giovedì 13 gennaio 2011

Notizie Federali della Sera, 13 gennaio 2011

1. Genova, 100 mila euro per il bagno del Prefetto.
2. Belluno, fuga dal Veneto.
3. Trieste, aumentano le spese per le uniformi di Palazzo.
4. Friuli-VG, La Corte dei conti indaga anche sulle auto blu di Turismo Fvg.
5. Meteo federalista, Jesolo avrà le sue previsioni del tempo.
6. Padova, i bambini: "Obbligati a mangiare ciò che non ci piace".
7. Friuli-VG, no leghista alla cena di gala al Quirinale.

Sezione affetti da cretinismo:
8. A Matera c'e' pure Anthony Majanlathi (discendente di Hans Christian Andersen).
9. Resisteremo al fascismo aziendale.
10. Alemanno, ora bisogna fare una riflessione.
11. Adusbef e Federconsumatori: il debito pesa 89.044 euro a famiglia.
12. Sei italiano? di centrodestra? il Pd e' buddista.



13 gennaio 2011. La ristrutturazione della stanza da bagno del prefetto di Genova Francesco Musolino è costata complessivamente 105.564,17 euro. Preziosi i materiali usati, con rivestimenti in marmo bianco, sanitari di lusso e bagno turco con luci per la cromoterapia. A pagare, come scrive il quotidiano “La Repubblica”, è stato il ministero della Infrastrutture e dei Trasporti.
 «Chiederò spiegazioni, se avessi saputo che l’importo degli interventi si aggirava intorno ai centomila euro, avrei escluso l’esecuzione dei lavori - dichiara Musolino - I servizi igienici andavano rifatti: da trent’anni nessuno li aveva mai ristrutturati». Il palazzo della Prefettura di Genova è patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Referendum: dai parlamentari dubbi e promesse. di Irene Aliprandi
BELLUNO. «L’iter sarà lungo e difficile, ma garantiamo tutto il nostro impegno». Nonostante le sfumature, i parlamentari bellunesi usano più o meno le stesse parole sul referendum provinciale e tutti hanno una proposta coerente con l’a utonomia bellunese da rispolverare.
I dubbi maggiori arrivano da Franco Gidoni, deputato della Lega Nord: «Prendo atto del voto del consiglio provinciale e delle perplessità, anche da parte di chi ha promosso il referendum. Non sarà una cosa facile e io sono perplesso come lo è il presidente della Provincia Bottacin, basti pensare alle 50 mila firme raccolte dalla Lega nel 1999. Se vogliamo pensare che in questo modo si riaccendono i riflettori su Belluno bene, ma sulla reale realizzazione ho dei dubbi, perché ci sono iniziative come quella di Vaccari che non raccolgono l’appoggio del Parlamento. Ci vuole una riforma costituzionale, con il 75% dei voti, Pd e Pdl li avrebbero, chiedete a loro perché non ci stanno, dite alla Bettiol che contatti Bersani. La Lega c’è, ha condiviso la sua posizione ai massimi livelli, ma gli altri?».
Descrive una strada difficile anche il deputato del Partito Democratico Gianclaudio Bressa: «Sono convinto che il referendum sia un’azione importantissima per mettere di fronte alle proprie responsabilità chi può fare qualcosa per l’autonomia di Belluno, prima la Regione e poi il Parlamento. Il referendum è una via molto difficile, l’iter è complesso, ma sarà uno strumento di pressione straordinaria per una causa che non può più essere disattesa. Subito si potrebbe attuare il terzo comma del 116 Cost (fatto da Bressa, ndr), ma in Regione non vogliono per non scontentare altri».
Il senatore della Lega Nord Gianvittore Vaccari ricorda la propria iniziativa legislativa per l’autonomia di Belluno, come Trento e Bolzano: «Mi sento coinvolto positivamente dal voto del consiglio, perché il referendum chiede la stessa cosa che chiedo io. In consiglio ha votato anche il centrosinistra e spero che ci sia coerenza anche in Parlamento. In questo momento il quadro politico è frammentato per una riforma costituzionale in 4 letture, ma la compattezza tornerà, l’importante ora è approvare il federalismo, che sarà base fertile per tutto».
Per il senatore del gruppo misto, Maurizio Fistarol, il voto del consiglio: «Era un atto dovuto, adesso il problema è rendere produttive l’iniziative e le firme. Quanto successo può aiutare a rimettere sotto i riflettori Belluno, ma visti i precedenti c’è poco da essere ottimisti. Il fatto è che, se si arriva al referdnum, la questione si complica e sarà senza ritorno: un territorio che se ne vuole andare è un macigno. La politica deve fare qualcosa subito, prima del referendum. Basterebbe calendarizzare la proposta di legge costituzionale della Lanzillotta, che dà a Belluno e alle altre province montane simili competenze esclusive. Senza dimenticare la tendenza a ridimensionare i privilegi degli Statuti speciali, non attacchiamoci a un carro che potrebbe fermarsi».
Aspetta l’esito del voto referendario, ma assicura subito il suo impegno, il deputato del Pdl Maurizio Paniz: «Il voto in consiglio è l’epilogo di un percorso che vede Belluno affermare una volta di più il diritto a un trattamento conforme a quello delle province confinanti. Io sono contrario alla secessione dei singoli comuni, ma fui il primo nel 2005 a lanciare il referendum provinciale, che mantiene l’unità. Non importa in quale Regione saremo, ciò che conta è mantenere la provincia unita e con il massimo possibile».

Nel dettaglio, come figura nel capitolo 1464 del bilancio fresco d’approvazione, le uniformi di commessi e autisti assorbono 280 mila euro. 80mila in più rispetto al 2010. Ai fondi del 2010 si aggiungono anche quasi 3mila euro per i dispositivi antinfortunistici di tecnici, ingegneri e geometri: scarpe, caschi e guanti.
TRIESTE Nessuna sforbiciata agli abiti dei dipendenti regionali. Per divise e uniformi, nonostante la crisi economica, il Palazzo non intende tagliare, anzi. A ben guardare i numeri della Finanziaria, votata da poche settimane, la manica sembra più larga per vestire gli oltre duecento uscieri, commessi e autisti in libro paga e gli ancor più numerosi forestali: 570mila euro complessivamente iscritti nel bilancio di previsione 2011 per uniformi, equipaggiamento e armi.
Erano 400mila in quello 2010. Nel dettaglio, come figura nel capitolo 1464 del bilancio fresco d’approvazione, le uniformi di commessi e autisti assorbono 280 mila euro. 80mila in più rispetto al 2010. Guardaroba da rivedere? Qualche moda da rincorrere? I pantaloni stringono? Non è così. «L’incremento è dovuto al fatto che nell’esercizio precedente sono stati erogati appena 33mila euro, nonostante la somma programmata fosse di gran lunga più cospicua - si affretta a spiegare la direzione centrale alle Risorse finanziarie - la spesa è stata semplicemente rimandata a quest’anno e quindi per forza di cose risulta più onerosa».
Ai fondi del 2010 si aggiungono anche quasi 3mila euro per i dispositivi antinfortunistici di tecnici, ingegneri e geometri: scarpe, caschi e guanti. Discorso a sé per il corpo forestale a cui il bilancio dedica una voce precisa, la 1543. Neanche qui però si stringe la cinghia: per l’equipaggiamento e l’armamento di chi deve muoversi ogni giorno tra boschi e montagne la Regione ha appena messo da parte ben 290mila euro.
In questo caso, però, nel 2010 - a fronte di un fondo iniziale di 200mila euro - dalle casse era uscita una somma che sfiorava i 250mila, a cui si sono sommati i 9mila euro necessari per l’a ntinfortunistica. Naturalmente il deterioramento di una divisa in dotazione a una guardia forestale è diverso dall’usura di un completo blu con cravatta assegnato all’autista di un assessore o di un presidente.
Nel novero dei conti non rientra la Protezione Civile, che può beneficiare di un finanziamento fuori bilancio. È dunque il corpo stesso che si occupa di gestire la fornitura delle divise e dell’a ttrezzatura di sicurezza.
Ma dove va a fare shopping la Regione? «Certo non in boutique - chiariscono dalla direzione - programmiamo una gara d’appalto per scegliere l’azienda che vende stock di pantaloni e giacche al miglior prezzo; come in tutti i settori anche in questo dobbiamo cercare di risparmiare». Non sono sicuramente pezzi da sartoria, «tuttavia scegliamo indumenti dignitosi ed eleganti che possano consentire la riconoscibilità e il giusto decoro dell’istituzione che il personale rappresenta. Non cerchiamo griffe particolari, altrimenti qui tutti verrebbero a bussare ai nostri uffici per chiederci una divisa ad hoc, se lo immagina?».
(13 gennaio 2011)
La procura contabile ha aperto un fascicolo dopo un’interrogazione del Pd
UDINE. «Dall’opposizione abbiamo il dovere di controllare quel che fa l’esecutivo. Poi la Corte dei conti farà il suo mestiere». Mauro Travanut, il consigliere regionale che ha presentato l’interrogazione consiliare sulle auto blu di TurismoFvg, guarda soddisfatto l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura contabile. «Devo dire – precisa il consigliere del Pd – che sono anche più contento se poi l’assessore di turno spiega e smentisce i miei dubbi. Ma non sempre va così. Avevo chiesto chiarimenti già nella scorsa seduta del Consiglio, ora attendiamo la risposta in Aula alla fine di questo mese».
Sulla questione si è dunque attivata la Corte dei Conti. Il procuratore regionale Maurizio Zappatori ha aperto un’inchiesta per verificare l’utilizzo dei mezzi di rappresentanza a disposizione dell’Agenzia del turismo. Entro il 20 gennaio la Direzione centrale delle Attività produttive dovrà inviare alla Procura una relazione documentata su tutta la vicenda.
Al centro dei dubbi – «la vicenda mi sembrava nebulosa, ecco perché ho fatto un’interrogazione» ricorda Travanut – ci sono le automobili dell’agenzia, nel dettaglio una Mercedes classe C, un’A lfa Mito e una Fiat Croma. «Perché – si leggeva nell’interrogazione – il direttore di Turismo Fvg, pure con autista, e altri due uomini dell’ Agenzia di Villa Manin viaggiano in auto blu, nonostante l’i nput del governatore Renzo Tondo a contenere la spesa pubblica?».
Ma quanto costano alle casse della Regione queste automobili? Secondo Travanut il noleggio delle tre vetture ammonta a 3.900 euro al mese. In particolare il consigliere ricordava che «nessun dirigente della Regione può utilizzare automobili messe a sua esclusiva disposizione dall’amministrazione». Perché dunque, e con quali finalità Turismo Fvg «avrebbe stipulato con un autonoleggiatore privato un contratto per l’utilizzo di tre auto, di cui una con autista, per il direttore, un consulente a contratto e un dirigente?», chiedeva Travanut.
Le stesse domande, ora, sono sulla scrivania di Zappatori. Il parco auto di Turismo Fvg è passato dal 2008 all’inizio di quest’anno da 13 a 7 mezzi. Tra quelli dismessi alla fine del 2010 anche la Mercedes e l’Alfa Mito. Attualmente a disposizione dell’Agenzia, secondo la Regione, ci sono 3 furgoni, 2 Fiat Punto, una Ford CMax e la Croma.
Travanut ironizza poi sul cambio delle deleghe tra l’assessore Luca Ciriani e l’attuale responsabile Federica Seganti. «Forse non hanno avuto il tempo di rispondere. Però se ancora non mi risponderanno – conclude – mi verrà qualche sospetto».
Nasce il "federalismo meteorologico" annunciato quest'estate dal governatore leghista Luca Zaia. Corsi dell'agenzia regionale per l'ambiente per creare una stazione meteo autogestita. Gli albergatori: previsioni sbagliate fanno perdere milioni di euro
VENEZIA. I veri federalisti lo sanno: non esiste un meteo nazionale. Anzi, nemmeno regionale. E pure quello provinciale è opinabile. Quindi: federalismo meteorologico locale. La nuova frontiera del Veneto leghista sta nascendo in questi mesi con il progetto di «formazione di previsori meteo» portato avanti tra l'agenzia regionale ambientale (Arpav), responsabile del servizio meteo veneto, e dall'altra Ascom e Associazione jesolana albergatori.
Obiettivo: «Fornire informazioni più attendibili sulla specificità meteorologica locale» da ottenere tramite «interazione tra soggetti imprenditoriali e agenzia regionale». Il tutto con la benedizione del presidente della giunta regionale, il leghista Luca Zaia, che ha personalmente voluto tale collaborazione. Un progetto che, nonostante il commissariamento cui è sottoposta l'Arpav dopo il defenestramento dell'ex direttore generale Andrea Drago, è andato avanti come un treno. Già tre gli incontri operativi avvenuti tra le parti (due nella sede del centro meteo di Teolo e uno in quella degli albergatori jesolani) e una data limite già fissata per partire: 30 giorni. A metà dicembre, infatti, la giunta regionale ha già deliberato il nome del nuovo direttore Arpav: Carlo Emanuele Pepe.
Tutto era nato dopo due contestate previsioni meteo lo scorso aprile: l'Arpav e tutte le maggiori agenzie meteo nazionali avevano previsto pioggia e il weekend a Jesolo si era risolto con il sole, ma la gente - con un occhio alle previsioni - se n'era rimasta a casa. Perdita calcolata dagli albergatori jesolani: 3 milioni di euro. «E sono sicuramente anche di più - spiega il presidente dell'Aja, Massimiliano Schiavon - con l'indotto di ristoranti, pizzerie e supermercati. Questo e solo questo ci ha spinto a chiedere e ottenere questo progetto: dare informazioni più complete a un'utenza turistica che, con le frontiere a due ore d'auto, decide se venire o meno in base ai dati meteo aggiornati».
In effetti esiste una disparità di trattamento tra località: per il lago di Garda il bollettino Arpav è aggiornato ogni ora, per la costa veneziana ce n'è uno al giorno. Il progetto è già alla fase operativa ed è stata già prevista la stazione meteo autogestita di Jesolo: «Sì, personale e strumentazione li mettiamo noi, la formazione e l'inserimento nella rete sarà cura della Regione tramite Arpav. Dobbiamo partire entro 30 giorni per poter essere operativi prima della stagione e già "testati" per l'extrastagionale. Nessuno vuole taroccare i dati, sia chiaro. Anzi, vogliamo che siano più precisi. Certo ora la Regione non brilla per finanziamenti, ma possiamo partire anche da soli una volta che i previsori locali saranno formati. L'importante è che si possa entrare in un circuito cui il pubblico si rivolge».
Il via libera politico è garantito da Luca Zaia e confermato ieri dall'assessore all'ambiente Conte, cui Arpav fa capo: «Una richiesta giusta: all'interno della riforma di Arpav dobbiamo prevedere anche un'uniformità di azione, senza contrapposizioni provinciali».
Le contestazioni di bambini e genitori: è sparita la bresaola dai piatti e la frutta non è più biologica
PADOVA. «Sono cambiante troppe cose e non siamo per niente contenti. Il piatto unico è una imposizione e obbliga tutti i bambini a mangiare quello e solo quello. Non c'è alternativa. Il fronte degli scontenti? Fino ad ora non ho sentito nessun genitore favorevole». Rosella Piovesan è una delle mamme che sta seguendo passo-passo il cambiamento nelle mense. «A causa della riduzione del personale i pasti non vengono più serviti entro 45 minuti, ma entro 120. La merenda che mangiano al mattino viene addirittura consegnata il giorno prima. La carne ora potrà essere di animale adulto, mentre prima erano solo animali entro i 24 mesi. E' sparita la bresaola, il contorno è uno soltanto e la frutta non è più biologica. L'olio extravergine è di qualità leggermente inferiore e la scelta dei formaggi è molto ridotta. In tutta questa situazione, non ci sono state date alternative».
Attualmente i bambini a scuola fanno due pasti: alle 10.15 c'è la merenda, con frutta, torta di pasticceria o latte e biscotti. Poi dalle 12 alle 13 c'è il pranzo. «I dati nazionali parlano del 25% di obesi e del 30% in sovrappeso _ dice Silvia Schiavon, dietista in servizio a palazzo Moroni _ quindi sono convinta che il piano studiato metta al primo posto la salute dei bambini. Teniamo conto che tutti, prima di venire a scuola, dovrebbero fare una ricca colazione a casa». «Ai genitori che protestano perché abbiamo cambiato olio extravergine contestandone la qualità, voglio chiedere in che olio vengono preparate le patatine fritte che danno ai loro figli _ dice l'assessore Piron _ Inoltre non bisogna dimenticare che ogni bambino ci costa mediamente 1.041 euro ogni anno. Di questi 505 euro li mettono le famiglie ma 536 li mette il Comune. Il nostro sforzo per dare questo servizio è notevole. Ma io come amministratore devo dare risposte anche agli altri cittadini, che 13 gennaio 2011
non hanno figli a scuola».
Fontanini: «Non sono i tempi per andare a cena a Roma. Bisogna risparmiare»
di Anna Buttazzoni
UDINE. Non si accomoderà a quel tavolo Pietro Fontanini. Lui, il presidente della Provincia di Udine e segretario regionale della Lega, considera che un viaggio a Roma per partecipare a una cena con i presidenti della Repubbliche italiana, Giorgio Napolitano, e slovena, Danilo Turk, sia una spesa inutile. Ancor più inaccettabile in tempi di crisi. E a nulla è valso l’i nvito quirinalizio: «Mi comporto come dovrebbe fare un qualsiasi amministratore, cioè spendo i soldi dei cittadini in modo oculato», ha sentenziato Fontanini. Ed è subito scoppiata la polemica.
Turk sarà in Italia da lunedì a mercoledì su invito di Napolitano. La sua sarà un visita di Stato a suggello dei rapporti tra i due Paesi e per consolidare la cooperazione Italia-Slovenia in sede bilaterale ed europea. Esattamente come nello spirito degli incontri e del concerto dell’amicizia andati in scena il 13 luglio 2010 a Trieste, quando nel capoluogo di regione arrivò anche Ivo Josipovic, presidente della Repubblica della Croazia. E così nella tregiorni italiana Turk vedrà rappresentanti istituzionali come i presidenti del Senato, Renato Schifani, della Camera, Gianfranco Fini, del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, e il sindaco di Roma, Giovanni Alemanno.
Ma il Quirinale ha voluto anche il Friuli Venezia Giulia, ricreando l’atmosfera di Trieste con una cena ad hoc. Dal Colle, quindi, sono partiti nove inviti: ai presidenti della Regione, Renzo Tondo; del Consiglio, Maurizio Franz, e delle Province di Udine, Fontanini, di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat, e di Gorizia, Enrico Gherghetta; e ai sindaci di Trieste, Roberto Dipiazza, di Udine, Furio Honsell, di Pordenone, Sergio Bolzonello, e di Gorizia, Ettore Romoli. Nulla, invece, è arrivato alla Provincia di Pordenone e al suo presidente Alessandro Ciriani: una dimenticanza? O il (solito) ritardo? Chissà.
Fatto sta che nove inviti dal Quirinale hanno raggiunto il Friuli Venezia Giulia e uno solo è stato declinato per motivi di spesa pubblica. Fontanini ha risposto: «No grazie». «Non sono questi tempi per andare a cena a Roma. Bisogna risparmiare e invece – ha detto il presidente della Provincia di Udine – si spendono così i soldi dei contribuenti. Ho ricevuto l’invito, ma non parteciperò alla cena di gala a Roma. Grazie, ma rimango a casa». Nessuna polemica con la Slovenia, ha tenuto subito a precisare il leghista. «Mi comporto semplicemente come dovrebbe fare qualsiasi amministratore: stare attento ai soldi pubblici che spende. Si chiama – ha insistito Fontanini – saggezza della cultura popolare friulana. Le occasioni di incontro con Turk ci sono e ci saranno, meglio se a Lubiana, dove si può andare e tornare in giornata e spendendo meno. Soprattutto in questi tempi di crisi bisogna dare l’esempio e io ho deciso di dare un piccolo esempio», ha concluso Fontanini.
Da Tondo, che ha accettato l’invito, è arrivato un secco no comment alle parole di Fontanini. Una distanza che sembra aver deciso di prendere anche Maurizio Franz, il presidente (leghista) del Consiglio regionale. Che non potrà essere a Roma. «Martedì è fissato il rinnovo di tutte le commissioni che sarò io a presiedere. Essere a Roma la sera prima, quindi – ha detto Franz –, non mi sarà proprio possibile. Per quanto riguarda la scelta di Fontanini è la sua opinione su cui non ho nulla da dire. Ognuno fa le considerazioni che ritiene più opportune», ha concluso Franz.
La presa di posizione di Fontanini non ha di certo conquistato il centro-sinistra, ma nemmeno gli alleati di centro-destra. «Sicuro che ci sarò – ha commentato Dipiazza –, perché abbiamo fatto tanto come città di Trieste per i rapporti con i connazionali croati e sloveni e quindi l’appuntamento è troppo importante. Dopo di che anch’io frequento poco la mondanità e, da buon friulano, concordo con Fontanini sulla necessità d’essere oculati, ma in questo caso il valore dell’incontro è fondamentale». Anche Romoli sarà alla cena. «E quella di Fontanini mi sembra una polemica pretestuosa – ha affermato il sindaco di Gorizia –, anche perché non è con i 50 euro della cena che si salva l’economia». Laconico Bolzonello. «Andrò al gala. Anche perché – ha commentato il sindaco di Pordenone – quando il presidente della Repubblica invita si va». Dure, invece, le parole di Gherghetta. «Non sarò a cena – ha confermato il presidente della Provincia di Gorizia –, perché ho delegato l’assessore Mara Cernic che è anche rappresentante della minoranza slovena. E a Fontanini chiedo: forse il modo di spendere i soldi dei cittadini è quello di Edouard Ballaman? La smetta la Lega di giocare ai “duri e puri” e cominci a fare pulizia in casa propria. Una volta ho votato Lega, nel 1993 – ha concluso Gherghetta – al ballottaggio per le provinciali, per mandare a casa la Dc. Me ne sono pentito».
Non ci sarà, invece, Bassa Poropat. «Ho un impegno pubblico che non ho potuto disdire – ha spiegato la presidente della Provincia di Trieste –, ma avrei partecipato alla cena molto volentieri. Quelle di Fontanini sono dichiarazioni fuori luogo».
Matera. La presentazione del progetto "Prospettiva Matera" si terrà lunedì, alle ore 11:00, alla Provincia. Già raccolte 99 firme di esponenti della cultura, del cinema e del teatro
13/01/2011 LUNEDI’ alle 11, al Palazzo della Provincia di Matera, avrà luogo la conferenza stampa di presentazione di “Prospettiva Matera 2019” - un'azione di promozione e una visione per Matera Capitale Europea della Cultura 2019 promossa dalla Presidenza della Provincia di Matera e da Antonio Calbi.
All'evento parteciperanno: il presidente della Regione Vito De Filippo, il presidente dell'Ente di via Ridola Franco Stella, l'assessore regionale alla Cultura Rosa Mastrosimone, l'assessore regionale al Turismo Erminio Restaino, il sindaco di Matera Salvatore Adduce, l'assessore comunale alla Cultura e al Turismo Cornelio Bergantino, il direttore generale dell'Azienda per il turismo Gianpiero Perri, il presidente della Camera di Commercio Angelo Tortorelli, il presidente del consiglio provinciale Aldo Chietera, Antonio Calbi, l'attrice Anna Galiena e lo scrittore Anthony Majanlathi (discendente di Hans Christian Andersen).
«A sostegno della candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 abbiamo voluto creare, come prima azione promozionale, un elenco di 100 nomi importanti e significativi della cultura italiana - ha sottolineato nel suo intervento Antonio Calbi - Abbiamo cercato personalità diffuse su tutto il territorio nazionale, di diverse età anagrafiche e in rappresentanza di differenti discipline della cultura, delle arti, dello spettacolo e anche membri di altri campi, come l'economia, la ricerca scientifica, lo sport, l'imprenditoria.
Oltre alla disponibilità di Anna Galiena, che sarà la prima firmataria, possiamo già anticipare le adesioni dell'attrice Valentina Cortese, dello scultore Arnaldo Pomodoro, del regista Gabriele Salvatores, della regista Emma Dante, dell'attore Leo Gullotta, dello scrittore Aldo Nove, del filosofo Salvatore Veca, della regista Lina Wertmuller, della poetessa Patrizia Valduga, del presidente di Rai Cinema Franco Scaglia, dello storico e scrittore canadese Anthony Majanlahti, del sovrintendente del Teatro alla Scala Stéphan Lissner e del sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli Rosanna Purchia».
«Una iniziativa di respiro internazionale - ha evidenziato il presidente dell'Ente di via Ridola, Franco Stella - che sostanzia la candidatura della Città dei Sassi a cui, tra le altre cose, la Provincia di Matera dedicherà un ufficio apposito».
Comunque vada il referendum a Mirafiori noi andremo avanti. La lotta contro l’autoritarismo e il fascismo aziendale di Marchionne e per un lavoro dignitoso e libero continuerà.
E’ stata la Fiat a volere questo referendum, come hanno mostrato anche le goffe richieste di alcuni sindacati di rinviarlo. E’ stata la Fiat a volere il giudizio di Dio conclusivo sul contratto nazionale e sui diritti e le libertà sindacali.
I lavoratori di Mirafiori dovrebbero votare per conto di tutti i lavoratori italiani la rinuncia a tutto. Questo referendum non ha alcuna legittimità formale e morale, è solo una brutale estorsione a danni di lavoratrici e lavoratori che, in condizione libera, non avrebbero un dubbio a dire di no. La Fiat per prima ha dichiarato di non essere disposta ad accettare il no minacciando la chiusura della fabbrica. Perché allora, nel caso opposto, dovrebbe farlo la Fiom? Sapendo che anche coloro che voteranno sì lo faranno con la rabbia e le lacrime agli occhi?
Che il principale partito di opposizione, che si autodefinisce democratico, non veda la lesione dei principi costituzionali della democrazia in questo plebiscito autoritario, è la più grande vittoria di Berlusconi. Questo referendum è illegittimo formalmente e moralmente, anche perché secondo l’accordo dovrebbe essere l’ultima volta che si vota. Come in tutte le tirannie, si vota di non votare mai più. Non si eleggeranno più le rappresentanze sindacali, e le assemblee di oggi dovrebbero essere le ultime libere. Le iscrizioni alla Fiom saranno proibite, così come qualsiasi forma di libera scelta sindacale. Come chiamare questo, se non fascismo aziendale? D’altra parte, per imporre le condizioni di supersfruttamento che vuole la Fiat si può solo creare un regime di ricatto permanente. Anche dopo il voto, se dovesse passare il sì, i lavoratori subiranno sempre la minaccia o del licenziamento individuale, con le clausole capestro che saranno costretti a firmare uno per uno, o della chiusura della fabbrica, come è scritto nell’accordo.

Di fronte a questa vergogna tutte le parole paiono insufficienti e forse solo le lacrime del pensionato Fiat, comparse su tutte le tv, esprimono il dramma. Chi vede in questo il progresso o è un mascalzone o è un’idiota.

Comunque vada il voto i lavoratori non resteranno soli perché avranno la Fiom al loro fianco, dentro e fuori dalla fabbrica, nell’iniziativa sindacale così come di fronte ai giudici. La Fiom non firmerà mai questo accordo e continuerà la lotta per rovesciarlo. Non ci sono riusciti i tedeschi, nel 1945, a distruggere Mirafiori, non ci riuscirà Marchionne oggi.
Giorgio Cremaschi - da Liberazione, 13 gennaio 2011

ROMA  - "Nessuna bocciatura per Roma ma è evidente che ora bisogna fare una riflessione sul Gp nella Capitale. La prossima settimana comunicheremo la nostra decisione ma abbiamo sempre detto che se fosse stata posta un'alternativa tra Roma e Monza avremmo fatto un passo indietro". E' quanto dichiara il sindaco di Roma a proposito delle lettera inviata al Campidoglio dal patron della Formula Uno Bernie Ecclestone e anticipata oggi dal quotidiano La Repubblica.
La prossima settimana, "dopo la presentazione della Giunta - spiega Alemanno - terremo una conferenza stampa in cui formalizzeremo le nostre decisioni in proposito". Il sindaco ricorda che "abbiamo sempre ribadito che se fosse stata posta un'alternativa tra Roma e Monza noi avremmo fatto un passo indietro" e sottolinea come, di fronte alla lettera di Ecclestone, "é necessaria una riflessione sul Gp a Roma".
(ANSA) - ROMA, 13 GEN - Il nuovo record del debito pubblico, registrato a novembre secondo i dati di Banca d'Italia, ''equivale ad un gravame di 31.165 euro per ognuno dei 60 milioni di abitanti, 89.044 euro a carico di ognuna delle 21 milioni di famiglie''. E' quanto calcolano le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori. In un anno, dal novembre 2009 al novembre 2010, il debito -evidenziano i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti- e' aumentato di 83,2 miliardi di euro.
Sei di centrodestra? Sostieni il Popolo della Libertà iscriviti alla newsletter: www.picchi.info, Il Pd? Un partito buddista. Giovedí 13.01.2011 15:07, Di Giuseppe Morello C'è qualcosa di invidiabilmente zen nel Pd. Se qualcuno sta ancora interrogandosi su quale sia la vera identità dei Democratici la risposta è che il Pd é un partito buddista affollato di buddisti ("metti la cera, togli la cera"), il loro slogan dovrebbe essere il tranquillizzante "Om mani padme hum" e la sede andrebbe spostata in Tibet. Siamo in uno dei momenti di crisi più acuta che il Paese abbia mai attraversato, crisi economica e politica con le imprese che licenziano e la maggioranza che traballa. E non è tutto: in questi giorni tiene banco il duro scontro sociale sul caso Fiat su cui si gioca il futuro industriale e delle relazioni sindacali del Paese, mentre oggi la Consulta si pronuncia sul legittimo impedimento con tutto quello che questa decisione comporta. Insomma la situazione è tempestosa, complessa e difficile, richiede polso, idee chiare prontezza nell'agire. E che cosa fa il Pd? Va alla conta interna. Roba da pazzi. Fuori c'è il finimondo e i democratici hanno fatto un bel respiro yoga, sono riusciti a non farsi scalfire dal mondo esterno e ora si raccoglieranno nel loro baricentro per meditare: Bersani o Veltroni? Questo il dilemma.
Oltre al governo tecnico, la seconda vera passione del Pd è il dibattito interno che ha il pregio di generare una protettiva campana di vetro che rende i rumori e i problemi dell'ingombrante mondo esterno ovattati, meno fastidiosi, addolciti. A suo modo è una forma di autismo, che non riguarda solo il gruppo dirigente, perchè il comportamento dei "rottamatori" è sulla stessa linea, quella di un idealismo filosofico per cui la realtà non esiste in sè ma è ciò che la nostra mente produce. Ai democratici manca il coraggio di affrontare "il buio oltre la siepe". Lì non ci sono mostri, c'è la semplice realtà che chiede di essere interpretata e, possibilmente, cambiata. Meno buddismo e più politica. giuseppe.morello@affaritaliani.it

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