giovedì 19 maggio 2011

Federali Sera-19 maggio 2011. Canton Ticino: Tra il tramonto di Berlusconi e l’alba di un’Italia nuova c’è di mezzo la notte. Purché non sia lunga.----Bozen. La difesa di Eva Klotz e Sven Knoll contestò però anche l'interpretazione stessa del manifesto che non sarebbe stato assolutamente ingiurioso nei confronti della bandiera nazionale italiana ma avrebbe semplicemente indicato un progetto di profondo rinnovamento politico che la «Sudtiroler Freiheit» persegue in Alto Adige sostituendo lo Stato italiano con una realtà politica completamente sudtirolese e indipendente.

Forza Oltrepadani, che tira brutta aria:
Scozia. Divorzio scozzese
Svizzera. Berlusconi non è spacciato (per ora)
Bolzano: tricolore spazzato via, la Cassazione conferma il sequestro dei manifesti della Klotz

Complessi e complessati:
Veneto. Profughi, Zaia revoca il commissario del Veneto
Immigrati, Frattini: Ue si è fin qui dimostrata debole e inefficace
Anche gli italiani snobbano la Sicilia


Scozia. Divorzio scozzese
di ALBERTO PASOLINI ZANELLI
Riecco il momento del Padre di tutti gli 007.
Con un nemico nuovo per la carriera cinematografica e romanzesca di James Bond, ma antico quasi quanto la vera patria dell'interprete che lo ha reso famoso nel pianeta per decenni. Sean Connery si è già presentato volontario per la campagna di Liberazione della Scozia.
"Sono pronto, a disposizione dal primo all'ultimo giorno".
La "dichiarazione di guerra" non ha ancora una data, ma si sta già consumando l'equivalente di una rottura delle "relazioni diplomatiche".
Non lo ha deliberato un governo né una fazione, ma un popolo, a ciò ben poco istigato e a sorpresa, anche fra i competenti e gli specialisti, a Sud e a Nord del Vallo di Adriano. Confusi nella massa degli elettori chiamati a una scelta referendaria comune per tutta il Regno Unito, la riforma del sistema elettorale, gli scozzesi hanno eletto la loro rappresentanza parlamentare regionale e hanno dato la maggioranza assoluta al Partito Nazionalista Scozzese: 69 seggi su 129, quattro più del necessario. Di conseguenza i nazionalisti sono da oggi sotto l'obbligo politico e morale, oltre che "istituzionale", di indire a loro volta un referendum il cui testo dovrà contenere una sola domanda: "Volete o no che la Scozia diventi una nazione indipendente e sovrana?".
È una richiesta nuova e antica. Così nuova che, sebbene formulata una dozzina di anni fa, ben pochi la ritenevano attuale o concretizzabile; antica perché la fusione "volontaria" fra Scozia e Inghilterra è entrata in vigore nel 1707, quando i due Parlamenti diventarono uno. Il governo di Londra ha già fatto sapere che non porrà il veto e anzi faciliterà la "conta": se gli scozzesi vogliono convocare un referendum su un tema che li riguarda, il governo britannico non porrà alcun ostacolo.
Lo ha detto il premier David Cameron in persona ai Comuni e ha restituito così l'iniziativa ad Alex Salmond, il leader carismatico del Partito Nazionalista, che domina il Parlamento da quando, nel 1997, il governo laburista, in base al suo programma di decentramento, mise in moto il meccanismo della "devolution", restituendo all'assemblea scozzese l'autonomia legislativa, in vigore da allora ma evidentemente rivitalizzata dall'inatteso plebiscito del maggio 2011.
Salmond aveva per la verità centrato la sua ultima campagna elettorale sulla crisi economica e sulla critica delle misure che va prendendo il gabinetto conservatore-liberale guidato da Cameron. Il malcontento è traboccato in una richiesta di sovranità.
Nel frattempo egli intende negoziare da posizioni di forza, con proposte alternative sulla legislazione fiscale, ad esempio il trasferimento all'autorità scozzese autonoma il "Crown Estate"; un trasferimento simile a quello che consentì all'Irlanda il "miracolo economico" ora ucciso dalle dilapidazioni della speculazione immobiliare e della "giungla bancaria".
 I nazionalisti scozzesi hanno inoltre bisogno di tenere pronto un "piano B" su cui ritirarsi nell'eventualità che nel referendum prevalgano i "no", come nonostante tutto ancora sembra probabile.

Svizzera. Berlusconi non è spacciato (per ora)
 di Erminio Ferrari - 05/18/2011
Come diceva Andreotti: sarò pure sul viale del tramonto, ma è così lungo. Ovvero: è sempre troppo presto per dare Silvio Berlusconi per spacciato, ma dall’altro ieri quel tempo si è, almeno un po’, avvicinato. Non bastasse l’avvilente risultato di Letizia Moratti (imposta dallo stesso Berlusconi a una Lega riluttante) al primo turno delle amministrative di Milano, lo mostra limpidamente il dimezzamento delle preferenze personali ottenuto dal presidente del Consiglio rispetto alle comunali precedenti, quando pure era capolista.

Il mito (più una millanteria) del “capo di governo con il più alto gradimento al mondo” è stato sfatato laddove cominciò la sua edificazione: i voti contano più dei sondaggi, soprattutto se anche questi vengono condotti ad personam. Berlusconi aveva convocato l’ennesimo plebiscito sulla propria persona, ed ecco il risultato.

La centralità di Milano nella politica italiana (benché sia in parte una forzatura funzionale ai disegni dell’asse BossiBerlusconi) fa inoltre dire che inevitabilmente il risultato del primo turno si riverbera sull’intero paese.
Dunque sarà un caso, ma ieri i senatori della destra hanno “prudentemente” rinviato a data da destinarsi la verifica della maggioranza, chiesta dal presidente Napolitano dopo la nuova infornata di sottosegretari. Come affrontare in aula i malumori leghisti, prima di avere contrattato la loro lealtà in vista del ballottaggio?

Anche la Lega, infatti, a Milano ha pagato uno scotto pesante nei voti di lista, e Bossi non è uno che impiega troppo tempo a trarre le conclusioni di quanto gli avviene intorno. Il debito con Berlusconi lo ha già pagato votandogli leggi che infamano la pretesa “diversità” della Lega; e pur avendo condotto a buon punto la strategia di infiltrazione dei poteri (e potentati) territoriali, sa bene che senza eletti non si va lontano. Dunque il torvo silenzio con cui il Senatur ha commentato il risultato di Milano non promette niente di buono per Berlusconi.

Naturalmente, il centrosinistra farebbe bene a non scambiare una crepa per una voragine, a non far prevalere l’entusiasmo sull’analisi. Anche perché l’esito del voto deve essere ancora confermato, e pur dove è già definitivo consiglia di non elevare un episodio a tendenza consolidata. Bersani può vantare il fatto che i due sindaci eletti al primo turno, a Torino e Bologna, sono espressioni del suo Partito democratico; ma non può fingere di ignorare che il Pd “Pisapia a Milano mica ce lo voleva”. Per non dire di Napoli, dove il candidato Pd, imposto contro le indicazioni di grottesche primarie, non andrà neppure al ballottaggio.

Un eventuale successo a Milano arriderà dunque a un candidato di Sinistra e Libertà, che occupa lo spazio a sinistra del Pd; mentre a Napoli, per farcela sarà necessario votare l’uomo di Di Pietro. Formando nei due casi alleanze mancate alle elezioni politiche. Capiranno la lezione? E soprattutto: saprà il Pd reggere alla campagna, già cominciata peraltro, sugli “estremisti” di sinistra ai quali dovrebbe il successo in questo voto?

Non si tratta di smascherare l’argomento propagandistico impugnato dalla destra – fa pena sentir dare dell’estremista a Pisapia, nella città dei La Russa, Santanché, Salvini, Lassini (quello del cartellovia le Br dalle procure), di Berlusconi stesso e diLiberoe delGiornale– ma di vagliare il personale politico, scegliere una collocazione e trovare gli interlocutori a cui proporre un progetto alternativo al berlusconismo che declina. Ovvero di saper unire la strategia politica all’analisi e alla presenza nella società, restituendo agli elettori il credito ricevuto in termini di voti.

Questo centrosinistra è in grave misura inadeguato alla bisogna, ma gli tocca. Tra il tramonto di Berlusconi e l’alba di un’Italia nuova c’è di mezzo la notte. Purché non sia lunga.

Bolzano: tricolore spazzato via, la Cassazione conferma il sequestro dei manifesti della Klotz
di Mario Bertoldi
BOLZANO.  Il sequestro dei manifesti che il movimento «Südtirol Freiheit» tentò di affiggere l'autunno scorso fu legittimo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. Si tratta dei manifesti raffiguranti una scopa in saggina che spazza via il tricolore (considerato rifiuto da gettare nella pattumiera) per far spazio alla bandiera tirolese.Il sequestro preventivo ottenuto dalla Procura venne ritenuto legittimo anche dal tribunale del riesame a cui i consiglieri provinciali Eva Klotz e Sven Knoll avevano presentato una prima istanza. Ora la legittimità del sequestro è stato confermato, come detto, anche dalla Corte di Cassazione a Roma con un pronunciamento in punto di diritto che potrebbe risultare molto importante anche nella prosecuzione del procedimento. Qual era la tesi difensiva sostenuta dall'avvocato Nicola Canestrini e non accolta dalla Cassazione? Semplicemente che il sequestro dei manifesti non avrebbe potuto essere disposto perchè non previsto dalla legge. Il legale infatti si disse convinto che a partire dal 2006 il reato di vilipendio alla bandiera possa essere contestato unicamente se l'atto offensivo venga compiuto concretamente nei confronti di un drappo ufficiale o di un altro simbolo ufficiale della Nazione italiana. In altre parole il legale sostenne che il fatto contestato ai due indagati (aver stampato e diffuso manifesti offensivi per lo Stato italiano ed i suoi simboli) non sarebbe previsto dalla legge come reato. «Prima del 2006 erano protetti anche i colori della bandiera nazionale - ricordò in aula l'avvocato Canestrini - ora non più in quanto è stata cancellata la disposizione che prevedeva l'applicazione della norma penale anche per il vilipendio ai colori nazionali raffigurati su una cosa diversa da una bandiera». La Procura replicò ricordando il dettato del rinnovato articolo 292 del codice penale che prevede una multa da 1000 a 5000 euro per chi vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato. «Agli effetti della legge penale - indica il legislatore - per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali». Un tricolore indicato su un manifesto come rifiuto da spazzare via configura il reato? Secondo la Procura (e anche secondo il Gip che ha firmò il sequestro) certamente sì. E la Cassazione, ora, ha confermato. La difesa di Eva Klotz e Sven Knoll contestò però anche l'interpretazione stessa del manifesto che non sarebbe stato assolutamente ingiurioso nei confronti della bandiera nazionale italiana ma avrebbe semplicemente indicato un progetto di profondo rinnovamento politico che la «Sudtiroler Freiheit» persegue in Alto Adige sostituendo lo Stato italiano con una realtà politica completamente sudtirolese e indipendente.

Veneto. Profughi, Zaia revoca il commissario del Veneto
Roberto Tonellato "licenziato" dal governatore: "Troppa politica sugli immigrati"
VENEZIA. Il governatore Luca Zaia ha revocato la designazione di Roberto Tonellato a commissario straordinario per l'emergenza profughi nel Veneto. Zaia lo ha fatto con una lettera indirizzata al prefetto Franco Gabrielli, che aveva nominato la scorsa settimana Tonellato - responsabile della Protezione Civile in Veneto - su indicazione della Regione. La lettera è stata inviata per conoscenza anche ai ministri Roberto Maroni e Raffaele Fitto al sottosegretario Gianni Letta.

Il presidente del Veneto ha chiesto a Gabrielli la nomina di un nuovo soggetto attuatore per l'emergenza profughi, ''che possa collaborare in serenità con il prefetto di Venezia Luciana Lamorgese''. Zaia ha definito la revoca della designazione ''insindacabile e irrevocabile''. Una decisione - precisa il governatore leghista - dettata dal fatto che di fronte ad un problema ''di dovuta e civile'' applicazione di norme internazionali (la convenzione di Ginevra del 1951) giorno dopo giorno da più parti il problema profughi è stato ed è utilizzato, a volte davvero a dismisura, ai fini della mera propaganda politica, creando evidenti difficoltà istituzionali e ambientali a chiunque cerchi di operare nel rispetto delle legislazioni vigenti''.

''Spero che l'individuazione di un nuovo interlocutore - conclude Zaia - possa contribuire a dare un risultato migliore alla difficile e necessaria attuale congiuntura''. 18 maggio 2011

Immigrati, Frattini: Ue si è fin qui dimostrata debole e inefficace
Roma, 18 mag (Il Velino) - Ad oggi, nella gestione degli immigrati, l’Unione europea si è rivelata “debole e inefficace”. E il “grido d’allarme” italiano non può essere scambiato per una lamentela. Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini in una tavola rotonda sull’immigrazione organizzata oggi a Parigi. Frattini ha ricordato che Bruxelles “è in ritardo sulle grandi sfide” che deve affrontare al suo interno e preferisce adagiarsi sulla logica “dello status quo”. Per il ministro il caso della Danimarca, che ha chiesto la riapertura dei controlli ad alcune frontiere, testimonia quali possibili effetti possano aversi con “la pigrizia dell’Europa”. Un esempio “allarmante” che conferma la necessità di rivedere, “rinforzandolo”, il Trattato di Schengen, ha insistito Frattini che ha poi detto di rigettare “l’opinione di chi ha voluto far passare come una lamentela quello che era un grido d’allarme”.
(red/fae) 18 mag 2011 19:38

Anche gli italiani snobbano la Sicilia
di Massimo Mobilia
Il report “Impresa turismo 2011” di Unioncamere pone l’Isola all’ottavo posto in Italia tra le mete preferite dai connazionali. La Toscana rimane la meta preferita, seguono Emilia, Lazio, Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino
PALERMO – Un patrimonio immenso di beni culturali e naturali, eppure il turismo stenta a decollare. Quello che in passato era il motore dell’economia dell’Isola da qualche anno a questa parte (le inchieste del Qds lo dimostrano) non ha fatto altro che perdere in termini di presenze. Viaggiatori che prima facevano “la fila”, si fa per dire, per visitare le bellezze siciliane, ma che adesso preferiscono altre mete, dove trovano servizi più efficienti a prezzi più accessibili. E questo vale sia nel caso dei turisti stranieri che per quelli di casa nostra.
 Ci soffermiamo soprattutto sui movimenti degli italiani per vedere come la Sicilia non riscuota in loro il successo che dovrebbe, in proporzione a quanto di bello può offrire. Ce lo dicono i numeri del report di Unioncamere “Impresa turismo 2011”, sui dati del 2010, anno in cui la Sicilia si è classificata ottava nella classifica delle destinazioni regionali scelte dagli italiani, avendo accolto solo il 6,3% del totale, battuta dalla Toscana, prima con l’11,2% e poi, a seguire, da Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Liguria, Veneto e Trentino Alto Adige.
 Ci fa riflettere soprattutto il dato che la Sicilia sia soltanto sesta tra le regioni scelte dai viaggiatori del cosiddetto “turismo culturale”, accogliendo una quota di mercato pari al 5,9%. Passi il primo posto del Lazio (19,9%) considerando il peso di Roma; passi il secondo posto della Toscana (16,2%) con la sua meravigliosa arte; passi anche il quinto posto del Veneto (7,1%) grazie all’eterna Venezia; ma che anche Lombardia ed Emilia Romagna la superino sembra eccessivo. Con tutto il rispetto per Milano e Bologna, infatti, la Sicilia può contare su una miniera sconfinata di mete “culturali”, con i suoi 25 parchi archeologici, 49 siti storici e monumentali e ben 41 tra musei e gallerie. Tutti sotto la direzione della Regione.
 Il dato è ancora più sconfortante se si scopre che di quel 5,9%, la maggior parte, ovvero il 45%, proviene dalla stessa regione, quindi la quota di turisti provenienti dal resto d’Italia si assottiglia a circa il 3,2%. È evidentemente che qualcosa non funziona a dovere nella valorizzazione e promozione di questi siti, molti dei quali restano difficilmente accessibili a livello infrastrutturale e privi di quei servizi annessi capaci di soddisfare i turisti.
 Senza contare poi che la Sicilia non ha fatto quasi niente per valorizzare i propri borghi: 829 secondo l’ultimo censimento, di cui solo 8 riconosciuti dall’associazione “Borghi più belli d’Italia”, più uno insignito della “bandiera arancione” del Touring Club Italiano. Per gli altri 820 non è stato speso un euro. Con un patrimonio del genere è lecito pretendere che la Sicilia possa rientrare almeno tra le prime tre regioni turistiche d’Italia.
 Un ragionamento simile può essere fatto per il segmento volto al “turismo naturale”, dove l’Isola è solo ottava, con una quota del 5,5%, tra le destinazioni scelte dagli italiani per passare le proprie vacanze al contatto con la natura. Di questa quota, tra l’altro, ben il 71,6% è costituito dagli stessi siciliani, ragion per cui solo il l’1,6% proviene dal resto d’Italia. Certo le bellezze naturali sono opinabili e soggettive, ma è scontato dire che con oltre 2.000 km di coste, 15 isole minori, 4 parchi naturali, 6 aree marine protette e ben 76 riserve naturali regionali, si potrebbe fare molto di più. Soprattutto attrarre di più rispetto a chi ci sta davanti e che ad esempio, nel caso di Piemonte, Lombardia e Umbria, non ha neanche il mare. Il 18,4% detenuto dalla leader Toscana sembra, in questo caso, inarrivabile, ma basterebbe che la Regione siciliana investisse di più anche in questo settore del turismo per raccogliere i frutti, e senza fare neanche tanti sforzi dato che in questo caso il patrimonio ce lo ha donato direttamente Madre natura. Peccato che fin ora non è stato adeguatamente sfruttato.
L’approfondimento. Risalite due posizioni nei primi 4 mesi del 2011
Lo studio sul turismo che raccoglie i dati di tutte le Camere di Commercio d’Italia, non si è fermato a studiare il mercato dell’anno trascorso, ma si è protratto anche ad una visione su questo primo scorcio di 2011. Sono state messe insieme, infatti, le destinazioni in cui i viaggiatori italiani hanno deciso di passare le proprie vacanze da gennaio ad aprile di quest’anno, che però restano ancora previsioni, visto che le presenze di questi quattro mesi sono da confermare. Si nota comunque un lieve miglioramento per la Sicilia che risale due posizioni rispetto al 2010 portandosi al sesto posto tra le regioni scelte per passare le vacanze, attirando il 6,2% di vacanzieri, pari a circa 618 mila unità. In sostanza, se quanto previsto verrà confermato, nei mesi appena trascorsi l’Isola avrebbe tolto presenze ad Emilia Romagna e Liguria che la precedevano nel 2010. è altrettanto vero, però, che queste due regioni di solito toccano il picco di turisti nei mesi estivi, quando vengono prese d’assalto dai bagnanti. Una classifica che, al momento, vede in ogni caso salda al comando la Toscana, con il 13,2% di turisti, seguita dal 10,3% del Trentino Alto Adige dovuto alle località sciistiche scelte nei trascorsi mesi invernali. A completare la top five ci sono poi le classiche Lombardia, Lazio e Veneto.

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