lunedì 3 gennaio 2011

Tirolesi, turchi, greci, austriaci, e padovani, tutta roba bella

Alto Adige: sondaggio, i tirolesi austriaci bocciano riunificazione e doppio passaporto per i sudtirolesi.
“Mamma li turchi”, i socialisti greci vogliono il muro al confine: “Basta immigrati, siamo al completo”.
Austria alle corde: un milione di persone con l’incubo povertà.


BOLZANO. Doccia fredda da Oltrebrennero per chi in Alto Adige chiede la riunificazione del Tirolo storico: un sondaggio condotto dal quotidiano austriaco Tiroler Tageszeitung fra i tirolesi dice che due terzi degli interpellati non è d'accordo.
Scetticismo anche per la richiesta del doppio passaporto (Italia-Austria) per gli altoatesini. L'aspirazione all'abolizione politica del confine del Brennero non sembra incontrare molti fautori nella regione austriaca del Tirolo: nel sondaggio il 64% degli interpellati si dice infatti contrario.
Dall'anno scorso il numero dei favorevoli è calato di 10 punti percentuali. Stessa sorte anche per l'ipotesi di concedere il passaporto di Vienna accanto a quello di Roma agli altoatesini (ma la proposta lanciata in Alto Adige prevede anche i cortinesi): solo il 27% dei tirolesi è favorevole.
Tra i sostenitori della doppia cittadinanza figura il deputato dei Popolari Hermann Gahr, che al Parlamento di Vienna è il portavoce della comissione per la questione altoatesina: Gahr si dice ''leggermente irritato'' nei confronti della giunta provinciale di Bolzano (Svp-Pd), rimproverandole di non essere intervenuta con maggiore incisività a Vienna per caldeggiare il doppio passaporto, che del resto è visto con grande scetticismo dal mondo politico austriaco, anche perché potrebbe comportare il diritto all'elettorato per i sudtirolesi con uno  spostamento degli equilibri partitici a livello nazionale.

Da una parte ci sono i greci, che tra Stato sull’orlo della bancarotta, austerity forzata e scioperi continui, proprio bene non se la passano. Dall’altra ci sono i turchi che di certo non se la passano meglio, altrimenti non attraverserebbero il confine a caccia di fortuna  nel Paese che di opportunità, almeno in Europa, ne offre meno di tutti. In mezzo, per ora, ci sono i campi. Quei campi dove lavorano proprio i clandestini. Quei campi che, molto presto, potrebbero essere attraversati da un muro, tirato su proprio per fermare gli immigrati. Non solo turchi: ci sono afghani, curdi, iracheni e nord africani.
L’idea, non esattamente un modello di originalità, è venuta al ministro dell’immigrazione greco Christos Papoutsis. Un socialista che, sulla carta, dovrebbe avere, quanto a politiche dell’immigrazione, un atteggiamento tendenzialmente più morbido. Non è così: Papoustis lo ha detto a chiare lettere “abbiamo superato la capacità massima di accoglienza di clandestini”, quindi i clandestini si tengono fuori con un muro, qualcosa di analogo, solo per fare un esempio, a quello che dovrebbe tenere i messicani fuori dagli Stati Uniti. Il condizionale è d’obbligo visto che i messicani passano lo stesso: la sola cosa che cambia, e non è un dettaglio, è che ne muoiono tanti (diverse centinaia ogni anno).  I disperati infatti per attraversare  il confine scelgono le zone più difficili ma meno pattugliate.
In Italia, forse perché di confini terrestri “scomodi” non ce ne sono ci dobbiamo accontentare del “muro di Padova”, una serie di barriere erette nel 2006 a via Anelli ufficialmente per “motivi di ordine pubblico”. Un’intera porzione di città, abitata in larga parte da immigrati, è stata recintata con un metodo “low cost”, il tutto realizzato con lamiera e ferro.
Papoustis, per ora, non ha svelato nel dettaglio il suo progetto. Il muro dovrebbe essere di circa 150 chilometri. Non sono pochi ma comunque molti di meno dei 3000 che separano Usa e Messico. Il problema è che, anche se la proposta dovesse avere un avvenire politico, il muro andrebbe costruito (e costa) e pattugliato (e costa ancora di più).
La zona più “sensibile” è quella del fiume Evro. Spiega il giornale tedesco “Der Spiegel”: “Da gennaio a novembre del 2010, solo lungo i 12 chilometri e mezzo del fiume Evros sono stati fermati 32.500 profughi privi di passaporto, mentre il flusso attraverso le isole (quello più battuto fino a qualche anno fa) è crollato dell’80%”.
Non lontano dalla Grecia, sempre a dividere ellenici e turchi c’è quello che rimane di un altro muro. Basta andare a Cipro: l’isola era spaccata in due e divisa da una cortina, greci cristiani da una parte, musulmani turchi dall’altra. Forse non consola ma almeno a Cipro l’immigrazione non c’entra nulla, è una storia più violenta, fatta di guerra, invasioni e ritorsioni. Eppure, dal 2004 a oggi, pezzo dopo pezzo il muro di Cipro sta andando in frantumi. E questo rende la proposta di Papoustis ancora più surreale: mentre chi ha combattuto per mezzo secolo trova la forza della riunificazione, c’è chi vuole tirare su un altro muro. Sempre greci e turchi sono, ma il pane è poco e la volontà di dividerlo è nulla.
3 gennaio 2011 | 13:57

VIENNA L’Austria è fra i tre o quattro Paesi più ricchi d’Europa, ma oltre un milione dei suoi abitanti sono a rischio povertà. Non è un paradosso. Anche in Austria la forbice tra ricchi e poveri si sta allargando e il valore relativo al reddito medio pro capite che se ne ricava è un inganno. Sono dati che emergono da uno studio statistico su reddito e condizioni di vita condotto dall’Unione Europea e svolto in Austria dal Ministero del lavoro e degli affari sociali.
I risultati dell’indagine sono stati presentati nei giorni scorsi e sono allarmanti, perché si riferiscono al 2008, ma indicano un trend, per cui la situazione in questi due ultimi anni non può che essere peggiorata.

IL REDDITO L’elemento di partenza è il ”reddito medio equivalente”, cioè il reddito che prende in considerazione anche le prestazioni sanitarie. La ”soglia di povertà” è considerata al 60% del reddito medio nazionale. Ebbene, oltre un milione di cittadini austriaci si trovano ormai sotto questa soglia. E poiché la popolazione austriaca è di 8.375.000 abitanti, questo significa che circa un abitante ogni otto rischia di diventare ”povero”.
La situazione in Austria è per ora meno grave che altrove. Qui i cittadini a rischio rappresentano il 12,4% del totale, mentre a livello europeo, compresi i Paesi dell’Est, sono al 17%. Quelli davvero poveri, costretti a notevoli privazioni materiali per tirare avanti, sono 524.000 (6,4%), contro la media europea dell’8 ,5.

I POVERI Ma la situazione in Austria, più che essere migliore rispetto a quella di Paesi economicamente più deboli, sembra essere migliore. Dallo studio del Ministero risulta che molti dei ”nuovi poveri” si vergognano della loro condizione e cercano di nasconderla. Molti si isolano, prima di ammettere di fronte agli altri il proprio disagio economico.
Gli austriaci non sono un popolo di mendicanti, provano imbarazzo a chiedere aiuto ai servizi assistenziali dei Comuni e men che meno allo Stato, serve un’opera faticosa di convincimento per indurli a lasciarsi aiutare. Soprattutto nei paesi della periferia la povertà incombente induce alle rinunce e all’emarginazione.
Che cosa significa essere ”a rischio povertà”, condizione che riguarda, lo abbiamo detto, un milione di austriaci? Lo studio del Ministero: avere un basso reddito, sotto la soglia convenzionalmente indicata attualmente in 951 euro al mese (soglia che cresce per famiglie di più persone con un solo reddito).

I FIGLI Per quel mezzo milione di persone che non rischiano più di diventare povere, ma che lo sono già, la soglia dei 951 euro è stata superata, in discesa, da un pezzo, e in più soffrono di deficienze in settori fondamentali della loro vita: per esempio nelle condizioni dell’abitazione, in danni alla salute, nell’approvvigionamento sufficiente e qualitativo degli alimenti.
Qualche esempio di situazioni di difficoltà che lo studio del Ministero ha riscontrato: 108.000 donne che vivono del solo loro reddito, spesso con figli a carico; 50.000 sotto la soglia della povertà; famiglie con tre o più figli; 260.000 giovani sotto i vent’
minacciati dalla povertà, di cui 100.000 già in condizioni di acuta sofferenza. E poi i disoccupati da lungo tempo e i pensionati.

LA SALUTE Un bambino su 10 in Austria vive in una famiglia dove non c’è cibo a sufficienza e una famiglia su dieci deve risparmiare sul cibo; 150.000 persone vivono in un nucleo familiare in cui almeno un membro avrebbe bisogno urgente di cure mediche o dentistiche, ma non se le può permettere e vi rinuncia (il settimanale Profil ha pubblicato la settimana scorsa un’inchiesta sulla medicina di serie A, per chi può pagare, e quella di serie B, dove cure e visite ambulatoriali possono richiedere attese di mesi).
E ancora, 400.000 persone non possono permettersi un vestito nuovo; 300.000 (tra cui 53.000 bambini) vivono in case non riscaldate a sufficienza e per le quali spesso sono in ritardo nel pagamento dell’affitto.

I GIOVANI Circa 90.000 ragazzi e giovani tra i 7 e i 14 anni vivono in appartamenti sovraffollati. E un quarto della popolazione avrebbe problemi a dover affrontare spese improvvise superiori a 800 euro, per esempio per la riparazione di un elettrodomestico o dell’auto.
Tutti questi dati vanno letti tenendo presente qual è la popolazione austriaca, che corrisponde a poco più di quella del Nord-Est d’Italia.




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