venerdì 14 gennaio 2011

Rifiuti, debiti e false promesse

Creata il 13/01/2011 - 21:30
Francesco Iacotucci (Terra Napoli)
MALGOVERNO. Mentre il Senato sta per approvare il decreto di fine emergenza, esplode il caso dei lavoratori del progetto Bros.


Si avvicina la data dell’approvazione al Senato dell’ennesimo decreto di fine emergenza per la crisi rifiuti campana. Dal punto di vista finanziario si attendono risposte sia sui debiti pregressi dei Comuni verso consorzi e commissariato, sia risposte sul possibile utilizzo di nuovi fondi per il “nuovo” ciclo rifiuti. Dal punto di vista del lavoro si attendono risposte per i lavoratori dei consorzi mentre continuano a chiedere lavoro i molti corsisti ex-Isola attualmente Bros. La situazione dei Comuni per quanto riguarda i conti dell’emergenza rifiuti è drammatica: le amministrazioni, infatti, hanno contratto debiti per oltre 600 milioni di euro con i consorzi ed altri con il commissariato.
A questi soldi si aggiungono le spese esorbitanti dell’emergenza ed un costo della gestione ordinaria che è fuori controllo, vista l’indecisione sulle competenze. Il decreto sarà uno spartiacque, ma risulterà più dannoso che utile se non chiarirà come gestire la parte economica. Per poter avviare una gestione ordinaria serve tranquillità economica, la giusta copertura finanziaria,  garanzie sugli investimenti necessari. Non si può dire che in Campania senza impianti si rischia una nuova emergenza a breve e poi non mettere le nuove società provinciali in grado di farlo. Strettamente legato al tema economico è il destino dei lavoratori. Il passaggio dall’emergenza alla “normalità” porta con sé una prima semplice conseguenza, cioè che tutti i costi legati al ciclo rifiuti andranno in capo alle amministrazioni locali.
Questa affermazione sembra ovvia, ma vale la pena ricordare che in questi 15 anni di emergenza si è assistito ad un moltiplicarsi di costi ed assunzioni, con molteplici sovrapposizioni di mansioni. Esemplare l’esempio dei consorzi di bacino creati per fare la raccolta differenziata, ma quasi mai utilizzati dai comuni che hanno preferito spesso fare ulteriori assunzioni. Questa gestione ha portato da un alto ad una situazione debitoria catastrofica e dall’altro ad un problema di personale in eccesso, che mal si conciliano con la volontà di mantenere bassi i costi del servizio e della tarsu. Un esempio clamoroso è quello del progetto I.So.La (inserimento sociale attraverso il lavoro) attualmente Bros (Budget per il reinserimento occupazionale e sociale).
Iniziato nel 2006, ha coinvolto 3.500 persone e doveva durate 12 mesi. Alle fine di questo periodo solo il 10 per cento dei partecipanti ha trovato un impiego. Il corso/progetto, invece, è proseguito per gli altri corsisti sotto varie forme fino ad oggi. Con un costo complessivo di 40 milioni di euro. Chi si è preso la responsabilità di alimentare le speranze di queste persone o non sa fare i conti o è in malafede. Se oggi assistiamo alle condannabili manifestazioni anche violente di alcuni di questi lavoratori è anche grazie a persone che hanno venduto sulla loro pelle promesse che sapevano di non poter mantenere.
 

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