lunedì 3 gennaio 2011

La famiglia italiana a valori medi

Per pagare le spese le famiglie lavorano 19 giorni al mese
Marco Biscella
Ogni mese le famiglie italiane per far fronte alle proprie spese devono lavorare poco più di 19 giorni. Altri otto se ne vanno per pagare imposte e contributi. Infine, quasi tre ne restano per mettere da parte i guadagni realizzati.


Se però si pensa che tre anni fa, nel 2008 all'inizio della grande recessione, il tempo dedicato al risparmio era pari a poco più di due ore e mezza al mese, si capisce come le famiglie italiane stiano cercando, lentamente e faticosamente, di uscire dalla spirale della crisi.
Considerando un arco di tempo annuale, nel 2010 le famiglie hanno lavorato 229 giorni per acquistare beni e servizi di consumo, 102 per pagare imposte e contributi e 34 per risparmiare.
Il calcolo riguarda una coppia di genitori, entrambi percettori di reddito e lavoratori dipendenti con due figli a carico, che ha ovviamente conservato il proprio impiego e quindi non è stata toccata dalla crisi. Questa famiglia-tipo l'anno scorso ha dovuto "sudare" in media fino al 27 novembre e solo dal giorno successivo ha avuto la possibilità di mettere da parte un po' dei frutti della propria fatica.
Se invece consideriamo una famiglia composta sempre da entrambi i genitori che lavorano ma con un solo figlio a carico, nel 2010 sono stati 231 i giorni di lavoro necessari per acquistare beni e servizi di consumo (dall'abbigliamento agli alimentari, dal tempo libero all'arredamento), 104 quelli per pagare le tasse e 29 i giorni che è stato possibile dedicare al risparmio.
In entrambe le situazioni familiari nel 2010 rispetto all'anno precedente sono diminuiti i giorni di lavoro per l'acquisto di generi di consumo (1,5 in meno), leggermente aumentati quelli relativi al pagamento di imposte e contributi, mentre sono cresciuti i giorni di lavoro il cui guadagno è stato risparmiato.
A calcolare il "Calendario 2010 della spesa familiare" è una ricerca realizzata dal Sole 24 Ore/Centro Studi Sintesi, utilizzando le medie Istat. Le retribuzioni da un anno all'altro sono cresciute del 2,2%, variazione della media degli indici di rivalutazione contrattuale Istat nei primi dieci mesi del 2010 rispetto alla media dei primi dieci del 2009, mentre l'inflazione - la media della variazione dell'indice Nic nei primi 10 mesi del 2010 rispetto al corrispondente periodo del 2009 - è stata leggermente inferiore, pari all'1,5 per cento.
La maggior parte del nostro tempo, poco più di cinque giorni al mese e 64 all'anno (ma era uno in più nel 2009), viene impiegata per pagare l'affitto dell'abitazione e le utenze domestiche.
Anche per la spesa alimentare una famiglia con due figli ha dovuto lavorare un giorno in meno all'anno (43 nel 2010 e 44 l'anno precedente). Casa e cibo, in buona sostanza, assorbono circa la metà del tempo lavorato dalle famiglie.
In leggerissima crescita trasporti e comunicazioni, che hanno richiesto nel complesso una mezza giornata in più di lavoro rispetto al 2009, con il risultato che all'auto, al treno e al telefono vengono "immolati" 42 giorni all'anno (erano poco meno di 50 nel 2008).
Sono invece stabili, con qualche limatura di lavoro nell'ordine di una pausa pranzo, categorie di consumi che richiedono intorno ai 10-15 giorni di impiego, come l'abbigliamento, l'arredamento e il tempo libero, così come la sanità, per la quale dobbiamo faticare 7,7 giorni all'anno.
Quanto al capitolo tasse, gli italiani lavorano - in teoria - poco più di otto giorni al mese, anche se il dato tiene conto solo delle imposte e tasse dirette e non di quelle indirette, come l'Iva, che viene infatti già conteggiata tra i consumi.
marco.biscella@ilsole24ore.com

LA METODOLOGIA
Il criterio alla base dell'elaborazione fa riferimento a valori medi, così da rendere possibile l'identificazione del maggior numero di persone.
Per calcolare le imposte si è ipotizzato che entrambi i coniugi lavorino come dipendenti, percependo lo stesso ammontare di reddito. Le imposte considerate sono i contributi previdenziali a carico del lavoratore, le principali imposte dirette (Irpef e relative addizionali regionali e comunali) e la Tia/Tarsu. Le altre imposte indirette sono già comprese nelle spese per i consumi.
Riguardo alle addizionali Irpef, i calcoli sono stati fatti stimando le aliquote medie vigenti nel 2010: per l'addizionale regionale Irpef si è stimata l'aliquota dell'1,18%, mentre per l'addizionale comunale Irpef si è applicata l'aliquota dello 0,349 per cento.
Riguardo al calcolo della Tia/Tarsu, ipotizzando che le famiglie considerate risiedano in un'abitazione di 80 metri quadrati, si è calcolata la media degli importi risultanti dall'applicazione del tributo in sette capoluoghi di regione (Ancona, Aosta, Bologna, Cagliari, Milano, Potenza e Venezia).
Alla base dell'analisi, vi sono due pubblicazioni dell'Istat: "Distribuzione del reddito e condizioni di vita in Italia (2008)" del 29 dicembre 2009 e "I consumi delle famiglie (anno 2009)" del 5 luglio 2010. Sulla base della prima pubblicazione, è stato possibile calcolare il reddito del nucleo familiare, mentre dalla seconda sono state tratte le informazioni relative alla spesa per consumi (gli investimenti sono esclusi).
L'attualizzazione dei valori è stata fatta utilizzando, per i redditi gli indici Istat di rivalutazione contrattuale, mentre per i consumi gli indici Nic per categorie di prodotti.

 

Nessun commento: