lunedì 4 aprile 2011

Mezzogiorno-Sera. 4 aprile 2011.

Vasto. «Amministrare a costo zero».

Cagliari, affitti agevolati per i giovani costretti, però, a restare bamboccioni.

Bari. Pd, 9 e 10 convention a Bari ed Emiliano vara la proposta Sud.

Chieti. Tagliati settanta maestri.

La falsa partenza del bonus assunzioni

Ripartono i prestiti al Sud ma le sofferenze restano alte

Il fotovoltaico gioca la carta dei distretti

Dal 2013 addio ai trasferimenti regionali. Incognita effetti sui Comuni

Romano: nessuno spazio agli Ogm nel nostro mercato.

Catania. Agricoltura: nasce grande mercato agroalimentare mediterraneo

La rivolta contro il caro-assicurazioni parte da Brindisi

Sardegna. Politica: Tutti d'accordo: «Troppo assenteismo»

Napoli. Arriva la San Marco, 471 profughi a Napoli


Vasto. «Amministrare a costo zero». Celenza (Porta Nuova) presenta il programma. VASTO. Promette di non chiedere il voto a nessuno e confida la sua aspirazione: realizzare almeno uno dei 37 punti programmatici. Michele Celenza, 53 anni, docente di matematica al Commerciale, si presenta alle elezioni comunali del 15 e 16 maggio con la lista "Porta Nuova per Vasto" (dal nome dell'associazione che presiede), un'aggregazione civica che non vuole essere «né a destra, né a sinistra e né al centro».  «L'obiettivo non è il governo cittadino, per noi sarebbe un successo mandare una persona in consiglio comunale», spiega Celenza, che parla del suo programma «attuabile a costo zero. Le priorità ruotano intorno alla crescita civile della città», sottolinea il candidato sindaco, «che poggia su due binari: la democrazia diretta e la difesa dell'interesse pubblico. Quelle che proponiamo sono scelte immediatamente attuabili che non peserebbero o peserebbero pochissimo sul bilancio comunale. Non si tratta del solito elenco della spesa. La nostra battaglia, prima che politica, è una battaglia civile e culturale per l'affermazione dei principi di legalità, trasparenza, partecipazione e responsabilità».  Sulla lista, che è ancora in cantiere, Celenza non si sbilancia: accoglierà alcuni esponenti del "Movimento 5 stelle", che a distanza di tre mesi dalla nascita, sancita con un'assemblea pubblica, si è già diviso. Ma su questo aspetto sia il candidato sindaco e sia Sergio Comparozzi, rappresentante del movimento che fa capo al comico genovese Beppe Grillo, non fanno alcuna polemica.  «Non chiederò il voto a nessuno», conclude Celenza attorniato, nella sede dell'associazione in corso Dante, da un folto gruppo di sostenitori. Il taglio del nastro e un brindisi finale suggellano il patto elettorale. (a.b.)

Cagliari, affitti agevolati per i giovani costretti, però, a restare bamboccioni. Brutte notizie per i giovani che sognavano di poter emanciparsi e lasciare il tetto condiviso per anni con i genitori. Il bando del Comune per usufruire del bonus affitti era aperto anche ai proprietari ma solo in tre hanno risposto. Tanti altri, evidentemente, affittano in nero. La polemica è sbarcata anche su Facebook dove “Sportello Casacagliari” (questo il nome della registrazione) ha un proprio profilo. È la polemica dei giovani che, nello scorso luglio, avevano partecipato al bando comunale “Vita nova”. Quello che qualcuno aveva ribattezzato “anti bamboccioni”: i vincitori avrebbero ottenuto per due anni 350 euro al mese che avrebbero consentito loro di prendere in affitto un appartamento. A distanza di nove mesi, la graduatoria è stata fatta, i vincitori sono noti. Ma nessuno sa ancora quello che deve fare per ottenere il contributo.

LA PROTESTA Manca ancora il vademecum che indichi ai vincitori tutte le formalità da adempiere. E i giovani protestano. Scomodando, addirittura, Nietzche. “Tutti gli uomini che facciamo aspettare a lungo nell'anticamera del nostro favore vanno in fermentazione o divengono acidi”, scrive, sulla bacheca di Sportello Casacagliari, Maria Grazia. Un'altra ragazza, addirittura, sospetta manovre elettoralistiche: “Ci faranno aspettare sino alle elezioni e poi... pufffff, sarà stata solo una nostra illusione!”. Sospetto immediatamente allontanato dai responsabili del profilo: “Cortesemente non diffondete falsi allarmismi legati a questioni politiche, perché non sussiste nessuna connessione in merito”, rispondono.

Bari. Pd, 9 e 10 convention a Bari ed Emiliano vara la proposta Sud.
di BEPI MARTELLOTTA
BARI - Tira dritto verso Sud la barca dei Democratici che Michele Emiliano, coadiuvato da amministratori e consiglieri meridionali ma anche dal lombardo Pippo Civati, sta guidando per cambiare il partito. Ieri, a Napoli, il pre-test della convention dei «terroni» del Pd che si terrà a Bari sabato e domenica prossima («Mezzogiorno di Fuoco»). A «Prossima fermata Napoli», interventi programmati con i numeretti della «smorfia» napoletana e dibattiti sul futuro della città.

Per il presidente del partito pugliese, però, anche l’occasione per lanciare due proposte per il rilancio del Mezzogiorno, che saranno al centro della due giorni di Bari. Con una consapevolezza che, al di là delle divergenze tra le «anime» del Pd, accomuna tutti: senza il riscatto del Sud «non si risolleva il Paese».

«La prima - spiega Emiliano - riguarda una normativa nazionale sulla tutela della bellezza: incentivi, in volumi o economici, per il restauro del paesaggio e il riuso dei centri urbani con la demolizione delle costruzioni abusive (condonate e non) e l’edificazione di opere urbanistiche in linea con i piani regolatori. In pratica - spiega il sindaco di Bari, che ha già adottato questi principi nel Pug del Comune - un’operazione inversa rispetto al piano casa del governo nazionale, utilizzando gli stessi incentivi ma per creare housing sociale (case a basso costo) e riqualificazione delle periferie».

La seconda proposta riguarda, invece, la fiscalità di vantaggio nel Sud. «Col federalismo regionale e comunale avremo una quantità enorme di risorse in meno. Propongo perciò di sollecitare l’Ue a concedere alle regioni del Sud l’applicazione di contratti di lavoro rinegoziati per almeno 5 anni, in modo da tenere il costo del lavoro più basso a vantaggio delle imprese sino all’entrata a regime del federalismo». Non solo riducendo i costi si favorirebbero investimenti, ma «si metterebbe tutta la pubblica amministrazione nelle condizioni di superare il divieto di assunzioni riducendo i costi a carico degli enti».

Di più, l’operazione consentirebbe di «far rientrare dalla fuga molti cervelli emigrati altrove». Alle due gambe con cui far camminare il Sud, Emiliano ne affianca una terza: la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. «Il Pd su questi temi è unito, l’unica cosa da “rottamare” sono gli sprechi e la politica poco trasparente».

Vendola? «Ha cominciato a capire che l’idea di sfruttare il “contropiede” nei confronti del Pd deve trasformarsi in collaborazione. Nichi sta tornando nel ruolo di presidente che si batte per la Puglia e da meridionalista qual è ha capito che ciò che verrà fuori dopo il 9 e 10 aprile, una strategia nazionale del Pd per il Sud, è una buona notizia per lui».

Chieti. Tagliati settanta maestri. Le strutture dei piccoli comuni rischiano di chiudere. CHIETI. L'Ufficio scolastico regionale taglia settanta insegnanti nelle scuole primarie di Chieti e provincia a decorrere dalla nuova stagione scolastica 2011-2012. La Cisl scuola, attraverso il segretario provinciale Davide Desiati, lancia l'allarme rosso, sostenendo che la Provincia di Chieti con 104 comuni ne esce fuori piuttosto penalizzata. «Il taglio imposto dalla Regione non rispecchia criteri di equità tra le province abruzzesi e penalizza oltremodo Chieti» dice Desiati. Dove le scuole primarie dei piccoli Comuni interni rischiano concretamente di chiudere i battenti. «E' il caso, ad esempio, della scuola di Lentella che, così come stanno le cose, non potrebbe», avverte avverte il segretario provinciale della Cisl-scuola, «organizzare una prima classe per mancanza di personale docente». La Regione, nel dettaglio, ha ricevuto mandato dal governo nazionale di tagliare 215 insegnanti nelle scuole primarie del territorio. L'Ufficio scolastico regionale, secondo la Cisl, ha ripartito male i tagli. La provincia di Chieti avrà 70 posti in meno mentre L'Aquila e Teramo perderanno 55 docenti. Chiude Pescara con "appena" 35 insegnanti tagliati nelle scuole primarie. «Appare assolutamente ingiustificabile la decisione di tagliare un posto su tre in provincia di Chieti. Ciò comporterà», afferma Desiati, «una serie di reazioni negative a catena». Settanta precari della scuola non beneficeranno di un contratto di lavoro a tempo nel prossimo anno scolastico e i docenti di ruolo in esubero nei vari plessi della provincia saranno costretti a presentare domanda di trasferimento. Un problema serio causato dagli indicatori, sbagliati per la Cisl, utilizzati dall'Ufficio scolastico regionale per tagliare. «I calcoli sono stati fatti in base alla perdita di iscritti. A Chieti», riprende Desiati, «sono stati registrati 128 alunni in meno contro i 100 di Teramo, gli 80 de L'Aquila e i 50 di Pescara. Ma la variazione di alunni è stata quasi impercettibile a Chieti rispetto al numero complessivo degli studenti». In fatti gli alunni teatini sono 16283 per 138 plessi sparsi in 104 Comuni. Un numero di gran lunga maggiore rispetto a Teramo con 13632 alunni e i 13498 di Pescara e gli 11063 dell'Aquila. «Nel comprensorio chietino si è perso meno di un alunno per classe e quindi», dice Desiati, «il taglio di docenti impartito dalla Regione appare quindi del tutto spropositato».

La falsa partenza del bonus assunzioni
Falsa partenza per il bonus assunzioni, sempre più "retroattivo". Lo stanziamento sulla carta c'è anche per il 2011 (prorogato dalla legge di stabilità), ma mancano i decreti attuativi che permettano alle imprese di innescare il sistema "a domanda" e partecipare alla lotteria degli sgravi contributivi nei limiti delle risorse stanziate. Il ritardo deve essere recuperato in fretta perché l'immobilismo è il peggior nemico del mercato del lavoro. Ne sanno qualcosa le imprese che il bonus assunzioni l'hanno chiesto per il 2010 e che aspettano ancora la graduatoria di un beneficio contributivo che – su tre tipologie di agevolazioni – vale 132 milioni. Solo allora i datori di lavoro sapranno davvero se si sono aggiudicati il bonus e potranno conguagliare il credito. Nel frattempo hanno dovuto versare una normale contribuzione, senza sconti.
Così, un meccanismo nato per essere il volàno della ripresa rischia di rivelarsi un boomerang per le imprese e per i lavoratori in mobilità: i datori di lavoro sono costretti a navigare "al buio", i lavoratori hanno armi spuntate da spendere per la loro riassunzione.

Ripartono i prestiti al Sud ma le sofferenze restano alte
Segnali di schiarita per il credito alle imprese nel Mezzogiorno nel 2010. Lo scorso anno – secondo un report del Servizio studi di Intesa Sanpaolo – i prestiti alle aziende nell'area meridionale sono cresciuti del 5%, il doppio della media nazionale, con un'accelerazione ancora più consistente (+5,9%) per la Campania. «Ha aiutato la piccola dimensione e la flessibilità», dice Giuseppe Castagna, direttore generale del Banco di Napoli (gruppo Intesa Sanpaolo) e presidente Abi per il Sud.
Quali differenze ha messo in luce la crisi tra il Nord e il Sud sul fronte del credito alle imprese?
Al Sud si assiste a una minore presenza del settore industriale, che è stato il più colpito dalla recessione, e di grandi imprese, che hanno subìto le maggiori restrizioni del credito. Le imprese del Sud sono abituate a orientarsi in una situazione complessa e hanno dato prova di questa flessibilità.
Quali settori hanno fatto da traino al Sud?
A trainare sono state le piccole imprese che operano nei settori delle energie alternative, della logistica industriale, le catene di distribuzione e lo shipping. La recessione non ha colpito tutte allo stesso modo: solo le più forti hanno resistito. Anzi, nel 2009, con un fatturato che in media si è contratto del 10%, il 17% delle imprese manifatturiere campane è riuscito a crescere più del 10% e l'8% addirittura più del 20 per cento. La percentuale di aziende che non hanno ottenuto credito è scesa al 4% a febbraio 2011, contro l'8% al culmine della crisi, su valori prossimi alla media nazionale e ai valori pre-crisi.
Tutte luci o resta qualche ombra all'orizzonte?
Resta, ed è in aumento, il numero delle sofferenze, che nel settembre 2010 ha raggiunto quota 4,6% rispetto al credito concesso. Un fenomeno che va nella direzione opposta rispetto al Centro-Nord, dove si assiste a una diminuzione.
Ci sono anche altri fattori che entrano in gioco sull'accesso al credito. Le nuove regole di Basilea 3 rischiano di ridurre notevolmente i finanziamenti alle imprese.
Le nuove regole avranno evidenti effetti sul credito. Per Basilea 2 c'era stato lo stesso allarme, poi la stretta creditizia non si è verificata. Rispetto al passato, quando ottenere credito era una sorta di commodity, oggi bisogna avere i requisiti adeguati, ma questo lo considero un passo avanti.
Le preoccupazioni più nell'immediato riguardano l'impatto di una nuova stagione di tassi d'interesse in rialzo.
Anche questo aspetto non va a nostro vantaggio, perché tassi più elevati rappresentano un importante costo economico per le imprese. Bisogna però considerare che all'epoca della lira eravamo abituati a tassi ben più elevati e che il basso livello del costo del denaro degli ultimi due anni era un'anomalia. Ci sono poi strumenti per arginare il rischio. Noi consigliamo di "coprire" almeno una parte del finanziamento a tasso fisso. Spesso, però, in una fase di costo del denaro basso come questa è difficile fare comprendere alle aziende l'importanza di queste misure, è un problema culturale. Quello che più conta in questa fase è comunque instaurare un dialogo costruttivo tra banche e imprese.

Il fotovoltaico gioca la carta dei distretti
Enrico Netti. In attesa di conoscere lo schema degli incentivi del «quarto conto energia» le oltre 800 aziende della filiera italiana del fotovoltaico archiviano un 2010 estremamente positivo. Il Belpaese è il secondo paese al mondo, dopo la Germania, per potenza fotovoltaica installata lo scorso anno: 2.100 mW (+192%) che potrebbero superare i 6mila se tutti gli impianti che beneficiano del decreto “salva Alcoa” venissero effettivamente allacciati alla rete.
Vola così il giro d'affari del settore che oscilla tra i 7,6 miliardi (nel primo caso) e i 21,5 miliardi. L'occupazione diretta raggiunge le 18.500 unità che arrivano a circa 50mila considerando l'indotto. E nei tre distretti, in Puglia, nel padovano e in Brianza, dove si concentra l'attività della filiera nazionale sono stati raggiunti elevati livelli di saturazione degli impianti. Questi i dati più importanti contenuti nella terza edizione del Solar Energy Report realizzato dall'Energy & strategy group della School of Management del Politecnico di Milano che sarà presentato giovedi nel capoluogo lombardo.
Per quanto di recente costituzione i tre distretti principali puntano a diventare degli aggregatori nel fare "massa critica" sia nella parte industriale sia per la ricerca e sviluppo come nel caso di quello di Monza e Brianza. «Vorremmo creare un polo di ricerca sui materiali utilizzati per le rinnovabili e a verificare le aree di convergenza tra energia e Ict come le "smart grid" (le reti intelligenti per la distribuzione di energia elettrica ndr) dove siamo impegnati in un progetto pilota» spiega Giacomo Piccini, direttore generale del distretto bianzolo "Green and high tech". Per quest'anno Piccini punta anche ad incrementare il numero delle Pmi del distretto ma pesa «il fortissimo rallentameno dell'attività dovuto all'incertezza sul prossimo conto energia». Un'incertezza che negli ultimi mesi ha frenato la nascita di nuovi progetti.
Le Pmi imboccano così la strada dell'internazionalizzazione: secondo il report nel 2010 il 55% dei produttori di celle e moduli, era il 40% nel 2009, esporta e Francia, Israele, Germania e Grecia sono i mercati più promettenti. «È il segno dell'aumento della competitività all'estero» sottilinea Vittorio Chiesa, direttore dell'Energy e strategy group e curatore del rapporto.
Ad aumentare è la presenza del "made in Italy" lungo la filiera, in un momento in cui i numeri delle installazioni stanno diventando importanti. «Le nostre imprese hanno dimostrato di essere cresciute - continua Chiesa -. Nel 2008 la quota di marginalità lorda complessiva era del 28% mentre l'anno scorso è stato raggiunto il 42%». Anche per questo motivo il 2010 viene considerato positivamente, ma rimane il forte gap con i competitor internazionali. A penalizzare le Pmi è la "debolezza" finanziaria e l'estrema volatilità del mercato. Un altro elemento di cambiamento nel 2010 è legato alle installazioni di impianti di grande potenza, le centrali fotovoltaiche sopra il mW. Un segmento in crescita che genera un business tra i 1,6, erano circa 300 milioni nel 2009, e tocca i 4 miliardi di euro se si considerano gli impianti del decreto "salva Alcoa".
Lungo la filiera industriale la voce più importante è quella della distribuzione e installazione dei pannelli, che vale ben 7,6 miliardi. I produttori di celle e moduli l'anno scorso hanno visto crescere del 125% il fatturato che ha toccato i 3,2 miliardi. Considerando gli impianti ultimati e non ancora allacciati alla rete nazionale il giro d'affari quasi triplica. Gli investimenti in macchine e tecnologie di processo, sempre secondo il rapporto, hanno invece superato i 120 milioni. E aumentano a due cifre (+37%) anche i ricavi dei produttori di silicio e wafer, con ricavi per 1,4 miliardi.

Dal 2013 addio ai trasferimenti regionali. Incognita effetti sui Comuni
di Patrizia Ruffini – il Sole 24Ore.
Sui bilanci comunali il federalismo solleva un'altra incognita, da 6 miliardi di euro: si tratta dei trasferimenti regionali, correnti e in conto capitale, che dal 2013 dovranno cedere il passo a una compartecipazione ai tributi dei governatori, addizionale Irpef in primis.
Il meccanismo è contenuto nel decreto sul fisco regionale approvato giovedì scorso dal consiglio dei ministri, ma è vitale per i sindaci, che infatti hanno rivendicato un ruolo di primo piano anche su questo aspetto.
Spetterà ad ogni Regione a statuto ordinario individuare l'ammontare dei trasferimenti regionali fiscalizzati che hanno «carattere di generalità e permanenza», escludendo quelli sulle rate di ammortamento dei mutui contratti dagli enti locali. Per farsi un'idea dei numeri che girano fra Regioni (a statuto ordinario) e Comuni basta prendere le tabelle allegate alla relazione del governo sul federalismo fiscale: nel 2008 sono affluiti dalle Regioni alle casse comunali oltre 6 miliardi, di cui 3,7 relativi alla parte in conto capitale.
La soppressione è contestualmente compensata mediante una compartecipazione dei municipi al gettito dei tributi regionali, prioritariamente all'addizionale regionale Irpef, o con la devoluzione di tributi regionali, in modo da assicurare un importo uguale ai trasferimenti soppressi. Ma, si sa, la compartecipazione è destinata a distribuirsi fra i Comuni di una regione in modo diverso dai trasferimenti aboliti, perciò, per realizzare la soppressione dei trasferimenti regionali in forma progressiva e territorialmente equilibrata, è previsto che una quota - non superiore al 30% del gettito dei tributi destinati ai Comuni - vada ad alimentare un Fondo sperimentale regionale di riequilibrio. I criteri di riparto del fondo, che ha una durata triennale, sono tutti da definire. Per questi, per la determinazione delle quote di gettito che, anno per anno, sono devolute al singolo municipio in cui si sono verificati i presupposti d'imposta, è previsto che la Regione proceda, previo accordo in Consiglio delle autonomie locali d'intesa con i Comuni, con atto amministrativo. Non è specificato che cosa succede se non si raggiunge l'accordo: in caso di inadempimento da parte della Regione nella fiscalizzazione dei trasferimenti, è previsto il potere sostituito da parte dello Stato.

Gli stessi criteri si applicano per la soppressione dei trasferimenti regionali destinati alle Province. In questo caso, però, la Regione "cede" una compartecipazione alla tassa automobilistica sugli autoveicoli di sua competenza, anche qui in misura tale da assicurare un importo corrispondente ai fondi soppressi. In caso di incapienza della tassa automobilistica le Regioni devono assicurare la compartecipazione ad un altro tributo. Anche per le province è prevista l'istituzione di un Fondo sperimentale regionale di riequilibrio. Mentre in questo caso è fissato il termine del 30 novembre 2012 per portare a compimento il processo, dopo di che scatta il potere sostitutivo statale.

Ma è il capitolo perequazione a sollevare i dubbi più importanti, che si annidano sulle modalità di coordinamento dei fondi sperimentali regionali di riequilibro, con i fondi perequativi ex trasferimenti statali. Fondi perequativi che la norma istituisce nel bilancio delle Regioni a statuto ordinario, uno in favore dei Comuni e l'altro a favore di province e città metropolitane, alimentati dal fondo perequativo dello Stato. La nebbia che circonda i fondi perequativi è ancora fitta; si sa solo che sono alimentati con quote del gettito dei tributi della fiscalità immobiliare e della compartecipazione ai tributi da trasferimento immobiliare (per i Comuni) e dalla compartecipazione provinciale all'Irpef (per le Province), ma sono ancora da disegnare le modalità di alimentazione e di riparto.
4 aprile 2011

Romano: nessuno spazio agli Ogm nel nostro mercato. 04.04.11 Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura italiana. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano da Catania.

“Da ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali dico che non può esserci nessuno spazio per gli Ogm nel nostro mercato. Non potremo mai competere sulla quantità, ma sulla qualità certamente sì, lo facciamo già e lo faremo ancora di più”. “Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli Ogm che stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura italiana”. “La qualità dei nostri prodotti va difesa e tutelata, e da ministro delle Politiche agricole mi impegno in tale direzione”. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano da Catania.

Catania. Agricoltura: nasce grande mercato agroalimentare mediterraneo
Semaforo verde per il Maas (Mercati Agro-Alimentari Sicilia). Con una partecipata cerimonia d'inaugurazione, numerose le autorita' e gli operatori del settore presenti, ha preso il via oggi il piu' grande mercato agroalimentare del meridione d'Italia e dell'intera area del Mediterraneo. Un polo di interscambio commerciale realizzato alla periferia di Catania. In uno spazio di 110 ettari di superficie il Maas si avvia ad ospitare, nelle moderne gallerie commerciali realizzate, i mercati: ortofrutticolo (84 box modulari), ittico (20 box) e florovivaistico, oltre a piattaforme di distribuzione e celle frigo.

"Inauguriamo oggi un hub ritenuto strategico dalla Regione Siciliana - ha affermato il presidente Raffaele Lombardo - ed alla cui realizzazione l'amministrazione ha dato un forte impulso con l'integrazione dei finanziamenti necessari per il completamento dei lavori".

"L'apertura del Maas - prosegue - rafforza le strategie avviate per la commercializzazione dei prodotti isolani ed agevolera' l'accesso ai mercati nazionali ed europei: si tratta di un volano per l'economia legata alla produzione e alla commercializzazione dell'agroalimentare".

Per l'assessore alle Risorse agricole, Elio D'Antrassi il Mass "rappresenta un progetto ambizioso e generoso che, da un lato, consente di ospitare i mercati all'ingrosso in strutture moderne e dall'altro da il via ad un struttura sovranazionale che sicuramente incidera' nella standardizzazione dell'offerta delle produzioni siciliane per il mercato italiano e Mediterraneo. Un polo che svolgera' un ruolo sinergico rispetto alle misure messe in campo dall'assessorato per la specializzazione e il compattamento delle filiere".

Allo stato attuale sono circa cento i contratti stipulati con gli operatori dei settori ittico ed ortofrutticolo. Le contrattazioni di quest'ultimo comparto partiranno dopo il completamento delle operazioni di trasferimento degli operatori il cui termine ultimo e' stato prorogato al 30 aprile.
"Quella di oggi - ha detto il presidente del cda del Mass, Mario Brancato - e' una data storica per Catania e per l'intera regione. Uno vero e proprio snodo fondamentale per l'espansione del commercio agroalimentare siciliano".

Soddisfazione e' stata espressa anche dal sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli: "Diamo concretezza ad una struttura che diventa il vanto non solo di Catania, ma dell'intera isola".

Alla cerimonia ha preso parte anche una delegazione della regione rumena di Prahova, composta dai vertici della camera di commercio e del parco industriale, che ha avviato contatti per lo sviluppo di intese commerciali con il Maas.

La rivolta contro il caro-assicurazioni parte da Brindisi
Rincari polizze assicurative rca: raccolte nella sola provincia di Brindisi ben 10mila firme circa.

Questo l’apprezzabile risultato ottenuto con la petizione promossa dallo Sna (Sindacato nazionale agenti assicurativi) in tutto il territorio nazionale, con il coinvolgimento degli assicurati, al fine di sollecitare il Governo ad intervenire e ad adottare misure atte a frenare gli spropositati ed indiscriminati aumenti delle tariffe rca.

«Nei giorni scorsi - spiega il presidente provinciale Sna, Cosimo Alba - abbiamo avuto un incontro a Roma, dove abbiamo messo sul tavolo oltre 600mila firme raccolte in tutta la penisola. Nella nostra provincia, sono state circa 10mila, un risultato senz’altro rilevante, anche se inferiore alle aspettative iniziali. L’auspicio, ora, è che questa forma di protesta possa indurre chi di dovere a prendere delle adeguate contromisure».

Ma come mai si è arrivati a questo, con tariffe lievitate in maniera così esagerata? «La verità - precisa ancora Alba - è che l’Antitrust è stata un po’, per così dire, latitante, permettendo che tutte le compagnie alzassero le tariffe. In pratica, si è minata alla base la proposta che anni fa fece Bersani per la liberalizzazione delle tariffe, al fine di offrire vantaggi alla concorrenza. In realtà, anzichè tendere al ribasso, si è verificato l’esatto fenomeno opposto». «Il Governo, dal canto suo, continua a fare promesse senza però mantenerle e a pagarne le conseguenze sono soprattutto le agenzie che operano nel sud e a Brindisi in particolare. Non è una novità, del resto, che in tanti hanno manifestato il proposito di andarsene (o lo hanno già fatto), a costo di pagare multe salate per inosservanza della normativa (che impone di essere presente su tutto il territorio nazionale)».

Ma quali sono gli strumenti di lotta ai rincari? «Poichè essi scaturiscono essenzialmente dai falsi incidenti - conclude Alba - si potrebbe creare una “bad company” (inserendo in una specie di lista chi sovente incorre in incidenti, soprattutto se sospetti), o anche dotare le auto di una scatola nera che sia in grado, come avviene negli aerei, di risalire all’esatta dinamica dell’incidente. E’ vero, c’è già l’agenzia “antifrode”, ma è nata da poco e intanto che si metterà in moto passerà del tempo. E questo non possiamo permettercelo, in quanto di risposte ne vogliamo subito».
[p. potì]

Sardegna. L'UNIONE SARDA - Politica: Tutti d'accordo: «Troppo assenteismo» 04.04.2011. Consiglio, sì bipartisan al richiamo della presidente Lombardo
La campagna elettorale per le Comunali non aiuta, se il problema è l'assiduità dei consiglieri regionali. Accade quasi ogni anno (visto che quasi ogni anno si vota per qualcosa): quando si avvicina la data del voto, le presenze degli onorevoli si squagliano come una coppa rica. Ma non è l'unica ragione dell'assenteismo rilevato negli ultimi mesi, fino al caso di venerdì scorso: quando si è reso necessario rinviare la commissione Bilancio, che pure doveva sbrigare una pratica urgente come il parere sulle norme di attuazione delle regole sulle entrate.
I RICHIAMI La scarsa diligenza degli onorevoli preoccupa molti, compresa la presidente del Consiglio, Claudia Lombardo, che per rimediare ha richiamato i capigruppo e ha dato alcune direttive ai presidenti delle commissioni. Ma ora si mette di mezzo anche la tornata elettorale. «Beh, le elezioni non saranno l'unica causa dell'assenteismo, ma in effetti per diversi colleghi sono un impegno notevole», riflette Giulio Steri, capogruppo dell'Udc. «Questo naturalmente non giustifica le assenze. Il vero problema però è lavorare bene: si può essere presenti e non dare alcun apporto. C'è chi lavora di più e chi lavora di meno». Il leader dei centristi non nega che siano a volte i problemi politici della maggioranza a rallentare la produzione: «Capita, se ci sono tensioni interne ai gruppi. Ma il caso della commissione Bilancio di venerdì scorso era solo sciatteria», conclude Steri (che era uno dei pochi presenti del centrodestra). In effetti la commissione presieduta dal sardista Paolo Maninchedda di solito non ha questi problemi, anche perché ne fanno parte tutti i capigruppo e lì si svolgono i confronti politici più intensi. Ma anche altri organismi, come la commissione Diritti civili (presidente Silvestro Ladu, Pdl), procedono di buon passo. Di recente invece si è dovuto rassegnare più volte alla mancanza di numero legale il presidente della commissione Cultura, Attilio Dedoni, dei Riformatori.
DATI STATISTICI Proprio i Riformatori sono tra i gruppi più assidui nelle statistiche sulle presenze in aula (quelle delle commissioni sono più difficili da catalogare). «Forse aiuta la scelta di discutere tra noi e appianare preventivamente eventuali contrasti», ipotizza Michele Cossa, leader regionale del partito e vicepresidente del Consiglio: «Dovrebbe farlo anche la maggioranza. L'ufficio di presidenza ha fatto tutto il possibile per garantire le presenze in aula, per le commissioni è più difficile». Poi, certo, i freddi numeri pubblicati sul sito internet del Consiglio raccontano solo una parte della verità. Per esempio, nei dati 2011, tra quelli che hanno saltato più votazioni - al netto degli assenti per problemi di salute - c'è Nanni Campus (Pdl): che però ha trascorso un periodo in Afghanistan per prestare volontariato come medico. «Bisognerebbe poi calcolare le assenze dalle sedute», dice un altro pdl, Carlo Sanjust, che ne ha saltato quest'anno solo 3 su 14: «A volte si decide di non votare pur essendo in aula».
RESPONSABILITÀ Un altro gruppo di stakanovisti è l'Italia dei valori: Daniele Cocco e Giannetto Mariani hanno saltato, rispettivamente, solo una e tre votazioni su 113 dall'inizio dell'anno. Rovina la media 2011 il capogruppo Adriano Salis, ma solo perché è mancato a lungo per un'operazione chirurgica: «Noi prendiamo molto sul serio l'impegno in Consiglio - conferma Salis - e partecipiamo attivamente. La responsabilità delle assenze è soprattutto della maggioranza». Quanto alla tendenza a mancare il venerdì, per stare nei collegi di provenienza, «è un'abitudine inaccettabile. Anche per questo basterebbero 60 consiglieri, più responsabilizzati». Giuseppe Luigi Cucca (Pd), vicepresidente di minoranza, da nuorese sa cosa vuol dire doversi occupare del territorio: «Il contatto con gli elettori è importante, ma il nostro primo dovere è essere presenti a Cagliari, perché è per quello che ci siamo candidati. Penso anch'io però che la prima a dover garantire il numero legale, in aula e in commissione, sia la maggioranza: e spesso questo non accade».
IL PASSATO Ci sono problemi che si trascinano da diverse legislature, ammette Cucca, «come l'inizio ritardato dei lavori. Ma in questa legislatura l'assenteismo è più marcato». Non è d'accordo Simona De Francisci, vicecapogruppo Pdl: «È vero che a volte pesano le tensioni in maggioranza, ma questo accadeva anche in passato ed entro certi limiti è fisiologico». Detto questo «è giusto che le commissioni lavorino, perché altrimenti il Consiglio non produce leggi. Perciò è sacrosanto il richiamo della presidente Lombardo ai gruppi e a tutti gli eletti, perché si garantisca una maggiore produttività». GIUSEPPE MELONI

Napoli. Arriva la San Marco, 471 profughi a Napoli
Partiti i bus per Santa Maria Capua Vetere
Sbarcata nel porto la nave della marina militare italiana
Ad accogliere i migranti lo striscione «Benvenuti»
NAPOLI - Sono giunti a Napoli i primi profughi provenienti da Lampedusa. La nave da sbarco «San Marco» della marina militare italiana, con a bordo i profughi nordafricani prelevati nella notte di sabato scorso sull’isola siciliana è attraccata nel porto di Napoli.

Ultimate le operazioni di ormeggio, ha iniziato il trasferimento dei 471 profughi - tra i quali non figurerebbero minori - che, su una dozzina di pullman, raggiungeranno la tendopoli allestita nella caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Ad attendere i profughi, sul molo 44 di Napoli, polizia, carabinieri, guardia di Finanza, capitaneria di porto e numerose ambulanze della Croce Rossa Italiana. Il personale della Cri ha accolto gli immigrati per dare loro una prima assistenza prima del trasferimento a bordo dei bus che li porteranno nel Casertano.

All’arrivo dei profughi campeggiava nel porto di Napoli uno striscione con la scritta «Benvenuti» in italiano e, in arabo, «diritto alla libertà e ai documenti», ha accolto, al loro arrivo, i 471 profughi sbarcati stamattina dalla nave «San Marco» attraccata nel porto di Napoli intorno alle 8.40. Ad esporlo un gruppo di aderenti alla Rete Antirazzista. Poi, a gruppi di 10-12 alla volta, è iniziato il trasferimento a terra degli immigrati. Tra loro c'è stato chi applaudiva e salutava, mostrandosi ai giornalisti felice di essere arrivato a terra; soprattutto giovani di circa 20-25 anni. Con la partenza dei primi due pullman dal porto di Napoli è iniziato il trasferimento dei 471 profughi giunti in città da Lampedusa a bordo della nave della Marina militare italiana «San Marco». Successivamente sono stati sistemati sui pullman per il trasferimento nella tendopoli di Santa Maria Capua Vetere.

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