giovedì 13 gennaio 2011

Il Portogallo è sotto zero, il Brasile cresce del 4,5%

di Edoardo Narduzzi  
Il 2011 sarà un ulteriore anno recessivo per l'economia portoghese. La banca centrale del paese stima pari all'1,3% la diminuzione del pil e vede una leggera ripresa della crescita soltanto nel 2012.


La situazione del paese lusitano rimane, perciò, in bilico e continuano le pressioni, soprattutto da parte della Germania, per convincere il governo di Lisbona ad accettare gli aiuti messi a disposizione dalla Ue e dal Fondo monetario internazionale. Il Portogallo sconta l'effetto complessivo dell'aggiustamento dell'euro: per anni ha goduto dei bassi tassi di interesse garantiti dalla moneta unica per indebitarsi senza però migliorare la propria competitività complessiva. Non potendo più svalutare, l'aggiustamento passa inevitabilmente per una caduta dei prezzi interni, sempre denominati in euro, tale da ridare competitività soprattutto alle esportazioni. Il costo unitario del lavoro è uno dei prezzi portoghesi in fase di aggiustamento. Le difficoltà di Lisbona si aggiungono a quelle greche e irlandesi e fanno dell'eurozona un caso davvero speciale nel 2011. Nell'intero pianeta si prevede che soltanto sei paesi registreranno un anno recessivo, cioè con crescita negativa del pil, nell'esercizio appena iniziato. La metà di questi paesi, cioè Irlanda, Portogallo e Grecia, appartengono all'euro. Da solo questo dato dovrebbe far riflettere non poco anche perché tra i dieci paesi che complessivamente cresceranno di meno al mondo nel 2011 ce ne sono altri due dell'area della moneta unica: Italia e Spagna. Insomma il mondo sta davvero cambiando molto rapidamente. Del resto, il Portogallo, ancora fino agli anni recenti, era un paese coloniale. Macao, l'Angola e il Mozambico sono uscite dal controllo di Lisbona solo una ventina di anni fa. Il Brasile è stata una grande colonia portoghese ed è oggi il paese che, parlando la stessa lingua di Lisbona, tiene alta nel mondo l'importanza della «portoghesità». Nel 2011 la ricchezza nazionale brasiliana crescerà del 4,5% e il tasso di disoccupazione sarà del 5,7%. Numeri diametralmente diversi da quelli portoghesi e la fotografia di un cambiamento radicale in corso nel mondo. I paese opulenti dell'Occidente sono chiamati a riformarsi in profondità, perché le loro vecchie colonie sanno ora produrre e competere molto bene. Nessuna rendita di posizione è più garantita perché la storia del capitalismo ha definitivamente voltato pagina. Il Portogallo esemplifica un fenomeno che vale per tutti in Europa, Francia. Italia e Regno Unito non possono illudersi di essere diversi e di poter rinviare le scelte riformiste che l'avanzata del nuovo mondo impone.
 

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