martedì 12 aprile 2011

Mezzogiorno-Sera. 12 aprile 2011.

Potenza. Duecento persone curate tra i quasi cinquecento immigrati ospiti di Palazzo San Gervasio

Lombardo indagato, avanza Forza del Sud

Lombardo: “Miccichè in preda ad eccitazione indotta”

Bari. D'Alema al Pd sì al ricambio no alle correnti

Ginosa. Comitato in pressing sul Governo «A noi i soldi del referendum»

L'UNIONE SARDA - Cronache : «Comprano, ma i soldi finiranno»

Mantovano:«Manduria non chiuderà»

Santa Maria Capua Vetere. L'Andolfato è una polveriera, le risse tra immigrati sedate con lacrimogeni

Napoli. Rifiuti, poca autosufficienza ok all'«esportazione» fuori provincia

Giugliano, il campo nomadi va giù


Potenza. Duecento persone curate tra i quasi cinquecento immigrati ospiti di Palazzo San Gervasio
L'assessore alla Salute Martorano riferisce in commissione regionale: «Le patologie più ricorrenti al campo sono contusxioni, febbre e di tipo odontoiatrico»
11/04/2011 Nella tendopoli di Palazzo San Gervasio (Potenza) sono sopitati 496 immigrati, «quasi tutti tunisini» di età compresa fra 18 e 35 anni: ogni giorno vengono curate circa 200 persone «e le patologie più ricorrenti sono quelle di tipo odontoiatrico, per crisi ipoglicemiche, ipertensive, contusioni, febbre e tosse». Lo ha detto oggi a Potenza l’assessore alla sanità della Regione Basilicata, Attilio Martorano, durante un’audizione nella quarta commissione del consiglio regionale. Martorano - secondo quanto reso noto dall’ufficio stampa dell’assemblea – ha spiegato che ad ogni immigrato è stata data una tessera sulla quale sono annotati «i giorni di permanenza, i pasti, le prestazioni mediche e i generi di conforto ricevuti, per una migliore organizzazione e fruibilità dei servizi». Sono cominciate, intanto, le procedure per il rilascio dei permessi temporanei.

Lombardo indagato, avanza Forza del Sud
di Raffaella Pessina
Le due settimane limite per approvare il Bilancio si aprono col nodo giudiziario. La Giunta ha “preso atto” del provvedimento sul governatore
PALERMO - Riprendono questo pomeriggio i lavori a Palazzo dei Normanni dell’Assemblea regionale siciliana. Finalmente all’ordine del giorno vi sono i documenti finanziari, la cui discussione era già stata richiesta già da tempo dai banchi dell’opposizione. Ci si attende battaglia in Aula questa settimana perchè si tratta ormai di approvare dei documenti sul filo del rasoio, per i tempi ristretti in cui l’Ars si ritrova.

E soprattutto al primo punto all’ordine del giorno vi è la mozione di censura del Pdl nei confronti dell’assessore all’Economia Gaetano Armao, in merito ai lavori affidati alla Sicilia e Servizi, la partecipata della Regione che si occupa degli accessi informatici degli assessorati.

Intanto si muove celermente in tutta l’Isola il movimento arancione con il suo leader Gianfranco Miccichè, in vista delle prossime elezioni regionali. Domenica scorsa a Catania si è tenuta la convention del partito durante la quale Miccichè ha dichiarato: “Ci hanno attribuito un 20% di consensi in Sicilia e questo significa – ha detto – che potenzialmente Forza del Sud a livello nazionale, solo con i voti della Sicilia, porterebbe un risultato pari al 2%. Aggiungendo poi i voti delle altre 8 regioni in cui siamo presenti – ha proseguito Miccichè – potremmo aspirare ad avere una componente parlamentare in grado di determinare le scelte del Governo”. Miccichè nel suo intervento ha anche criticato il Governo Lombardo che ha definito “il peggiore che potessimo immaginare, frutto di un vergognoso ribaltone il cui unico risultato è stato quello di non aver raggiunto alcun risultato”.

Intanto in merito alle vicende giudiziarie che riguardano il governatore della Sicilia Lombardo gli assessori hanno emesso unitariamente un comunicato nel quale “prendono atto di un provvedimento della magistratura che lo riguarda” astenendosi doverosamente da alcun commento. “Nutrono altresì – prosegue il comunicato -  piena fiducia che lo stesso provvedimento favorisca l’emergere di una verità processuale, finora subdolamente, da alcuni mezzi di comunicazione, data addirittura per scontata, anticipata senza riscontri, lasciata trasparire a ogni piè sospinto”.

È quasi sicuro che, tornando ai lavori dell’Aula, la mozione di censura impegnerà almeno una seduta d’Aula, ed i giorni per approvare bilancio e finanziaria ormai sono diventati veramente pochi. Dato che infatti gli strumenti di programmazione economico finanziaria vanno approvati entro la fine del mese, quindi entro il 30 aprile, e se è vero che l’Aula si svolge nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì, questo significa che alla fine del mese vi saranno solo 8 giorni di tempo, non considerando la giornata di oggi.

E a parte la questione finanziaria in Siclia si discute di federalismo. In particolare a tuonare contro l’applicazione di questo federalismo è stato proprio l’assessore all’Economia Armao.
“Siamo all’anno zero sulla perequazione finale e infrastrutturale. Il federalismo in Sicilia non potrà essere a costo zero, lo Stato ci deve dare le risorse riviste dagli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto, che sono risorse comunque dovute. Aumenteranno vertiginosamente le tasse. Si rischia di generare una corsa alla tassazione da parte di enti locali e regioni che non ricevono risorse adeguate per fare fronte alle proprie spese. La Sicilia soffre un divario del 40 per cento – prosegue Armao - rispetto a media nazionale di redditi cittadini e della dotazione di infrastrutture. Se applichiamo il federalismo senza le compensazioni (perequazione fiscale e infrastrutturale) i siciliani saranno sottoposti al livello di tassazione più alto d’Italia ed al livello più basso di servizi, mentre infrastrutture necessarie a competere con altre regioni non si realizzeranno mai”.

Il prodotto interno lordo è calato di dieci punti, siamo passati dal 77 per cento (rispetto al dato nazionale, pari a 100) al 66 per cento. Siamo in coda fra le 266 regioni dell’Unione Europea”.
Articolo pubblicato il 12 aprile 2011

Lombardo: “Miccichè in preda ad eccitazione indotta”
di Redazione 11 aprile 2011 -
“Micciché ha detto questa piccola mascalzonata forse in preda a indotta eccitazione, alla quale speravo si fosse sottratto”.

Con questa piccata dichiarazione Raffaele Lombardo interviene dopo che nel fine settimana e ancora questa mattina a mezzo stampa il governatore siciliano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud avevano imbastito diverse polemiche e scaramucce.

Ieri a Catania, nel corso della prima convention provinciale di Forza del Sud, Micciché aveva definito il governo Lombardo “il peggiore che potessimo immaginare, frutto di un ribaltone il cui risultato è non aver raggiunto alcun risultato”.

Bari. D'Alema al Pd sì al ricambio no alle correnti
di BEPI MARTELLOTTA
BARI – «Se è obbligatorio dire che il Pd è spaccato, ognuno può dire quello che vuole. Però non vedo il fondamento di questa affermazione ». Il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, viene a spegnere i fuochi delle polemiche che hanno accompagnato «Mezzogiorno di Fuoco», l’iniziativa messa in piedi dai segretari regionali del Sud su imput di Michele Emiliano e che ha registrato l’assenza stizzita di Nicola Latorre e lo scontro tra Francesco Boccia e i detrattori del federalismo regionale.

Alla giornata finale, ieri, molte sedie vuote al Palamartino di Bari (e pochi giovani): probabile che diverse delegazioni fossero già partite, altrettanto probabile che l’iniziativa - forse per le troppe mediazioni «politiche » tra chi l’ha pensata scoppiettante (Emiliano) e chi l’ha messa nei «binari giusti » onde evitare rivolte modello «rottamatori » - non abbia sortito il «fuoco» auspicato. A fare notizia, più che altro, le assenze: quelle, assai significative, di molti assessori regionali Pd della giunta Vendola (presenti solo Dentamaro e Capone) e quella del segretario nazionale («ma Bersani - spiega D’Alema - ha anche altri impegni e ovviamente si è deciso che qui ci fossero altri i dirigenti del partito, a cominciare da quelli meridionali»). Quanto al vicecapogruppo dei senatori, considerato suo fedelissimo braccio destro almeno finché non ha cominciato a strizzare l’occhio a Vendola, D’Alema chiosa senza batter ciglio: «Non so cosa abbia tenuto Latorre lontano da qui, ma gli altri sono qui con le loro opinioni. Boccia ha parlato». Frizioni a parte, dal leader Pd arriva la benedizione dell’evento, nato come «una mattata di Emiliano» e poi diventato «una sfida verso la politica antimeridionale del governo» ma anche «un forte richiamo al Pd».

Con un avvertimento: bando alle tentazioni leghiste del Sud e al «vetero-sindacalismo che finisce per raccogliersi intorno ad un capo». Insomma, via le tentazioni di un partito nel partito per dare voce ai meridionali («se dovessimo avere leghe di Nord e Sud che si spartiscono i “favori del principe” sarebbe un disastro») e via i personalismi.

Emiliano (ma anche l’alleato di Sel e presidente di Regione Vendola) sono avvertiti: «la personalizzazione della politica è un male antico - dice - e non è così che si sovverte la cultura anti-democratica berlusconiana. Sono per il pluralismo, ma attenti perché rischiamo di apparire come una sommatoria di personalità». Piuttosto, si lavori per ribaltare le tante menzogne che circolano sul Sud: i fondi ordinari sono scesi dal 42% al 34% in pochi anni («altro che Sud che non sa spendere, mancano i co-finanziamenti nazionali!») e se non c’è politica di sviluppo per il Sud da parte del governo è solo «perché non c’è una politica di sviluppo per il Paese». Falso che ci siano due Italie, c’è n’è una governata (male) da Berlusconi che sta andando alla deriva, mentre altri Paesi, pur attraversati dalla crisi, camminano a testa alta. Falsa anche la presunta «questione settentrionale », c’è n’è una sola ed è «nazionale e meridionalista ».

Falso anche che il Pd freni il ricambio: «quando c'è una nuova classe dirigente, quella vecchia va in pensione - chiarisce, sgombrando il campo dalle ambizioni “rottamatorie” - senza neanche bisogno di doverlo dire». Piuttosto, se «c’è una forza orgogliosa che vuole prendersi le sue responsabilità », si faccia avanti senza personalismi e prenda sulle sue spalle innanzitutto un dovere: quello di «difendere il partito».

Come? Intanto mettendo da parte le tentazioni correntizie ma anche le ambizioni a cariche istituzionali: «fare i dirigenti di partito non è un disvalore» scandisce D’Alema. Che aggiunge, ironico: «Vedo valanghe di dalemiani, ma riconosco questo titolo solo a chi soffre, a chi sa rinunciare alle candidature».
11 Aprile 2011

Ginosa. Comitato in pressing sul Governo «A noi i soldi del referendum»
Lunedì 11 Aprile 2011 13:26
GINOSA - Unificare il voto per il referendum con quello delle amministrative di maggio per risparmiare circa trecento milioni di euro. E’ la proposta che il comitato “Difendiamo le Terre Joniche”, nato dopo l’alluvione del primo marzo scorso, lancia al Governo che, al momento, avrebbe messo a disposizione solo tre milioni di euro per ricostruire i territori danneggiate dall’evento calamitoso. Una percentuale troppo bassa per dare dignità a famiglie e agricoltori i cui danni, stando alle stime calcolate dai tecnici della Regione Puglia, supererebbero i cento milioni di euro. “Vogliamo essere trattati come cittadini italiani e quindi con gli stessi diritti di quelli del Veneto” gridano dai palchi i rappresentanti del comitato che nell’ultimo fine settimana hanno occupato i binari della stazione e la statale 106 in segno di protesta. “In un momento di scarsa liquidità - osserva l’on. Paolo Rubino portavoce del Tavolo Verde - ci sembra più opportuno che il Governo risparmi quei fondi destinati al referendum che potrebbero, invece, servire a ricostruire strade e case”.

L'UNIONE SARDA - Cronache : «Comprano, ma i soldi finiranno»
12.04.2011
Commercianti, per ora, contenti: «Con i tunisini stiamo lavorando di più». Donne e anziani un po' meno: «Abbiamo paura. La notte non usciamo più». E poi il dubbio: «Come faranno a campare quando finiranno i soldi?» E qualche tunisino, secondo i primi avvistamenti (non confermati dalle forze dell'ordine), avrebbe trovato una prima drammatica strada alternativa per guadagnarsi qualcosa: prostituirsi.
TUNISINI A PASSEGGIO A mezzogiorno viale Sant'Avendrace è un viavai continuo di tunisini che fanno le “vasche” soprattutto in coppia. Sotto i portici, a poche centinaia di metri dalla piazza e dall'ex deposito dell'aeronautica che ospita i profughi, i commercianti sono tranquilli. E in parte contenti: «Sono giovani educati, non abbiamo avuto nessun problema», raccontano i proprietari del negozio di alimentari e vini sfusi al civico 287. «I primi giorni», continua la titolare, «hanno comprato molta merce. Soprattutto cioccolati e bevande». Lo sguardo dei negozianti è spesso finito sui rotoli di banconote che spuntavano dalle tasche dei pantaloni dei ragazzi tunisini: «Un elastico teneva insieme diversi biglietti da 50 e 100 euro, probabilmente i risparmi che questi giovani si erano portati dietro per il viaggio e per raggiungere le loro famiglie sparse in Francia e Germania».
I COMMERCIANTI Nessuno screzio, nessuna discussione: «Qualcuno ci conosce e, quando passa davanti, saluta. Fino a questo momento possiamo dire che i tunisini sono migliori di molti sardi». Ma cosa accadrà quando finiranno i soldi? «È la domanda che ci stiamo facendo anche noi», risponde la coppia di negozianti. Anche dal vicino bar “Il Portico” i commenti sono di soddisfazione. «Una convivenza perfetta», dice uno dei baristi. All'esterno, nei tavolini, tre tunisini consumano un caffè e bevono dell'acqua. «Stiamo diventando un punto di ritrovo per questi giovani», prosegue il ragazzo che lavora dietro il bancone. La preoccupazione dentro e fuori dal bar è la stessa: «Per ora pagano perché hanno i soldi. Quando resteranno senza cosa succederà?» Nei bar e nelle botteghe la birra scarseggia. Ma anche il consumo di sigarette da queste parti ha raggiunto cifre record: «Ne comprano tantissime», confermano dalla tabaccheria Mascia, nel primo tratto di viale Sant'Avendrace. Le preoccupazioni iniziali sembrano svanite anche se qualche segnale poco incoraggiante è già arrivato: «La scorsa notte», aggiungono dalla tabaccheria, «hanno danneggiato il distributore automatico di sigarette. Non era mai capitato. La coincidenza è strana. E poi qualcuno di ha detto di aver visto un gruppo di tunisini allontanarsi subito dopo il rumore dei calci».
QUALCHE TIMORE Passeggiando nelle vie dei quartieri di Sant'Avendrace, San Michele e Is Mirrionis si raccolgono molte impressioni e voci. Quando però si chiede di ufficializzarle con nome e cognome spunta l'omertà. «Non voglio guai e poi passerei per razzista». Perché nei rioni c'è paura. Una paura nascosta. Donne e anziani la notte non escono più. «Non posso rischiare di incontrare un gruppo di questi ragazzi, magari ubriachi», spiega una signora di mezza età davanti al portoncino della sua abitazione al civico 317. «Non siamo tranquilli. C'è molta paura anche se per fortuna per ora non è accaduto niente di grave», aggiunge un'anziana.
MOLTE PATTUGLIE Gli ultimi episodi (una donna molestata, la rissa nel centro e la rapina a una prostituta) hanno spinto la Questura ha aumentare il numero di pattuglie nelle zone vicine del centro di accoglienza di viale Elmas. «Effettivamente da due giorni vediamo transitare più auto della Polizia e dei Carabinieri», annuisce un sessantenne a passeggio con il proprio cane. Chi temeva che l'arrivo di 700 extracomunitari potesse creare una scia impressionante di reati è stato smentito. Per ora. Perché, è la preoccupazione di chi vive da queste parti, quando i tunisini (ma potrebbero essere anche di altra nazionalità o sardi) finiranno i soldi cosa succederà? Basteranno l'impegno messo in campo dalle associazioni di volontariato, dalla Caritas, dai sindacati e da singoli cittadini? E l'altra notte c'è chi avrebbe visto un tunisino prostituirsi in via Po e salire in un'auto. M. V.


Mantovano:«Manduria non chiuderà»
La tendopoli è provvisoria ma resta
Il sottosegretario ha partecipato alla riunione ad Oria
«Bisogna tener conto delle previsioni di nuovi arrivi»
ORIA - «Il Centro di accoglienza di Manduria conserverà la sua caratteristica di temporaneità, ma non siamo in grado di dire quando sarà smobilitato». Lo ha detto ieri il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, partecipando alla riunione del comitato interprovinciale per la sicurezza tenutosi ad Oria. L’ex magistrato leccese ha poi detto chiaramente che «il governo dovrà tenere conto delle previsioni di nuovi arrivi dai paesi del Nord Africa nella misura di almeno cinquantamila profughi». Più chiaro ancora il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino: «Se si ripresenterà l’emergenza noi faremo la nostra parte».

La riunione era stata convocata da Mantovano per fare il punto sulla situazione in relazione all’emergenza-immigrazione che ha coinvolto i comuni di Manduria e Oria. Oltre ai prefetti di Brindisi e Taranto, Nicola Prete e Carmela Pagano, hanno partecipato i presidenti delle Province di Brindisi, Massimo Ferrarese, e di Taranto, Gianni Florido, il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino, e il commissario prefettizio di Oria, Maria Rita Iaculli. Nel corso del vertice il rappresentante del governo, sentiti i responsabili dell’ordine pubblico, ha stabilito da un lato il potenziamento della presenza di forze dell’ordine (sia nei pressi del campo base sia spalmate nei territori dei comuni interessati), dall’altro incentivi statali in favore degli imprenditori del settore turistico e iniziative di marketing finalizzate al rilancio dei due territori. Per questo Mantovano ha raccolto la provocazione dell’imprenditore televisivo leccese, Paolo Pagliaro, proprietario del gruppo Tele Rama, che ha proposto la produzione di uno spot da mandare in onda sulle reti Rai e Mediaset per promuovere la stagione turistica nel Salento, condizionata dall’emergenza-immigrazione. «Ottima idea, se mi daranno il video - ha detto il sottosegretario - lo sottoporrò all’attenzione del presidente Berlusconi che non dovrebbe avere difficoltà ad inserirlo nelle campagne stampa e televisive della presidenza del Consiglio».

Sempre ieri si è deciso, inoltre, di attingere ai fondi nazionali sulla sicurezza per il finanziamento di un sistema di videosorveglianza nei centri urbani di Oria e Manduria. Il presidente Florido ha chiesto impegni precisi e tempi veloci per sostenere le comunità locali a fronteggiare la crisi. Il suo omologo Ferrarese, doppiando le richieste, si è intanto detto disponibile a finanziare un servizio di bus navetta che trasporti gli ospiti del centro nella vicina Oria e viceversa. Mantovano ieri che dopo l’incontro si è intrattenuto con i giornalisti, è stato attento a non cadere nella trappola della polemica preparata il giorno prima dal deputato del Pdl, Pietro Franzoso. Il fittiano aveva definito «una farsa» la riunione di ieri «utilizzata da Mantovano per un proprio tornaconto politico». «Non sono qui per fare polemiche», ha detto Mantovano stroncando le provocazioni dei giornalisti.
Nazareno Dinoi

Santa Maria Capua Vetere. L'Andolfato è una polveriera, le risse tra immigrati sedate con lacrimogeni
L'addetto ai pasti costretto a tornare indietro da una protesta. Carloni (Pd): «Caldoro chiuda la tendopoli»
NAPOLI — L’ex caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere rischia di diventare una polveriera. L’altra sera un tentativo di fuga ha scatenato una mega-rissa all’interno del campo, tanto che gli agenti, in assetto antisommossa, sono stati costretti a lanciare alcuni lacrimogeni per sedare gli animi. I momenti di tensione si ripetono di continuo. Lunedì, all’ora di pranzo, un nutrito gruppo ha inscenato una manifestazione di protesta costringendo l’addetto al furgone che trasportava il pasto ad allontanarsi, per poi ritornare scortato da Polizia e Carabinieri. Giovedì, annuncia l’italo-palestinese Jamael Qaddorah, responsabile campano immigrazione della Cgil, «organizzeremo una grande manifestazione di protesta davanti all’ex caserma Andolfato».

La senatrice del Pd, Anna Maria Carloni, che ha fatto visita alla struttura di accoglienza, dove ieri, lunedì, sono arrivati altri 18 immigrati sbarcati a Civitavecchia dalla nave Flaminia, lancia il suo appello accorato al presidente della Regione, Stefano Caldoro: «Il campo di Santa Maria Capua Vetere va chiuso al più presto — afferma—. La situazione diventata insostenibile: si tratta di un carcere a tutti gli effetti. È stata costruita un’ulteriore recinzione intorno alla tendopoli, ma gli immigrati trascorrono la giornata sotto il sole. Gli operatori sono impegnati a fare del loro meglio. Non è colpa loro. Tuttavia, la situazione è oggettivamente pesante. Gli immigrati pensano di poter essere liberi a breve. Almeno le persone identificate dovrebbero essere accompagnate verso la libertà, con la possibilità di ricongiungersi a familiari e amici grazie a soluzioni transitorie».
La Croce rossa italiana, che gestisce campo casertano, tenta con qualche difficoltà di venire incontro alle pressanti richieste degli oltre mille extracomunitari tunisini, tra cui qualche marocchino, al fine di contenerne le intemperanze. Ieri è stato concesso ad alcuni barbieri di prestare il loro servizio. L’altro giorno sono state procurate decine di coperte (che poi un gruppo di quattro persone ha annodato e utilizzato per scavalcare il muro di cinta della ex caserma, riportando alcune ferite). E giorno dopo giorno si tenta di fare il possibile per assicurare sigarette agli ospiti del centro. Ma pure le sigarette diventano merce di scambio e il più delle volte i furti e il «mercato nero» tra gli immigrati finiscono per appiccare nuovi focolai di tensione.

Sette persone sono state espulse dalla tendopoli perché ritenute socialmente pericolose e con precedenti penali. «Speriamo tutti — auspica Paolo Monorchio, responsabile di Napoli e provincia della Cri — che arrivino i permessi provvisori. Ci hanno detto che i primi duecento dovrebbero essere pronti già domani. Per il resto, da parte nostra si cerca di fare il possibile, seguendo un menu adeguato ai gusti e assicurando la massima accoglienza» . Stamane, alle 10, una delegazione di consiglieri regionali, capeggiata dal presidente dell’assemblea, Paolo Romano, farà anch’essa visita alla struttura.
Angelo Agrippa

Napoli. Rifiuti, poca autosufficienza ok all'«esportazione» fuori provincia
Via libera dal Consiglio regionale. In Irpinia e Beneventano arriva l'immondizia napoletana
NAPOLI - Rifiuti: passa in consiglio regionale la norma che supera la rigida provincializzazione. Una parziale retromarcia rispetto a quanto era stato auspicato già 5 anni fa dal capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e sancito nel 2007 dalla Regione.

Il provvedimento è passato con 34 sì ,i voti della maggioranza cui si sono aggiunti quelli dell’Idv, 11 astenuti ,tutti tra le file del Pd, e 5 contrari, alcuni dei quali dello stesso schieramento di centro destra: Zecchino del gruppo Caldoro presidente, Ruggiero Pdl , Lonardo Udeur , D’Amelio e Del Basso De Caro tutti e due del Pd . I socialisti Mucciolo e Oliviero hanno abbandonato l’aula per dissenso.

La norma prevede che qualora il piano d’ambito di una Provincia non riesca a garantire il pieno rispetto del principio dell’autosufficienza «per fondate e comprovate ragioni oggettive», la stessa può chiedere aiuto alle altre realtà territoriali. Entro 45 giorni dalla adozione della delibera della giunta regionale, le altre province procedono alla modifica o alla integrazione dei rispettivi piani d’ambito, al fine di garantire il principio dell’autosufficienza su base regionale. I provvedimenti relativi devono essere accompagnati da forme di compensazione, definite d’intesa tra le province interessate.

Qualora le province non dovessero trovare l’intesa, scatterebbero i poteri sostitutivi previsti dalla legge in capo al presidente della giunta regionale. Il provvedimento, facile prevederlo, creerà non pochi malumori tra Avellino e Benevento, dove le discariche di Savignano e Sant’Arcangelo, se fossero utilizzate solo per le esigenze del territorio, potrebbero garantire ancora almeno due o tre anni di autonomia. Ettore Zecchino già dà fuoco alle polveri: «Non so proprio come spiegare una cosa del genere a chi abita in Irpinia» . Il suo conterraneo Giuseppe De Mita, invece, è di opinione diversa: «La legge non cancella il principio degli ambiti provinciali in assoluto. In caso di emergenza, è attivata una procedura di solidarietà. Tutto qui» . Critico anche Gianluca Aceto, assessore all’Ambiente della Provincia di Benevento. Intanto, il Parco del Vesuvio consegue una vittoria parziale, innanzi al Tar Campania, nella controversia che lo opponeva alla Ecodeco, la società che gestisce la discarica di Terzigno. giudici amministrativi, infatti, hanno respinto la domanda di Ecodeco, che chiedeva l'annullamento dell'ordinanza emessa a dicembre dal presidente del parco, Ugo Leone, finalizzata a imporre la bonifica e il ripristino dello stato dei luoghi nella cava Sari. Tuttavia, le toghe hanno reinterpretato il provvedimento di Leone, argomentando che «debba essere correttamente inteso al ripristino delle corrette regole di stoccaggio, anziché alla chiusura dello sversatoio» . Insomma, la discarica resta aperta.
Fabrizio Geremicca

Giugliano, il campo nomadi va giù
Ma 400 rom restano senza un tetto
Parte l'operazione bonifica dell'area. Operatori sociali critici: non sono state individuate alternative
NAPOLI - La demolizione è iniziata all'alba. Il campo nomadi di Giugliano, in provincia di Napoli, sta per essere smantellato sotto i colpi delle ruspe. Sono circa 400 i rom «sfrattati» dalle baracche. L’operazione è stata decisa perchè è necessaria avviare la bonifica dell’ area, che si trova a ridosso di alcune aziende. Oltre agli operai è presente un grande schieramento di forze dell’ordine, di tecnici comun
CASE MOBILI - Il Comune di Giuliano nei mesi scorsi ha attrezzato circa 20 case mobili che però non sono sufficienti ad ospitare tutti i nomadi presenti in zona. Dunque solo 200 resteranno in zona mentre per altri 400 si dovrà trovare una soluzione alternativa; soluzione che finora non è stata ancora individuata. E ciò ha suscitato il malumore tra i nomadi che vivono a Giugliano da oltre venti anni ed hanno i loro figli che frequentano le scuole del Comune alle porte di Napoli. Nel frattempo, le operazioni di demolizione proseguono senza eccessivi problemi.

OPERA NOMADI: «ASSURDO LASCIARLI SENZA CASA» - Ma Carmine D’Angelo, dell’Opera Nomadi, è critico con la gestione dell'operazione: «Non contestiamo lo sgombero, che era stato deciso da tempo, ma sembra assurdo che in tutti questi mesi non siano state individuate delle alternative». A farne le spese, sostiene ancora l’esponente dell’Opera nomadi, saranno soprattutto i bambini che frequentano la scuola in zona e che ora saranno costretti a spostarsi con le loro famiglie.

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