martedì 3 maggio 2011

Ocse: in Italia aumenta divario tra ricchi e poveri. L'Eurozona cresce a due velocità, Italia e Spagna viaggiano nella corsia lenta. Inflazione in agguato.

Elysa Fazzino – Il Sole 24 Ore
L'Italia è tra i Paesi industrializzati con la maggiore disparità dei redditi, anche per effetto dell'aumento del divario tra ricchi e poveri negli ultimi 20 anni. È quanto emerge da uno studio dell'Ocse.


La Penisola figura al quinto posto tra i 17 Paesi Ocse che hanno segnato un ampliamento del gap dei redditi tra il 1985 e il 2008, dopo Messico, Stati Uniti, Israele e Regno Unito e in assoluto è al sesto posto per il divario tra i 22 Paesi considerati, inclusi i cinque che lo hanno ridotto (Turchia, Grecia, Francia, Ungheria e Belgio).

Il coefficiente Gini, che misura l'ineguaglianza dei redditi (va da 0, ovvero totale uguaglianza di reddito a 1, totale disparità), per l'Italia era pari a 0,35 alla fine degli anni 2000, con un incremento del 13% rispetto allo 0,31 di metà degli anni 80. Non solo, mentre il reddito reale nell'Ocse in questo lasso di tempo è salito in media dell'1,7% l'anno, con un incremento dell'1,4% per il 10% più povero della popolazione e del 2% per il 10% al top, in Italia l'incremento medio annuo si è fermato allo 0,8% (solo la Turchia ha fatto peggio, con lo 0,5%) e mentre per il 10% della popolazione con il reddito più basso l'aumento è stato solo dello 0,2%, per la fascia dei redditi più elevati è stato dell'1,1 per cento.

Messico al "primo" posto della classifica
Messico il Il Paese con le maggiori diseguaglianze è il Messico, con un coefficiente Gini dello 0,50, davanti alla Turchia (0,42), mentre la Danimarca (0,25) ha le minori disparità. Nemmeno i Paesi nordici e la Germania, che tradizionalmente avevano una bassa disparità tra i redditi, sono stati tuttavia risparmiati dal trend di aumento del divario tra ricchi e poveri e anzi - come sottolinea l'Ocse - negli ultimi dieci anni hanno segnato il maggior incremento.

L'andamento medio nei Paesi Ocse
In media il coefficiente Gini nell'area Ocse è salito all'incirca del 10% dallo 0,28 di metà degli anni 80 allo 0,31 della fine dello scorso decennio. Tra le cause dell'aumento, l'Ocse ricorda che le ore lavorate sono diminuite soprattutto tra gli occupati con il salario più basso, che sempre più spesso il lavoro femminile é part-time e che il peso del reddito da capitale é aumentato ma soprattutto per i redditi più elevati. Anche globalizzazione e progressi tecnologici hanno aumentato la disparità dei salari, andando a favore dei lavoratori più qualificati. Tra le annotazioni, anche il fatto che il trend verso famiglie più piccole (con un solo genitore) aumenta il divario tra i redditi. Inoltre é cresciuta la tendenza dei matrimoni tra persone con livelli di reddito simili. Oggi il 40% delle coppie in cui entrambi i partner lavorano appartengono allo stesso decile contro il 33% di 20 anni fa. Secondo l'Ocse lo strumento più diretto ed efficace per ridurre le disparità sono la riforma delle tasse e delle politiche di agevolazione per i redditi più bassi. La persistenza e l'ampiezza delle perdite di reddito nelle fasce più svantaggiate dopo la recessione - scrivono gli esperti dell'Ocse - sottolinea l'importanza di politiche di sostegno al reddito ben mirate.

Eurolandia cresce a due velocità e l'Italia è nella corsia più lenta.
L'attività industriale in aprile è aumentata in media a ritmo più rapido, trainata dall'accelerazione di Germania e Francia, ma «il rallentamento di Spagna e Italia sottolinea le persistenti divergenze nella crescita economica» dell'eurozona, nota il Wall Street Journal. Le crescenti divergenze, secondo il Wsj, renderanno difficile per la Banca centrale europea fissare un tasso d'interesse adatto a tutti i 17 membri della zona euro.

L'andamento dell'indice Pmi
Il divario è messo in evidenza dai dati Markit Economics sull'indice Pmi (Purchasing manager index), un indicatore della produzione industriale. Per l'eurozona, in aprile l'indice è salito a 58, rispetto a 57,5 di marzo, indicando che la produzione manifatturiera è salita più rapidamente del mese precedente. Un indice al di sopra di 50 significa che l'attività è aumentata, al di sotto di 50 significa che è diminuita. A brillare sono state l'industria tedesca e quella francese. L'indice Pmi in Germania è salito a 62 (da 60,9 in marzo), più delle attese, mentre in Francia è arrivato a 57,5 (da 55,4), il picco degli ultimi cinque mesi. "Per contrasto", l'indice Pmi in Italia è sceso a 55,5 (da 56,2), mentre in Spagna è calato a 50,6 (da 51,6).

Un bel rompicapo per la Bce, che il mese scorso ha alzato il tasso di riferimento e, scrive il Wsj, «ci si aspetta che presto lo alzi di nuovo» dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione da cui risulta che il tasso di inflazione annuo è salito al 2,8%, il livello più alto degli ultimi 30 mesi.
Le preoccupazioni per una crescita a due velocità nell'eurozona sono segnalate anche dalla Bbc. Ancora una volta, sottolinea l'emittente britannica, il "balzo" dell'attività industriale è stato trainato da Germania e Francia, la cui crescita è offuscata dalla "perdurante debolezza" di altre parti dell'eurozona.

L'economista di Markit Chris Williamson - si legge sul sito sulla Bbc - fa notare che la crescita manifatturiera per tutta l'Eurozona nei primi quattro mesi del 2011 è la migliore dai tempi del boom delle dotcom nel 2000. Ma sottolinea due motivi di disappunto: l'aumento quasi record dei prezzi di vendita manifatturieri, che provocherà preoccupazioni inflazionistiche, e la crescente divergenza nelle performance del centro e della periferia. In Gran Bretagna, al di fuori dell'eurozona, l'indice Pmi manifatturiero è sceso in aprile a 54,6 (da 56,7), un dato peggiore delle attese degli analisti che si aspettavano un indice di 56,9.
03 maggio 2011


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