venerdì 8 aprile 2011

Federali-Mattino. 8 aprile 2011. La Svizzera dichiara la guerra a Tremonti. Parigi si organizza per bloccare i flussi dall'Italia.-----Bozen. La proposta della commissione prevederebbe questa nuova versione della segnaletica: 10% di indicazioni solo in tedesco, 45% di indicazioni bilingui sia per quanto riguarda il toponimo che per l'indicazione tecnica (malga, sentiero, cima), infine un 45% di cartelli con indicazione di luogo solo in tedesco e sostantivo tecnico bilingue (ad esempio malga Hofer). Durnwalder, tra l'altro, vorrebbe lavorare su quest'ultimo gruppo, privilegiando pittogrammi che sostituiscano il sostantivo generico (malga, sentiero, lago) e lasciando il nome di luogo in tedesco.


Guerre alpine:
La Svizzera dichiara «la guerra» a Tremonti
Bozen. Toponimi, Durnwalder va da Fitto il 14 aprile
Aosta. Entro maggio saranno liquidati i contributi per l'affitto del 2010
Belluno, il presidente della Provincia Bottacin: "Statuto veneto? Dobbiamo accontentarci"

Immigrati, profughi o migranti:
Parigi. Così Parigi si organizza per bloccare i «flussi» dall'Italia in cinque mosse
Roma. Maroni: i tunisini arrivati dopo la firma dell'accordo saranno rimpatriati, oggi il decreto per i permessi temporanei
Venezia. Nessuna tendopoli in Veneto
Modena. Nuovi modenesi, la sfida integrazione
Bologna. Profughi, 3.700 in Emilia-Romagna
Genova. In Liguria i primi profughi minorenni arrivati da Tunisi
Firenze. Migranti, prime fughe dai centri
Roma. Immigrati, Forte: Collocati primi nove minori nelle case famiglia

Padania libera:
Treviso. Cna: la Marca trevigiana sia "free tax zone"
Brescia. Lo stop agli incentivi minaccia le aziende
Padova. Bocciato il potere d'ordinanza dei sindaci: stop a Zanonato e Bitonci

Che'?
Roma. Miccichè: il Pdl non esiste, a La Russa troppo potere

Toto' o' zappator':
Totò Cuffaro confessa: "Quando esco dal carcere farò l'agricoltore".



La Svizzera dichiara «la guerra» a Tremonti
Micheline Calmy-Rey accusa il ministro italiano di non voler ratificare l'accordo sulle «frodi fiscali»
Fonte: © TMNews - Pubblicata il 07/04/2011
ROMA - Oggetto del contendere è il rifiuto da parte dell'Italia di riannodare il filo del negoziato per un accordo destinato a regolamentare la doppia imposizione.
Micheline Calmy-Rey definisce «incomprensibili» le ragioni che spingono l'Italia a non ratificare l'accordo tra la Confederazione e l'Unione europea sulla lotta alle frodi fiscali.

MICHELINE CALMY-REY: C’E’ CRISI FRA LA SVIZZERA E L’ITALIA - Il dossier della fiscalità «avvelena» i rapporti tra Svizzera e Italia, due nazioni che altrimenti «non è esagerato definire sorelle». In un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera, il presidente della Confederazione elvetica, Micheline Calmy-Rey, non usa mezzi termini: «Diciamolo francamente, si può parlare di una crisi fra i nostri due paesi».

IL MINISTRO TREMONTI HA UN PROBLEMA PERSONALE CON LA SVIZZERA - Il problema, precisa il Corsera, sembra aver assunto una fastidiosa torsione personale: «Credo che il ministro (Giulio) Tremonti abbia un problema personale con la Svizzera. Ma non ne conosco la ragione», commenta Calmy-Rey.

Bozen. Toponimi, Durnwalder va da Fitto il 14 aprile
Tommasini: «Vogliamo vedere l'accordo, il bilinguismo va ripristinato». BOLZANO. E' stato fissato l'incontro tra Luis Durnwalder e Raffaele Fitto. Presidente provinciale e ministro dei Rapporti con le regioni discuteranno la prossima settimana del lavoro effettuato dalla commissione paritetica sui cartelli di montagna. Durnwalder vuole ottenere modifiche. Quel documento però resta riservato, il presidente non l'ha mostrato ai partner di giunta del Pd. Christian Tommasini e Roberto Bizzo chiedono che non venga chiuso alcun accordo con il ministro, senza che ci sia stata prima una discussione in giunta. Tommasini: «Durnwalder lo ha garantito e dovrà essere così: vogliamo dire la nostra». Intanto ieri in consiglio provinciale è stata istituita la commissione speciale sulla toponomastica. Conclusioni entro giugno.
L'INCONTRO CON FITTO. Fitto e Durnwalder sono i due firmatari dell'accordo che ha istituito la commissione paritetica Stato-Provincia sui 1500 toponimi monolingui individuati dai carabinieri sui cartelli di montagna. Il gruppo di lavoro ha terminato i lavori e consegnato il materiale a presidente provinciale e ministro. Da allora Durnwalder non ha rivelato nulla. C'è ora l'appuntamento con il ministro, fissato per giovedì prossimo. Ci sarà prima un passaggio in giunta? Non è detto. E' possibile che Durnwalder incontri prima Fitto, gli esponga i propri dubbi e poi informi la giunta.
«Che si debba discuterne è pacifico e garantito dallo stesso presidente», ribadisce Tommasini, «perché come partito dovremo dire cosa ne pensiamo».
A scanso di equivoci, Tommasini ricorda che «l'accordo e la commissione sono nati con l'obiettivo di ripristinare il bilinguismo». Ma Durnwalder ha annunciato di non condividere le conclusioni cui è arrivata la commissione nominata da governo e Provincia (De Carlini, Denicolò, Rainer, Willeit).
I DUBBI. Qualcosa sull'accordo è trapelato e anche sui dubbi di Durnwalder. I quattro commissari non sarebbero riusciti a trovare l'intesa solo su un toponimo, relativo all'alta via della Vetta d'Italia. Per il resto, rispetto a tutti i cartelli installati monolingui da Avs e associazioni turistiche, la proposta della commissione prevederebbe questa nuova versione della segnaletica: 10% di indicazioni solo in tedesco, 45% di indicazioni bilingui sia per quanto riguarda il toponimo che per l'indicazione tecnica (malga, sentiero, cima), infine un 45% di cartelli con indicazione di luogo solo in tedesco e sostantivo tecnico bilingue (ad esempio malga Hofer). Durnwalder, tra l'altro, vorrebbe lavorare su quest'ultimo gruppo, privilegiando pittogrammi che sostituiscano il sostantivo generico (malga, sentiero, lago) e lasciando il nome di luogo in tedesco. Ha confermato Durnwalder al nostro giornale: «Con il ministro dovremo decidere insieme quali pittogrammi utilizzare e di conseguenza quali vocaboli eliminare». Riccardo Dello Sbarba (Verdi) avverte: «Evitando di scrivere termini come lago e sentiero si cercherebbe un escamotage non sulla toponomastica, ma addirittura sul diritto più largo al bilinguismo». Guido Margheri (Sel), autore del primo esposto in procura sulla segnaletica monolingue, avverte: «L'inchiesta della magistratura ha chiarito che oltre tre quarti dei cartelli relativi alla segnaletica sono illegali. La giunta provinciale deve ripristinare immediatametne il bilinguismo secondo le indicazioni della commissione paritetica. Salvo il caso della Vetta d'Italia, sul quale si può aprire una riflessione, qualsiasi atteggiamento dilatorio rappresenta un ulteriore abuso d'ufficio. Credo che Durnwalder non accetti che molti toponimi restino
bilingui». Se non verrà ripristinata la legalità, conclude Margheri, «la parola dovrà tornare alla magistratura».
COMMISSIONE SPECIALE. E' stata approvata con 21 sì, 6 no e 5 astensioni la commissione speciale sulla toponomastica, chiesta da Alessandro Urzì (Fli) e Maurizio Vezzali (Pdl Berlusconi per l'Alto Adige), che riunirà tutti i gruppi (con voto ponderato) e prevede audizioni e approfondimenti giuridici in vista della legge sulla toponomastica. Iniziativa contestata dalla destra tedesca e da Donato Seppi (Unitalia), perché sarebbe frutto del «mercanteggiamento» sul voto della presidenza del consiglio provinciale. Urzì: «Si apre la strada a un confronto meditato e si sospende fino all'estae il disegno di legge sulla toponomastica. Folle l'Aventino di Unitalia». Seppi: «La legge sarebbe slittata comunque».

Aosta. Entro maggio saranno liquidati i contributi per l'affitto del 2010
07/04/2011   
AOSTA. Entro il mese di maggio la Giunta regionale liquiderà i contributi per il sostegno alla locazione relativi al 2010. Lo ha reso noto oggi in Consiglio regionale Marco Viérin, assessore alle Opere pubbliche.
«Per il 2011 le risorse a disposizione del fondo affitti saranno pari a circa 4 milioni di euro, circa il doppio di quelle erogate per l'anno 2007» ha specificato Viérin in risposta ad una interpellanza di Carmela Fontana (Pd).

Belluno, il presidente della Provincia Bottacin: "Statuto veneto? Dobbiamo accontentarci"
Il rappresentante della Lega non gioisce per il riconoscimento della specificità ai territori montani: "Non è certo l'autonomia del Trentino, se ce l'avessi assumerei 13 segretarie come ha fatto il mio collega per risolvere il problema della disoccupazione".
BELLUNO.''Le materie inserite nella bozza di Statuto regionale del Veneto? Ovvio che mi vadano strette, io sono un indipendentista: voglio molto di più". Così Gianpaolo Bottacin, presidente della Provincia di Belluno, esponente della Lega Nord, sull'articolo 116ter, che prevede la specificità per il territorio bellunese.

''Per me che miro all'indipendenza del territorio, tutto il resto è un accontentarsi - spiega - . Normale che un semplice elenco di materie sulla carta siano solamente un limite, un palliativo che ha ben poco senso ed efficacia rispetto a quello di cui abbiamo davvero bisogno''.

Per l'esponente del Carroccio, ''è bene non confondere ed ingannare i bellunesi con questa storia dello Statuto: non è così che cambierà il nostro destino. Quella approvata è una bozza di Statuto, mancano ancora la discussione ed il voto in Consiglio regionale e poi - sempre passando di lì - le leggi per dare seguito al principio indicato''.
''Non si pensi nemmeno per un secondo che, percorrendo questa strada, potremo avere l'autonomia di Trento e Bolzano, quella è ben altra cosa - aggiunge Bottacin -. Altrimenti avrei assunto tredici segretarie, come ha fatto il mio collega trentino per risolvere il problema della disoccupazione''.

''Se poi c'è chi dice che a quel testo dello Statuto potranno essere aggiunte altre materie, durante la discussione in aula, allora egli stesso riconosce che quanto è stato elencato non è effettivamente sufficiente - conclude - . Meglio scegliere la cautela, dunque, prima di parlare di 'svolta epocale': altrimenti diranno che ci dobbiamo accontentare. Ma senza godere''. 7 aprile 2011

Parigi. Così Parigi si organizza per bloccare i «flussi» dall'Italia in cinque mosse
Guéant invia alle prefetture una circolare con le istruzioni per limitare l'impatto di «clandestini» in Francia
PARIGI – I permessi temporanei garantiti dal governo italiano ai tunisini già sbarcati a Lampedusa, che potrebbero così entrare liberamente in Francia, provocano la reazione di Parigi. Il ministro dell’Interno, Claude Guéant, ha emanato una circolare destinata a tutti i prefetti che chiarisce la condotta da tenere quando gli immigrati si presenteranno con il loro documento provvisorio rilasciato dall’Italia. L’obiettivo è evitare che il permesso temporaneo sia giudicato sufficiente per restare sul territorio francese. Ecco allora le cinque condizioni che devono essere soddisfatte perché un immigrato entrato in Europa da Lampedusa possa rimanere in Francia.

LE CINQUE CONDIZIONI - «I cittadini di Paesi terzi in possesso di un documento di soggiorno rilasciato da uno Stato membro non possono essere considerati in situazione regolare, a meno che non soddisfino le cinque condizioni seguenti, da verificare in questo ordine: 1) Essere minuti di un documento di viaggio in corso di validità (passaporto) riconosciuto dalla Francia 2) Essere in possesso di un documento di soggiorno in corso di validità 3) Poter dimostrare di avere risorse economiche sufficienti (62 euro al giorno a persona, 31 euro se dispongono già di un alloggio) 4) Non costituire una minaccia per l’ordine pubblico 5) Non essere entrati in Francia da più di tre mesi.

L’OBIETTIVO - Il governo francese spera così di continuare nell’opera di respingimento dei tunisini giunti alla frontiera con l’Italia, e di fermare il più possibile l’afflusso in Francia, che resta la meta principale di chi cerca di sbarcare in Italia. Secondo le cifre ufficiali, sui 2500 clandestini controllati in Francia, soprattutto nella zona vicino al confine con Ventimiglia, dall’inizio dell’emergenza, circa la metà sono stati rinviati in Italia.
Stefano Montefiori

Roma. Maroni: i tunisini arrivati dopo la firma dell'accordo saranno rimpatriati, oggi il decreto per i permessi temporanei
di Celestina Dominelli
Una promessa prima di tutto. «Tutti i cittadini tunisini che arriveranno in Italia dalla firma dell'accordo (siglato martedì, ndr) in avanti saranno rimpatriati». Ad assicurarlo, durante un'informativa urgente alla Camera, è il ministro dell'Interno Roberto Maroni che chiarisce così i termini dell'intesa sottoscritta «dopo nove ore di difficile negoziato» con le autorità tunisine. Davanti a un'assemblea piuttosto sguarnita, il titolare del Viminale sottolinea quindi che «sulla carta l'accordo c'è e sarà compito del Governo farlo applicare». Al Senato, poi, Maroni attacca la Francia. «Finora da Parigi c'é stato un atteggiamento di ostilità, ma la libera circolazione nell'area Schengen é garantita da regole che devono essere rispettate».

Zazzera (Idv) espone un cartello contro il ministro. Di Pietro si dissocia e si scusa
L'aula rumoreggia ma Maroni promette l'impegno dell'esecutivo e annuncia che «si è insediato ieri un gruppo di contatto» che ne monitorerà l'attuazione. Alla fine compare anche un cartello esposto dal dipietrista Pierfelice Zazzera: «Maroni assassino». Fini redarguisce il deputato (alle 13 ufficio di presidenza per sanzionarlo), mentre l'opposizione, inclusa l'Idv, si dissocia dal gesto. E anche il leader dell'Idv Antonio Di Pietro si scusa.

Il titolare del Viminale: con autorità maltesi problema aperto
L'accordo tra Italia e Tunisia è invece il cuore del suo intervento a Montecitorio. Dove la seduta si apre con un minuto di silenzio per ricordare la tragedia di ieri nelle acque del Canale di Sicilia su cui, in apertura, torna anche il ministro dell'Interno. Maroni chiarisce così che il barcone, con a bordo circa 200 persone, si è rovesciato in un'area di competenza maltese, ma le autorità di La Valletta hanno allertato l'Italia sostenendo di «non avere assetti navali disponibili» per soccorrere le persone che chiedevano aiuto nelle loro acque territoriali. A quel punto l'Italia si è messa in moto vista la situazione di emergenza, ma, ricorda Maroni, «quello con le autorità maltesi è un problema che rimane aperto» alludendo alle frequenti dispute che hanno visto contrapposti nel passato i due Paesi. Delle 200 persone risucchiate dal canale di Sicilia, 51 tra cui una donna e un bambino sono state tratte in salvo, prosegue Maroni, e «le operazioni di ricerca continuano anche oggi, ma la speranza di trovare altre persone in vita si affievolisce di ora in ora».

Dall'inizio dell'anno 25.867 arrivi e 390 sbarchi
Quindi il ministro snocciola i numeri dell'emergenza flussi. «Dal 1° gennaio al 6 aprile - chiarisce Maroni - si sono registrati 390 sbarchi per 25.867 persone, di cui 23.352 approdate sull'isola delle Pelagie. Di questi, poi, 21.519 risultano sedicenti tunisini arrivati soprattutto dall'area Sud, da Gerba e Zarsis». Il titolare del Viminale ricorda poi che, nello stesso periodo dello scorso anno, furono solo 25 le persone arrivate in Italia, segno che «il sistema di controllo e prevenzione delle partenze è scomparso». Quanto agli arrivi dalla Libia, Maroni ha parlato di 2.300 immigrati giunti da lì «di nazionalità somala ed eritrea e che sono dunque da considerare rifugiati». Maroni batte molto sul tasto delle dimensioni del fenomeno per dire che «non c'era altra possibilità, altra scelta» rispetto a quella adottata dal Governo per affrontare la fase acuta dell'emergenza. Ora questa fase «è conclusa», sottolinea il ministro, e proprio il tavolo con le Regioni, convocato ieri, sarà un tassello cruciale per gestire il dopo- emergenza. Davanti ai deputati Maroni ribadisce il criterio dell'equa distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale.

Oggi in Cdm il decreto per il via ai permessi di soggiorno temporanei
Maroni è poi tornato sul decreto che prevede la concessione del permesso di soggiorno temporaneo, oggi all'esame del Cdm convocato alle 13.30. Il documento, spiega il ministro, «consentirà di circolare in tutti i Paesi dell'area Schengen. Il permesso verrà dato a coloro, e sono la stragrande maggioranza, che vogliono andare in Francia ed in altri Paesi. A questo proposito, domani mattina incontrerò il ministro dell'Interno francese, che ha chiesto di vedermi, per definire un sistema di intervento comune». Il decreto, chiarisce ancora Maroni, «esclude alcune categorie dal permesso temporaneo: i soggetti pericolosi, chi è destinatario di un provvedimento di espulsione, chi è stato denunciato per una serie di reati. Queste persone verranno messe nei Cie per procedere all'espulsione».

Maroni: bisogna chiudere i rubinetti, serve ampio coinvolgimento dell'Europa
Rispetto all'accordo con la Tunisia, Maroni ha poi sottolineato che esso prevede «una cooperazione operativa» tra i due paesi. In sostanza ci si adopererà per «intensificare la sorveglianza per terra e per mare, in modo da prevenire le partenze verso l'Italia, per rafforzare la lotta alla tratta di esseri umani e per assicurare la salvaguardia delle vite», evitando il ripetersi di tragedie come quelle avvenute ieri. L'Italia,prosegue Maroni, garantirà alla Tunisia la fornitura di mezzi tecnici e attrezzature,si impegnerà anche sul fronte della formazione e assicurerà sistemi elettronici di navigazione e punti di contatto tra i due Paesi. Lunedì Maroni sarà a Bruxelles per la riunione dei ministri Gai e chiederà un maggiore coinvolgimento di Bruxelles. «Bisogna chiudere i rubinetti perché non possiamo pensare di gestire questo fenomeno epocale solo con gli accordi di sicurezza.Non si può lasciare il fenomeno immigrazione alla competenza esclusiva dei singoli Stati membri».
7 aprile 2011

Venezia. Nessuna tendopoli in Veneto
Zaia soddisfatto: mano tesa ai profughi, via i clandestini. VENEZIA. Si allontana lo spauracchio di una tendopoli di profughi e clandestini nel cuore del Veneto. In serata, dalla "cabina di regia" istituita da Palazzo Chigi è emersa la decisione di concedere un permesso temporaneo di transito e soggiorno (valido tre mesi) a quanti tra i 26 mila migranti sbarcati dall'inizio dell'anno ne faranno richiesta: ciò consentirà loro di muoversi liberamente nei Paesi europei aderenti a Schengen. Oggi stesso il premier Berlusconi firmerà il provvedimento. Linea dura, invece, per i prossimi arrivi: a partire da domani scatterà il rimpatrio generalizzato.
Soddisfatto il governatore veneto, che ha partecipato al vertice Governo-Regioni. Scampato (o almeno, allontanato) il pericolo "invasione", l'esponente leghista non lesina apprezzamenti: «Voglio complimentarmi col Governo e con il ministro Maroni in particolare, per l'ottimo risultato ottenuto nella difficile trattativa con Tunisi. Da questo punto di vista ribadisco la totale vicinanza e il sostegno all'azione dell'esecutivo». Circa le misure adottate, Zaia ribadisce la distinzione tanto cara ai "padani" tra i rifugiati e i clandestini: «Il Veneto è sinceramente solidale con i profughi e con tutti coloro che chiedono protezione umanitaria. Il mio pensiero in queste ore va alle migliaia di donne, bambini e persone anziane così duramente colpite dalle vicende che si stanno svolgendo in tanti Paesi»; viceversa, «Tutti coloro che si trovano nella clandestinità o che, peggio, hanno già compiuto azioni illecite illegali, devono riprendere rapidamente la via del ritorno a casa loro. Per essere più chiari l'espulsione immediata di queste persone mi sembra un atto dovuto».
L'allusione di Zaia corre al rimpatrio, immediato, per quanti risultino pregiudicati o abbiamo violato la legge in Italia, previsto nel nuovo "pacchetto" immigrazione.
Ma quali saranno le ricadute immediate della linea prevalsa? L'obiettivo è allentare la pressione su Lampedusa e chiudere progressivamente il rubinetto dei flussi: con l'aiuto del governo tunisino, anzitutto, ma anche contando sulla "mobilità" dei tunisini attualmente in Italia. Oltre metà di loro ha espresso la volontà di raggiungere la Francia (che in presenza di un permesso temporaneo Ue non potrebbe più respingerli alla frontiera), giocando poi la carta del diritto al ricongiungimento familiare.
Gli ostacoli, però, non mancano. A cominciare dall'effettiva applicazione del permesso temporaneo che richiederà l'attivazione di una procedura europea: facile prevedere che Parigi non accoglierà con entusiasmo la prospettiva. In ogni caso i magrebini presenti sul territorio nazionale non svaniranno nell'aria per decreto: a molti di loro - le fasce più deboli, a cominciare dai minori, e coloro che godono dello status di rifugiati come libici, eritrei e somali - sarà necessario garantire assistenza. Non più in campi sorvegliati dalle forze dell'ordine ma in strutture solidali affidati alla Protezione Civile e alla Croce Rossa; anche la Chiesa cattolica, per voce della Caritas, ha manifestato disponibilità in tal senso.
L'impegno - annuncia il Viminale - sarà "spalmato" tra tutte le regioni e stavolta nessuno, Veneto incluso, potrà tirarsi da parte. In proposito Maroni, che Zaia esalta come «il ministro giusto al posto giusto», è stato esplicito e il governatore di Palazzo Balbi ne appare consapevole allorché dichiara che «Il Governo si farà carico dei clandestini mentre le Regioni si occuperanno dei profughi, compresi i minori non accompagnati». Che dire? Forse la strategia leghista di contenimento ieri ha segnato un punto ma la partita-migranti è ancora tutta da giocare. 7 aprile 2011

Modena. Nuovi modenesi, la sfida integrazione
L'altra faccia dell'immigrazione, senza barconi e clandestinità ma con attività alla luce del sole, magari baciate dal successo e dagli applausi. E' questo il filo conduttore di 'Identità e incontro', l'iniziativa promossa dal Ministero del Lavoro per il progetto 'Musica, sport e Accoglienza' che in otto città presenta casi di nuovi cittadini perfettamente riusciti. MODENA. L'altra faccia dell'immigrazione, senza barconi e clandestinità ma con attività alla luce del sole, magari baciate dal successo e dagli applausi. E' questo il filo conduttore di 'Identità e incontro', l'iniziativa promossa dal Ministero del Lavoro per il progetto 'Musica, sport e Accoglienza' che in otto città presenta casi di nuovi cittadini perfettamente riusciti.
«Siamo venuti a Modena - ha spiegato ieri in conferenza stampa Stefania Congia in rappresentanza del ministero - perchè questa città è un esempio riuscito di cosa vuol dire integrazione. Gli stranieri, di prima o seconda generazione che siano, qui trovano lavoro, scuole, spazi nelle società sportive. Qui non ci sono conflitti sociali aspri».

Musica per il sindaco Pighi che annuiva compiaciuto: «Finalmente si guarda l'immigrazione in positivo, non come scontro di civiltà ma come incontro e identità». Subito dopo l'assessore allo Sport, Antonino Marino, ha fornito le cifre di questo sforzo. Sugli 80 mila immigrati regolarmente registrati a Modena, su una popolazione complessiva di poco superiore alle 700 mila unità, i bambini nati l'anno scorso sono un terzo del totale dei nuovi nati. «Solo per quanto riguarda la città - ha sottolineato - sui 27.350 stranieri residenti i minorenni sono 3.562: anche loro usano i campi di calcio, le palestre e i circoli parrocchiali».
Musica e sport sono il linguaggio comune a tutti i giovani ed è su questo che punta il progetto Ue che ha destinato all'Italia mezzo milione di euro per diffondere nelle otto città prescelte un messaggio di tolleranza attiva.

La scommessa d'integrare i 5 milioni di nuovi italiani passa da quei confini invisibili che la comunità europea ha ben delimitato: «L'integrazione è un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco».
In prima fila gli sportivi. Ieri in sala spiccava la presenza di Wagner Fogolari (Modena Fc), Natalia Valeeva, campionessa di tiro con l'arco e Raffaella Lukudo, che 16 anni pensa già ai mondiali di categoria nei 400 ostacoli. Genitori sudanesi ma nata ad Aversa, è studentessa all'istituto Venturi e fuoriclasse della società Cittadella. È stata scoperta a 11 anni come ragazza più veloce di Modena: «Finita la scuola dovrò scegliere tra l'atletica, se riuscirò, o la fotografia».

Per le manifestazioni sono tre gli appuntamenti che terranno banco sabato e domenica, oltre a una mostra fotografica in Comune intitolata "Fornelli d'Italia" sugli chef stranieri, il 9 aprile ci sarà in piazza Roma il concerto un concerto gratuito con l'Orchestra di Piazza Vittorio, un ensemble di sedici musicisti provenienti da nove nazioni, Italia compresa.

Domenica 10 alla Città dei ragazzi in via Tamburini alle 14 tornei di calcio, mini volley basket per bambini e adulti. Alle 16.30 partita di Calcio a 7 con la formazione composta dagli olimpionici modenesi: Cantagalli, 7 aprile 2011
Bertoli, Lucchetta, Guazzaloca, Piacentini, Taibi, Campioli, Mohamed Moro, Benedetti e i fratelli Bisi.

Bologna. Profughi, 3.700 in Emilia-Romagna
Bologna ne accoglierà circa 800
Tutte le province coinvolte. Gli immigrati saranno ospitati in strutture già esistenti. Collaborano la Caritas e il mondo del volontariato. In arrivo i primi 1.500

L’Emilia-Romagna si attrezza ad accogliere i primi 1.500 profughi e a garantire da subito, in particolare, l’ospitalità dei minori. Lo scenario prefigura un primo impegno per accogliere 1.500 persone e altre 750 in una seconda fase, sino a coprire - in ulteriori due fasi - la quota indicata nell’accordo col governo stimata in 3.700 persone. Tutte le province saranno coinvolte nell'accoglienza.

A Bologna, in particolare, arriverà circa il 20-22 per cento della quota regionale, quindi circa 700-800 profughi. Saranno accolti in strutture già esistenti (non in tendopoli) e all'operazione collaboreranno la Caritas e il mondo del volontariato. Entro una decina di giorni, ha detto il sottosegretario alla presidenza della Regione, Alfredo Bertelli, sarà pronto il piano dettagliato.

Genova. In Liguria i primi profughi minorenni arrivati da Tunisi
07 aprile 2011
Genova - Saranno accolti nel pomeriggio all’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova , dai responsabili di quattro strutture indicate dal Comune, venti minorenni di origine tunisina arrivati nei giorni scorsi a Lampedusa.

Per la Liguria, il “piano”, definito ieri a Roma dall’assessore regionale Lorena Rambaudi, d’intesa con i Comuni, prevede la “distribuzione” dei ragazzi in piccoli gruppi a Genova, a Varazze e a Finale Ligure, in provincia di Savona.

Questa mattina, l’assessore comunale Roberta Papi ha spiegato che i ragazzi che saranno ospitati nel capoluogo ligure hanno tra i 15 e i 17 anni e saranno accolti nei centri Samarcanda e Tangram, che da tempo operano in modo specifico con i minori.

Intanto, la stessa Rambaudi ha spiegato che entro una settimana la Regione dovrà indicare al governo le prime disponibilità di posti per i profughi in fuga dal Nordafrica: l’assessore ha spiegato che «l’obiettivo è quello di accelerare il più possibile con il piano, alla luce soprattutto delle decisioni assunte ieri nell’incontro tra il governo e le Regioni, che contemplano nuove presenze di immigrati, cui verrà dato il permesso di soggiorno provvisorio».

Del piano di ospitalità si sta occupando in queste ore anche il segretario regionale dell’Anci, Pierluigi Vinai, che ha annunciato per domani a Imperia, insieme con l’assessore Rambaudi, un vertice con enti e associazioni di volontariato per accelerare il programma di accoglienza dopo le decisioni prese a Roma. Sarà il secondo incontro dopo quello di Savona, cui seguiranno ulteriori due riunioni, lunedì 11 aprile: alle 10 nella sede della Provincia di Genova e alle 15 in quella della Spezia, cui parteciperà l’assessore regionale all’Immigrazione, Enrico Vesco.

Firenze. Migranti, prime fughe dai centri
Ieri sei migranti sono fuggiti (5 dai centri di Firenze e 1 da quello di Livorno), oggi un tunisino si è allontanato da Monte San Savino, altri due da Pisa. La mappa definitiva di tutte le strutture ospitanti
Il modello dell'accoglienza toscana dei migranti procede, ma cominciano le prime fughe. Due dei 20 tunisini ospitati nel centro di accoglienza dell’Oasi Madonnina del Buon viaggio a Montopoli Valdarno (Pisa) risultano irreperibili da mercoledì, L’assenza dei nordafricani, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, era già stata notata ieri e stamani è arrivata la conferma ufficiale anche da parte dei carabinieri che hanno avviato le ricerche. I due immigrati giunti da Lampedusa lunedì sera nel centro di accoglienza messo a disposizione della Regione dalla Curia di San Miniato si sono allontanati nella giornata di ieri e non vi hanno fatto ritorno per dormire. Stamani è scattata la segnalazione formale di irreperibilità alle autorità competenti.

Un tunisino di 25 anni è scomparso dalla canonica di Palazzuolo nel comune di Monte San Savino dove era arrivato due sere fa insieme ad altri 49 connazionali. Ad accorgersi della sparizione i volontari della Protezione Civile che questa mattina hanno fatto l’appello. In totale gli stranieri erano 47 e non 48 come avrebbero dovuto essere in virtù dei due arresti di ieri. La scomparsa del giovane è stata denunciata. Attualmente sono in corso le ricerche. Ieri sei migranti sono fuggiti (5 dai centri di Firenze e 1 da quello di Livorno), due - destinati a Monte San Savino, nell’aretino, - sono stati arrestati, uno perchè era stato espulso nel 2006, un altro perchè doveva scontare una pena per spaccio di stupefacenti; due hanno ottenuto un permesso di 24 per far visita ad alcuni parenti.

I migranti arrivati in Toscana da Lampedusa sono 507, tutti tunisini: 304 sono arrivati la notte del 4 aprile, 203 questa mattina: in entrambi casi con navi attraccate al porto di Livorno. I migranti sono stati accolti in 22 strutture dislocate in otto province: sono state escluse quelle di Prato e di Massa Carrara. Un gruppo destinato a Barberino del Mugello è stato destinato in altri centri. Questi i numeri dell’ accoglienza provincia per provincia resi noti dalla Regione: - Arezzo 82 (50 il 4 e 32 oggi). - Grosseto 44 (arrivati il 4). - Firenze 107 (75 e 31). - Livorno 70 (45 e 25). - Lucca 10 (arrivati oggi). - Pisa 110 (20 e 90). - Pistoia 40 (arrivati il 4). - Siena 45 (30 e 15). Ad Arezzo sono stati così suddivisi: 50 nel Comune di Monte San Savino e 32 a Stia. A Grosseto 44 al rifugio sant’Anna di Massa Marittima. A Firenze 15 alla Madonnina del Grappa, 15 a Villa. Pieragnoli, 17 all’ Albergo Popolare, 3 all’ Osai Padri Mecenari al Galluzzo, 33 alla parrocchia di Santa Maria a Morella a Sesto Fiorentino, 6 alla Casa mamma Margherita di Scandicci, 17 alla Casa Emmaus di Empoli. A Livorno 34 a Villa Morazzana, 15 al Cascinale di Rimigliano nel comune di San Vincenzo, 16 nella foresteria del parco di San Silvestro nel comune di Campiglia Marittima, 5 alla Pubblica Assistenza di Piombino. A Lucca 10 nel centro di accoglienza di Lunata a Capannori. A Pisa 30 in una struttura universitaria a San Piero a Grado, 40 a San Rossore, 20 in un centro di ospitalità a Santa Croce sull’ Arno, 20 all’ Oasi marina di Montopoli. A Pistoia 40 nella case vacanze Longo Dorni di San Marcello Pistoiese. A Siena 15 nel borgo Montarrenti di Sovicille e 30 in una struttura della Regione a Monticiano.

Roma. Immigrati, Forte: Collocati primi nove minori nelle case famiglia
Proseguono nella caserma "De Carolis" di Civitavecchia le operazioni di identificazione dei migranti
Roma, 7 apr (Il Velino) - Da lunedì notte la caserma “De Carolis” di Civitavecchia è diventata un centro di accoglienza per i 640 immigrati tunisini arrivati da Lampedusa con la nave della Tirrenia “Clodia”. Martedì mattina dieci immigrati sono scappati, ma sono stati ritrovati in serata dagli agenti. Nel frattempo nella struttura, separata da un pesante cancello, gli agenti sorvegliano che tutto vada avanti senza problemi. L’assessore alle Politiche sociali Famiglia della Regione Lazio, Aldo Forte questa mattina ha fatto sapere che i primi nove minori non accompagnati sono stati collocati nelle case famiglia della Regione. “Si tratta di ragazzi tunisini tra i 16 e i 17 anni – ha spiegato -. Subito dopo essere sbarcati dalla nave Clodia, sono stati identificati e sottoposti ai controlli medici del caso. Stanno bene e sono già stati trasferiti in due case famiglia dove, al loro arrivo, hanno trovato assistenti sociali e mediatori culturali ad aiutarli”. Forte, poi, ha annunciato che “siamo pronti per accogliere altri minori. Lo screening sulla case famiglia e sui gruppi appartamento accreditati della nostra regione è terminato. Anche se – ha precisato – i dati possono subire qualche leggera variazione. La solidarietà che stanno dimostrando le strutture della nostra regione, infatti, è grande e continuiamo a ricevere comunicazioni sui posti disponibili”. Forte, infine, ha rivelato i dati dello screening. “Ad oggi, in tutto il Lazio possiamo ospitare 284 minori non accompagnati, di cui 144 maschi adolescenti tra i 12 e i 18 anni, che come ci ha comunicato il Viminale rappresentano il grosso dell’emergenza. In particolare, sono 75 le strutture che hanno dato la loro disponibilità ad accoglierli, distribuite in tutte e cinque le province”.

“Siamo molto soddisfatti, mi pare che tutte le questioni che avevamo chiesto, dalla distribuzione sul territorio al superamento delle grandi aggregazioni, sono state accettate”. Così ai cronisti il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, al termine della lunga riunione di Palazzo Chigi della cabina di reiga per l’emergenza immigrazione dal nord Africa. “L’applicazione dell’articolo 20 lo hanno chiesto le Regioni - ha sottolineato - e oggi il governo soddisfa la richiesta principale. Così superiamo la questione dell’emergenza, e l’accordo con Tunisi dovrebbe evitarne altre. Oggi (ieri, ndr.) abbiamo riproposto la nostra questione che riguarda il Primo Maggio, con la beatificazione di Giovanni Paolo II, e ho riproposto la questione Civitavecchia perché lì accoglieremo una parte dei giovani che arriveranno per il papa. Abbiamo ribadito che comunque questo ci ha creato qualche problema organizzativo. Ma noi siamo il Lazio - ha concluso - e sapremo fare fronte anche a questo”.

Intanto è entrata a regime a macchina predisposta a Civitavecchia per avviare le procedure per l’identificazione dei migranti presenti nella caserma “De Carolis”. Un lavoro necessario per poter compiere quegli adempimenti amministrativi utili all’identificazione dei 640 nordafricani presenti nella struttura dell’esercito. Al momento sono oltre 200 gli stranieri sottoposti alle procedure di identificazione. L’attività, spiega la questura di Roma, viene svolta attraverso dieci postazioni che sono state allestite in tempi serrati e che vedono impegnati personale del Gabinetto Regionale della polizia Scientifica. Personale della Zona Tlc del Lazio grazie al supporto logistico del Comune di Civitavecchia ha garantito la realizzazione della connettività interna ed esterna delle postazioni, consentendo l’immediato riscontro dei dati acquisiti in sede di foto segnalamento con le banche dati di polizia anche all’esito dell’attività dell’Ufficio immigrazione.

Dopo i tentativi di fuga di ieri mattina anche nelle scorse ore ne sono stati registrati alcuni "scavalcamenti" che sono stati sventati dal personale di vigilanza della caserma. La polizia di Stato ha arrestato nelle scorse ore un cittadino tunisino di 27 anni, estraneo alla comunità ospitata nella caserma, in quanto sorpreso a poca distanza dal perimetro dell’immobile mentre trasportava a bordo della propria auto alcuni alloggiati che tentavano di allontanarsi. Per lui sono scattate le manette con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel corso della perquisizione in macchina gli agenti hanno rinvenuto alcune cartine di Civitavecchia e della Caserma De Carolis scaricate da internet, oltre ad un pugno di ferro e una mazza di legno.
(red/ped) 7 apr 2011 13:31

Treviso. Cna: la Marca trevigiana sia "free tax zone"
La Marca Trevigiana free tax zone per attrarre investimenti esteri e rilanciare la nostra economia. Lo propone la Cna provinciale. Per l'economia trevigiana sembra che il momento peggiore sia passato. La Marca Trevigiana free tax zone per attrarre investimenti esteri e rilanciare la nostra economia. Lo propone la Cna provinciale. Per l'economia trevigiana sembra che il momento peggiore sia passato e che sia iniziata una lenta risalita, appesantita pero' da nodi strutturali irrisolti e resa piu' difficile dal fatto che il territorio subisce la concorrenza di quelli confinanti di Regioni a statuto speciale che praticano forti condizioni agevolative a favore delle imprese li' insediate.

Per dare sviluppo duraturo al territorio, c'e' dunque bisogno di scelte nuove e coraggiose. ''Per questo chiediamo che questa nostra area diventi free tax zone per attrarre investimenti esteri - afferma Giuliano Rosolen, direttore provinciale dell'associazione artigiana -. Nell'economia globalizzata vincono infatti i territori che sanno attrarre investimenti esteri, e la capacita' attrattiva dipende dai servizi e dalle infrastrutture, ma anche dai regimi fiscali agevolati''.

''A questo scopo immaginare per Treviso l'applicazione di regimi fiscali agevolati per chi investe - aggiunge - e' una risposta alle esigenze produttive e occupazionali del nostro territorio. E' proprio l'alta pressione fiscale, insieme alla mastodontica burocrazia e all'elevata tassazione sul lavoro, uno dei fattori che piu' scoraggia le aziende estere a investire da noi. Ma senza investimenti dall'estero la nostra area e' destinata a perdere posizioni nel mercato internazionale''.

L'Italia e' fanalino di coda in Europa come capacita' di attrarre investimenti dall'estero: il valore complessivo dello stock investimenti esteri nel nostro Paese nel 2009 e' stato pari al 18,6% del pil (dato 2009), significativamente inferiore alla media mondiale (pari al 30,7%) e agli stock di Paesi europei come la Francia pari al 42,8% (la media europea e' del 46,5%). Il Veneto, tra le regioni italiane, si ferma al quarto posto come capacita' attrattiva, dopo Lombardia (nel 2009 il 48,1% del totale), Piemonte (13%) e Lazio (11,5%). A livello provinciale e' Verona la provincia piu' attrattiva degli investimenti diretti dall'estero. Il dato medio 2000-2009, vede Verona accaparrarsi il 62,1% degli IDE regionali, seguono Padova (12,6%), Vicenza (8,8%), Rovigo (8,7%), Treviso (8,3%), Venezia (1,6%), Belluno (0,4%). 7 aprile 2011

Brescia. Lo stop agli incentivi minaccia le aziende
NUOVE ENERGIE. Il leader di Confartigianato «sollecita» la politica
Massetti: costano ai cittadini meno di altri finanziamenti. 07/04/2011
«Gli incentivi a fonti rinnovabili come il fotovoltaico costano ai cittadini molto meno di altre forme di finanziamento in campo energetico». Lo sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Unione di Brescia, Eugenio Massetti, sollecitando la politica a fare chiarezza sulle somme in gioco.
«Nel 2010 - spiega - il fotovoltaico è stato finanziato con 826 milioni di euro, cioè un quinto di quanto prelevato dalle bollette elettriche degli italiani con la componente A3. Il sostegno alle nuove energie ha fatto nascere e specializzare, in provincia di Brescia, oltre 3.000 imprese e creato circa 6.000 posti di lavoro, a differenza di altre forme di agevolazione ben più costose che, di fatto, si traducono in meri sussidi senza generare nè sviluppo, nè occupazione».
Ora c'è il rischio che il mancato supporto al comparto lo faccia rallentare. «Se il vero obiettivo dello stop agli incentivi è razionalizzare e risparmiare risorse pubbliche - aggiunge Massetti -, bisognerebbe ripensare anche gli sconti d'imposta su energia elettrica e carburanti di cui godono alcuni settori e che valgono 3.315 milioni l'anno di minor gettito nelle casse dello Stato». A questo proposito, l'Ufficio studi di Confartigianato ha analizzato i 29 «bonus» in vigore in materia. La classifica delle attività che ne beneficiano vede in testa il trasporto aereo (1.614 milioni di «sconti»), quindi l'agricoltura (817 mln di esenzioni) mentre il trasporto marittimo può contare su 492 milioni di benefici. Quarto posto per le industrie con consumi di energia superiori a 1.200.000 KWh/mese: non pagano accise per 241 milioni l'anno. «Niente sconti invece - sottolinea in una nota Confartigianato - per le piccole e medie imprese che pagano per tutti: chi consuma fino a 1.200.000 KWh/mese sostiene per intero l'accisa sull'imposta erariale, chi arriva a 200.000 kWh/mese sopporta tutta l'addizionale provinciale sull'energia. Questi due tributi contribuiscono a far lievitare al 16,4% la pressione fiscale sul prezzo dell'elettricità sopportato dalle Pmi».

Padova. Bocciato il potere d'ordinanza dei sindaci: stop a Zanonato e Bitonci
La Corte costituzionale ha bocciato i poteri di ordinanza dei sindaci previsti dal "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi, approvato nel 2008. Tutto nasce da un ricorso di "Razzismo stop". PADOVA. Sono illegittimi gli ampli poteri di ordinanza dei sindaci previsti dal "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi che dal 2008 ad oggi si sono tradotti in divieti anti-accattonaggio o anti-lucciole in numerose città d'Italia. A Padova so sono distinti per l'uso di ordinanze in materia di sicurezza pubblica il sindaco Zanonato oppure il primo cittadino di Cittadella Massimo Bitonci. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha bocciato la legge 125 del 2008 nella parte in cui consente che il sindaco adotti provvedimenti ''a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato'' per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana, anche al di fuori dai casi di ''contingibilità e urgenza''.

A sollevare la questione dinanzi alla Consulta è stato il Tar del Veneto, cui si era rivolta l'associazione "Razzismo stop" contro l'ordinanza anti-accattonaggio del sindaco di Selvazzano Dentro.

I giudici costituzionali, con la sentenza n. 115 scritta da Gaetano Silvestri, hanno ritenuto violati gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione riguardanti il principio di eguaglianza dei cittadini, la riserva di legge, il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative.

Le ordinanze dei sindaci, così come previste dal "pacchetto sicurezza" - scrive la Consulta -  incidono ''sulla sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate, ponendo prescrizioni di comportamento, divieti, obblighi di fare e di non fare, che, pur indirizzati alla tutela di beni pubblici importanti, impongono comunque, in maggiore o minore misura, restrizioni ai soggetti considerati''. Ma - fa notare la Corte - ''la Costituzione italiana, ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità, richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta, se non in base alla legge'', così come previsto dall'art. 23 della Carta. Pertanto - sottolinea la sentenza - ''nel prevedere un potere di ordinanza dei sindaci, quali ufficiali del Governo, non limitato ai casi contingibili e urgenti'', il "pacchetto sicurezza" ''viola la riserva di legge relativa'' perché ''non prevede una qualunque delimitazione della discrezionalità amministrativa in un ambito, quello della imposizione di comportamenti, che rientra nella generale sfera di libertà dei consociati. Questi ultimi - aggiunge la Corte - sono tenuti, secondo un principio supremo dello Stato di diritto, a sottostare soltanto agli obblighi di fare, di non fare o di dare previsti in via generale dalla legge''.

Ma c'è di più: la ''assenza di una valida base legislativa'' nell'amplio potere di ordinanza conferito ai sindaci non solo ''incide negativamente sulla garanzia di imparzialità della pubblica amministrazione'' ma - afferma la Consulta - lede anche il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (art. 3 della Costituzione).

Il principio di eguaglianza viene violato in quanto, sottolinea la Corte, ''gli stessi
comportamenti potrebbero essere ritenuti variamente leciti o illeciti, a seconda delle numerose frazioni del territorio nazionale rappresentate dagli ambiti di competenza dei sindaci''. E in questi casi non si tratta di ''adattamenti o modulazioni di precetti legislativi generali in vista di concrete situazioni locali'', bensì - si legge nella sentenza - di ''vere e proprie disparità di trattamento tra cittadini, incidenti sulla loro sfera generale di libertà, che possono consistere in fattispecie nuove ed inedite, liberamente configurabili dai sindaci, senza base legislativa''. Ciò consente ai sindaci di adottare ''restrizioni diverse e variegate, frutto di valutazioni molteplici, non riconducibili ad una matrice legislativa unitaria''. 7 aprile 2011

Roma. Miccichè: il Pdl non esiste, a La Russa troppo potere
ROMA. «Il partito ormai non esiste, è allo sfascio». Gianfranco Miccichè, deputato del Pdl e leader di Forza del Sud, critica aspramente il Popolo della Libertà. «La Russa mi ha chiesto di chiudere le polemiche e perciò la finisco qui ma ormai il partito non c'è». Micchichè parla in Transatlantico con i cronisti e dà sfogo al suo malessere per la gestione del partito fondato da Silvio Berlusconi: «Se La Russa ha tutto questo potere non è un problema suo ma del partito». Il leader siciliano è un fiume in piena e avverte i suoi compagni di partito, Berlusconi in primis: «Per me è un amico, gli sono grato e lo sarò sempre - spiega - Non voglio dargli dispiaceri ma la situazione è al limite». Sono avvertimenti ai quali lo stesso Miccichè pone un freno: «Se c'è uno che non fa sconti a nessuno sono io - prosegue - ma tengo alla fine della legislatura perché mi è utile per formare il mio partito». «Sbaglia chi pensa che il partito lo sto facendo perché così vuole Berlusconi - aggiunge - So che gli sta procurando dolore ma la situazione è insostenibile». Intanto, prosegue la costruzione di Forza del Sud. A chi gli chiede se il ministro Mara Carfagna possa considerarsi già membro del nuovo partito, il leader siciliano replica che «il ministro è una carissima amica ed una persona innamoratissima del Sud perciò sarà lei a prendere le decisione che vuole». E la Prestigiacomo? «È e resta nel Pdl».

Totò Cuffaro confessa: "Quando esco dal carcere farò l'agricoltore". "Quest'esperienza pone fine alla mia carriera politica. Ho la serenita' per capire che si e' chiusa una pagina bellissima e affascinante della mia vita. Sette anni di galera sono tanti. E io sono realista. Ricevo migliaia di lettere e le visite degli ex colleghi. Ma non vivo nell'iperuranio. Oggi parlare di Toto' Cuffaro interessa, ma fra qualche anno saro' solo un numero. Il mio futuro e' la campagna. E una volta uscito da qui faro' l'agricoltore, come ho sempre sognato".
Cosi' parla Salvatore Cuffaro in un'intervista esclusiva che il settimanale Panorama pubblica sul numero in edicola da domani, venerdi' 8 aprile. L'ex senatore e presidente della Regione Siciliana racconta per la prima volta la sua vita nel carcere di Rebibbia, dove dal 22 gennaio scorso sconta una condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia. Cuffaro, scrive Panorama, vive in una cella di 16 metri quadrati assieme ad altri tre detenuti, nel braccio G8 del penitenziario. Visibilmente dimagrito, ha ricevuto circa 2.500 lettere e la visita di una sessantina tra deputati e senatori.

Dal carcere, Cuffaro rivendica la sua innocenza: "Sono convinto che la sentenza sia ingiusta, ma devo accettarla" dice. "Sono arrivato in Cassazione pessimista, sicuro della condanna. Convinto che qualcuno mi stesse usando per lanciare un monito ai potenti". L'ex senatore dei Popolari per l'Italia di domani rivendica il suo modo di fare politica: «Con quel 'vasa-vasa' mi hanno marchiato, volgarizzando ogni mia manifestazione d'affetto. Come se baciare e abbracciare le persone fosse esecrabile". Cuffaro attacca Raffaele Lombardo, suo successore alla guida della Regione Siciliana: "Il suo tradimento - sostiene - e' stata la cosa che mi ha fatto soffrire di piu' nella vita. Mi ha usato: deve a me la sua elezione, ma il giorno dopo la vittoria ha rotto scientificamente ogni rapporto".

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