lunedì 10 gennaio 2011

Dalla Sardegna alla conquista di Boston: l'avventura di una ricercatrice sassarese

Gran parte della sua vita l'ha trascorsa con il naso all'insù, e questo è il suo lavoro. «Studio galassie distanti milioni di anni luce e analizzo immagini che arrivano direttamente dallo spazio». Anna Lia Longinotti, sassarese di 34 anni, è una ricercatrice del MIT, il Massachussets institute of technology di Boston, negli Stati Uniti d'America, una delle università più importanti del mondo.


Possiamo anche chiamarla cervello in fuga o esportatrice d'intelligenza, però sul termine secchiona non si scherza. «A scuola ero più brava della media ma all'università non ero certo una studentessa modello».

Anna Lia ha un ufficio a Boston dal 2009, anno in cui ha vinto l'assegno di ricerca. Il suo curriculum è quasi una cartina geografica (il giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini l'ha definita neosarda globetrotter): partenza da Sassari con maturità classica all'Azuni, laurea in Astronomia a Bologna, dottorato in Astrofisica all'Imperial College di Londra e primo contratto di ricerca all'ESA di Madrid, l'Agenzia spaziale europea. Poi il MIT, una sigla che solitamente è citata nei libri di storia e di scienza come sinonimo d'avanguardia scientifica. Aperto nel 1861 dal geologo William Barton Rogers, l'istituto ha sfornato ben 76 premi Nobel ed è una sorta di fabbrica di invenzioni.

Dentro le sue aule è nata l'idea del World Wide Web (le tre "w" di internet), si è sperimentato il primo sistema Gps o ancora, più recentemente, si è trovato il modo per utilizzare l'energia elettrica senza il bisogno di cavi.

«Avevo fatto domanda, così, giusto per farla, perché era il MIT. Ovviamente mi interessava il posto di lavoro, potevo utilizzare il satellite Chandra e quando mi hanno messo il contratto sotto il naso non ci credevo». Nata ad Alghero nel 1976, Anna Lia ha vissuto la prima parte della vita a Sassari. Poi l'incontro con l'astronomia e l'amore per le galassie. Al MIT, appunto, si occupa del telescopio orbitale Chandra, un satellite grande quanto un autobus che fotografa i nuclei galattici attivi, la materia di cui si occupa Anna Lia, quindi l'astronomia in banda x.

Il motivo per cui si analizzano? Permettono di studiare il plasma e il gas che circondano vari tipi di oggetti astrofisici, per esempio stelle di neutroni, supernovae (esplosioni di stelle) e lampi gamma. Pensare che questi studi servono poco all'uomo comune però è sbagliato. È anche grazie all'astrofisica, per esempio, che oggi tutti possediamo una macchina fotografica digitale o una videocamera, basate su tecnologia Ccd sviluppata per fotografare le stelle.

Anna Lia quest'anno è riuscita a tornare in Sardegna per Natale, l'anno scorso invece le aveva trascorse sotto il cielo delle Ande. «Notti intere a guardare le stelle, a prendere appunti e il termos di caffè sempre pronto», racconta. Come tutti gli emigrati, Anna Lia ha un rapporto controverso con la sua terra, un misto di nostalgia e rabbia. «In Italia la situazione è piuttosto deprimente, la ricerca è percepita come uno spreco, ci additano come fannulloni, e i concorsi all'università sono fatti in maniera bizantina. In America ogni giovane invece è visto sempre come una risorsa». Terminate le vacanze la scienziata sassarese tornerà a lavoro al MIT, dove ha un contratto sino al 2011. Negli Stati Uniti le università fanno la lotta per offrire posti e finanziare ricerche. Un motivo per tornare in Italia almeno una volta l'anno però c'è: ripercorrere ancora la strada immersa nelle campagne della Nurra che per tante notti estive l'ha portata da Stintino ad Alghero, fermare l'auto e guardare il firmamento. In Sardegna le stelle sono più belle, non so perché, ma il cielo è magico».
ANTONIO MUGLIA
Lunedì 10 gennaio 2011 08.18
 

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