto scettico sull’esito del progetto” – dice Giuseppe Spadafora, vice presidente di Cassa Lombarda – ma colgo il lato positivo dell’interesse verso il Sud”.

In estrema sintesi, la Banca del Sud “è inutile” e inoltre, siamo certi che sarà davvero in grado di affrontare le vere problematiche del Meridione?

Il mondo delle banche è a dir poco scettico ma così come ha voluto concludere Lelio Cusimano: “Non possiamo permetterci di immaginare o pensare che non possa cambiare più nulla”.

Sardegna. Ente foreste, via a 226 stabilizzazioni
Il documento sul programma pluriennale di stabilizzazione del personale con contratto a tempo determinato dipendente dell'Ente Foreste della Sardegna è stato siglato questa mattina fra l'assessore regionale della Difesa dell'Ambiente, Giorgio Oppi, ed i rappresentanti sindacali dei lavoratori, durante una riunione cui ha preso parte anche il direttore generale dell'Ente, Gilberto Murgia, e alcuni consiglieri d'amministrazione.

Nell'incontro l'Assessore si è impegnato a sollecitare l'Ente all'immediata attivazione delle procedure per la stabilizzazione di 226 operai. Oppi - è detto in una nota - ha ribadito l'impegno di interessare la Giunta per le valutazioni su una nuova tranche del programma pluriennale di stabilizzazione relativo alle cessazioni intervenute nel periodo 2009-2010 e, successivamente, con riferimento al 2011. L'assessore Oppi ha anche assicurato il suo impegno per far valutare dall'esecutivo regionale le iniziative legislative necessarie ad incentivare la risoluzione volontaria del rapporto di lavoro dei dipendenti prossimi alla maturazione dei requisiti pensionistici. L'intesa riguarda l'assunzione immediata di 226 lavoratori e l'impegno da parte dell'assessore di portare in Giunta la delibera sul recupero dei posti vacanti, per assicurare ad altri 550 precari l'ingresso stabile all'Ente Foreste. L'accordo di oggi è il frutto di un'intesa raggiunta la settimana scorsa tra le rappresentanze sindacali e l'assessore Oppi al termine del sit-in di protesta che si è svolto davanti alla sede dell'assessorato. "E' un buon risultato - commentano Francesco Piras (Fai-Cisl), Raffaele Lecca (Flai-Cgil) e Pasquale Deiana (Uila-Uila - faremo le nostre valutazioni, senza abbassare la guardia e soprattutto vigileremo perché questo accordo trovi uno sbocco concreto. Ci sarà da lavorare, poi, per avviare la trattativa con la Regione per un migliaio di lavoratori che, secondo le nostre aspettative dovranno essere assunti entro il 2013".

Sicilia. Bimbi «a lavoro» con mamma e papà: 69 milioni per gli asili nido aziendali
Interventi anche a sostegno delle strutture comunali
PALERMO - I piccoli «al lavoro» con mamma e papà. Attraverso lo stanziamento di oltre 69 milioni di euro per la realizzazione di asili nido e micro-nido aziendali, l’assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche sociali interviene a sostegno delle famiglie. Iniziative anche a favore della realizzazione e del potenziamento degli asili nido comunali.

Le somme stanziate ammontano a oltre 69 milioni di euro, così ripartiti: 38.750.931 di euro quale «contributo su lavori e forniture degli asili nido comunali»; 25.859.711, di euro per «spese di gestione» per i primi tre anni di attività degli asili nido comunali; 4.996.943, di euro, somma necessaria sia per le spese per i lavori e le forniture, sia per l’accompagnamento alle spese di gestione per i primi tre anni di attività degli asili nido aziendali. «Prosegue - afferma l’assessore alla Famiglia, Andrea Piraino - l’opera di adeguamento strutturale degli asili nido in Sicilia.

La programmazione finanziaria regionale a sostegno proprio dell’adeguamento strutturale degli asili nido comunali permetterà, in tempi relativamente brevi, di aumentare la percentuale dei bambini iscritti agli asili nido comunali, oggi ferma al 5,16 per cento (pari a 7613) dei bambini nella giusta età per frequentare gli asili nido. Il decreto, dopo il visto di controllo della Corte dei Conti, sarà pubblicato integralmente sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana.

Lotta all’evasione fiscale in Sicilia, i dati del 2010
di Markez 11 aprile 2011 -
La lotta contro l’evasione fiscale in Sicilia non ha tregua. Nel 2010 l’Agenzia delle entrate ha recuperato oltre 517 milioni di euro, (+18,4% rispetto al 2009). Di questi, 312,6 milioni sono entrati nelle casse dell’erario con l’attività di liquidazione (+26,5%) mentre i restanti 204,6 milioni (+7,8%) sono stati riscossi grazie all’attività di accertamento.
I 517,2 milioni provengono per il 53% da controlli per i quali i contribuenti hanno scelto di pagare nell’immediato; il restante 47% è stato riscosso con cartelle esattoriali a seguito di iscrizione a ruolo.
La qualita dell’azione di contrasto all’evasione fiscale è confermata anche dai 116 milioni di euro riscossi attraverso gli strumenti deflattivi del contenzioso tributario, primo tra tutti l’accertamento con adesione che fa incassare all’Agenzia circa 33 milioni di euro.
L’Agenzia delle Entrate siciliana ha realizzato 60.272 accertamenti su imposte dirette, Iva e Irap, che hanno portato alla luce oltre un miliardo di maggiore imposta accertata. I controlli hanno riguardato oltre 40mila persone fisiche, 19mila imprese di piccole dimensioni, e quasi mille imprese di medie dimensioni.
Anche 20 grandi aziende sono finite nella rete del Fisco, di cui 15 hanno già regolarizzato la propria posizione accettando la pretesa tributaria dell’amministrazione finanziaria. Lo strumento del redditometro ha permesso di accertare maggiori imposte per circa 21 milioni di euro, mentre i controlli supportati da indagini finanziarie hanno scovato 51 milioni di euro di maggior imposta accertata.

A questi controlli si aggiungono gli 8 mila accertamenti sulle compensazioni Iva indebite che hanno fatto rilevare, tra minor credito accertato e maggiore imposta dovuta, un’evasione complessiva di quasi 200 milioni di euro.

Benzina, al Sud sfonda quota 1,66 euro: l’effetto accise si sente
All’effetto dei disordini nordafricani e nei Paesi esportatori di greggio in generale si è aggiunta anche la nuova accise sui carburanti a movimentare i prezzi ai distributori, mentre le quotazioni dell’oro nero continuano a mietere record e la forte domanda di Cina e India non si placa.
E se a Lampedusa venerdì il prezzo della benzina era già a 1,83 euro al litro, i rincari nel resto del Paese non hanno di certi lasciato sorrisi in giro.

Una settimana di rincari. Per la terza volta in meno di una settimana, come si apprende da quotidianoenergia.it, Eni è tornata ad aumentare di 1 centesimo il prezzo raccomandato della verde e di 0,5 centesimi quello del gasolio, mentre sono rimaste ferme tutte le altre compagnie.
La mossa del colosso nazionale non è stata ancora del tutto trasferita sui prezzi praticati sul territorio, dove invece si segnala uno scatto in avanti delle no-logo, specie sulla benzina.
Venerdì, con la nuova tassa per il cinema tramutata in accise sui carburanti, i listini già sono stati ritoccati verso l'alto e la media dei prezzi praticati della benzina, in modalità servito,  è arrivata ad aggirarsi tra l'1,576 euro al litro degli impianti Esso e l'1,583 dei punti vendita Q8 (no-logo a 1,498 euro al litro), mentre il diesel dall'1,481 euro al litro delle stazioni di servizio Esso all'1,492 rilevato negli impianti Shell (le no-logo a 1,423) e il GPL tra lo 0,782 euro al litro registrato nei punti vendita Esso allo 0,797 euro al litro degli impianti Tamoil (0,772 le no-logo).

I record del Sud. Al Sud si continuano a registrare i rincari più eclatanti, con la benzina che venerdì ha sfondato quota 1,66 euro al litro e il diesel l'1,52. Le rilevazioni di quotidianoenergia.it effettuato su un campione di stazioni di servizio rappresentativo, per il periodico settoriale, della situazione nazionale per l’analisi dei prezzi.
A Lampedusa si è arrivati addirittura a 1,83 euro al litro, mentre in Campania, anche a causa dell’addizionale regionale, lo scorso fine settimana la verde era già a quota 1,663 euro al litro.
Intanto prosegue la raccolta firme per abbassare la tassazione. L'obiettivo è arrivare ad almeno 500.000 firme e la campagna durerà fino al 31 maggio.
Marco Notari

Sbarcano in Tunisia 500 aziende siciliane
di BlogSicilia 11 aprile 2011 -
Tre mesi dopo l’uscita di scena di Ben Ali, la Tunisia torna ad attirare l’attenzione degli investitori italiani con 500 aziende siciliane pronte a sbarcare nel Paese maghrebino. E’ quanto è emerso nel corso del convegno “La cooperazione internazionale nello sviluppo del Mediterraneo” che si è svolto a Palermo nella sede del centro studi Cerisdi, con la collaborazione della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del ministero degli Esteri.

Secondo le informazioni raccolte da Cerisdi presso le amministrazioni regionali e le associazioni di categoria, si tratta in particolare di imprese siciliane interessate a prendere contatto con le piccole e medie imprese tunisine per sottoscrivere contratti di fornitura, proporre joint-venture e avviare altre forme di collaborazione economica e commerciale.
 “La Sicilia – dice il direttore il Cerisdi, Elio Cardinale - è uno snodo strategico nel Mediterraneo, utile per intercettare e sviluppare commerci, progetti e strumenti economico-finanziari fondati sulla creazione di un qualificato management”.
Durante il convegno è stato sottolineato il ruolo che ha avuto la linea di credito da 69 milioni di euro concessa di recente alle Pmi tunisine per attirare l’attenzione dell’imprenditoria italiana verso il Paese nordafricano. Questa fa parte di un pacchetto di strumenti finanziari che la Dgcs della Farnesina ha messo in campo per facilitare l’accesso al credito delle Pmi tunisine, creare nuovi posti di lavoro, rafforzare le istituzioni finanziarie e i legami economici tra i due Paesi.

“In Tunisia, così come in altri Paesi del sud del Mediterraneo – commenta il Direttore generale della cooperazione allo sviluppo Elisabetta Belloni - è necessario mettere in atto misure di medio e lungo termine che incidano sulla stabilizzazione e la regolarizzazione dei sistemi economici. Solo così, dopo la risposta emergenziale, si può avviare un vero e proprio sistema di crescita che abbia ripercussioni benefiche anche in Italia”.

“Apprezzo Lombardo e non ne faccio mistero”
di Redazione 11 aprile 2011 -
Dopo le polemiche degli ultimi giorni, anche all’interno dell’Mpa, legate alla nuova svolta interna al movimento annunciata dal presidente Lombardo, Pietro Barcellona prende ufficialmente posizione rivendicando la paternità del manifesto programmatico della “naturale evoluzione”.
Questo il testo della lettera inviata in esclusiva a BlogSicilia che pubblichiamo integralmente.

Caro direttore,
colgo l’occasione del trafiletto apparso sul giornale di Sicilia per scrivere alcune considerazioni su ciò che oramai direttamente mi tocca.
Mi sembra, anzitutto, che sia il caso di interrompere il giochino di società su quale misterioso personaggio abbia scritto il manifesto politico che è stato divulgato; non ho nessuna difficoltà a dichiarare pubblicamente che quel testo è in gran parte quanto ho trasmesso per iscritto al presidente Lombardo che me ne aveva fatto richiesta in modo assolutamente limpido e senza alcun retro pensiero.

Per dar conto ai lettori che seguono il tuo blog, desidero raccontare brevemente come sono andate le cose.

Mi trovavo dal presidente Lombardo per illustrare un documento programmatico a sostegno di una iniziativa culturale (un summer school sul tema dello spazio e della cultura mediterranea a nome del comitato scientifico di cui sono coordinatore e di cui si possono vedere i bandi negli appositi siti).

Nel corso della discussione che si è sviluppata  sui temi e sulla agenda di questa iniziativa culturale il presidente Lombardo, dopo una riflessione sulla situazione politica italiana e siciliana, mi chiese di mettere per iscritto una bozza di manifesto che potesse essere utilizzata per aprire un dibattito meno condizionato dal politichese.

Non ho avuto alcuna difficoltà ad assicurare la mia disponibilità alla scrittura di un testo che gli avrei fatto avere al più presto con piena possibilità di utilizzazione.

Il manifesto non era firmato per la semplice ragione che non era una semplice prestazione professione del tipo delle famose consulenze e neppure l’espressione di un mio impegno politico all’interno del MPA.

Un documento di orientamento per essere fecondo, come base di una discussione, non può essere il gesto personale di un “ intellettuale illuminato”, ma un’offerta pubblica per ribadire la necessità di abbandonare le tristi beghe di potere che traspaiono dai resoconti giornalistici e che danno la sensazione di una profonda povertà intellettuale.

Naturalmente la scelta di consegnare a Lombardo un documento sul quale egli avrebbe potuto lavorare politicamente per un confronto con altri soggetti, non è per me un fatto asettico e di pura neutralità scientifica, ma il sostegno ad un’ispirazione che ho visto, magari sbagliando, emergere nella condotta fin qui tenuta dalla presidenza Lombardo.

Sono convinto infatti che già la composizione della  giunta che si sottrae alla solita lottizzazione di correnti e sottocorrrenti sia un fatto di rilevante discontinuità rispetto al precedente sistema caratterizzato da oscure trasversalità e sostanzialmente immodificabile negli equilibri sottostanti.

Ho anche apprezzato i primi atti di governo che hanno certamente allargato il dibattito sui problemi dei termovalorizzatori e su quello del gasdotto dando un minimo di trasparenza alle diverse posizioni confliggenti; e potrei continuare con gli esempi di tanti piccoli interventi apprezzati che non sono certo una svolta politica ma, per lo meno, un’apertura verso metodi di gestione diversi.

È evidente che io non sono un affiliato segreto di Lombardo né un suo consigliere privilegiato ma un uomo libero che non ama analizzare i “ fatti” sulla base di pregiudizi e che desidera per ciò che della Sicilia e del suo destino parlassero tutti senza alimentare sospetti e insinuazioni che portano soltanto discredito a tutto il ceto politico dirigente.

Chi vuole sapere cosa penso di Lombardo e della situazione politica nazionale e internazionale ha a disposizione una massa di articoli che testimoniano l’assoluta autonomia di giudizio nei confronti di tutte le forze politiche oggi sulla scena.

Nella mia formazione politica è fortemente implicato il principio di servire un’idea ma mai quella di servire una persona.
Pietro Barcellona

Nessun commento: