venerdì 27 maggio 2011

Caro campagna, cereali e patate boom


27 maggio, 16:57
di Cristina Latessa
ROMA - Rincarano i prodotti nei campi e chi compra al mercato già ne ha fatto le 'spese': come registra l'Istat, rimbalzano nel primo trimestre i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori. L'indice generale aumenta del 3,5% rispetto al quarto trimestre 2010 e su base annua il volo è del 12,8%. La corsa non risparmia nessun prodotto, se per frutta e verdura è +16,4%, per gli altri prodotti che vanno dai cereali, al vino, olio e patate, l'aumento è ancora più evidente: +28,3% rispetto a un anno fa. Capofila di questo boom sono i cereali (+65% la crescita sul primo trimestre 2010) ma anche le patate - stanche forse di essere il piatto dei poveri - vanno su nel prezzo segnando un +36,8% tendenziale. Impressionanti gli indici di crescita registrati da cereali e patate nei primi tre mesi dell'anno. Quando nessuno degli altri prodotti aveva superato l'aumento a due cifre, per i cereali la corsa è stata infatti, su base annua, del 60,4% a gennaio, del 68% a febbraio e del 68,4% a marzo.

Quanto alla patata, ha segnato +33,7% a gennaio, +40,1% a febbraio e +36,55 a marzo. Il paniere campagnolo sale di prezzo anche nel vino, +7,9% su base annua, e nell'olio (+6,5%). I rincari annunciati e ventilati come imminenti dall'industria alimentare a seguito degli aumenti delle quotazioni all'origine si dimostrano dunque una realtà prossima non già attualizzata in alcuni prodotti come la pasta dove i cereali in volo hanno già impattato sul prezzo. Le organizzazioni agricole non ci stanno a sentir parlare di 'caro-campagna', anche perché contemporaneamente sono continuati a crescere in maniera evidente i costi produttivi per le aziende. Nel primo trimestre dell'anno l'indice dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori è aumentato del 3,4% rispetto al trimestre precedente e del 6,4% su base annua. Nel primo trimestre gli imprenditori agricoli hanno dovuto "sborsare" il 12,6% in più per energia e lubrificanti, il 13,1% in più per i mangimi e il 14,6% per i concimi.

Gli agricoltori vendono inoltre da tre anni di 'vacche magre' per quanto riguarda i prezzi all'origine: dopo tre anni di crolli dei prezzi agricoli, che hanno perso oltre il 20 per cento tra il 2008 e il 2010 - osserva la Cia-Confederazione italiana agricoltori - finalmente c'é una ripresa delle quotazioni sui campi. Ma il rialzo dei listini all'origine nel periodo gennaio-marzo, pur rappresentando una boccata d'ossigeno per le imprese - sottolinea ancora l'organizzazione agricola - non è comunque sufficiente a far ripartire i redditi dei produttori agricoli. Tanto più, sottolinea Confagricoltura, che i prezzi agricoli sono già tornati a scendere: ad aprile le stime di Ismea registrano una flessione del 3,3% su base mensile, con frutta e verdura in caduta del 7,9%.

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