martedì 7 giugno 2011

Grecia. L’austerity made in Ue allo start. Ora la parola passa ai partiti: l’ideologia populista e la piazza sindacale ingurigiteranno i nuovi soldi ed i vecchi debiti. Chi ha avuto ha avuto. Chi ha dato ha dato.






 






Grecia, voto su austerity entro fine giugno

Il governo greco si aspetta che il parlamento si esprima sul programma di austerity a medio termine, condizione necessaria per ricevere un nuovo pacchetto di aiuti internazionali, entro la fine di giugno. Lo ha riferito oggi un alto funzionario del governo. Il governo ha in programma il taglio delle imposte sui redditi d'impresa e dell'Iva a partire dal 2012, ha aggiunto il funzionario, che ha chiesto di rimanere anonimo. Queste misure non saranno però inserite nel prossimo piano economico di medio termine e saranno neutrali dal punto di vista fiscale, ha detto la fonte ai giornalisti, dopo una riunione di gabinetto, senza fornire ulteriori dettagli.

Il partito di opposizione Nuova Democrazia aveva richiesto un taglio delle imposte sulle imprese in cambio dell'appoggio al nuovo programma di austerity. Alti funzionari del governo hanno riferito che l'esceutivo greco non ha in programma alcun referendum sul contenimento della spesa, sebbene il primo ministro George Papandreou ieri si fosse detto possibilista in merito all'idea di una legge che permettesse le consultazioni popolari.

Grecia, governo tra “austerity” e proteste di piazza
E’ stato appena varato il piano da 6,43 miliardi di euro, da parte del governo di George Papandreou, in contemporanea alla cessione del 10% delle azioni di Ote, compagnia telefonica greca, passate nelle mani della tedesca Deutsche Telekom. Un primo timido passo nella direzione del varo di quel piano di privatizzazioni, che da molti mesi Bruxelles richiede, perchè alleggerirebbe il peso del debito di Atene, arrivato già alla spaventosa cifra di 330 miliardi di euro, ossia pari al 150% del pil, che si attesta intorno ai 230 miliardi di euro.
Ma il primo anno, da quando gli aiuti sono stati concessi alla Grecia, è andato perso. Non sono stati raggiunti gli obiettivi di bilancio, che la UE e il Fondo Monetario avevano espressamente richiesto e concordato con Papandreou, nè è stato fatto alcunchè sulle privatizzazioni. Eppure, queste ultime veramente potrebbero rappresentare un punto di svolta nella gestione del debito pubblico: con i suoi 300 miliardi di euro di valore, il patrimonio nelle mani dello stato potrebbe abbattere quasi tutto il debito; ma basterebbe, ad esempio, un piano di dismissioni di neanche cento miliardi di euro, per riportare il rapporto tra debito e pil sotto il 100%, sgravando la Grecia da un ammontare molto alto di interessi da pagare e con un piano di rilancio della crescita, lo stato ellenico potrebbe veramente uscire dai guai, in cui si trova.
Ma anche ieri le proteste ad Atene sono state vivaci. Sarebbero stati 50 mila i manifestanti, che prendendo spunto dalle manifestazioni spagnole, si definiscono “indignati” e si scagliano contro la politica e il piano di austerità varato dal governo, il quale è solo l’inizio di un piano più ampio di 28 miliardi, che prevede aumenti di imposte su salari e pensioni.
Giuseppe Timpone







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