lunedì 4 aprile 2011

Meridionali ambiziosi: affermano idee. Idiote. Va be’, strampalate. Le idee dei meridionali con il diciotto politico, sindacale. Quelli che magnano a sbafo tutta la vita. A spes’ toi’ (a spese tue), dicono al paese mio.



Le 5 precondizioni di una vera costituente neomerdionalista. di Beppe De Santis
Cari amici autonomisti, sicilianisti, meridionalisti;
cari amici che, con me, e migliaia di altri, hanno condiviso l’esperienza dell’MPA;
carissimi amici del Partito del Sud,

il tempo della SVOLTA è arrivato.
Il ciclo 2005-2011 dell’MPA si è concluso. Con le sue luci e con le sue ombre.
Raffaele Lombardo, il 19 marzo scorso, ha annunciato, nello stesso tempo, lo scioglimento dell’MPA e la messa a disposizione delle forze vive dell’ex MPA per la promozione di una grande COSTITUENTE  per UN GRANDE PARTITO POPOLARE NEOMERIDIONALISTICO.
Una svolta, una sfida , da prendere sul serio.
Qui e ora.
Intanto, per affrontare e vincere la sfida delle prossime elezioni politiche nazionali, con un PARTITO NEOMERIDIONALISTA, presente e vivo in tutta Italia, in grado di superare il quorum del 4%.
Allora si apra e esploda il dibattito, l’impegno, la responsabilità, la passione.
I temi e gli impegni PRELIMINARI, DISCRIMINANTI e centrali sono i seguenti.

LE 5 PRECONDIZIONE DI UNA VERA COSTITUENTE NEOMERIDINALISTA

COSTITUENTE QUALE GRANDE OCCASIONE DI DEMOCRAZIA

1-La Costituente deve essere una cosa vera, sincera, appassionata, popolare, di massa e organizzata, un vero grande movimento democratico di popolo. Una grande esperienza democratica di massa. Non l’appello populistico e personalistico cui corrisponda la passiva adesione , peraltro,mediamente pelosa e ipocrita, di clientes e vaghi simpatizzanti. La Costituente o sarà  DEMOCRAZIA e PARTECIPAZIONE POPOLARE , o sarà  bluff, finta,populismo comunque camuffato,leadership personalizzata e deviante,”castine” che si riciclano,presa per i fondelli.

LA CENTRALITA’ DEL PROGETTO

2-Nella Costituente, il primato è quello dei CONTENUTI, del progetto, dei programmi, dei valori. LA CENTRALITA’ ASSOLUTA DEL PROGETTO. Del progetto neomeridionalistico. No al sudismo generico, accattone,cialtronesco. No al meridionalismo astratto, generico, ridicolo.

IL MODELLO CONFEDERALE

3-La Costituente va promossa e organizzata da PERSONE IN CARNE ED OSSA. In tutti i territori e in tutti gli ambiti sociali, professionali,civili e culturali. A partire dagli ambienti di lavoro, nell’Università e nelle scuole, nelle campagne, negli universi associazionistici e della cittadinanza attiva. Protagonismo assoluto delle donne e delle nuove generazioni. Tra i nuovi italiani di origine migratoria. Dal basso, dai territori, dalla realtà, dalle persone. I promotori possono essere singoli e associati. Associazioni nuove e antiche. Organismi più fluidi o più organizzati e consolidati.
Deve nascere una GRANDE CONFEDERAZIONE di promotori e COMITATI PROMOTORI, formali, organizzati, riconoscibili e da riconoscere. In tutta Italia. A partire dalle 8 regioni meridiane.
IL MODELLO CONFEDERALE E’ L’UNICO IN GRADO DI GARANTIRE PARTECIPAZIONE,ORGANIZZAZIONE,RISPETTO PERMANENTE DEI VALORI IN CAMPO, da parte di ciascun soggetto promotore.
La vera garanzia, per ciascun soggetto promotore della Costituente – di essere presente con tutti i diritti e i doveri, valorizzato secondo oggettivi parametri, di non far la fine del pollo- consiste  nell’AUTONOMIA  organizzativa e statutaria con la quale il soggetto partecipa all’impresa comune: l’unica garanzia sta nell’auto-garanzia. Niente auto-scioglimenti nel vago, nel generico ,nel nulla, nel populismo, nel movimentismo, nel caporalismo,nell’elettoralismo effimero se non strumentale. Niente salti nel buio. ABBIAMO DATO.
Militanti ,creativi, protagonisti,semmai, non militonti.
Non utili idioti.
Ciascuno di noi parteciperà alla Costituente, forte della propria autonomia, organizzazione, identità, personalità, libertà e genio.
Così è , se vi pare.

LE REGOLE DEL GIOCO DEMOCRATICO
4-Prestissimo dovranno maturare e formalizzarsi alcune REGOLE  del gioco ( agile Regolamento della Costituente), alcuni valori e regole  di comportamento ( agile Codice etico), alcune regole di apprezzamento , ponderazione e valorizzazione dei soggetti in campo e di selezione delle leadership ( Codice di garanzia).

UNA NUOVA GENERAZIONE DI LEADERS

5-Dibattito e scelte sulle LEADERSHIP, sui criteri di apprezzamento e selezione, sui meccanismi rigorosamente formali di selezione. COSTITUENTE SIGNIFICA SELEZIONE DI NUOVE LEADERSHIP. Contro rendite di posizione, parassitismi, conservatorismi, furberie, vecchie mummie rinciprignite, sempre le stesse. La ditta “Appoggio” è fallita, da tempo. Abbiamo dato. Altro giro, altra corsa.

Chi mi conosce sa che ho speso una intera vita da intellettuale meridionalista appassionato e sicilianista serio, da tecnico dell’economia, da promotore di movimenti sociali, culturali e politici: leader dei movimenti degli studenti ,responsabile giovanile nazionale del Movimento Politico dei Lavoratori- MPL- di Livio Labor ( Presidente delle Acli), Coordinatore nazionale del Movimento di massa delle “Leghe dei disoccupati CGIL-CISL-UIL costruito da centinaia di migliaia di aderenti, negli anni 70;dirigente sindacale nazionale e territoriale a Roma e in Sicilia, negli anni 80 e oltre;dirigente dei movimenti antimafia, anticorruzione e dei “ Diritti e delle Regole nella Pubblica Amministrazione”;promotore  e dirigente della prima fase della RETE di Leoluca Orlando, impegnato nel tentativo di farne un primo partito federalista territoriale;Presidente del movimento neo-sicilianista “Noi Siciliani” ( 80-100.000 voti nelle elezioni del 1996); direttore scientifico della “Libera università della Politica” di Padre Ennio Pintacuda,negli anni 90; leader del movimento dello sviluppo locale in Sicilia , a cavallo degli anni 90 e 2000;tra i promotori in prima linea e ideologo dell’MPA dal 2005 al 2008;Segretario nazionale del Partito del Sud, quello fondato da Antonio Ciano e ispirato da Pino Aprile- l’autore di “Terroni”- oggi.
Sapete che non sono avido, non ho mai sbavato per le poltrone .Ho rinunciato più volte a comode e potenti postazioni. Compreso qualche seggio senatoriale. Per non mischiarmi con la merda.
Con questa esperienza alle spalle,con questa fatica, con una rabbia in corpo ancora più esplosiva di quella dei ventanni,per lo sfascio totale dell’Italia e del Sud , che sono costretto a registrare,certo, non ho tempo da perdere.
Niente bluff. Niente avventure. Niente gare fine o truccate. Soltanto cose serie. PER I FIGLI. PER I GIOVANI.
In questa primavera , sto rileggendo, non a caso,Giordano Bruno. Un eroe universale della libertà.
Sì, mi piace la Politica come servizio per il bene comune, il servigio più grande che un uomo può recare alla comunità umana e a Dio.
Non amo gli spicciaffaccende, gli avidi, i clan, le cricche, gli imbroglioni.
L’impegno, se vi deve essere, sarà totale, severo, spietato. Senza prigionieri.

Per quanto umilmente mi riguarda, interverrò nella promozione della Costituente nelle vesti di Segretario nazionale del PARTITO DEL SUD, una ancora modesta , ma straordinaria comunità di veri neomeridionalisti, cresciuta negli anni e consolidata attraverso un lavoro durissimo negli ultimi due anni, in tutta Italia. Finora, l’unica comunità neomeridionalistica di dimensione NAZIONALE.
Sono , e siamo pronti, alla sfida della Costituente.
Nei prossimi giorni e settimane, interverrò e interverremo su tutti i 5 punti discriminanti sopra evocati, uno per uno.
Invito, tutti, a fare altrettanto, con generosità, con umiltà,con spirito di servizio, con sagacia . Subito. Oggi stesso.
Voglio subito recare un primo contributo sistematico.
Sul punto centrale: il PROGETTO DI NEOMERIDIONALIMO.
E’ una bozza di un possibile Manifesto neomeridionalista, che sottopongo formalmente alla vostra attenzione, al dibattito, all’impegno.
Esploda il dibattito e l’impegno.
Che la Provvidenza ci aiuti.

Beppe De Santis, Segretario nazionale del PSUD.
Palermo 30 marzo 2011.

Manifesto del “ Neomeridionalismo federalista unitario” ( bozza)

I-“Il Meridione ai Meridionali”

Fratelli meridionali,
dobbiamo accettare questa sfida: “Il Meridione ai Meridionali”.
Il Sud deve fare,innanzitutto, da sé.
Il Sud riprenda il suo destino nelle proprie mani.
Accettando integralmente la sfida della RESPONSABILITA’.
Quella  della responsabilità è la sfida dell’AUTONOMIA.
L’autonomia del Sud.

II- Debellare le mafie, la mala-burocrazia , la mala-politica

Senza tregua, bisogna combattere e debellare tutte le mafie, la mala-burocrazia e la mala-politica. Innanzitutto, nel Sud.
Parimenti, quella mafiosa è una questione nazionale e internazionale.
In quanto tale, va aggredita.
Il Sud è territorio di genesi, insediamento e propagazione delle mafie,e, nel contempo,il protagonista della lotta antimafia.
Sono prevalentemente meridionali i resistenti e gli eroi antimafia.

III- Un movimento per lo sviluppo produttivo sostenibile

Il Sud deve produrre da sé la ricchezza che consuma.
Deve essere in grado di farlo,e, essere posto in condizione di farcela.
Non deve dipendere da altri, che da sé stesso.
Lo sviluppo produttivo è la priorità operativa del neomeridionalismo.
Il neomeridionalismo è,in primo luogo, il movimento dei produttori e delle partite IVA del Sud.
Il promotore della coalizione dello sviluppo e dell’innovazione.
Contro la coalizione delle rendite criminali, burocratiche , politiche, finanziarie e bancarie.
Un movimento per lo sviluppo, a partire dalla difesa e dalla valorizzazione, anche culturale e identitaria del prodotti del Sud.

IV- Un governo autonomo del Mezzogiorno, saldamente ancorato ad una Costituzione Nazionale, autenticamente federalista

Per realizzare la propria autonomia, la liberazione dalle mafie e dalla mala-burocrazia e dalla mala-politica,l’autonomia economica con lo sviluppo produttivo, liberarsi dalla minorità generata da 150 anni di dipendenza e di ascarismo, il Sud deve ritrovare – e rinnovare-le ragioni storiche e strategiche della propria UNITA’,attraverso una GRANDE RIFORMA COSTITUZIONALE E POLITICA.

1. L’obiettivo  costituzionale e politico del neomeridionalismo è la promozione dello Stato federale del Mezzogiorno.

2. Un governo autonomo del Mezzogiorno, saldamente ancorato ad una Costituzione Nazionale, autenticamente federalista.
Un governo del Mezzogiorno come soggetto politico unitario.

3. Il governo federale del Sud agisce sotto il controllo di un’Assemblea democratica che costituisce la matrice di una nuova classe dirigente meridionale.

4. Lo Stato federale del Mezzogiorno realizza le promesse del Risorgimento, fondando su un patto federativo l’unità del Paese.

5. La visione ispiratrice del progetto è quella del federalismo unitario di un grande patto fra il Nord e il Sud del Paese, posti sullo stesso piano autonomista, e volto a superare il distacco tra le due parti del paese, ricongiungendole in un’unità superiore.

6. Il progetto riprende, in condizioni nuove, l’idea della rivoluzione meridionale di Guido Dorso e della costituzione meridionale federalista di Gaetano Salvemini. E anche alcune intuizioni giovanili di Luigi Sturzo e ancora prima, di Napoleone Colajanni.
Proprio la visione dei grandi meridionalisti che avevano concepito la questione meridionale come la chiave dell’unificazione nazionale.

7. Il Sud d’Italia non è soltanto un problema italiano. E’ parte integrante della questione mediterranea, a sua volta parte determinante del progetto europeo.
Lo Stato Federale del Mezzogiorno, nuovo soggetto politico e istituzionale, posto al centro del Mediterraneo, nasce per misurarsi strategicamente con questa sfida: impegnarsi in una politica di europeizzazione del Mediterraneo, equilibrando la spinta che l’Unione Europea riceve dai paesi dell’Europa orientale.

8. Nel solco del meridionalismo unitario federalista, si tratta di trascendere il regionalismo, che ha frammentato la questione meridionale, favorendo la declinazione assistenzialistica e clientelare del meridionalismo e perdendo di vista l’unità del problema, per favorire un governo del Mezzogiorno come soggetto politico unitario.
Lo scopo è quello di demolire il potere dell’attuale classe dirigente, di spezzare i legami che si sono intrecciati fra reti politiche clientelari e reti mafiose territoriali e internazionali; di fondare – su una base democratica nuova- una nuova classe politica meridionale, in grado di rappresentare e gestire problemi che, per loro natura, investono l’intera aerea meridionale e mediterranea.

V- Il sistema politico e la forma-partito federalista

Né il federalismo costituzionale,economico, sociale e culturale,né tanto meno il federalismo fiscale, che è il naturale – e conseguente -completamento di quelli fondativi precedenti,possono seriamente concepirsi e fondarsi, senza  il presupposto del FEDERALISMO POLITICO-PARTITICO.
Non vi è federalismo che tenga, senza la preliminare esistenza di un sistema politico e partitico federalista e territoriale,senza la FORMA – PARTITO federalista, senza la presenza vigorosa di partiti territoriali federalisti.
Non vi è alcuna possibilità di rinascimento del Sud, senza un  GRANDE PARTITO DEL SUD,senza autonoma rappresentanza politica, senza autonomo potere politico.
Tutto il progetto sarebbe una macchina senza motore.
Un partito popolare di massa,democratico e partecipato, organizzato,di azione e di movimento, di lotta,di progetto e di governo.
Un grande Partito del Sud di carattere nazionale, insediato dalla Alpi al Lilibeo, con il pari protagonismo dei meridionali residenti nel Sud e dei meridionali residenti ed operanti nel Nord e  nel mondo.
IL GRANDE PARTITO DEL SUD PER L’UNITA’ D’ITALIA.

VI- Il profilo storico -identitario del neomeridionalismo

Il neomeridionalismo si fonda sulla verità –quella vera -della storia dell’Unità d’Italia. Non quella ammannita nei libri di scuola. L’Unità d’Italia è stata fatta sulla pelle del Sud. Ecco, il punto centrale di partenza dell’identità del neomeridionalismo.
Le fortune dei blocchi di potere dominanti ,di stampo nordista,sono state erette sulla riduzione del Sud a colonia,sulla dipendenza del Sud,sulla costruzione della MINORITA’ del Sud.
La verità storica (il massacro del Sud) sta venendo   fuori, finalmente.
A parte i nostri  storici revisionisti neomeridionalisti, direi intrepidi,da Antonio Ciano, a Gigi Di Fiore, a Pino Aprile,oggi, quasi tutta la storiografia ufficiale è costretta ad ammettere  -e svelare –la VERITÀ,le verità.
Sia pure a  denti stretti, a pezzi e bocconi,con tutte le possibili cautele , i diplomatismi,i giri di parole, tra il detto e il non detto,i funambolismi linguistici,le ipocrisie .
Le verità.
Le evoco- per appunti- in una serie di vicende, di cui alcune sono vere e proprie  piaghe, aperte.
1-L’annessione  del Sud  è stata una brutale CONQUISTA MILITARE.
2-Il brigantaggio è stato prevalentemente  GUERRA CIVILE.
3-Sono seguiti 10 anni di stato d’assedio,di regime militare, di repressioni e di stragi. Dal 1861 al 1870.
4-La rapina del ricco tesoro del Regno delle Due  Sicilie, la distruzione del sistema bancario meridionale e la conseguente colonizzazione bancaria nordista e romana.
5-La distruzione del patrimonio manifatturiero meridionale,anche tramite l’imprudente  e affrettato cambio del sistema doganale.
6-L’imposizione drastica dell’assurdo sistema amministrativo- normativo ultra-centralistico e vessatorio dei Savoia.
7-La rapina- e la svendita- dell’immenso patrimonio demaniale statale e del patrimonio ecclesiastico del Sud, per rimpinguare le casse – indebitate-dei Savoia.
8-I finanziamenti pubblici – soprattutto per le Ferrovie-e le commesse di Stato concentrati al Nord,per finanziare l’esercito ,e , le guerre  allocatesi e svoltesi prevalentemente nel Nord, compresa la Prima guerra mondiale (ove i meridionali pagarono un prezzo altissimo di sacrifici e di sangue).
9-La riforma  doganale del decennio 1876-86. che andò a proteggere la nascente industria del Nord e a marginalizzare l’agricoltura di qualità del Sud,in modo irreparabile,nell’esplosivo conflitto doganale con la Francia.
10-Le 3-4 ondate di emigrazione – da esodo biblico- dalla fine del 800,alla fase post prima guerra mondiale, al secondo dopoguerra ,che hanno dissanguato il Sud ,privandolo di una forza biologica e giovanile di 20-30 milioni di persone. Un vero e proprio annientamento demografico  del POPOLO del Sud.
11-Insomma, alla fine del primo quarantennio unitario ( 1860-1900),il MISFATTO ERA COMPIUTO. Il DIVARIO Nord-Sud reso strutturale e incolmabile. La MINORITA’ meridionale realizzata.
Ecco, la QUESTIONE MERIDIONALE bella e confezionata,come analizzata scientificamente da Saverio Nitti, proprio agli inizi del 900.
12-Poi,il ventennio fascista- e l’autarchia economica -peggiorò le condizioni dell’agricoltura e del Sud.
13-La tragedia della Seconda guerra mondiale,il movimento dei contadini per la terra dal 1943,la fallita riforma agraria negli anni 50,l’ennesima ondata migratoria ( al prevalente servizio del boom dell’industria del Nord).
14-Il Sud come enorme mercato di consumo dei prodotti del Nord,soprattutto, a partire dal boom economico e consumistico degli anni 60,fino ad oggi.
15-La Politica- e la gran parte dei politici- del Sud asservita agli interessi e ai poteri forti nordisti. Politici ( e classi dirigenti) ,in buona parte,MERCENARI  (ascari), al soldo di interessi altrui. Gestori famelici di brandelli di spesa pubblica e di briciole di potere. Assistiti e assistenzialismi, spreconi. Clientelari. Non di rado, invischiati nelle pieghe e in sistemi a-legali, illegali, para-criminali e criminali.
16-Dopo 90 anni di massacro del Sud,quasi un secolo,vi sono stati gli oltre 15 anni ( 1955-70) della fase positiva della Cassa per il Mezzogiorno,dell’intervento straordinario. Il primo parziale tentativo dello Stato italiano di risarcire il Sud. Sono stati fatti acquedotti, fognature, strade,scuole. Frattanto,non si è voluta una vera politica di INDUSTRIALIZZAZIONE del Sud, anzi è stata ostacolata,salvo le “ cattedrali nel deserto” della petrolchimica, al servizio dell’industria del Nord.
Sebbene ,va detto,questa  spesa straordinaria non è stata mai superiore allo 0,5% del Prodotto Interno Lordo. NON CI SONO MAI STATI FLUSSI COLOSSALI DI RISORSE PER IL SUD. Checché se ne sparli.
Niente di paragonabile con la spesa che la Germania ha investito nelle 5 regioni della ex Germania dell’Est, nel ventennio 1990-2010.
17-La crisi petrolifera ,monetaria e economica mondiale , degli inizi degli anni 70,la necessità di ristrutturare l’industria del Nord,hanno svuotato e marginalizzato,poi, la politica straordinaria per il Sud. Che è degenerata ,presto, in spesa a pioggia,clientelare e  assistenzialistica. Ciò,nel  ventennio  1970-1990.
18-Siamo, così, a quest’ultimo ventennio 1990-2010,quello della globalizzazione, dell’Unione Europea allargata, del nordismo bruto, del leghismo xenofobo, della politica  divisionista del Nord contro il Sud.
Nel decennio 1990-2000, liquidato l’intervento straordinario per il Sud,la spesa per investimenti pro-Sud è stata ridotta drasticamente,fin quasi ad annullarsi. Nell’ultimo decennio 2000-2010,vi è stato, prima,agli inizi del decennio,il positivo tentativo, innescato da Ciampi,con la Nuova Programmazione Regionale 2000-2006,presto e bruscamente interrotta, attorno al 2003.Infine,oggi, questo buio settennio 2004-2010.La spesa complessiva per investimenti per il Sud ,secondo le regole costituzionali e pattuite,doveva attestarsi al 45% della spesa complessiva nazionale.Ha raggiunto, invece, a malapena, il 32-35% del totale.10 miliardi in meno all’anno.100 miliardi in meno,in 10 anni.Uno scippo devastante. Ai danni del Sud.

Ecco, è questa la verità storica .Questa è la QUESTIONE MERIDIONALE.
Su questa verità storica , nasce , si fonda e germoglia il neomeridionalismo federalista unitario. Intanto, per legittima difesa.
E’ questa verità il fondamento della  nostra identità.
Prendete , leggete  e meditate questi libri.-“ I Savoia e il massacro del Sud” di Antonio Ciano;-“ Controstoria dell’Unità d’Italia” di Gigi Di Fiore;-“ Terroni” di Pino Aprile.
Senza memoria,non c’è identità,non c’è vigore, non c’è progetto,non c’è futuro.

VII- Una nuova classe politica meridionale, una nuova generazione politica meridionalista

Demolire il potere dell’attuale classe dirigente.
Mettere in campo una nuova generazione politica meridionalista.
Questo è l’obiettivo politico del neomeridionalismo e del Partito del Sud,in termini di classe dirigente.
Una nuova generazione di politici,con al centro la cultura del BENE COMUNE,della legalità e della fiducia,portatrice del CORAGGIO DELLA SPERANZA,per rilanciare l’umanesimo cristiano.
Per la buona Politica.
Secondo il potente e rivoluzionario documento  della Conferenza Episcopale Italiana “Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno ( febbraio 2010),che è anche-oltre lo straordinario valore religioso ed ecclesiale- una vera e propria piattaforma fondativa del neomeridionalismo.
Il Partito del Sud è il partito dei giovani,delle nuove generazioni meridionali, dei figli.

VII- Un grande network neo-meridionalista

Per l’immediato,va promossa e integrata una robusta confederazione neomeridionalista, un network organizzato funzionale e d’azione ,che unisca -al meglio- i cento fiori del neomeridionalismo: associazioni,movimenti, gruppi,esperienze politiche e amministrative coerenti e propulsive, movimenti sociali civili ed economici,personalità ,intellettuali ,giornalisti, saggisti , storici, artisti.
Occorre battersi subito e  bene, anche contro la selva di sigle e siglette al servizio permanete effettivo della casta, delle cricche,di ambienti limacciosi mafiosi e paramafiosi,dei sistemi egemoni e dominanti nordisti, leghisti e razzisti.

VIII- La “Costituente del Sud”

La “Costituente del Sud” sarà un momento rilevante  di incontro e di conoscenza reciproca, di riflessione aperta e plurale, di auspicabile condivisione di strategie e programmi, di delineazione di una Manifesto  minimo e condiviso del neomeridionalismo federalista unitario, di individuazione di un piano di lavoro comune e di percorso unitario di mobilitazione, di coordinamento e di integrazione organizzativa, la più democratica, pluralistica e avanzata possibile.
L’auspicio comune è che si pervenga ad un DECALOGO NEOMERIDIONALISTA DELLA BUONA POLITICA .
E alla promozione di una LUNGA MARCIA,dal Sud al Nord del Paese,una marcia anche concreta e operativa, magari, in stile gandhiano, per il rinascimento del Sud e la riunificazione federalista del Paese.

La natura pattizia dello Statuto autonomistico siciliano. di Maurizio Ballistreri
A proposito dello Statuto autonomistico della Regione siciliana si adopera spesso la definizione di “Statuto tradito”, per evidenziare la mancata (e dolosa!) attuazione da parte dello Stato centrale.

Ma, a tal proposito, per uscire dalla polemica politica contingente, è giusto dire che il tradimento nei confronti dello Statuto speciale è segnato da un avvenimento preciso: la sentenza della Corte costituzionale del 1957, la n.38, (che storicamente ha prodotto una giurisprudenza nient’affatto disponibile ad accogliere le eccezioni mosse dalla Regione Siciliana nei confronti dei provvedimenti del Parlamento e del Governo nazionali lesivi dell’Autonomia Speciale) che ha “caducato”, ma non abrogato, l’Alta Corte, che lo Statuto speciale prevedeva quale organo giurisdizionale competente in caso di controversie tra Stato e Regione siciliana.

Tale sentenza provocò un vulnus insanabile al carattere pattizio dello Statuto autonomistico, che riconosceva, in primo luogo un assunto di carattere storico: i siciliani, pur non costituendo una minoranza etnica e linguistica, sono storicamente definibili come un popolo divenuto nazione, a tal punto che lo Stato unitario italiano, dopo il crollo del fascismo e la fine della monarchia, nell’organizzarsi in Repubblica, ha riconosciuto per via costituzionale il preesistente Statuto d’Autonomia siciliano.

Lo Statuto rappresentò un tertium genus tra statalismo e federalismo (Ambrosini, A., Un tipo intermedio di Stato fra l’unitario e il federale caratterizzato dall’autonomia regionale, in “Rivista di Diritto Pubblico”, XXV.1, 1933) e anche una mediazione politico-istituzionale tra le due istanze più estreme, sintetizzabili in una visione di rigido accentramento e un’altra di separatismo della Sicilia dallo Stato italiano.

Quanto alla natura pattizia dello Statuto autonomistico essa, sotto il profilo giuridico, trova riscontro nell’elaborazione dottrinaria di quei costituzionalisti, che al rigido formalismo di stampo positivistico dell’800, preferiscono rifarsi alla lezione del “diritto vivente”. Di patto parlò il costituzionalista siciliano Giovanni Guarino Amella, che a tal proposito scrisse: “Lo Statuto siciliano rappresentò una decisione fondamentale della comunità politica italiana, che segnò il puntò d’incontro delle esigenze inderogabili dell’unità e dell’indivisibilità dell’ordinamento con le popolazioni siciliane…La costituzionalità intrinseca dello Statuto deriva, prima ancora che dalla sua recezione nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n.2, dal fatto che essa fu espressione di un equilibrio faticosamente raggiunto a seguito di turbamenti, lotte, sacrifici. Nessuna clausola di tale accordo transattivo è modificabile senza il consenso delle parti (Stato e Regione Siciliana), perché tutte furono sottoscritte come essenziali e tutte sono reciprocamente collegate mediante nessi indissolubili…Le norme in esso contenute erano espressione dell’accordo raggiunto e non potevano essere alterate o integrate che, o col mutuo consenso…” (Guarino Amella, G., Per l’autonomia regionale della Sicilia, Tipografia del Giornale L’Ora, Palermo).

Lo Statuto Speciale come patto politico nell’elaborazione teorica di un altro prestigioso costituzionalista siciliano, Giovanni Salemi, contratto nel 1946 tra due soggetti, uno giuridicamente costituito e dotato di sovranità, lo Stato italiano, l’altro senza sovranità ma come soggetto storico-politico di fatto, il popolo siciliano costituito in Nazione (Salemi, G., Lo Statuto della regione Siciliana. I lavori preparatori, Padova, Cedam, 1981), almeno sin dai tempi dell’antico Parlamento di Federico II nel 1282, “ad bonun statum comune et Sicilioe libertatem”. Estremizzando la natura pattizia dello Statuto speciale d’Autonomia, si potrebbe definire il rapporto tra Stato italiano e Regione siciliana di tipo “semiconfederale”.

La Regione siciliana quindi, venne, a seguito dell’approvazione dello Statuto speciale d’Autonomia, avvenuta con R.D.L. del 15 maggio 1946 e del suo successivo coordinamento con la Costituzione repubblicana con la legge n.2 del 26 febbraio 1948 votata dalla Costituente, ad essere intesa come entità “politica” autonoma e non semplicemente amministrativa, entro i limiti di quel principio che oggi si definisce “interesse nazionale”, con diritti propri di natura costituzionale, poiché affermati e garantiti dalla Carta fondamentale della Repubblica e proprio dalla natura pattizia dello Statuto speciale.

Ebbene, la sentenza n. 38 del 1957 e tutte le altre pronunzie della Consulta, comprimendo i diritti di natura costituzionale sopra richiamati, hanno violato il patto tra Stato italiano e Regione siciliana. Si dirà che la Corte costituzionale è organo di giurisdizione e, quindi, non politico, ma, a tal proposito, l’ex presidente della Repubblica e insigne costituzionalista di recente scomparso, Francesco Cossiga, nel suo ultimo libro (Cossiga, F. con Cangini, A., Fotti il potere, Aliberti editore, 2010) ha evidenziato che le Corti supreme in tutti gli ordinamenti costituzionali, in quanto “giudici delle leggi”, assumono comunque un profilo di carattere politico.

E lo “statuto tradito”, è conseguenza non giuridica ma politica.
 

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