martedì 3 maggio 2011

Federali mattino-4 maggio 2011. Bologna: in crisi e’ il meccanico con 440 aziende segue il commercio con 144 aziende, l’edilizia con 69, il tessile con 46, il comparto della Comunicazione e poligrafici con 45, il settore trasporti-logistica con 23 e l’agroalimentare con 17 casi di crisi.----Caserta. In Terra di Lavoro fallisce un’azienda ogni tre giorni.----Bozen: Da tempo siamo impegnati assieme per raggiungere questo risultato e finalmente è arrivato il via libera da Roma - sottolinea con soddisfazione il presidente Durnwalder - che permette all'Euregio di fare un decisivo salto di qualita': il Gect infatti rappresenta da un lato la cornice istituzionale, nella quale in futuro ci presenteremo come Euroregione, e dall'altro si propone anche come il suo braccio operativo.

Gente con un progetto di vita:
Immigrati, Sarkozy: Europa aiuti l'Italia
Milano. Trecento profughi in Lombardia da Bari
Venezia. Sanità e sprechi, Zaia annuncia «Ora chiudo gli ospedali inutili»

Ammortizzatori padani e fallimenti nel Sud:
Bologna. Crisi del lavoro: ammortizzatori sociali per 786 imprese in tre mesi
Caserta. In Terra di Lavoro fallisce un’azienda ogni tre giorni

Andate via, e spegnete la luce:
Bozen. Duce e convegno sul terrorismo, polemiche in Comune
Bozen. Euregio: il governo dà il via libera all'accordo Trento-Bolzano-Innsbruck


Immigrati, Sarkozy: Europa aiuti l'Italia
Ue chiede chiarimenti a Roma su decreto
Lampedusa intanto torna a svuotarsi. Medici senza frontiere critica: dal governo italiano misure limitate e inadeguate
ROMA - La Commissione Ue ha inviato una lettera all'Italia per chiedere informazioni e chiarimenti sul decreto con che istituisce il titolo di viaggio per gli immigrati in arrivo dal Nordafrica. Un portavoce precisa che si tratta di una lettera amministrativa e che l'iniziativa «non ha nulla a che vedere con l'avvio di una procedura di infrazione». L'obiettivo della lettera, inviata venerdì scorso è di avere più informazioni e chiarimenti in sulle modalità del rilascio del titolo di viaggio e dei suoi destinatari. L'Italia dovrà rispondere entro un termine di due settimane. Una lettera con richiesta di chiarimenti è stata inviata anche alla Francia, ma non è stato specificato la scadenza entro la quale Parigi deve rispondere.
«L'Europa deve aiutare l'Italia a risolvere il problema dei migranti tunisini - dice Nicolas Sarkozy in un'intervista al settimanale L'Express - La Francia, il Paese più generoso in materia d'asilo, farà delle proposte al consiglio europeo di giugno. Dopo le prime elezioni nelle nuove democrazie del nordafrica, ci vorranno delle regole sull'immigrazione concertate e uno sviluppo economico condiviso. Se un Paese europeo non può gestire le sue frontiere la questione della sospensione provvisoria di Schengen deve poter essere posta senza tabu».

Sarkozy sottolinea che l'attuale sistema Schengen «deve evolvere. Oggi è al capolinea. Con le prospettive democratiche in Nordafrica, dobbiamo essere pronti a formare studenti, accogliere uomini d'affari; ma accettare tutti quanti, come dicono i socialisti francesi, no, si metterebbe a rischio tutto l'equilibrio del nostro sistema sociale». E ancora: «Questi Paesi hanno bisogno delle loro elites per svilupparsi. Chi gestisce Schengen a Bruxelles? Nessuno. Chi valuta Schengen alle frontiere? Nessuno. Chi valute le buone pratiche in Schengen? Nessuno. Sangatte (località nel nord della Fancia, ndr), nel 2002, è stata come oggi Ventimiglia: curdi, iracheni, somali che volevano raggiungere l'Inghilterra. Abbiamo messo cinque anni per risolvere il problema. L'Europa deve aiutare l'Italia a fare lo stesso con i tunisini».

Intanto con il trasferimento di altri 1500 profughi, partiti ieri sera da Lampedusa con la Moby Vincent, l'isola è tornata a svuotarsi. Gli oltre 3 mila migranti approdati nei giorni scorsi dalla Libia sono stati smistati verso i centri per ricidenti asilo. A Lampedusa restano poche decine di extracomunitari di paesi dell'area subsahariana e una novantina di tunisini che dovrebbero essere rimpatriati oggi.

Su Lampedusa Medici senza Frontiere afferma che «le autorità italiane continuano a fornire una risposta limitata ed inadeguata». L' organizzazione denuncia in un rapporto che lo scorso fine settimana, quando nell'isola sono arrivate 12 imbarcazioni con 2.665 migranti, «le autorità non avevano nemmeno coperte nè quantità di acqua a sufficienza per le persone arrivate in ipotermia o sotto choc. Centinaia di persone sono state costrette a dormire all'aperto, mentre altre nei centri sovraffollati, dove utilizzavano materassi sporchi, non c'erano abbastanza asciugamani, coperte o sapone. Tutto ciò è inaccettabile».

Dei migranti giunti a Lampedusa, Msf afferma che i tre quarti erano persone in fuga dal conflitto in Libia. L'accoglienza fornita loro non solo è «inadeguata» ma «aggrava ulteriormente la loro sofferenza». Msf ricorda che la maggior parte delle persone arrivate nei primi mesi del 2011 erano tunisine, «ma il numero di coloro che fuggono dalla Libia sta aumentando sempre di più. La maggior parte delle persone che giungono dalla Libia sono originarie di Somalia, Eritrea, Sudan e Nigeria: molte sono già fuggite dalla violenza nei loro rispettivi paesi, prima ancora di scappare dalle disumane condizioni di detenzione o dall'estrema violenza presente in Libia. Chi arriva dalla Libia - dice Rolando Magnano, capomissione di Msf per i progetti sull'immigrazione in Italia - racconta di violenze e minacce subite, ad alcuni è stato sparato, altri sono stati picchiati o hanno visto morire i loro amici. Tremende le condizioni di detenzione subite, come nel caso di 65 persone trattenute in una piccola stanza di 40 metri quadrati per un mese con pochissima acqua a disposizione. E una volta che arrivano qui la sofferenza semplicemente continua. Aumenta ansia e depressione; alcune donne dicono di aver troppa paura per dormire, per cambiarsi i vestiti o persino andare in bagno, perché non vengono separate dagli uomini in modo adeguato. I bambini e i minori non accompagnati sono trattenuti in centri chiusi simili a carceri, il che non giova affatto alle condizioni di un minore. Una prima valutazione in merito alla salute mentale compiuta da Msf nei centri di accoglienza nel mese di aprile, evidenzia nei migranti il rischio di una consistente ansia, depressione e disperazione, uno stato a cui contribuiscono in parte anche le condizioni inaccettabili e di totale incertezza che stanno affrontando. L'Italia deve assolutamente fare un passo avanti ed assumersi la responsabilità di garantire condizioni di accoglienza adeguate e umane a tutte quelle persone che arrivano esauste sulle nostre coste».

Milano. Trecento profughi in Lombardia da Bari
Accolti da Croce Rossa e Casa della Carità. Formigoni: dobbiamo essere pronti a fronteggiare nuovi arrivi
MILANO - Circa 300 profughi di origine africana e asiatica, provenienti dalla Libia, sono giunti in Lombardia dal centro d'accoglienza di Bari. In gran parte sono stati accolti da operatori di Croce Rossa, Protezione Civile e Prefettura nel Centro polifunzionale d'emergenza della Croce Rossa, nel parco Nord di Milano. Rifocillati e assistiti, i migranti, per la gran parte uomini - 10 le donne - sono arrivati in mattinata a bordo di 7 pullman provenienti dal Cara (il Centro accoglienza richiedenti asilo) di Bari, dove da alcuni giorni soggiornavano per l'espletamento delle pratiche di richiesta di asilo politico. La gran parte dei migranti sono poi ripartiti poco dopo a bordo di mezzi della protezione civile per alcune strutture di accoglienza dislocate su tutto il territorio regionale.

ARRIVO A SORPRESA - Una quarantina di loro - in gran parte nigeriani, più qualche cittadino di Mali e Algeria, tutti giovani e in buone condizioni di salute - sono stati portati alla Casa della Carità. Alcuni stranieri, che parlano poco inglese, hanno detto di essere arrivati dalla Libia a Lampedusa intorno al 20 di aprile. L’arrivo ha colto di sorpresa don Virginio Colmegna. «Metteremo a disposizione l’auditorium per qualche giorno, le docce e la mensa, secondo la nostra filosofia di accoglienza - ha spiegato Colmegna -. Qui però non possono stare a lungo perchè siamo già pieni, troveremo le brande». Il direttore del centro ha poi lanciato un messaggio. «A questa città che non vuole affrontare le emergenze diciamo di recuperare le energie». «Spero - ha aggiunto - di ricevere una telefonata dall’assessorato ai Servizi Sociali, ma state certi che non lotteremo da soli, c’è il volontariato che si sta già attrezzando».

TRIBONIANO: «IL LAVORO INIZIA ADESSO» - Alla Casa della Carità i profughi sono arrivati proprio mentre don Colmegna stava parlando con i giornalisti della questione rom e del dopo Triboniano «È vero, fisicamente il campo rom di Triboniano è chiuso, ma il lavoro di integrazione inizia adesso»: aL presidente della Casa della Carità, l'ente che dal 2007 ha gestito il presidio sociale nel grande campo vicino al Cimitero maggiore, non è piaciuto il tono trionfalistico con cui lunedì la Moratti e Maroni hanno annunciato la fine della vicenda. È inoltre preoccupato per i segnali di intolleranza che alcuni inquilini della case Aler hanno manifestato nei confronti delle famiglie rom arrivate dopo la chiusura venerdì 29 aprile di Triboniano. «Dobbiamo essere chiari - ha sottolineato don Colmegna -, queste famiglie hanno diritto di stare in quegli appartamenti perchè sono stati loro regolarmente assegnati. E dico anche a questi cittadini che protestano che noi ci saremo per favorire l'integrazione e la conciliazione dei conflitti. Non lasciamo solo nessuno, nè i rom nè chi abita in quei palazzi».

«NON ESCLUSI NUOVI ARRIVI» - Dopo i 300 profughi appena arrivati «non si possono escludere» nuovi arrivi, ha detto il presidente della Regione Roberto Formigoni a margine di un incontro». «E’ chiaro - ha spiegato - che la situazione nel Sud del Mediterraneo è in ebollizione, in continua evoluzione, quindi dobbiamo essere pronti eventualmente a fronteggiare nuovi arrivi, siamo in grado di farlo, ma tutti speriamo che non ce ne siano o che siano limitati». In merito agli ultimi arrivi il governatore ha invece precisato che per l’accoglienza è stato utilizzato «il metodo di sempre» attraverso la sistemazione «in piccoli nuclei nel vasto territorio della Regione». «Non ci sono problemi nè criticità - ha concluso - perchè il lavoro fatto dalle nostre strutture sta funzionando perfettamente».

Venezia. Sanità e sprechi, Zaia annuncia «Ora chiudo gli ospedali inutili»
Aggiustati i conti. «Ma reintrodurre l’Irpef per sostenere gli investimenti non deve far paura»
VENEZIA —Presidente Luca Zaia, avete fatto il miracolo: là dove c’era un buco milionario, e cioè nei conti della Sanità, ora si legge perfino un attivo di 12 milioni di euro. «E’ stato un lavoro di squadra straordinario, merito soprattutto del mio assessore, Luca Coletto, con cui c’è grande affiatamento. So bene che avevo chiesto performance ai limiti dell’impossibile: le ho avute».
Il risultato è talmente inaspettato che qualcuno non ci crede. Quanta polvere c’è sotto il tappeto? «Resta perplesso soltanto chi non sa come si scrive un bilancio. Da un lato ci sono le voci d’esercizio, il dare e l’avere dell’anno, e qui siamo riusciti nell’impresa di pareggiare i conti prima e mettere a segno l’attivo di 12 milioni poi, dall’altro ci sono gli investimenti e lì, in effetti, qualche problema c’è».
Un problema da oltre un miliardo di euro… «Abbiamo fatto un’operazione di trasparenza senza precedenti, dicendo chiaro e tondo ai cittadini che negli anni si sono accumulati un miliardo e 155 milioni di ammortamenti mai coperti. Abbiamo concordato con il ministero dell’Economia una rateizzazione di qui al 2038. Il bilancio di quest’anno è un capitolo chiuso, ora inizio a pensare al prossimo, quando scatterà la prima rata da pagare: una sorpresina da 60 milioni di euro».
Più di così, dicono i direttori generali delle Usl, la cinghia non si può tirare. Dove pensate di trovare questi soldi? «La chiave di volta è il nuovo Piano sociosanitario: manca all’appello da 16 anni, va approvato entro l’estate. Sarà il business plan della Sanità veneta, ci dirà quali ospedali chiudere e quali presidi invece rafforzare. Non ci tireremo indietro: qualche serranda va abbassata perché con le sale operatorie che abbiamo oggi in Veneto potremmo operare l’Italia intera e ci sono sale parto che contano più medici e infermiere che nascite in un anno».
Reintrodurrete l’addizionale Irpef dopo l’estate? «L’addizionale non è e non deve essere lo spauracchio. Le Regioni più virtuose, nel resto del Paese, hanno tutte o il ticket o l’addizionale, noi siamo rimasti gli unici a non avere né l’uno né l’altra. Non penso che il cittadino vada in crisi quando deve pagare le tasse, semmai si scandalizza se paga e poi non riceve i servizi che merita».
Troverà il modo di spedire a casa anzitempo qualche direttore generale, come si mormora da tempo nel Palazzo? «Chiusi i conti valuteremo caso per caso che tipo di decisioni prendere e quali opportunità ci si parano davanti, tenendo sempre a mente che i contratti hanno la loro scadenza naturale nel 2012. Intanto i direttori generali devono continuare a fare quello per cui sono pagati: gestire in modo manageriale le Usl, creando economie di scala, tenendo bassi i costi e garantendo elevati standard di servizio».
Veniamo alla questione profughi. Il Patriarca Scola ha parlato di «gestione a zig zag«, il presidente del consiglio regionale Ruffato di «poca chiarezza e troppe manfrine». In effetti, lei aveva detto che in Veneto mai sarebbero arrivati clandestini tunisini e invece sono arrivati, tunisini e pure clandestini. Col permesso di Maroni. «Non mi pento di quel che ho detto e di come abbiamo gestito l’emergenza. Abbiamo dimostrato alle cassandre che andavano in tivù a dire che avremmo piantato le tendopoli (il riferimento, in particolare, è al sindaco di Padova Zanonato, ndr) che invece gli arrivi si potevano limitare: abbiamo ricevuto 215 persone contro le 4 mila di cui parlava qualcuno».
Tunisini, clandestini. «Non erano profughi, è vero, ma avevano comunque il permesso di soggiorno per protezione umanitaria ed erano passati al vaglio del ministero dell’Interno».
Ne arriveranno altri? «Vista l’evoluzione della situazione in Libia temo di sì, ad ogni Tornado che si alza, parte una barca per Lampedusa… Continueremo su questa strada: ospitalità diffusa, impatto negativo limitato il più possibile, velocità nel turn over. Poi è chiaro che se sbarcano 300 mila persone il piano va rivisto. Ma serve chiarezza, come giustamente pretende Bossi da Berlusconi senza per questo voler per forza far cadere l’esecutivo».
A proposito di governo: è lei il regista occulto della guerriglia scatenata da Sgarbi contro il ministro della Cultura Galan? Il critico dice che lei e la Lega gli coprite le spalle… «Vittorio lo conosco bene, lo stimo ed ho assoluta fiducia in lui. Quando venne nominato sovrintendente del polo museale di Venezia diedi il mio placet all’allora ministro Bondi, che ebbe la sensibilità e l’attenzione di coinvolgermi nella decisione, ma da allora non sono più intervenuto. L’ultima volta che ho visto Vittorio è stato al Vinitaly e non abbiamo parlato di queste faccende. Ciascuno farebbe bene a prendersi fino in fondo le proprie responsabilità».
Tra meno di due settimane ci sono le elezioni... «Faccio tre comizi al giorno per la Lega».
Che ne dice dei sondaggi che danno il Pdl in asfissia, nella sua Treviso come nel resto del Veneto? «Dobbiamo vincere ma non stravincere, la Lega non ha alcun interesse ad avere un alleato debole. Spero che il Pdl mantenga la sua spina dorsale, solo così può essere funzionale ad un progetto di governo».
Passato il voto ci sarà il tanto atteso «cambio di passo» invocato anche e soprattutto dalla sua maggioranza? «E’ un richiamo che condivido e che per competenza giro proprio alla nostra maggioranza in consiglio: lo statuto, il regolamento d’aula, il piano sociosanitario, il piano casa sono le sfide più importanti che ci attendono. E non è che le può vincere Zaia in giunta».
Marco Bonet

Bologna. Crisi del lavoro: ammortizzatori sociali per 786 imprese in tre mesi
Quanto ai settori: in crisi e’ il meccanico con 440 aziende segue il commercio con 144 aziende, l’edilizia con 69, il tessile con 46, il comparto della Comunicazione e poligrafici con 45, il settore trasporti- logistica con 23 e l’agroalimentare con 17 casi di crisi
Bologna, 3 maggio 2011 - Nei primi tre mesi del 2011 sono 786 le imprese di Bologna e provincia interessate dall’utilizzo di ammortizzatori sociali, per un totale di 20.916 dipendenti coinvolti.
 E’ il dato presentato oggi dal segretario della Cgil di Bologna Danilo Gruppi, alla vigilia dello scipero generale del 6 maggio che sotto le Due Torri vedra’ due cortei partire rispettivamente alle 8.45 da piazza di Porta San Felice e da piazza Azzarita, per ricongiungersi in via Ugo Bassi e sfilare lungo via Rizzoli fino ad arrivare ai piedi delle Due Torri in piazza Ravegnana dove alle 11, parleranno Gruppi e Danilo Barbi della segreteria nazionale.

 Quanto ai dati del primo trimestre, risulta che rispetto al 2010 l’uso degli ammortizzatori standard si e’ ridotto del 48%, a fronte di un +45% delle casse integrazioni in deroga e straordinaria. “Si tratta di un vero e proprio travaso” spiega Gruppi che lancia l’allarme per “la tenuta finanziaria del sistema degli ammortizzatori” e chiede di “forzare la leva formativa” per ridare una chance a chi e’ stato espulso dal mondo del lavoro dopo anche 25 anni di servizio.
 
A questo si aggiunge un aumento, rispetto allo scorso anno, di oltre mille lavoratori iscritti nelle liste della mobilita’, per un totale di 68.451 persone iscritte ai centri per l’impiego, di cui 55,798 disoccupati. Resta altissimo anche il dato del precariato: solo il 14,47% degli avviamenti al lavoro risulta collegato ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
 Quanto ai settori, quello piu’ in crisi e’ il meccanico con 440 aziende in difficolta’. segue il commercio con 144 aziende, l’edilizia con 69, il tessile con 46, il comparto della Comunicazione e poligrafici con 45 aziende, il settore trasporti- logistica con 23 e l’agroalimentare con 17 casi di crisi. Non solo.
 Sono 52 le aziende che sono entrate nel periodo finale di erogazione degli ammortizzatori sociali e che se non interverra’ una ripresa del mercato dovranno attivare le procedure di licenziamento e di mobilita’ per circa un migliaio di persone.
 
“A Bologna e’ tornato il fenomeno della disoccupazione strutturale - avverte Gruppi - ci sono migliaia di persone che non hanno davanti alcuna prospettiva lavorativa, giovani e non colpiti da una vera e propria maledizione: troveranno solo posti con condizioni di lavoro da schifo e malpagati, anche se altamente qualificati”.
 Gruppi rivolge poi una domanda ad Unindustria Bologna e chiede se reputi “normale pensare di competere sul piano della qualita’ avendo un mercato del lavoro cosi’ disastrato”. Secondo Gruppi, insomma, “siamo in un passaggio cruciale, in cui l’esercizio della responsabilita’ non puo’ passare solo dall’inerzia, serve un’azione ed e’ per questo che il 6 maggio saremo in piazza per lo sciopero generale”.

Caserta. In Terra di Lavoro fallisce un’azienda ogni tre giorni
Circa 90 fallimenti nel 2010, già 39 (l’ultimo nella giornata di ieri) nei primi quattro mesi del 2011
CASERTA - Trentanove dichiarazioni di fallimento nei primi quattro mesi del 2011 (l’ultima registrata proprio ieri, mentre si andava in stampa): il trend particolarmente allarmante della sezione fallimentare del tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere che rispecchia la fotografia sul circondario giudiziario sammaritano fornita nella relazione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dello scorso gennaio. Una media di 9,5 fallimenti mese che colpiscono aziende operanti nei più svariati settori dell’economia di Terra di Lavoro: trasporti, edilizia, tessile, legnami, costruzioni, elettronica, calzaturiero e serico (7,5 la media mensile nel 2010 con 90 fallimenti dichiarati dal 1° gennaio al 31 dicembre dello stesso anno). Un elenco di importese che hanno chiuso i battenti riversando sul mercato del lavoro altra manodopera che comprende, fra gli altri, nomi di attività commerciali e aziende anche abbastanza note nel panorama dell’economia casertana: dal settore dei rifiuti, alle seterie; dal campo degli arredamenti, all’edilizia passando addirittura per una banca cooperativa.

Procedure fallimentari che non hanno risparmiato nemmeno società per azioni come la Emini costruzioni, fallita lo scorso anno e gestita dall’imprenditore di Parete Francesco Emini divenuto noto perché posto sotto scorta dopo aver denunciato le estorsioni subìte dal clan dei Casalesi. Problemi economici con conseguenze sui lavoratori, molti dei quali prima senza stipendio per diversi mesi e poi licenziati. Procedure che colpiscono oramai soltanto aziende con un giro d’affari abbastanza elevato. Allo stato sono 2.374 le procedure concorsuali nel database della sezione fallimentare di cui 1.596 aperte e 778 chiuse: ad essere sotto la scure del fallimento sono oramai le aziende con i giri di affari più grossi in quanto si può fallire soltanto se c’è un capitale investito superiore ai 300mila euro e solo se il debito supera i 50mila euro.

Nei primi quattro mesi del 2011 sono state le imprese edilizie ad essere le più colpite (una quindicina quelle fallite), circostanza che la dice lunga anche sull’economia della provincia di Caserta. Ma la scure del fallimento (motivata dai più svariati motivi, spesso legati alla mancanza di commesse; mancati pagamenti ai fornitori; licenziamenti) vede vittime aziende operanti nel ramo metalmeccanico, caseario, veicoli industriali, officine, trasporti, zootecnia, ristorazione, depurazione acque e così via. Un contenzioso fallimentare, peraltro incrementato da ricorsi sul cosiddetto passivo e dall’instaurazione di numerose cause in materia di responsabilità verso gli organi amministrativi. In ogni caso, si registra una buona organizzazione dei servizi dell’ufficio giudiziario della sezione fallimentare nel totale rispetto dei principi della trasparenza della buona amministrazione.
Giorgio Santamaria

Bozen. Duce e convegno sul terrorismo, polemiche in Comune
Crescono le polemiche in Comune sull'alleanza tra giunta provinciale e sindaco Luigi Spagnolli che ieri ha dato il via libera alla vetrata opaca che coprirà il bassorilievo di Mussolini a cavallo in piazza Tribunale. Una decisione che ha cancellato la cinquina di finalisti indicati dalla commissione di esperti nominata da Provincia e Comune. Già ieri era trapelata dal municipio la delusione dell'assessore alla Cultura Patrizia Trincanato. Mentre è riunita la giunta comunale, Sel parla di «Durnwalder e Spagnolli pericolosi apprendisti stregoni» e punta il dito anche sul convegno dedicato al terrorismo sudtirolese. Così la presa di posizione: «Sinistra Ecologia Libertà esprime la sua ferma protesta per l'atteggiamento irresponsabile di autorevoli esponenti delle nostre istituzioni che si comportano come degli apprendisti stregoni su materie delicate relative alla convivenza. Una valutazione storica obiettiva della storia della nostra terra in tutti i suoi aspetti non può portare in alcun modo a rivalutare positivamente il terrorismo, o a blandire quasiasi forma di estremismo, mentre sulla questione di Piazza del Tribunale -dove, grazie al concorso, era finalmente emersa una buona soluzione- si sta commettendo un grande errore che favorirà il rilancio delle cotrapposizioni tra gli opposti nazionalismi».3 maggio 2011

Bozen. Euregio: il governo dà il via libera all'accordo Trento-Bolzano-Innsbruck
Con una lettera inviata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il Governo informa di aver concesso alla Provincia di Bolzano e a quella di Trento l'autorizzazione a partecipare al Gect
BOLZANO. ''Dopo anni di impegno l'atteso via libera del Governo ci fornisce la base giuridica per dare piena operatività alla cooperazione transfrontaliera tra Alto Adige, Tirolo e Trentino'': il presidente della Provincia Luis Durnwalder registra la comunicazione giunta da Roma che il Governo ha autorizzato la costituzione del Gruppo europeo di cooperazione territoriale denominato ''Euregio''.
Con una lettera inviata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il Governo informa di aver concesso alla Provincia di Bolzano e a quella di Trento l'autorizzazione a partecipare al Gect con la denominazione di ''Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino'', come individuato nella Convenzione e nello Statuto a suo tempo trasmessi dall'Ufficio dell'Euroregione di Bolzano.

''Da tempo siamo impegnati assieme per raggiungere questo risultato e finalmente è arrivato il via libera da Roma - sottolinea con soddisfazione il presidente Durnwalder - che permette all'Euregio di fare un decisivo salto di qualita': il Gect infatti rappresenta da un lato la cornice istituzionale, nella quale in futuro ci presenteremo come Euroregione, e dall'altro si propone anche come il suo braccio operativo''.
Nell'ottobre scorso le Province di Bolzano e Trento e il Land Tirol avevano inviato a Roma, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la richiesta di autorizzazione alla costituzione del Gect-Gruppo europeo di cooperazione territoriale, di fondamentale importanza per realizzare nuovi progetti in settori di comune interesse e di conseguenza per rafforzare ulteriormente la cooperazione fra i tre territori dell'Euregio. A febbraio erano seguiti alcuni chiarimenti ulteriori, come richiesto dal Governo, e con l'ok di Roma ora l'iter si è completato. 3 maggio 2011

Nessun commento: