martedì 7 giugno 2011

Moody's: «La Catalogna pesa sul rating della Spagna»


Luca Veronese
«Il deficit previsto dalla Catalogna per il 2011 dimostra che il Governo spagnolo non dispone di strumenti efficaci per costringere le regioni autonome a rispettare gli obiettivi di riduzione del disavanzo».
  

Per l'agenzia Moody's è a rischio lo stesso impegno ribadito anche due giorni fa dal premier José Luis Zapatero: quello di portare il deficit nazionale dal 9,2% al 6% entro il 2011.
 La Catalogna, la regione di Barcellona, che da sola vale un quinto del prodotto interno nazionale, ha presentato la settimana scorsa un budget nel quale stima di chiudere il 2011 con un deficit di 5,4 miliardi di euro, pari al 2,66% del suo Pil: più del doppio rispetto al tetto dell'1,3% concordato dalle regioni con l'Esecutivo di Madrid. Un deficit fuori controllo nonostante la Generalitat abbia deciso di aprire gli ospedali ai privati e di limitare l'assistenza sanitaria; di ridurre gli aiuti alle aree in difficoltà; di tagliare del 75% i sussidi alle famiglie con figli.
 A metà maggio anche Standard & Poor's era intervenuta sulla Catalogna abbassando di un livello (da A+ ad A) il giudizio sul debito della regione puntando il dito sul suo valore assoluto che nel 2010 ha raggiunto il 16,2% del Pil e l'incapacità di risanare i conti con un deficit che l'anno scorso era arrivato il 3,86% del Pil.
 Il bilancio previsionale presentato dall'autonomia catalana è una sfida al Governo centrale, alle riforme e alle politiche di austerity adottate dai socialisti di Zapatero. «Il Governo di Madrid interverrà, questo è possibile, con ulteriori tagli - spiegano gli analisti di Moody's - per compensare le maggiori spese stimate dalle regioni per il 2011. Ma sarà comunque una soluzione di breve termine ai problemi strutturali della regione».
 Come in Catalogna in almeno altre dieci regioni della Spagna gli squilibri finanziari sono diventati difficili da sostenere. Le 17 autonomie locali hanno chiuso con un pesante rosso anche il primo trimestre del 2011 per un totale di 5 miliardi di euro, con una media dello 0,46% del Pil che proiettata sull'anno porterebbe il totale a sfiorare il 2% del Pil. Mentre il Governo di Madrid è riuscito nella prima parte del 2011 a dimezzare il saldo negativo portandolo allo 0,22%.
 Dopo le elezioni amministrative locali del 22 maggio, che lo hanno visto trionfare, il Partito popolare ha lanciato l'allarme sui «bilanci disastrati» che sarebbero stati nascosti per decenni nelle zone governate dal Partito socialista. Chiaro il riferimento alla Catalogna che dopo il voto di novembre, con una nuova amministrazione appena insediata, ha dovuto rivedere il deficit stimandone un valore effettivo superiore del 60% rispetto a quello comunicato in precedenza.
 Il leader del Partito popolare, Mariano Rajoy, ha denunciato un buco di 15 miliardi di euro nella sanità gestita dalle autonomie. Nella Castiglia-La Mancia, la regione più esposta del Paese l'anno scorso con un deficit pari al 6,47% del Pil, il capo del Partito popolare locale, Maria Dolores de Cospedal, ha affermato che «l'amministrazione è praticamente in bancarotta».
 Gli attacchi dei popolari potrebbero essere un tentativo di spingere Zapatero alle dimissioni per anticipare le elezioni politiche in calendario a marzo del 2012. Una strategia rischiosa per la Spagna che somma la tensione politica alla indiscutibile difficoltà economica.


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