sabato 11 dicembre 2010

RAPPORTO STIGLITZ – SEN – FITOUSSI, EXECUTIVE SUMMARY

SINTESI DEL “RAPPORTO STIGLITZ – SEN – FITOUSSI”
RAPPORTO DELLA COMMISSIONE PER LA MISURAZIONE DELLE PERFORMANCE ECONOMICHE E DEL PROGRESSO SOCIALE

(Traduzione a cura di Maurizio Brioni e Nunzio De Sanctis)
La traduzione non è stata autorizzata e vuole essere semplicemente un supporto conoscitivo, una
classica traduzione “di servizio”, per introdurre al complesso lavoro della Commissione.

Professor Joseph E. STIGLITZ, Presidente, Columbia University
Professor Amartya SEN, Consigliere del Presidente, Harvard University
Professor Jean-Paul FITOUSSI, Coordinatore della Commissione, IE

Altri Membri
Bina AGARWAL University of Delhi
Kenneth J. ARROW Stanford University
Anthony B. ATKINSON Warden of Nuffield College
François BOURGUIGNON School of Economics
Jean-Philippe COTIS Insee
Angus S. DEATON Princeton University
Kemal DERVIS UNPD
Marc FLEURBAEY Université Paris 5
Nancy FOLBRE University of Massachussets
Jean GADREY Université Lille
Enrico GIOVANNINI OECD
Roger GUESNERIE Collège de France
James J. HECKMAN Chicago University
Geoffrey HEAL Columbia University
Claude HENRY Sciences-Po/Columbia University
Daniel KAHNEMAN Princeton University
Alan B. KRUEGER Princeton University
Andrew J. OSWALD University of Warwick
Robert D. PUTNAM Harvard University
Nick STERN London School of Economics
Cass SUNSTEIN University of Chicago
Philippe WEIL Sciences Po
Rapporteurs
Jean-Etienne CHAPRONINSEE
General Rapporteur
Didier BLANCHET INSEE
Jacques LE CACHEUX OFCE
Marco MIRA D’ERCOLE OCDE
Pierre-Alain PIONNIER INSEE
Laurence RIOUX INSEE/CREST
Paul SCHREYER OCDE
Xavier TIMBEAU OFCE
Vincent MARCUS INSEE

EXECUTIVE SUMMARY
Perché è stato prodotto questo rapporto?
1) Nel febbraio del 2008 il Presidente della Repubblica Francese, Nicholas Sarkozy, insoddisfatto dello
stato attuale delle informazioni statistiche per quanto riguarda l’economia e la società, chiese a J. Stiglitz (Presidente), A. Sen (Advisor) e Jean Paul Fitoussi (Coordinatore) di creare una Commissione, in seguito chiamata “Commissione per la misura della Performance economica e il Progresso Sociale” (CMEPSP).

Lo scopo della Commissione è stato quello di:
  • identificare i limiti del PIL come indicatore di performance economiche e di progresso sociale, comprendendo i problemi relativi alla sua misurazione;
  • valutare quali informazioni aggiuntive dovrebbero essere richieste per la produzione di indicatori più significativi di progresso sociale;
  • di verificare la fattibilità di strumenti di misurazione alternativi e discutere sul come presentare le informazioni statistiche in un modo appropriato.

2) Gli indicatori statistici sono importanti per progettare e definire delle politiche che abbiano lo scopo di favorire il progresso sociale, così come per definire e influenzare il funzionamento dei mercati economici. Il loro ruolo è cresciuto significativamente nel corso degli ultimi vent’anni. Ciò riflette il miglioramento nel livello di educazione della popolazione, l’aumento della complessità delle moderne economie e l’uso diffuso delle tecnologie dell’informazione. Nella “società dell’informazione”, l’accesso ai dati, inclusi i dati statistici, è assai più facile. Un sempre maggior numero di persone fanno uso delle statistiche per essere meglio informati o per prendere decisioni. Per rispondere alla crescente domanda di informazioni anche l’offerta di statistiche è cresciuta considerevolmente, coprendo nuovi ambiti e nuovi fenomeni.

3) Ciò che misuriamo influenza ciò che facciamo, e se le nostre misurazioni sono difettose, le decisioni
possono essere distorte. La scelta tra lo sviluppo del PIL e la protezione dell’ambiente possono risultare
false alternative, dal momento in cui il degrado ambientale sia appropriatamente incluso nelle nostre
misurazioni delle performance economiche. Allo stesso modo, spesso, traiamo le conseguenze di quali
sono le buone politiche facendo riferimento a quelle politiche che hanno favorito la crescita economica.
Ma se i nostri metodi di misurazione delle performance sono difettosi e allo stesso modo potrebbero
esserlo le conseguenze che ne traiamo.

4) Tuttavia spesso sembra esserci una rilevante distanza tra le misure abitualmente usate per importanti
variabili socio economiche quali la crescita economica, l’inflazione, la disoccupazione ecc. e la
percezione diffusa (di questi fenomeni). Le misurazioni standard possono suggerire, per esempio, che
c’è meno inflazione o maggiore crescita di quanto i singoli percepiscano e la differenza è così grande e
condivisa che non può essere spiegata facendo riferimento a false percezioni dei fenomeni monetari o
alla psicologia umana. In alcuni paesi questa differenza ha minato la fiducia nelle statistiche ufficiali (per
esempio in Francia e in Gran Bretagna, solo un terzo dei cittadini ha fiducia nelle statistiche ufficiali, e
questi paesi non sono delle eccezioni), con un evidente impatto su come si sviluppa il dibattito pubblico
sulle condizioni dell’economia e sugli interventi necessari.

5) Ci possono essere diverse spiegazioni della differenza tra la misurazione statistica dei fenomeni
socio-economici e la percezione del singolo cittadino degli stessi fenomeni:
- I concetti statistici possono essere corretti ma il processo di misurazione può essere inesatto.
- In molto casi ci sono delle discussioni su quali sono i concetti più adeguati e sull’uso più adeguato di
concetti diversi.
- Quando avvengono grandi mutamenti nella diseguaglianza (in genere un cambiamento nella
distribuzione del reddito) il PIL o qualsiasi altro aggregato misurato pro capite può non garantire una
valutazione adeguata della situazione nella quale la maggior parte delle persone si trovano. Se la
diseguaglianza cresce oltre una certa misura in relazione alla crescita percentuale del PIL procapite, la
maggior parte delle persone può trovarsi in condizioni peggiori anche se il reddito medio cresce.
- Le statistiche usate comunemente potrebbero non prendere in considerazione alcuni fenomeni, che
hanno un crescente impatto sul benessere dei cittadini. Per esempio, la congestione del traffico può far
crescere il PIL come risultato dell’aumento del consumo di benzina, ma ovviamente non fa crescere la
qualità della vita. Ancora: se i cittadini sono preoccupati della qualità dell’aria e l’inquinamento
atmosferico sta crescendo, le misurazioni statistiche che ignorano l’inquinamento forniranno una stima
non accurata di quanto sta accadendo al benessere dei cittadini. Inoltre: la tendenza a misurare il
cambiamento in modo graduale può essere inadeguata a rilevare i rischi di alterazioni improvvise
nell’ambiente come quella del cambiamento climatico.
- Il modo in cui i dati statistici sono comunicati o usati può produrre una visione distorta delle tendenze
dei fenomeni economici. Per esempio, viene posta di solito molta enfasi sul PIL nonostante il prodotto
nazionale netto (che prende in considerazione l’effetto del deprezzamento) o il reddito famigliare reale
(che si concentra sul reddito reale delle unità famigliari nell’economia) possono essere più rilevanti.
Questi dati possono variare considerevolmente. Così il PIL non è sbagliato in sé ma viene usato in
modo sbagliato. Ciò che è necessario è una migliore comprensione dell’uso più appropriato delle
diverse misurazioni.

6) In realtà, per molto tempo, ci sono stati dubbi circa l’adeguatezza delle attuali misurazioni delle
performance economiche, in particolare in riferimento a quelle basate unicamente sul PIL. Inoltre vi
sono dubbi sempre più crescenti in riferimento alla rilevanza di questi dati come misure del benessere
della società. Focalizzarsi in modo specifico sull’aumento dei beni di consumo come misura di
ricchezza (come fanno, per esempio, misure come il PIN o il PIL, cosa che è stata al centro di una
miriade di studi economici sul progresso), può essere giustificato alla fine – per quanto lo possa essere -
solamente in base all’effetto, diretto o indiretto, che questi oggetti hanno sulla vita delle persone. Inoltre
è assodato da tempo che il PIL è una misurazione inadeguata per quantificare il benessere nel corso del
tempo in particolare rispetto alle dimensioni economiche, ambientali e sociali, alcuni aspetti delle quali
possono essere definite come sostenibilità.

Perché è importante questo rapporto?
7) Nel periodo intercorso tra il momento in cui la Commissione ha iniziato a lavorare al rapporto e la
conclusione del Rapporto stesso, il contesto economico è radicalmente cambiato. Stiamo vivendo una
delle peggiori crisi finanziarie, economiche e sociali del dopoguerra. Le riforme delle statistiche
raccomandate dalla Commissione sarebbero altamente desiderabili anche se non ci fosse la crisi. Ma
alcuni membri della Commissione sono convinti che la crisi accentua l’urgenza di queste riforme. Essi
ritengono che una delle ragioni per cui la crisi ha colto molti di sorpresa risieda nell’inadeguatezza del
nostro sistema di misurazione e/o che gli attori del mercato e i dirigenti pubblici non hanno utilizzato
l’insieme giusto di indicatori statistici. Secondo questi membri né i sistemi di rendicontazione pubblici
né quelli privati erano in grado di fornire un allarme tempestivo e non ci hanno avvertito del fatto che
l’apparente brillante crescita dell’economia mondiale tra il 2004 e il 2007 potesse essere ottenuta a
spese della crescita futura. E’ anche chiaro che alcuni dei risultati economici erano dei “miraggi”,
profitti basati sui prezzi, gonfiati da una bolla. Forse è sperare troppo ritenere che se avessimo avuto un
migliore sistema di misurazione, che fosse stato in grado di segnalare per tempo i problemi, i governi avrebbero potuto prendere misure tempestive per evitare o almeno contenere l’attuale scompiglio. Ma
forse se ci fosse stata una maggiore consapevolezza dei limiti dei metodi standard di misurazione, quali
il PIL, ci sarebbe stata meno euforia rispetto ai risultati economici degli anni precedenti la crisi.
Misurazioni che incorporassero valutazioni di sostenibilità (per esempio la crescita dell’indebitamento)
avrebbero fornito una visione più prudente dei risultati economici. Ma molto paesi non hanno una
tempestiva e completa contabilità della ricchezza – il “bilancio” dell’economia – che potesse fornire un
quadro comprensivo degli asset e delle passività dei principali attori dell’economia.

8) Stiamo anche fronteggiando una imminente crisi ambientale, legata in particolare al riscaldamento
globale. I prezzi di mercato subiscono una distorsione per il fatto che non vi sono imposizioni sulle
emissioni di carbone e nelle tradizionali rendicontazioni nazionali del reddito non vi è nessuna
valutazione dei costi di tali emissioni. Chiaramente una misura dei risultati economici che contenga
questi costi ambientali potrebbe risultare assai diversa dalle misure tradizionali.

9) Anche se il punto di vista espresso nei precedenti paragrafi non è necessariamente condiviso da tutti
i membri della Commissione, essa, nel suo insieme, è convinta che la crisi ci sta fornendo una
importante lezione: coloro che tentano di guidare l’economia e la nostra società sono come dei
timonieri che cercano di tracciare la rotta senza una bussola affidabile. Le decisioni che loro (e noi
come singoli cittadini) prendono dipendono da cosa misuriamo, da quanto valide siano tali misurazioni
e quanto siamo in grado di comprendere tali misurazioni. Siamo praticamente ciechi quando gli
strumenti di misurazione sui quali è basata l’azione sono mal progettati o non vengono ben compresi.
Per diverse ragioni, abbiamo bisogno di migliori sistemi di misurazione. Fortunatamente la ricerca degli
ultimi anni ci consente di migliorarli ed è tempo capace di incorporare alcuni di questi progressi nei
nostri sistemi di misurazione. Vi è un consenso condiviso tra i membri della Commissione rispetto al
fatto che misurazioni più adeguate ci consentono di guidare meglio le nostre economie durante le crisi e
per superarle. Parecchi degli indicatori proposti in questo rapporto si prestano a questo scopo.

10) Il rapporto si occupa di misurazioni piuttosto che di politiche, quindi non discute del modo in cui le
nostre società possano migliorare attraverso l’azione collettiva nel perseguire diversi obiettivi. Tuttavia,
siccome quello che misuriamo definisce quello che collettivamente ci sforziamo di perseguire – e quello
che perseguiamo condiziona quello che misuriamo – il rapporto e la sua implementazione può avere un
significativo impatto nel modo in cui le nostre società guardano a se stesse e, quindi, sul modo in cui le
politiche sono progettate, implementate e valutate.

11) La Commissione prende atto dell’importante miglioramento nelle misurazioni statistiche che c’è
stato negli anni recenti e insiste affinché continuino gli sforzi per migliorare le nostre banche dati e gli
indicatori che derivano da queste base dati. Il rapporto indica percorsi per aumentare le attività di
misurazione in diversi campi e auspichiamo che ciò influenzi le future politiche relative alle statistiche
sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo e che ciò possa avvenire anche per il lavoro delle
organizzazioni internazionali che giocano un ruolo chiave nello sviluppo degli standard statistici nel
mondo.

Da chi è stato scritto questo rapporto?
12) Questo è un rapporto scritto da economisti e scienziati sociali. I membri della Commissione
rappresentano un ampio spettro di specializzazioni, dalla contabilità nazionale all’economia del
cambiamento climatico. I membri hanno condotto ricerche sul capitale sociale, economia della felicità e
benessere fisico e mentale. Essi condividono la convinzione che è importante costruire collegamenti tra
le diverse comunità – tra i produttori e i consumatori delle informazioni statistiche, qualunque sia la
loro disciplina – che si sono costantemente allontanate in questi anni. I membri della Commissione vedono le loro competenze come complementare dei lavori su argomenti analoghi scritti da differenti
prospettive disciplinari, per esempio da scienziati sul cambiamento del clima o dagli psicologi sulla
salute mentale. Sebbene il carattere essenziale del rapporto sia abbastanza tecnico, i sommari dei capitoli
tecnici sono stati scritti usando, per quanto è possibile, un linguaggio non tecnico.

A chi è indirizzato il rapporto?
13) La commissione auspica che il rapporto trovi una ricettiva accoglienza in quattro distinti gruppi ed è
stato scritto avendo ben presente questo obiettivo. Il rapporto è indirizzato, prima di tutto, ai leader
politici. In questo periodo di crisi, quando nuove narrazioni politiche sono necessarie per identificare
dove le nostre società dovrebbero andare, il rapporto sostiene uno spostamento dell’attenzione da un
sistema di misurazione centrato sulla produzione (“production-oriented”) ad uno centrato sul benessere
delle generazioni presenti e future, cioè verso misure che includano maggiormente i temi del progresso
sociale.

14) In secondo luogo il rapporto è indirizzato ai “policy-makers” che vogliono avere una maggiore
consapevolezza di quali indicatori sono disponibili e utili per progettare, implementare e valutare
politiche finalizzate al miglioramento del benessere e ad incoraggiare il progresso sociale. Ai “policymakers”
vengono ricordati sia la ricchezza sia i limiti dei dati esistenti ma anche il fatto che affidabili
informazioni quantitative “non crescono sugli alberi” e che sono necessari significativi investimenti per
sviluppare statistiche e indicatori che forniscano ad essi le informazioni utili per prendere le decisioni
che gli spettano.

15) In terzo luogo, il rapporto è stato scritto per la comunità accademica, gli statistici e gli utenti abituali
di statistiche. A loro viene ricordato sia quanto è difficile produrre dati affidabili sia le numerose
assunzioni che sottostanno a tutte le serie statistiche. Gli accademici dovrebbero diventare,
auspichiamo, più cauti rispetto alla fiducia che ripongono in certe statistiche. Coloro che stanno negli
uffici statistici nazionali troveranno, auspichiamo, utili suggerimenti rispetto alle aree nelle quali ulteriori
sviluppi potrebbero essere di particolare valore.

16) Infine, il rapporto è stato scritto per le organizzazioni della società civile che sono sia utilizzatori
che produttori di statistiche. Più in generale esso è indirizzato ad una vasta platea di persone che
provengono da paesi poveri o ricchi, e agli strati sociali ricchi o poveri all’interno di ogni società.
Auspichiamo che attraverso una migliore comprensione dei dati statistici e degli indicatori che sono
attualmente disponibili (qualunque sia la loro forza o limiti) le persone possano compiere una migliore
valutazione dei problemi che le loro società affrontano. Auspichiamo che il rapporto possa servire
anche ai giornalisti e ai media che hanno la responsabilità di consentire ai cittadini di formarsi una
opinione su quanto sta accadendo nella società in cui vivono. L’informazione è un bene pubblico: più
siamo informati su quanto avviene nelle nostre società, meglio le nostre democrazie potranno
funzionare.

Quali sono i principali messaggi e raccomandazioni?
17) Il rapporto distingue tra una valutazione del benessere attuale e una valutazione della sostenibilità,
ossia se questa può durare nel tempo. Il benessere attuale ha a che fare sia con le risorse economiche,
quale il reddito, sia con aspetti non economici della vita delle persone (quello che fanno e quello che
possono fare, come si sentono e l’ambiente naturale in cui vivono). Se questi livelli di benessere possano essere sostenuti nel tempo dipende dal fatto che gli stock di capitale importanti per le nostre
vite (naturali, fisici, umani, sociali) vengano trasferiti alle future generazioni.
Per organizzare i propri lavori la Commissione si è divisa in tre gruppi, riferiti rispettivamente a:
questioni classiche sul PIL, qualità della vita e sostenibilità.
Dal rapporto emergono i seguenti messaggi e raccomandazioni principali:
Verso migliori misure dei risultati economici in una economia complessa

18) Prima di andare oltre il PIL e affrontare il più difficile compito di misurare il benessere, è
opportuno chiedersi in quali aspetti le misure esistenti dei risultati economici necessitano di essere
migliorate. Misurare la produzione – una variabile che tra le altre cose determina il livello
dell’occupazione – è essenziale per monitorare l’attività economica. Il primo principale messaggio del
nostro rapporto è che è giunto il momento di adattare il nostro sistema di misurazione dell’attività
economica affinché rifletta in modo più adeguato i cambiamenti strutturali che hanno caratterizzato
l’evoluzione delle moderne economie. In effetti la crescente quota di servizi e la produzione di una
quota sempre crescente di prodotti complessi rendono la misurazione dell’output e dei risultati
economici più difficile che in passato. Oggi vi sono parecchi prodotti la cui qualità è complessa, multi
dimensionale e soggetta a rapidi cambiamenti. Questo è evidente per beni come le automobili,
computer, lavatrici e simili ma è sempre più vero anche per i servizi, come i servizi medici, educativi, le
tecnologie dell’informazione e della comunicazione, attività di ricerca e servizi finanziari. In alcuni paesi
ed in alcuni settori, la crescita dell’output ha a che fare più con la crescita della qualità dei beni prodotti
e consumati che con la loro quantità. Misurare il cambiamento qualitativo è una sfida tremenda ma è
vitale per poter misurare il reddito ed i consumi reali, fattori determinanti del benessere materiale delle
persone. Sottostimare il miglioramento della qualità equivale a sovrastimare il tasso di inflazione e di
conseguenza sottostimare il reddito reale. Quando i miglioramenti qualitativi vengono sovrastimati,
avviene il contrario.

19) I governi giocano un ruolo importante nelle economie contemporanee. Forniscono servizi di natura
“collettiva”, quali la sicurezza e di natura più “individuale” quali i servizi medici e la scuola. Il mix tra
forniture private e pubbliche di servizi individuali ai cittadini, varia significativamente tra i paesi e nel
tempo. Aldilà del contributo dei servizi collettivi allo standard di vita dei cittadini, i servizi rivolti ai
singoli, in particolare i servizi medici, la scuola, gli alloggi pubblici o gli impianti sportivi, vengono
valutati molto positivamente dai cittadini. Questi servizi tendono ad essere su larga scala e sono
cresciuti considerevolmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma in molti casi vengono misurati
sommariamente. Tradizionalmente le misurazioni si sono basate sugli input usati per produrre questi
servizi (per esempio, il numero di medici) piuttosto che gli output reali prodotti (per esempio, il numero
di particolari trattamenti sanitari). Produrre correzioni che prendano in considerazione i cambiamenti
qualitativi è ancora più difficile. Dal momento che viene assunto che gli output mutino
corrispondentemente agli input, il cambiamento di produttività nella fornitura di questi servizi viene
ignorata. Ne consegue che se vi è un cambiamento positivo (negativo) nel settore pubblico, le nostre
misurazioni sotto (sovra) stimano la crescita economica e il reddito reale. Così, per una misurazione
soddisfacente del risultato economico e degli standard di vita diventa quindi importante arrivare ad una,
il più possibile, precisa misurazione dell’output pubblico. (Nel nostro attuale sistema, riconosciuto
come inadeguato, nel quale la misurazione è basata sulle spese, l’output dell’attività pubblica
rappresenta in alcuni paesi OECD circa il 20% del PIL e le spese pubbliche complessive più del 40%
per i paesi OECD).

20) Mentre vi sono disaccordi metodologici su come procedere alle correzioni rispetto alla qualità o su
come misurare l’output dell’attività pubblica, c’è invece un largo consenso sul fatto che tali correzioni
dovrebbero essere realizzate, così come sui principi che dovrebbero guidare tali correzioni. I disaccordi nascono nella implementazione pratica di tali principi. La Commissione, nel rapporto, si è confrontata
sia con i principi sia con le difficoltà della loro implementazione.

Dalla produzione al benessere
21) Un altro messaggio chiave e tema unificante del rapporto è che è giunto il tempo per il nostro
sistema di misurazione di spostare l’accento dalla misurazione della produzione economica alla
misurazione del benessere delle persone. Inoltre la misurazione del benessere deve essere inserita in un
contesto di sostenibilità. Nonostante i difetti delle misure della produzione, conosciamo molto più
rispetto ad esse che non rispetto a quelle del benessere. Modificare l’accento non significa abbandonare
le misurazioni del PIL e della produzione. Esse rispondono alle preoccupazioni per quanto riguarda la
produzione di mercato e dell’occupazione e continuano a fornire risposte a molte importanti questioni
come il monitoraggio dell’attività economica. Ma enfatizzare il tema del benessere è importante in
quanto pare esservi un gap crescente tra le informazioni contenute nei dati aggregati del PIL e quanto
conta realmente per il benessere della gente normale. Questo significa lavorare per lo sviluppo di un
sistema statistico che integri la misurazione dell’attività del mercato con quelle centrate sul benessere
delle persone e con quelle che prendano in considerazione i temi della sostenibilità. Un tale sistema
deve essere, per forza di cose, plurale. Dal momento che nessuna misura da sola può rappresentare
qualcosa di così complesso come il benessere dei membri della società, il nostro sistema di misurazione
deve comprendere una vasta gamma di misure diverse. La questione dell’aggregazione rispetto alle
dimensioni (cioè, per esempio, come sommiamo una misura della salute con una misura del consumo di
beni) che rimane importante, deve essere secondaria rispetto alla definizione di un sistema statistico che
includa il numero più ampio possibile di dimensioni. Un tale sistema non dovrebbe misurare tanto il
livello medio di benessere di una comunità e come cambia nel corso del tempo, ma anche documentare
la diversità delle esperienze delle persone mettendo insieme varie dimensioni della loro vita. Vi sono
diverse dimensioni del benessere ma un buon punto di partenza è la misurazione del benessere
materiale, degli standard di vita.

Raccomandazione 1: quando si valuta il benessere materiale, vanno presi in considerazione il
reddito ed il consumo piuttosto che la produzione.

22) Il PIL è il più usato tra gli indicatori dell’attività economica. Ci sono degli standard internazionali
per misurarlo e nelle sue basi statistiche e concettuali è confluito molto lavoro concettuale. I paragrafi
precedenti hanno sottolineato alcune delle importanti aree dove è più necessario un miglioramento
della sua misurazione. Come gli statistici e gli economisti sanno bene, il PIL misura principalmente la
produzione del mercato – espressa in unità monetarie – ed in quanto tale è utile. Tuttavia esso è stato
spesso utilizzato come se fosse una misura del benessere economico. Confondere queste due misure
può portare a indicazioni fuorvianti rispetto allo stato di benessere delle persone e condurre a politiche
sbagliate. Gli standard di vita materiale sono strettamente legati alla misura del reddito nazionale netto,
al reddito e al consumo reale delle famiglie. La produzione si può espandere mentre il reddito può
decrescere o viceversa quando si prendano in considerazione: la perdita di valore; il flusso del reddito
verso un paese o fuori da esso; le differenze tra i prezzi degli output e i prezzi dei prodotti di consumo.

Raccomandazione 2: mettere in rilievo la prospettiva delle famiglie

23) Mentre è utile descrivere la performance delle economie come un insieme, gli andamenti negli
standard materiali di vita dei cittadini, vengono meglio descritti attraverso la misurazione del reddito e
del consumo famigliare. In realtà i dati nazionali disponibili mostrano che in un numero di paesi OECD
il reddito reale famigliare è cresciuto in modo abbastanza diverso dal PIL reale procapite e,
significativamente, ad un tasso più basso. La prospettiva delle famiglie comporta di dover tener conto
degli scambi tra settori, come per le tasse versate allo stato, per i benefici sociali che vengono dallo stato
e i pagamenti degli interessi sui mutui famigliari versati al settore finanziario. Definiti adeguatamente reddito e consumo famigliare dovrebbero dar conto dei servizi gratuiti garantiti dal pubblico, quali la
sanità pubblica e i servizi educativi. Un particolare sforzo di coordinamento delle varie fonti statistiche
consentirebbe di comprendere perché certi indicatori come quello del reddito famigliare può fornire
risultati diversi a seconda di diverse fonti statistiche.

Raccomandazione 3: dare maggior rilevanza alla distribuzione del reddito, consumo e Ricchezza

24) Reddito e consumi sono decisivi per definire gli standard di vita, ma in fondo essi possono essere
stimati solo insieme a informazioni sulla ricchezza. Una famiglia che spenda la sua ricchezza in beni di
consumo aumenta il suo benessere immediato a spese di quello futuro. Le conseguenze di tale
comportamento potrebbero essere rilevate usando un bilancio famigliare e lo stesso vale per altri settori
dell’economia e per l’economia nel suo complesso. Per costruire un bilancio abbiamo bisogno di
conteggiare in modo preciso le attività e le passività. Bilanci a livello nazionale non sono una novità
concettuale ma la loro disponibilità è ancora limitata e la loro costruzione dovrebbe essere incentivata..
Misure della ricchezza sono indispensabili per misurare la sostenibilità. Quello che viene proiettato nel
futuro deve essere necessariamente espresso in termini di stock, di capitale fisico, naturale, umano e
sociale. La esatta valutazione di questi stock gioca un ruolo cruciale ed è spesso problematica. Vi è
inoltre la necessità di costruire valutazioni alternative dei bilanci, in condizioni di particolari
sollecitazioni (“stress-test”), quando i prezzi di mercato per gli asset non sono disponibili o soggetti o
bolle o crolli. Alcuni indicatori non monetari potrebbero essere preferibili quando quelli monetari sono
molto incerti o difficili da reperire.

Raccomandazione 4: dedicare maggiore attenzione ai temi della distribuzione del reddito, del
consumo e della ricchezza.

25) I valori medi del reddito, del consumo e della ricchezza sono delle statistiche significative, ma non
forniscono in maniera esauriente tutto ciò che c’è da sapere circa il tenore di vita di un paese. Ad
esempio, un aumento del reddito medio può essere ripartito in maniera diseguale, lasciando alcune
famiglie relativamente peggio di altre. Il valore medio del reddito, del consumo e della ricchezza
dovrebbe essere allora accompagnato da indicatori che meglio colgano la loro distribuzione. Così la
mediana dei consumi, ad esempio, è una misura migliore, rispetto alla media, rispetto ad un agente o
alla famiglia "tipica". Per altri scopi, potrebbe essere necessario conoscere in maniera più dettagliata le
code della distribuzione, dove tipicamente si concentrano le fasce di povertà e di ricchezza. L'ideale
sarebbe analizzare allora tali informazioni in maniera non isolata bensì cogliendo i vari collegamenti,
analizzando cioè come le famiglie si pongono rispetto ai vari aspetti caratterizzanti gli standard di vita:
reddito, consumo e ricchezza. Del resto, una famiglia a basso reddito ma con una ricchezza al di sopra
della media non sta necessariamente peggio di una famiglia con un reddito pari a quello medio ma con
una ricchezza minore. (La necessità di fornire informazioni sulla distribuzione "congiunta" dei vari
aspetti caratterizzanti il benessere degli individui sarà sollevato in seguito nelle raccomandazioni su
come misurare la qualità della vita.)

Raccomandazione 5: allargare le misure del reddito per includere le attività non di mercato

26) Ci sono stati grandi cambiamenti nella funzione delle famiglie e della società. Per esempio, molti dei
servizi che in passato venivano forniti all'interno del nucleo familiare sono ora acquistati sul mercato.
Questo cambiamento si traduce in un aumento del reddito, che viene colto nei conti nazionali, ma che
può dare una falsa impressione di un cambiamento del tenore di vita, in quanto esso riflette
semplicemente il passaggio da una produzione di non mercato ad una di mercato del bene o del
servizio. Molti servizi che le famiglie producono da se non sono riconosciuti come componenti del
reddito o della produzione nazionale, ma ciononostante costituiscono un aspetto importante dell'attività
economica. Sebbene la loro esclusione dai computi ufficiali riflette incertezze nelle modalità di misurazione più che l'esistenza di difficoltà concettuali, ci sono stati progressi in questo campo, anche
se queste misurazioni dovrebbero essere rese sempre più sistematiche. Tali misurazioni dovrebbe
inoltre tener conto di come le persone impiegano il loro tempo, in quanto questo è un dato che oltre ad
essere misurabile è confrontabile, sia nel tempo che nel rapporto tra paesi. Una puntuale e periodica
contabilità delle attività delle famiglie andrebbe affiancata a quella nazionale in modo da rendere il
quadro della situazione quanto più completo possibile. Nei paesi in via di sviluppo poi, la produzione di
beni, quali ad esempio cibo e abitazione, da parte delle famiglie, gioca un ruolo fondamentale. Tracciare
la produzione di tali merci prodotte all'interno dei nuclei famigliari è allora importante per valutare i
reali livelli di consumo delle famiglie in quei paesi.

27) Una volta quantificate quelle attività che non hanno un mercato, si pone di conseguenza la
questione della valutazione, in termini economici, del tempo libero. Consumare la stessa quantità di
beni e servizi, ma lavorando per 1500 ore all'anno invece di 2000 ore comporta certamente un aumento
del proprio tenore di vita. Sebbene la valutazione del tempo libero sia molto complicata, il confronto
degli standard di vita, sia nel tempo che tra i diversi paesi, non può non tener in debito conto la quantità
di tempo libero goduto dalle persone.
Il benessere è multidimensionale

28) Per definire compiutamente cosa sia benessere economico dobbiamo avvalerci di una definizione
multidimensionale. Basandosi su ricerche accademiche e su una serie di iniziative concrete sviluppate in
tutto il mondo, la Commissione ha individuato i principali aspetti che devono essere presi in
considerazione.
In linea teorica, tali aspetti andrebbero considerare contemporaneamente:
I. Standard materiali di vita (reddito, consumi e ricchezza);
II. Salute;
III. Istruzione;
IV. Attività personali compreso il lavoro
V. Partecipazione politica e governo;
VI. Connessioni sociali e relazioni interpersonali;
VII. Ambiente (condizioni attuali e future);
VIII. Insicurezza, sia fisica che economica.
Tutti questi aspetti incidono sulla dimensione del benessere delle persone, e tuttavia molti di essi sono
esclusi dalle misure convenzionali del reddito nazionale.
Sia gli aspetti oggettivi che quelli soggettivi del benessere sono importanti.

Raccomandazione 6: la qualità della vita dipende dalle condizioni di vita oggettive delle
persone e dalle loro capacità. Dovrebbero essere adottati degli accorgimenti per migliorare le
misure di fattori quali lo stato di salute delle persone, il livello d'istruzione, le attività personali
e le condizioni ambientali. In particolare, notevole sforzo dovrebbe essere dedicato allo
sviluppo di misure robuste ed affidabili delle connessioni all'interno del tessuto, della
partecipazione politica, e della insicurezza, fattori che possono essere utilizzati per ipotizzare
il grado di soddisfazione della popolazione.

29) Le informazioni rilevanti per valutare la qualità della vita vanno oltre la percezione personale e la
auto descrizione di se stessi da parte delle persone e devono includere misure delle loro capacità
(“functionings”) e della loro libertà. In effetti, ciò che veramente conta sono le potenzialità delle
persone (“capabilities”), cioè l' insieme delle opportunità a loro disposizione e il grado di libertà che essi
hanno di scegliere le opportunità per costruire la vita che desiderano. La scelta e il peso di questi fattori,
necessari per una qualsiasi misura della qualità della vita, è più un giudizio di valore che un esercizio tecnico. Mentre però l'elenco completo delle caratteristiche che influenzano la qualità della vita poggia
inevitabilmente su giudizi di valore, vi è unanime consenso che la qualità della vita dipenda anche da
fattori quali lo stato salute delle persone e il loro grado di istruzione, dalle loro attività quotidiane (che
comprendono il diritto a un lavoro dignitoso e ad un alloggio), la loro partecipazione al processo
politico, l'ambiente, nell'accezione sia sociale che naturale del termine, in cui essi vivono, e dei fattori
che determinano la loro sicurezza fisica ed economica. Una misura di tali caratteristiche richiede
l'utilizzo di dati sia oggettivi che soggettivi. La sfida in tutti questi campi è di migliorare quanto è già
stato realizzato, individuando le lacune nelle informazioni attualmente disponibili, e di investire nella
capacità, da parte degli statistici, di migliorare quegli indicatori ( quali ad esempio, l'impiego del tempo
a propria disposizione) che, sebbene disponibili, restano ancora carenti.

Raccomandazione 7: gli indicatori degli standard di vita dovrebbero poter valutare le
disuguaglianze in una prospettiva quanto più ampia possibile.

30) Le disuguaglianze nelle condizioni umane sono parte integrante di qualsiasi valutazione della qualità
della vita nei diversi paesi e di come essa si evolva nel tempo. Inoltre, gran parte delle misurazioni della
qualità della vita richiedono non solo adeguate misure della disuguaglianza, ma, come visto nel par. 25,
l'individuazione dei collegamenti e delle correlazioni esistenti tra i vari aspetti. Tali disuguaglianze nella
qualità della vita dovrebbero allora essere valutate tra le persone, ma anche tra i gruppi socioeconomici,
tra i sessi e tra le generazioni, tenendo in particolare conto quelle forme di disuguaglianza
sorte in tempi recenti, come quelle legati all'immigrazione.

Raccomandazione 8: le indagini statistiche dovrebbero essere progettate per valutare i legami
tra i vari aspetti della qualità della vita per ogni persona, e queste informazioni devono essere
utilizzate in sede di determinazione delle politiche di intervento.

31) È fondamentale analizzare questioni quali ad esempio se l'evoluzione di un aspetto della qualità
della vita possa pregiudicarne altri, e di come le evoluzioni in tutti questi campi siano collegati al
reddito personale. Questo è un aspetto importante perché le conseguenze, in termini di qualità della
vita, nell’avere numerosi svantaggi possono essere di gran lunga maggiori se considerate
congiuntamente. Lo sviluppo di misure di tali effetti cumulativi richiede però informazioni sulla
distribuzione "congiunta" dei singoli caratteri salienti, cosa che si può ottenere attraverso sondaggi
dedicati che coinvolgano l'intera popolazione. Passi in questa direzione potrebbero essere intrapresi
includendo in tali indagini alcune domande standard che consentano di fare una classificazione degli
intervistati sulla base di un numero selezionato di caratteristiche. Infine, quando si progettano politiche
in determinati campi, gli impatti sugli indicatori relativi ai diversi aspetti della qualità della vita,
dovrebbero essere considerati congiuntamente, sia per identificare le interazioni tra questi sia per
cogliere le esigenze delle persone svantaggiate nelle diverse aree.

Raccomandazione 9: gli Istituti centrali di statistica devono raccogliere le informazioni
necessarie a valutare i vari aspetti caratterizzanti la qualità della vita, permettendone quindi
una aggregazione attraverso la costruzione di diversi indici.

32) Mentre, da una lato, esistono una pluralità di indicatori che consentono una valutazione dei diversi
aspetti caratterizzanti la qualità della vita, dall'altro sorge la necessità di sviluppare un indicatore unico di
sintesi. E' possibile costruire diversi indici che misurino il livello della qualità della vita che possono
variare in funzione di alcuni aspetti specifici da evidenziare e a seconda delle strategia adottate. Alcune
di queste misure sono già in uso come quella relativa al livello medio della soddisfazione della vita o
indici composti che aggregano diverse medie in campi oggettivi quale ad esempio l'Indice di Sviluppo
Umano. Altri potrebbero essere prodotti e utilizzati, qualora i sistemi statistici nazionali facessero gli
investimenti necessari a fornire i dati richiesti per il loro calcolo.

33) La Commissione ritiene che, oltre a indicatori oggettivi di benessere, deve essere considerato misure
soggettive della qualità della vita.

Raccomandazione 10: misure oggettive e soggettive del benessere forniscono informazioni
chiave sulla qualità della vita delle persone. Gli Istituti nazionali di statistica dovrebbe
includere domande per cogliere nelle loro propria indagini valutazioni sulla propria vita,
esperienze edonistiche e le priorità delle persone intervistate.

34) La Ricerca ha dimostrato che è possibile raccogliere dati significativi e attendibili sul benessere
soggettivo, così come su quello oggettivo. Il benessere da un punto di vista soggettivo comprende
diversi aspetti (valutazioni cognitive della propria vita, felicità, soddisfazione, le emozioni positive come
la gioia e l'orgoglio, e le emozioni negative come il dolore e la preoccupazione): ciascuno di essi
dovrebbe essere misurato separatamente per ottenere una valutazione più completa della vita delle
persone. Le misure quantitative di questi aspetti soggettivi permettono di ottenere non solo una buona
misura della qualità della vita per sé, ma anche una migliore comprensione delle sue determinanti, al di
là del reddito delle persone e delle condizioni materiali. Nonostante la presenza di molte questioni
irrisolte, tali misure soggettive potrebbero fornire importanti informazioni sulla qualità della vita. Perciò
si potrebbero integrare all'interno delle indagini compiute dagli Istituti nazionali di statistica quei
questionari, che sebbene utilizzati tipicamente in indagini non ufficiali, hanno dimostrato il loro valore e
la loro utilità.
Utilizzare un approccio pragmatico nella misurazione della sostenibilità.

35) Come misurare e valutare la sostenibilità è stata una preoccupazione centrale della Commissione. Il
tema della sostenibilità pone come sfida quella di determinare se l'attuale livello di benessere possa
essere mantenuto per le generazioni future. Per sua stessa natura, allora, la sostenibilità coinvolge il
futuro e una sua valutazione implica numerose ipotesi e la definizione di future scelte politiche. Tutto
ciò viene inoltre complicato dal fatto che alcuni aspetti della sostenibilità ambientale (in particolare
quelli attinenti i cambiamenti climatici), sono influenzati dalla interazione tra la situazione socioeconomica
e i modelli ambientali perseguiti dai diversi paesi. La questione è davvero complessa, più
complessa della già complicata questione della misurazione del benessere economico corrente.

Raccomandazione n. 11: la valutazione della sostenibilità richiede una serie ben identificata di
indicatori. Tali indicatori devono poter misurare la variazione di alcuni stock. Un indice
monetario della sostenibilità è sicuramente importante, ma, allo stato attuale della tecnica,
dovrebbe rimanere essenzialmente limitato, nel suo impiego, ad aspetti economici della
sostenibilità.

36) La valutazione della sostenibilità è complementare alla questione del benessere corrente o delle
performance macroeconomiche, e deve pertanto essere esaminata separatamente. Questo può sembrare
banale eppure merita di essere sottolineato, perché taluni approcci, correntemente utilizzati, non
riescono ad adottare fino in fondo questo principio, conducendo a messaggi potenzialmente fuorvianti.
Ad esempio, è possibile commettere degli errori quando si cerca di combinare in un unico indicatore
una misura del benessere corrente e una misura di sostenibilità. Per fare un analogia, quando si guida
una macchina, una misura che sommasse in un unico numero la velocità attuale del veicolo e del livello
residuo di benzina non sarebbe di alcuna utilità per il conducente. Entrambe le informazioni sono
importanti e devono quindi poter essere visualizzate separatamente, in aree ben visibili del cruscotto.

37) Per misurare la sostenibilità, occorrono quanto meno indicatori che forniscano informazioni sulla
variazione di quei fattori che maggiormente contano per il futuro benessere. Questo perché, la
sostenibilità richiede che gli stock di determinate risorse siano incrementati o quanto meno preservati: per fare un esempio, quantità e qualità delle risorse naturali, delle risorse umane, gli stock di capitale
fisico e sociale.

38) Allo stato attuale ci sono due approcci alla misurazione degli stock necessari per garantire un futuro
sostenibile. Il primo considera variazioni in ogni stock separatamente, per valutare se questo sia in
aumento o in diminuzione, con l'intento di adoperarsi affinché questi rimanga al di sopra di valori
soglia. Il secondo approccio converte tutti gli stock in un equivalente monetario, ammettendo
implicitamente la sostituibilità tra i diversi tipi di stock, in modo che una diminuzione, per esempio, del
capitale naturale possa essere compensata da un corrispondente aumento del capitale fisico
(opportunamente ponderati). Tale approccio ha un notevole potenziale, ma anche diversi limiti, il più
importante è l'assenza di mercati per molte attività rendendone impossibile allora una corretta
valutazione monetaria. Anche qualora ci fossero poi dei valori di mercato, non vi è alcuna garanzia che
questi possano riflettere adeguatamente il valore delle diverse attività nella determinazione del benessere
futuro. L'approccio monetario richiederebbe l'impiego di modelli sofisticati che solleverebbero inoltre
seri problemi informativi. Tutto questo suggerisce allora di iniziare con un approccio più semplice,
focalizzando cioè l'aggregazione monetaria su quelle attività per le quali vi sono tecniche di valutazione
su cui esiste unanimità di consensi nel ritenerle misure ragionevoli, come ad esempio il capitale fisico, il
capitale umano e alcune risorse naturali. In tal modo, dovrebbe essere possibile valutare la componente
"economica" della sostenibilità, che, alla fine, dovrebbe mostrare se i paesi stiano andando oltre o meno
nel consumo della loro ricchezza economica.
Indicatori fisici per le pressioni ambientali.

Raccomandazione 12: gli aspetti della sostenibilità ambientale meritano un ulteriore controllo
sulla base di un ben definito insieme di indicatori fisici. In particolare vi è la necessità di un
indicatore che misuri in maniera univoca l'approssimarsi di livelli pericolosi di danni
ambientali (quali drastici cambiamenti climatici o l'esaurimento delle riserve ittiche.)

39) Per i motivi di cui sopra, attribuire un valore monetario a questioni attinenti l'ambiente naturale è
spesso difficile definisce e si rende allora necessario, per monitorare lo stato dell'ambiente, l'impiego di
un insieme di indicatori fisici a parte. Questo è, in particolare, il caso che si manifesta quando si tratta di
valutare gli effetti di cambiamenti climatici irreversibili e/o repentini. Per tale ragione i membri della
Commissione ritengono che vi sia la necessità di elaborare un chiaro indicatore che colga gli aumenti di
concentrazioni atmosferiche dei gas serra utile a determinare la vicinanza a pericolosi valori critici tali da
innescare i cambiamento climatici (ovvero determinare i livelli di emissioni che ci si aspetta,
ragionevolmente, possano provocare in futuro tali concentrazioni). Il cambiamento climatico (a causa
di aumenti delle concentrazioni atmosferiche di gas ad effetto serra) è una questione particolarmente
spinosa in quanto costituisce un vero e proprio problema mondiale che non può essere risolto
all'interno dei confini nazionali. Inoltre, indicatori fisici potranno essere elaborati solo con uno sforzo
combinato della comunità scientifica. Fortunatamente, grossi passi avanti sono già stati fatti in questo campo.

E dopo?
40) La Commissione ritiene la sua relazione come il punto di partenza per una futura discussione
piuttosto che uno di arrivo. La relazione suggerisce questioni che dovrebbero essere affrontate
nell'ambito di uno sforzo di ricerca il più esteso possibile. Altri organismi, a livello nazionale e
internazionale, dovranno discutere la raccomandazioni contenute nella relazione, identificarne i limiti, e
valutare come ciascuna di queste possa meglio contribuire al progetto complessivo, ognuno dalla
propria prospettiva.

41) La Commissione ritiene che un dibattito internazione circa le questioni e le raccomandazioni
sollevate nella presente relazione sia necessaria per avviare una discussione sui valori della società, su
ciò, che come società, maggiormente ci preoccupa, e se ci stiamo impegnando fino in fondo per ciò che
è realmente importante

42) A livello nazionale, dovrebbero essere istituite tavole rotonde, con la partecipazione delle parti
interessate, per individuare e definire una scala di priorità per quegli indicatori che portano a punto di
vista condiviso su come stia progredendo il progresso sociale e come può essere sostenuto nel tempo.

43) La Commissione spera che questa relazione sia di impulso, non solo per questa più ampia
discussione, ma anche per la ricerca costante e lo sviluppo di misurazioni che meglio ci consentano di
valutare nel miglior modo possibile prestazioni economiche e progresso sociale.

Fonte:
www.reteforum.it/.../Sintesi_Rapporto_Commissione_Stiglitz_Sen_Fitoussi. pdf - Simili

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