sabato 11 dicembre 2010

Il rastrellamento padano dei fondi del Mezzogiorno e' ora giustificato.

E il Sud? Sempre dietro, nel 2009 come nel 1995
132ª Assemblea dei Presidenti delle Camere di commercio
 Unioncamere, Pil 2011: la ripresa soffia da Nord-Ovest
Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte,
Veneto e Friuli Venezia Giulia le più veloci
Pil pro capite: Milano la più “ricca” d’Italia
Rimini, Trieste e Lucca risalgono la classifica di 30 posizioni
Pordenone, Biella e Lodi ne perdono 20
Firenze, 11 dicembre 2010 – Sarà Il Nord-Ovest a suonare la carica della ripresa italiana nel 2011.
Come evidenziano gli Scenari elaborati da Unioncamere e Prometeia, diffusi in occasione della 132ª Assemblea dei presidenti delle Camere di commercio, è qui, infatti, che la macchina dell’economia sembra destinata a procedere a passo più spedito, portando la macro area a incrementare il Pil dell’1,6%, contro una media nazionale prevista dell’1,3%.
Mentre nel 2010 il risveglio dalla crisi sembra aver interessato prima e con maggior intensità il Nord-Est (+1,8% l’aumento del Pil atteso per il 2010 a fronte di un incremento medio dell’1,2%), nel 2011 saranno infatti le regioni del Nord-Ovest quelle che, nel complesso, dovrebbero registrare le performance migliori, tallonate a brevissima distanza da quelle del Nord-Est (+1,5%).
Alle spalle della Lombardia, che dovrebbe “svettare” con un +1,8%, l’Emilia Romagna con l’+1,6%. Quindi, a pari merito, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, dove il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere dell’1,5% nel 2011.
Decisamente più lenta la ripresa al Centro (+1,1%), dove solo le Marche potrebbero arrivare a superare, sebbene di poco, la media nazionale (+1,4%).
Passo lento e pesante, invece, quello del Mezzogiorno (+0,8%), con la Sicilia (+1,1%) che spinge più delle altre e la Campania (+0,5%) che invece fatica di più.

“La competitività dei territori, nei prossimi anni, dipenderà in modo cruciale dal rafforzamento di un contesto favorevole al fare impresa. Ecco perché, al Governo, alle Regioni, all’Europa, come Camere di commercio chiediamo due cose”, ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, nel suo intervento all’Assemblea dei presidenti delle Camere di commercio. “Prima di tutto, di eliminare le leggi inutili, continuando nel disboscamento normativo, raccordando tra loro, in modo chiaro, le leggi esistenti e, nel caso nuove leggi si rendessero necessarie, nel rispetto dei principi dello Small Business Act, che la loro adozione avvenga a costo zero per le piccole e medie imprese. Chiediamo poi procedure amministrative in tema di attività d’impresa che siano uniformi sul territorio. Una nostra indagine - ancora parziale – sugli adempimenti amministrativi a livello locale che riguardano le imprese, mostra che esistono oltre 5.000 procedure, tutte diverse tra loro. Qualunque tentativo di semplificare una realtà come questa è evidentemente destinato a fallire, se prima non si provvede a ridurre, coordinare e  standardizzare le norme che regolano una stessa materia.
Sul tema delle leggi – e della capacità dello Stato di garantirne il rispetto e l’applicazione - passa gran parte del futuro dell’Italia. Tante piccole imprese da sole non ce possono fare a sostenere questo peso e a intraprendere percorsi di consolidamento e di crescita competitiva, che hanno nell’appartenenza alle reti il loro passaggio fondamentale. Dobbiamo aiutarle a scoprire i vantaggi del lavorare in rete. Ma bisogna che il sistema-Paese sostenga queste aggregazioni, riducendo la tassazione, che limita la propensione a investire e innovare, riducendo gli oneri burocratici e superando le sperequazioni nelle tariffe locali. E occorre sostenere le Pmi nei loro percorsi di internazionalizzazione e il sistema camerale italiano e italiano all’estero sarà lo strumento per consentire anche ai ‘piccoli’ di affacciarsi sul mercato globale, l’unica strada che in questo momento dà prospettive positive”.

Export velocista
A spingere verso l’uscita dalla crisi sono soprattutto le esportazioni, che, dopo il sensibile recupero atteso per quest’anno (+7,3% il dato stimato per il 2010), dovrebbero proseguire la loro corsa nel 2011, mantenendo un ritmo di crescita ancora consistente (+5,2%). Le attese migliori si confermano quelle del Nord-Ovest (+6,1%), seguite da quelle del Nord-Est (+5,7%). Più debole la dinamica, invece, del Centro (+3,8%) e del Sud (+2,6%).
Sarà la Lombardia a proseguire e irrobustire il percorso di recupero delle sue esportazioni rispetto al 2010: +7% l’aumento atteso nel 2011 dopo il 4,2% con il quale dovrebbe chiudersi il 2010. Alle spalle di questa regione e su valori superiori alla media nazionale si dovrebbero posizionare il Veneto (+6,3%), l’Emilia Romagna (+5,9%), la Calabria (+5,4%). Molise (0%) e Valle d’Aosta (+0,5%) mostreranno invece una sostanziale staticità.

Consumi al palo
A rendere meno incisivo il consolidamento della ripresa saranno però soprattutto i consumi interni, che in tutte le ripartizioni dovrebbero registrare nel 2011 incrementi piuttosto modesti (+0,7% il dato medio). Sopra la media si dovrebbero collocare soprattutto le regioni del Centro (+0,9%), seguite da quelle del Nord-Est (+0,8%). Tra le regioni, gli andamenti migliori sono attesi in Trentino-Alto Adige, Lazio ed Umbria (+1,0%). Sul fronte opposto, la classifica regionale vede Sardegna, Molise e Abruzzo nelle posizioni di retroguardia (+0,3%).

Investimenti a passo svelto
Sembrano destinati a continuare il loro percorso di risalita gli investimenti fissi lordi (+2,5% atteso nel 2011), rafforzando così il recupero previsto per il 2010 (+2,2%). Più sensibile la propensione ad investire delle regioni del Nord (+2,7% in entrambe le ripartizioni) seguite da quelle del Centro (+2,5%). Sempre distaccato invece il Mezzogiorno (+2,0%). A livello territoriale, emerge lo sforzo dell’Emilia-Romagna (+3,0%), inseguita da vicino da Piemonte e Lombardia (+2,8%). Sul fronte opposto si collocano invece Molise (+1,5%) e Calabria (+1,6%).

Milano da 15 anni terra di Paperoni
In 15 anni di storia italiana, c’è una sola provincia in cui le cose non sono cambiate ed è Milano, prima nella classifica per Pil pro capite nel 1995, prima in quella del 2009, con oltre 36.500 euro di ricchezza per persona.
Nella graduatoria delle province più ricche d’Italia nel 2009, dopo il capoluogo lombardo si incontrano Bolzano (che migliora di 4 posizioni rispetto al 1995), Bologna (+1), Aosta (-2). Roma, quinta per ricchezza prodotta nel 2009, compie un balzo di 7 posizioni inserendosi – unica città del Centro – nella pattuglia che guida la classifica.
Se Milano si conferma la città più ricca, alle sue spalle questi 15 anni di storia hanno registrato un rimescolamento di situazioni locali, con province che hanno messo a segno miglioramenti importanti (Rimini, Trieste e Lucca salgono nel 2009 di una trentina di posizioni rispetto al 1995) e retrocessioni davvero pesanti (come quelle di Pordenone, Biella e Lodi che perdono oltre 20 posizioni).
Il quadro complessivo, tuttavia, non sembra cambiare nella sostanza, visto che l’Italia continua a viaggiare a due ben diverse velocità. Infatti, lo scorso anno il Pil pro capite del Mezzogiorno (17mila euro) si è rivelato poco più della metà di quello del Centro-Nord (attorno ai 29mila euro), risultando inferiore di oltre il 30% rispetto a quello medio nazionale (25mila euro).
Del resto, le prime dieci province con il Pil per abitante più elevato (Milano, Bolzano, Bologna, Aosta, Roma, Modena, Bergamo, Mantova, Rimini, Forlì-Cesena) appartengono tutte, ad eccezione di Roma, al Settentrione, presentando valori che vanno dai 36.530 di Milano ai 30.724 di Forlì-Cesena. A queste, si contrappongono nelle ultime dieci posizioni tutte province del Meridione (Brindisi, Foggia, Napoli, Trapani, Vibo Valentia, Enna, Caserta, Crotone, Agrigento, Carbonia-Iglesias), con valori oscillanti tra i 16.020 di Brindisi ed i 14.346 di Carbonia-Iglesias.
Escludendo Roma, la prima provincia del Centro in graduatoria risulta Firenze (al 18esimo posto) con un pro capite di 30mila euro, mentre la prima del Mezzogiorno è Olbia-Tempio con un valore di 23mila euro (al 63esimo posto). 
asterisco.
Son balle. Balle spaziali, tese a giustificare le ultime decisioni del Governo circa il ristorno dei fondi europei e speciali, dal capitolato Mezzogiorno a quello della padania. Non c'e' nulla di scientifico in queste proiezioni, solo assiomi, di tipo ideologico, buoni per addomesticare la pubblica opinione del Mezzogiorno al fatto compiuto.
Il nord e' alla canna del gas. Disperati, deprederanno, come hanno sempre fatto. E come faranno. Non si fermeranno davanti a niente: si inventeranno qualsiasi emergenza, nel Mezzogiorno: monnezza, occupazione, malattie, infrastrutture, pure Ali' Baba', se serve. Pur di acquisire appalti sulla pelle dei cittadini e dei bambini meridionali. I soldi per corrompere e depistare non mancano, tanto son bruscolini rispetto a quello che possono ingrumare, per casa loro.
grecanico
Fonte: 
http://www.unioncamere.gov.it/index.php?option=com_content&task=blogcategory&id=36&Itemid=101


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