mercoledì 18 maggio 2011

Federali Sera-18 maggio 2011. Nuovo duro attacco alla Svizzera del ministro dell’economia italiano, Giulio Tremonti che è arrivato fino a sfiorare l’insulto. La vicenda della tassazione sul risparmio, ha detto "è un tema serio che va trattato in modo serio e non in modo svizzero". A titolo di «esempio» delle violazioni della direttiva Ue sulla tassazione, ha commentato che «ci sono più società di Cayman a Lugano, in Svizzera, che non a Cayman. E comunque ci sono più società di Cayman a Lugano, di residenti a Lugano...»----Non cederemo a nessun ricatto - spiegano Azzi e Puricelli -, respingiamo con forza l'ipotesi lanciata dagli esponenti politici ticinesi al ministro Tremonti di barattare il segreto bancario con la garanzia di posti di lavori per i frontalieri.

Gli svizzeri sono permalosi:
Svizzera. Tremonti ci insulta. Che sia invidioso?
Tremonti minaccia il ricorso alla Corte Ue
Frontalieri, dialogo senza confine

Spesa sociale con pil incorporato:
Bozen. L'Ipes: non svendiamo i nostri alloggi
Padova. «La Regione ci mette in ginocchio»

Spesa sociale infruttuosa:
Molise. Disoccupazione. Arrivano le risorse
Molise. Lavoro nero. Chiusi cantieri e negozi


Svizzera. Tremonti ci insulta. Che sia invidioso?
di Corrado Bianchi Porro
Nuovo duro attacco alla Svizzera del ministro dell’economia italiano, Giulio Tremonti che è arrivato fino a sfiorare l’insulto. La vicenda della tassazione sul risparmio, ha detto  "è un tema serio che va trattato in modo serio e non in modo svizzero". Forse indispettito dalle voci che vedono in retta d’arrivo la firma dei nuovi bilaterali tra Svizzera, Gran Bretagna e Germania, cosa che potrebbe mettere in difficoltà l’Italia (anche il ministro Romani chiede da tempo una "normalizzazione" dei rapporti con la Svizzera) Tremonti è intervenuto in maniera durissima sulla tassazione dei redditi da risparmio che non prevede sanzioni per le banche e gli operatori - soprattutto elvetici - che applicano la direttiva per i piccoli risparmiatori, ma consigliano ai grandi patrimoni di costituire una società esterovestita, non sottoposta alla direttiva del risparmio. Così si tassano i piccoli, mentre i grandi capitali evadono. Tremonti afferma che il grosso buco nella rete è scritto con inchiostro svizzero. In realtà dovrebbe ben sapere che la delegazione elvetica era pronta a firmare l’accordo applicandolo sia alle persone fisiche che giuridiche. Fu la feroce opposizione di Londra (che non intendeva sottoporre i Trust al prelievo) a restringerne l’applicazione alle sole persone fisiche. Venne persino posta la cosiddetta "clausola del nonno" eliminando dal prelievo i titoli obbligazionari a suo tempo emessi da Londra con la promessa di una esenzione fiscale. Titoli dunque non più ripetibili e ad esaurimento, ma che conservano tale privilegio.
Secondo Tremonti il testo sulla fiscalità dei redditi da risparmio è stato scritto dalla Svizzera ed egli ha minacciato il ricorso alla Corte di giustizia europea in quanto è «scandaloso» che  non siano previste sanzioni a chi evade approfittando dei buchi della legge. «È inaccettabile - ha detto - che gli operatori di Paesi che hanno firmato la direttiva accettino la sistematica violazione delle norme». «Non ci sono sanzioni e quindi noi stiamo parlando di un testo che non ha un minimo contenuto giuridico  Se non ci sarà l’impegno ad introdurre sanzioni per gli Stati e le banche che violano la direttiva sui risparmi dei cittadini residenti all’estero, l’Italia non appoggerà la revisione della direttiva», ha spiegato. «Nel 2000 e nel 2003, quando fu fatta la direttiva, io c’ero - ha proseguito Tremonti -. E vi posso assicurare che è una direttiva scritta dalla Svizzera. Non è stata la Svizzera ad entrare in Europa, ma l’Europa ad entrare in Svizzera». Per questo, ha aggiunto, «non mi sento di esprimere una valutazione positiva sulla revisione della direttiva se non c’è l’impegno da subito a mettere le sanzioni agli Stati e alle banche che violano quel testo».
 A titolo di «esempio» delle violazioni della direttiva Ue sulla tassazione, ha commentato che «ci sono più società di Cayman a Lugano, in Svizzera, che non a Cayman. E comunque ci sono più società di Cayman a Lugano, di residenti a Lugano...». In sostanza, il testo della direttiva è «perfetto» ma «quello che non è perfetto è che è sistematicamente violata; perché se tu sei un buon cliente di una banca di un particolare paese, arrivi, presenti il tuo capitale e, se è una cifra piccola, ti fanno la ritenuta, se è una cifra un po’ grande è la banca che te la mette in una società offshore, o in un trust, o da ultimo, darwinistica evoluzione, in uno strumento assicurativo. Quindi è la banca che ti mette il capitale in una struttura societaria». «La banca - ha precisato Tremonti - ti fa un ’box’, ci mette il denaro e poi dice ’non conosco l’effettivo beneficiario perché è una società», ignorando il fatto che è stata la banca stessa a creare quel ’box’ o il ’trust’ o strumenti assicurativi».
18.05.2011

Tremonti minaccia il ricorso alla Corte Ue
Tremonti punta i piedi e dà una lezione di diritto all'Ecofin
È stato un consiglio animato quello di ieri a Bruxelles con il ministro dell'Economia che ha fatto una dura requisitoria poi si è alzato e ha lasciato i lavori imponendo ai colleghi delle finanze europei ad aggiornare i lavori. Sul tavolo c'era il progetto per rivedere la direttiva del 2003 in materia di fiscalità dei redditi da risparmio che generano interessi o redditi equivalenti, dei cittadini non residenti. Un progetto che è arrivato in consiglio zoppo, perchè privo delle sanzioni in caso di inadempienza per gli Stati, le banche e gli altri operatori (soprattutto svizzeri) che così consentono il deposito di capitali nei paradisi fiscali. La direttiva, che riguarda in particolare l'imposizione sugli interessi di risparmi e capitali depositati in uno Stato membro diverso da quello di residenza, è in discussione fra i Ventisette in vista di un rafforzamento delle sue disposizioni. La direttiva impone agli stati membri di scambiare informazioni per permettere che gli interessi maturati in uno stato dai residenti in un altro stato siano tassati secondo le leggi dello stato di residenza. Tremonti ha subito sollevato il problema imponendo lo stop. «È inaccettabile - ha detto intervenendo all'Ecofin - che gli operatori di Paesi che hanno firmato la direttiva accettino la sistematica violazione delle norme». Dal momento che non ci sono sanzioni «stiamo parlando di un testo che non ha un minimo contenuto giuridico. Se non ci sarà l'impegno ad introdurre sanzioni per gli Stati e le banche che violano la direttiva sui risparmi dei cittadini non residenti all'estero, l'Italia non appoggerà la revisione della direttiva». Non solo. Tremonti avverte che non ci sarà un cambiamento in questa direzione farà ricorso alla Corte europea di giustizia. «È una direttiva scritta dalla Svizzera, non è stata la Svizzera a entrare nella Ue ma la Ue che è entrata in Svizzera» ha tuonato il ministro. Tremonti ha quindi ricordato che attende ancora il rapporto della Commissione Ue sugli Stati che finora hanno violato la direttiva. «Quando avrò quel rapporto io chiederò alla Commissione le sanzioni contro gli Stati che hanno fatto la violazione. Se non è il caso andremo alla Corte di giustizia europea». Oggi la direttiva si applica solo ai risparmiatori privati e al risparmio derivato da interessi su depositi, titoli di Stato e corporate, e non alle società.

Frontalieri, dialogo senza confine
La mozione di Puricelli e Azzi approvata ieri dal Pirellone
di ELENA CRIPPA
"Serve un tavolo di confronto politico fra Italia e Svizzera per stemperare i toni della Lega Ticinese e tutelare le migliaia di lavoratori frontalieri". E' questa la richiesta avanzata ieri in Consiglio regionale, dai varesini Giorgio Puricelli e Rienzo Azzi, esponenti del Pdl al Pirellone, e tradotta in una mozione approvata dall'aula. Adesso la palla passa al presidente Roberto Formigoni che dovrà esercitare un pressing sul ministro degli Esteri, perché questa via del dialogo prevalga sul braccio di ferro anti-frontalieri avviato da Giuliano Bignasca, leader della Lega Ticinese, partito elvetico uscito vittorioso dalle ultime elezioni nel Canton Ticino. "Non cederemo a nessun ricatto - spiegano Azzi e Puricelli -, respingiamo con forza l'ipotesi lanciata dagli esponenti politici ticinesi al ministro Tremonti di barattare il segreto bancario con la garanzia di posti di lavori per i frontalieri. Capiamo che queste dichiarazioni provenienti da oltreconfine denotano la paura di perdere il proprio status quo, ma occorre abbassare i toni e il dialogo deve prevalere, anche in vista di Expo 2015 e degli interessi economici e industriali dei due Paesi". Bocciata invece dal Consiglio regionale lombardo la mozione presentata dall'Udc (e sottoscritta anche dal Pd) che voleva impegnare il Pirellone a prendere le distanze in maniera chiara e netta dalle prese di posizione anti frontalieri della Lega Ticinese.

Bozen. L'Ipes: non svendiamo i nostri alloggi
La Provincia vuole cederne 2 mila. Pfitscher: rischiamo di perdere sia le case che i soldi
di Valeria Frangipane
  BOLZANO. Il presidente dell'Ipes - Konrad Pfitscher - spiega che l'Istituto per l'edilizia agevolata «deve vendere ma non svendere» le case che fanno parte del suo patrimonio.  Succede - infatti - che la Provincia stia pensando di cedere parte degli alloggi per fare cassa e costruirne di nuovi. Così parla il presidente Luis Durnwalder: «Potremmo decidere di venderne da un minimo di mille ad un massimo di duemila. Su per giù quelli che ci costano di manutenzione straordinaria più di quanto incassiamo dall'affitto».  Ma Pfitscher non accetta che si ripeta quanto, di fatto, è già successo negli anni passati. «Dobbiamo fare attenzione, non è possibile che le case siano sottostimate e sottopagate come è già successo dal 2003 al 2005 quando il prezzo pattuito, se ricordo bene, era di 1.300 euro al metro quadrato».  L'assessore all'edilizia agevolata, Christian Tommasini, ha in mano i numeri precisi dell'ultima operazione, finita in un mezzo flop: «Dal 2003 al 2005 l'Ipes ha messo sul mercato in tutto l'Alto Adige 300 alloggi, contattato 500 famiglie con un lavoro che non vi dico che ha portato, alla fine, a venderne solo una sessantina senza incassare cifre importanti».  Come dire che occorrerà valutare molto bene se e come ripetere l'esperienza. «Ricordo che il prezzo Ipes di solito è il 60% del prezzo di mercato, credo anch'io che si debba trovare un giusto mezzo».  Assessore, lei vede l'operazione vicina? «Se ne parlerà concretamente nel 2012».  Pfitscher su una questione non ha dubbi: «Non si può cedere il patrimonio che già si ha senza dargli il giusto valore e poi andare a costruire nuove case a prezzo pieno. Ricordo infatti come la giunta ci chiami ad edificare, fino al 2015, 1.200 nuovi alloggi». Cosa non è disposto a cedere? «Posso dire che l'Ipes è contrario alla vendita di caseggiati dove sia proprietario al 100%». Perché? «Perché nel caso in cui si voglia risanare l'edificio iniziano problemi che non vi dico con gli altri proprietari». Qual è la mossa ideale? «Direi dismettere gli appartamenti sparsi». Un esempio per tutti? «Prendiamo che ci sia un condominio all'interno del quale l'Istituto è proprietario solo di tre alloggi, ecco questo è il caso nel quale consiglierei la cessione». E come la mettiamo con il prezzo? «Deve essere giusto. Proprio in questi giorni ho letto sull'Alto Adige le ultime stime al metro quadrato diffuse dall'Agenzia del territorio e mi sembra che si distacchino parecchio dai 1.300 euro al metro che l'Ipes chiedeva solo qualche anno fa». Lei ha un'idea di quale potrebbe essere il prezzo corretto? «Sicuramente più basso di quello del libero mercato ma non troppo basso». Il presidente Durnwalder parla di mettere in vendita da un minimo di mille ad un massimo di duemila alloggi, lei cosa ne dice? «Credo che ci si debba parlare. Non devono essere né troppi, né troppo pochi perché altrimenti potremmo rovinare il mercato della casa». Ma è comunque un mercato agevolato, destinato a chi ha determinati requisiti. «Anche di questo potremo parlare, vedere quali paletti fissare... Vorrei ricordare comunque che di soldi per costruire 1.200 nuovi alloggi ne servono tanti». Ricordiamo - infatti - che nei prossimi cinque anni sulla base delle richieste con almeno 25 punti e dell'andamento della situazione locale il fabbisogno abitativo dell'Ipes è stimato in circa 2.400 alloggi in tutto l'Alto Adige. Un migliaio sono quelli recuperati che tornano disponibili per vari motivi - morte o trasferimento dell'inquilino, sopravvenuta mancanza dei requisiti, acquisto di casa in proprietà - e vengono riassegnati. Altri 200 verranno affittati dall'Ipes sul libero mercato e subaffittati. Da costruire ex novo ne restano 1.200 e l'Ipes ha bisogno di un mucchio di denaro. 

Padova. «La Regione ci mette in ginocchio»
Umberto Zampieri va all'assalto: «Zorzato ha tagliato sei milioni»
di  Enrico Albertini
Impianti e manifestazioni sportive a rischio a causa dei tagli della Regione, che profumano di «regolamenti di conti interni alla maggioranza, fra Pdl e Lega: scelte folli pronte a metterci in ginocchio», come denuncia l'assessore allo Sport di Palazzo Moroni Umberto Zampieri. Un atto d'accusa preciso e un invito ai consiglieri d'opposizione a fare a voce grossa a Palazzo Ferro Fini.  Cinque milioni e mezzo di euro «prosciugati completamente per gli impianti, mentre per i soldi alle associazioni assistiamo ad una partita di giro incredibile: vengono levati i contributi a disposizione delle varie Province e se li terrà l'assessore regionale Marino Zorzato per distribuirli agli amici suoi». 
CATTEDRALI NEL DESERTO. Zampieri è preoccupato: senza contributi da Venezia tutto si blocca. L'esempio pratico è a Salboro. «Dove da due anni abbiamo costruito la piastra base di una palestra, rimasta una cattedrale nel deserto, perché mancano i 300 mila euro che Venezia doveva darci per la copertura». Un monito per chi passa: con uno scheletro di struttura ormai invaso dalle erbacce. 
I CONTRIBUTI. Oltre ai 5 milioni e mezzo per gli impianti mancano anche 700 mila euro, a livello regionale, per le associazioni sportive. Soldi dati come contributi per le manifestazioni organizzate, e gestiti dalle varie Province. Padova, ad esempio, ne aveva 160 mila lo scorso anno, e ne perderà 100 mila. Un salasso per le associazioni: ricevevano contributi, fra le tante, Cus Padova, Abs San Lorenzo, Pallamano Cellini, Scherma Comini, Padova Ring, Padova Canottaggio, Plebiscito, Roccia Santo Stefano Rugby. Tante realtà padovane che ora rischiano di rimanere senza un euro, mettendo a rischio le manifestazioni che ogni anno organizzano. 
REGOLAMENTO DI CONTI?. Per Zampieri non si tratta di tagli a pioggia, ma di politica. «Si prendano i soldi per le associazioni: i contributi dati alle Province vengono tagliati di 700 mila euro, e 600 mila di questi vanno ad aumentare il fondo in mano all'assessore Marino Zorzato che ne distribuirà come vorrà».  E se a pensar male si fa peccato, è vero che quasi sempre si azzecca. «Non vorrei che Zorzato, ex Forza Italia, abbia agito così per penalizzare le Province, che hanno quasi tutte assessori allo Sport leghisti. Un regolamento di conti nella maggioranza. Eppure è chiaro che gli enti subordinati, come le Province, sanno certo meglio come distribuire i contributi per manifestazioni che si svolgono sul loro territorio» spiega
l'assessore. 
LA NOTA. Ma Zampieri non si ferma qua. «Manderò una nota con questi giri di soldi anche alla capogruppo del Pd in Regione Laura Puppato, oltre che ai tre consiglieri padovani, Claudio Sinigaglia, Piero Ruzzante e Mauro Bortoli. Evidentemente questa situazione, in fase di discussione del bilancio, era sfuggita: nessuno ha parlato dei soldi che si tiene Zorzato. E'ora di chiedere conto». 
IL PALAINDOOR. Esempio pratico dell'importanza del (fu) contributo è il palaindoor che l'amministrazione padovana sta completando vicino allo stadio Euganeo. Dove la Regione ha messo, ai tempi, un milione di euro. «Ora siamo in gara per la realizzazione degli spogliatoi e degli impianti - spiega Zampieri - poi con la metà dei soldi che ci ha dato la Regione compreremo la pista di atletica e inaugureremo l'impianto». Stesso procedimento attuato per la palestra coperta di Altichiero, molto usata, e per altri impianti, da tenersi stretti: per il futuro sarà difficile vederne di nuovi.

Molise. Disoccupazione. Arrivano le risorse
I fondi al momento disponibili ammontano a 19 milioni di euro
Aldo Ciaramella CAMPOBASSO Diciannove milioni di euro da impegnare per colmare i bisogni legati agli ammortizzatori sociali in deroga. Quegli strumenti salariali e previdenziali che vanno a compensare e quindi a onorare le indennità legate a particolari situazioni contrattuali societarie della mobilità e quindi finanziarie che non possono essere sanate con i normali paracadute sindacali. «In attesa di riprendere pienamente la strada dell'occupazione del completamento della riqualificazione e delle formazione dei lavoratori - spiega l'assessore regionale alle politiche sociali e del lavoro Angela Fusco Perrella - abbiamo pensato di salvaguardare un processo di assistenza ai lavoratori per non lasciarli da soli e quindi accompagnarli su un pronto recupero occupazionale. Dopo tale fase dovremo essere capaci di imboccare e quindi di avviare un altro importante programma volto al ricollocamento». Va in questa direzione, infatti l'accordo sottoscritto a Roma tra il Ministero del Lavoro e la Regione Molise in materia di ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2011. Un'intesa che prevede un trasferimento alla Regione come prima anticipazione di fondi pari a tredici milioni di euro, corrispondente al 50% del fabbisogno complessivo stimato, che andrà ad aggiungersi alla disponibilità finanziaria residua delle precedenti annualità, pari a circa sei milioni e trecentomila euro. Una copertura economica e in particolare sociale notevolissima se si considera che nel 2010 gli ammortizzatori in deroga sono aumentati rispetto all'anno precedente del 760 per cento e per i quali l'assessore Fusco Perrella ha annunciato l'arrivo di altri 12 milioni di euro dal Fondo sociale europeo. Un fronte molto «caldo» da cui si spera di uscirne al più presto o quantomeno di contrarne al massimo i costi con investimenti sulle politiche del lavoro su cui l'assessore al lavoro, Angiolina Fusco Perrella, ha già attivato le procedure di concertazione con le parti sociali. L'obiettivo è quello di raggiungere presto l'accordo territoriale che disciplinerà l'accesso agli ammortizzatori in deroga per l'anno 2011.

Molise. Lavoro nero. Chiusi cantieri e negozi
CAMPOBASSO Contrasto al lavoro nero: è di sei attività chiuse il bilancio degli ultimi controlli effettuati dai carabinieri nel Campobassano.
Nei guai sei imprenditori, nei confronti dei quali sono scattate multe salate. I militi hanno effettuato diverse ispezioni all'interno di cantieri edili, ma anche presso ditte di autonoleggio, bar e pasticcerie nonché negozi di oggettistica da regalo. E proprio nel corso di questo tipo di attività hanno sospeso ben sei imprese perché sorprese ad impiegare manodopera irregolare, e questo perché nei controlli sull'assunzione dei dipendenti, sono emersi ben sei lavoratori in nero. Al termine della giornata ispettiva i militari hanno formalizzato ben ventisei contestazioni amministrative per le violazioni riscontrate, comminando sanzioni per un importo totale di quasi 13mila euro. Ovviamente i controlli dei Carabinieri nella specifica materia continueranno anche nelle prossime settimane. La sicurezza dell'uomo sugli ambienti di lavoro è, per l'Arma dei Carabinieri anche nella provincia di Campobasso, una priorità come lo è anche la regolarità nell'assunzione di lavoratori dipendenti. E proprio in tale ambito, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Campobasso dedicano ogni energia. Controlli che nei giorni scorsi sono stati effettuati anche in provincia di Isernia e che hanno portato alla chiusura di un cantiere dove sono stati trovati diversi operai al lavoro senza assunzione.

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