lunedì 3 gennaio 2011

Irs addio, ora la costituente sarda

3 Gennaio 2011
Di GIUSEPPE MELONI PAULILATINO/ L'Unione Sarda
Uno strappo e via, in fretta perché faccia meno male, come un cerotto sulla pelle. Irs non è più la casa di Ornella Demuru, Bobore Bussa, Franciscu Sedda e gli altri dirigenti che hanno guidato il movimento negli ultimi dodici mesi.

E non è più la casa di tutti quelli (attivisti, simpatizzanti) che ieri hanno riempito e scaldato la sala di Santa Cristina, luogo simbolo dell'indipendentismo: otto ore di discussione, circa duecento presenze, decine di interventi, per decidere che fare dopo la frattura con Gavino Sale.
LA SVOLTA Ma si capisce subito che la scelta è già matura, nei cuori di chi ha risposto a questo insolito appello d'inizio anno. Niente battaglie fratricide per il vecchio simbolo e il vecchio nome: «Gran parte delle cose positive fatte da Irs sono qui», dice subito Omar Onnis, uno dei 14 «congiurati» che Sale ha sospeso dal partito, «ma da domani dobbiamo essere un'altra cosa». Una cosa indipendentista, un nuovo soggetto politico per ora senza nome: «Lo troveremo coi tempi giusti, ora dobbiamo aprirci a una costituente repubblicana per l'indipendenza», propone Franciscu Sedda. È lui, che pure di Indipendentzia-Repubrica de Sardigna è stato il fondatore - con Sale e altri - e l'ideologo, a tagliare l'ormeggio: «Irs siamo noi, ma lo lasciamo a chi ha metodi non democratici. Abbiamo di meglio da fare: la Sardegna indipendente». Del resto ormai Irs si identifica troppo con Sale, come ricorda la scrittrice Michela Murgia (presente per tutta la giornata) in un applauditissimo intervento.
LE POLEMICHE Lunghi applausi, e più di un pizzico di commozione, anche per Ornella Demuru, segretaria nazionale fino alle dimissioni che fecero da preludio ai veleni. «Oggi ha potuto parlare anche chi veniva per la prima volta», nota: «Questa è la nostra forza». Inevitabili i riferimenti al recente passato, alle mail diffuse da Sale per denunciare un complotto ai suoi danni, alla bufera che ne è seguita: «Macché complotto», attacca Demuru, «già a luglio discutemmo con Gavino dell'ipotesi di sfiduciarlo perché non ci rappresentava più. E prima di Natale lui, dopo aver invocato una mediazione, non si è presentato all'incontro con Bachisio Bandinu e Salvatore Cubeddu». Non è l'unico cenno alle polemiche, e c'è chi sottolinea gli errori della dirigenza uscente. Claudio Uda, sardo residente a Londra, lamenta la mancanza di comunicazione tra vertice e militanti nel momento in cui è divampato lo scontro. Ma in generale si registra totale solidarietà con Ornella Demuru e gli altri: «Si sono battuti per una causa giusta, non sono affatto bruciati», sostiene Franco Contu. «Non confondiamo il lupo con l'agnello», aggiunge Gianmaria Bellu.
LE DECISIONI L'assemblea, poco prima delle otto di sera, approva unanime la proposta di Sedda e di Bobore Bussa, consigliere provinciale nuorese, che però avverte: «È giusto che ci stia solo chi condivide i princìpi essenziali di questa organizzazione». Anzitutto, cosa emersa in molti altri interventi, le regole democratiche: «Diciamo no a un movimento con una classe dirigente elitaria. Tutti devono sentire la stessa responsabilità». Il primo passo sarà ora la ripresa del lavoro nei territori, per formare un coordinamento provvisorio. Per adesso sono stati eletti il responsabile dell'organizzazione e quello della comunicazione: rispettivamente Gabriele Cossu e Federica Serra. Verranno affiancati dai portavoce delle regioni (che per gli indipendentisti corrispondono alle Province, più gli emigrati). Ripartirà anche il dialogo con la società civile, per individuare i contenuti politici della costituente repubblicana: Birore Carvone mette l'accento sugli aspetti progressisti e non violenti, Pasquale Cadoni vuole «continuare a trasformare il nostro popolo e la nostra cultura». «Parlare di indipendentismo - rivendica Salvatore Acampora - non è più un tabù: oggi la crisalide diventa farfalla». Finora si parlava di resa dei conti tra loro e Sale: da adesso i conti sono separati, e ognuno per la sua strada.
 

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