mercoledì 8 giugno 2011

L’Europa morira’ dov'e’ nata l’idea di Occidente?




Schäuble: Atene rischia il default
Luca Veronese

La Bce teme il contagio greco
Isabella Bufacchi
 
Schäuble: Atene rischia il default
Luca Veronese
«C'è il vero rischio che in Grecia si realizzi la prima insolvenza non coordinata di uno Stato dell'Eurozona».
Lo dice, per la prima volta in modo netto, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble in un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt. Schäuble sostiene che la Grecia ha bisogno di un «sostanziale» aumento degli aiuti internazionali e che il salvataggio di Atene deve prevedere la partecipazione dei creditori privati, in altre parole una ristrutturazione del debito sovrano nella quale vengano coinvolte anche le banche. Il ministro tedesco afferma inoltre di aver espresso queste preoccupazioni in una lettera inviata al presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, e ai ministri finanziari dell'Eurozona.
 Il numero uno della Bce si è sempre opposto all'ipotesi di una ristrutturazione del debito della Grecia giudicando troppo alta la possibilità del contagio della crisi tra i Paesi periferici più fragili. Tuttavia ieri Trichet ha detto che la Bce potrebbe approvare la possibilità che le istituzioni finanziarie in Europa mantengano i rispettivi livelli di esposizione al debito di Atene, acquistando nuove obbligazioni elleniche per rimpiazzare i titoli in scadenza. Si tratterebbe quindi per le banche di prolungare le sottoscrizioni del debito greco su base volontaria: «Non siamo contrari al fatto che al settore privato, così come è avvenuto un anno fa quando è scattato il primo piano di aiuti alla Grecia, e agli istituti in Europa venga chiesto di mantenere i loro livelli di credito circolante - ha spiegato il governatore - non è un default, ma qualcosa che la Bce potrebbe giudicare appropriata». E ieri il rappresentante dell'Fmi ad Atene, Bob Traa, ha fatto sapere che il Fondo è disponibile a un'estensione dei tempi di maturazione del debito greco.
 Ma in Grecia sono sempre più forti le tensioni sociali e le divisioni nello stesso Governo provocate dalle nuove misure di austerity decise dal premier George Papandreou per poter incassare a luglio la quinta tranche da 12 miliardi del prestito da 110 miliardi di euro stanziato un anno fa da Ue e Fondo monetario internazionale. Lo stesso Papandreou è tornato a minacciare un referendum sui tagli e le privatizzazioni. Mentre il sottosegretario al Lavoro, Anna Dalara, è stata aggredita durante una manifestazione. Il presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese, Jean-Claude Juncker, ha detto di aver ricevuto minacce di morte dalla Grecia.
 Intanto la Commissione europea ha bacchettato la Spagna (e in parte anche Francia, Italia e Belgio) sui piani di rientro dal deficit chiedendo ulteriori riforme. Per Bruxelles le previsioni di crescita fatte da Madrid sono «troppo ottimistiche»; le banche spagnole sono ancora sotto esame; e il sistema delle pensioni rischia di far saltare i bilanci pubblici.


La Bce teme il contagio greco
Isabella Bufacchi
ROMA
La Banca centrale europea detiene 45 miliardi di titoli di stato greci, secondo le stime del mercato, comprati a sconto. Presta denaro alle banche greche per 88 miliardi in cambio di garanzie collaterali per 145 miliardi.
La Bce è dunque esposta, direttamente o indirettamente, al rischio di un default della Grecia che potrebbe causare la bancarotta di alcune banche greche: le perdite per la Bce, secondo i calcoli degli addetti ai lavori, potrebbero superare i 20 miliardi di euro (due volte il capitale), nel caso di un "taglio" allo stock del debito pubblico greco del 50 per cento. Perdite che, come nel caso dei profitti, verrebbero ripartite tra le banche centrali dell'eurozona, seguendo le proporzioni della partecipazione al capitale della banca.
 Ma non è per questo che la Bce si sta opponendo a qualsiasi formula di rescheduling, restructuring, reprofiling, exchange o roll over, meccanismi inediti per l'eurozona che, pur se impostati con partecipazione "volontaria" dei privati, rischiano di far scattare l'evento del default sulla Grecia, contagiando Irlanda e Portogallo e forse Spagna. Il contagio allargato a tre stati minerebbe l'affidabilità del sistema bancario europeo che nei confronti di Grecia, Irlanda e Portogallo è esposto per 70 miliardi di titoli di stato e 570 miliardi di attività bancarie estere totali. L'effetto-domino incontrollato che potrebbe scaturire da una mal gestita ristrutturazione del debito pubblico greco sarebbe devastante: «Si tornerebbe al tracollo del mercato interbancario come ai tempi del crack di Lehman», affermava ieri un operatore. Con implicazioni sistemiche che andrebbero ben oltre i confini europei.
 La Bce - come tutte le banche centrali - è ben protetta contro il rischio di default delle controparti bancarie, che sono tenute a versare collaterali per importi superiori ai prestiti ottenuti in pronti contro termine. Francoforte ha accordato liquidità alle banche greche per circa 88 miliardi attraverso il rifinanziamento (pronti contro termine) garantito da collaterali per circa 145 miliardi. I titoli di stato greci usati finora come collaterale nei "repo" della Bce, e non solo da banche greche, rappresentano una quota marginale di una montagna che supera i 2.000 miliardi. I titoli di stato greci sono "eligible" (ammissibili) come collaterali a prezzo di mercato (scontato quindi rispetto al valore facciale di 100) e con un ulteriore sconto (haircut aggiuntivo almeno del 10%). La Bce ha però anche acquistato in via del tutto eccezionale sul secondario 76 miliardi in titoli di stato provenienti dall'eurozona periferica. Per stabilizzare i prezzi e aumentare la liquidità. Non ha reso noto il paese emittente o la durata. Il mercato stima che la Bce abbia in portafoglio 45 miliardi di titoli di stato greci acquistati probabilmente a prezzi in una forchetta compresa tra 70 e 80 rispetto al valore facciale di 100, con scadenze tra due a cinque anni.
 Il braccio di ferro tra Bce e Bruxelles sull'opportunità, o meno, di coinvolgere i privati nella nuova tranche di aiuti alla Grecia, prima del 2013, è in corso. Alcuni politici europei, capeggiati dalla Germania, sono pronti a erogare un secondo prestito intergovernativo alla Grecia solo con la partecipazione dei privati. L'allungamento delle scadenze, con o senza exchange "soft", provocherebbe con grande probabilità il default. È allo studio un'alternativa: aste o sindacazioni di speciali titoli di stato greci a 7 o 10 anni (garantiti da Efsf o dagli incassi delle privatizzazioni greche) che dovranno essere sottoscritti «su base volontaria» dai privati che detengono i vecchi bond governativi in scadenza, per essere rimborsati a 100 con i proventi delle aste o sindacazioni. «Questo meccanismo potrebbe evitare il default», ha sostenuto Jean-François Robin di Natixis. È quanto si augurano i politici europei: ma per la Bce la posta in gioco è troppo alta per rischiare il default. Anche perché i nuovi titoli di stato greci, proposti in asta con rendimenti non di mercato perché insostenibili al 15%-20%, rischiano di valere ben sotto 100 sul mercato secondario.

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