sabato 7 maggio 2011

Federali Mattino-8 maggio 2011. Svizzera. Gianluca Grossi: Sarebbe ingenuo pensare che non ci saranno più Abu Omar dopo la morte di Bin Laden. O intellettuali con la vita a pezzi in un paese ingannato da promesse fasulle. Oppure ragazzini pachistani pronti ad esplodere. Il mondo va meglio? Il mondo resta come prima. Con i problemi e le ingiustizie che le frasi ad effetto vorrebbero coprire.----Grecia: Noi spendiamo più di quello che produciamo, questo è il problema di fondo.----Total Italia, in una nota, ha espresso la propria soddisfazione per i prestigiosi premi del David di Donatello ottenuti dal film 'Basilicata Coast to coast'.

Riflessioni:
Svizzera. Un mondo più sicuro non significa più giusto
Grecia, possibili nuovi aiuti. Papaconstantinou: non usciamo da euro.

Come si cataloga questa roba?:
Rifiuti Napoli, Esercito avvia ricognizione: a terra 1.400 tonnellate
Pavia. Aziende pavesi, una nuova frenata
Venezia. Spiagge in affitto per 90 anni. «Troppo bello, dov’è il trucco?»

Decision leaders ai quali non si puo’ dir no:
Basilicata. David: Total, bene premi a film 'Basilicata coast to coast'
Bozen. Duce, Spagnolli a Durnwalder «Non solo oscurare»


Svizzera. Un mondo più sicuro non significa più giusto
di Gianluca Grossi - 05/04/2011
L’altroieri stavo camminando quando ho notato una sensazione strana e nuova: mi sentivo più sicuro. Sono stato a fare due acquisti e la sensazione di sicurezza aumentava. Anche pensare all’aereo che prenderò fra qualche giorno mi faceva sentire sicurissimo.

Tornato a casa ho acceso il televisore e ho capito: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama stava parlando, mi parlava. Stava dicendo che dopo l’uccisione di Osama Bin Laden il mondo è diventato un posto più sicuro per tutti. Quindi, ho concluso, anche per me. Improvvisamente sono tornato a sentirmi come prima. Quella frase da film – “il mondo è messo meglio oggi rispetto a ieri” – mi ha fatto uscire dall’illusione nella quale ero inavvertitamente inciampato.

Il presidente Obama vuole convincerci che il mondo resta diviso fra buoni e cattivi e che quindi (di nuovo: come nella finzione più popolare) morto il cattivo il bene trionferà. Fosse stato Bin Laden a uccidere Obama, lo sceicco avrebbe probabilmente pronunciato la stessa frase.
Dal suo punto di vista non avrebbe fatto una piega. Ma quanti di noi lo avrebbero preso sul serio? Perché credere a Obama? Ha rispolverato la visione manichea del mondo di bushiana memoria (buoni di qua, cattivi di là) che ha un obiettivo soltanto: assopirci, toglierci il desiderio di fare domande scomode, di scavare alla ricerca delle radici della verità. Anche delle radici del “male”, che molto spesso si intrecciano con le altre, le radici del “bene”.

La morte di Bin Laden non ha reso il mondo più sicuro e più giusto. E per come la sua morte ci è stata annunciata e in parte spiegata il mondo non è neppure cambiato. Osama Bin Laden aveva dato un volto (il suo) e un nome (al Qaida), globalizzando entrambi, a un processo che, localmente, prendeva parallelamente forma in terra islamica: la religione vissuta non soltanto in termini spirituali, ma anche (soprattutto) come resistenza e come affrancamento individuale messo a disposizione dell’intera comunità.
Un processo aperto a qualsiasi tipo di manipolazione. Era toccato ad Abu Omar, che intervistai, due anni fa, in un campo profughi palestinese in Libano. Era un arsenale che camminava, uno di al Qaida: aveva combattuto in Iraq, contro americani e forze locali, aveva fatto esplodere bombe. Perché?
L’ideologia di al Qaida era giunta fino a lui e improvvisamente aveva colmato il vuoto della sua esistenza, gli aveva consegnato una missione, aveva dato un senso alla sua vita. Ancora oggi sono convinto che se qualcuno fosse arrivato prima di Bin Laden e gli avesse offerto un lavoro o un compito diverso, ma carichi di autentica affermazione individuale, Abu Omar questa occasione l’avrebbe presa al volo.

Andiamo in Afghanistan. Meno di un anno fa avevo incontrato una persona colta, abituata a frequentare occidentali. Alla domanda “cosa pensi degli americani e degli occidentali nel tuo paese” la risposta è stata una dichiarazione di guerra: “Che se li portino via i taleban, che se li porti via Bin Laden”.
L’esistenza del mio interlocutore non era immersa nel vuoto, ma nella rabbia e nell’impotenza di chi, nel suo paese “liberato” dall’Occidente, non vedeva segnali di progresso e non coglieva i frutti della “liberazione” promessi dieci anni prima.

Bin Laden aveva col tempo insediato i suoi slogan anche in questi spazi di amarezza. Era diventato come l’aspirina: hai male, la prendi e aspetti che faccia effetto. Spesso non serve a nulla, ma ti senti meglio comunque.
In un carcere fuori Kabul avevo incontrato un giovane pachistano, aveva 18 anni. Lo avevano arrestato prima che si facesse esplodere. Perché lo fai? “Perché mi hanno spiegato che è un onore per me e la mia famiglia”. Chi glielo aveva spiegato? Bin Laden, i suoi uomini? O, più probabilmente, qualche oscuro istitutore che nelle scuole coraniche pachistane costringe ogni giorno, ligio al dovere, centinaia di bambini a recitare il Corano ad alta voce, storditi al punto tale da assorbire qualsiasi idea, da eseguire, un giorno, qualsiasi ordine?

Sarebbe ingenuo pensare che non ci saranno più Abu Omar dopo la morte di Bin Laden. O intellettuali con la vita a pezzi in un paese ingannato da promesse fasulle. Oppure ragazzini pachistani pronti ad esplodere. Il mondo va meglio? Il mondo resta come prima. Con i problemi e le ingiustizie che le frasi ad effetto vorrebbero coprire.

Grecia, possibili nuovi aiuti. Papaconstantinou: non usciamo da euro.
Roma, 7 mag (Il Velino) - Gli Stati europei potrebbero fornire più aiuti ad Atene, alle prese con la riduzione del proprio debito. “Pensiamo che la Grecia abbia bisogno di un ulteriore programma di adeguamento”, ha detto il primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, che presiede il gruppo dei ministri delle Finanze della zona euro, al termine di una riunione straordinaria che si è tenuta proprio per affrontare la questione relativa alla crisi economica di Atene. “Questo - ha aggiunto - dovrà essere discusso nei dettagli” al prossimo summit dei ministri dell’Economia. La Grecia, riporta Bloomberg, ha intanto negato l’indiscrezione diffusa da Der Spiegel su un possibile addio all’euro. “Non stiamo valutando l’uscita della Grecia dalla zona euro. Questo è un’idea stupida”, ha detto Juncker. “Non vogliamo che l’area euro esploda senza alcuna motivazione”. Alla domanda circa la possibilità di rinegoziazione del debito greco, Juncker ha detto che questa ipotesi è stata esclusa. Funzionari della zona euro e del governo greco hanno ammesso di aver affrontato i problemi di indebitamento di Atene, ma hanno fermamente negato che il paese stia considerando di lasciare la zona euro. Al centro del summit anche il piano di aiuti al Portogallo e il prossimo capo della Banca centrale europea (Bce). Presenti, tra gli altri, i ministri delle Finanze tedesco e Francese, Wolfgang Schäuble e Christine Lagarde, oltre al commissario europeo Olli Rehn
 In precedenza il settimanale tedesco Der Spiegel (citando fonti vicine all’esecutivo di Atene), aveva lanciato l’allarme sulla possibilità del governo greco di uscire dall’euro. Indiscrezioni smentite dal ministro delle Finanze greco in un’intervista a La Stampa. “Lasciare sarebbe un disastro, si aprirebbero scenari di guerra. Ora è buio, ma il Paese è stabile. È impossibile. Anzitutto, perché –afferma - non esiste il meccanismo per far uscire un paese dall’euro. Ma supponiamo per assurdo che ci fosse. Le conseguenze sarebbero catastrofiche: il debito pubblico raddoppierebbe, il potere d’acquisto crollerebbe, le banche collasserebbero e precipiteremmo in una recessione da guerra. Non ha senso politicamente, socialmente, economicamente. Sarebbe un disastro che - dice Papaconstantinou - nessuno vuole davvero, neanche chi si esercita su quest’ipotesi nei paesi nordici. Mi divertono quegli analisti che l’anno scorso scrivevano che saremmo falliti. Adesso scrivono, ok, non è successo, ma vedrete: nei prossimi anni”.
 Riguardo al mercato che continua a scommettere su una ristrutturazione del debito, Papaconstantinou sottolinea: “Se la Grecia imponesse unilateralmente perdite ai possessori di titoli di Stato, i mercati la taglierebbero fuori per molto tempo. Con riflessi molto severi per la nostra economia. Per il sistema bancario le conseguenze sarebbero inimmaginabili”. Perciò, aggiunge, “continuo a sostenere che i costi di una ristrutturazione sarebbero ben più pesanti degli eventuali benefici. I ragionamenti che si fanno in astratto si riferiscono a precedenti, a Paesi che si trovavano in condizioni completamente diverse, al momento della ristrutturazione. Nel caso di ristrutturazione – prosegue - ci sarebbero senza dubbi problemi a pagare le pensioni. E chi parla di ristrutturazione non tiene mai conto dei problemi strutturali. Noi spendiamo più di quello che produciamo, questo è il problema di fondo”.
(cos) 7 mag 2011 11:58

Rifiuti Napoli, Esercito avvia ricognizione: a terra 1.400 tonnellate
Napoli, 7 mag (Il Velino/Il Velino Campania) - Sono cominciate stamattina le “ricognizioni” sui rifiuti da parte dei militari inviati a Napoli dal Governo che lunedì avvieranno l’azione di rimozione su Napoli. I primi sopralluoghi sono stati effettuati nella zona di Ponticelli, nella zona orientale della città, dove insistono situazioni peculiari in ordine ai rifiuti che necessitavano di una preventiva valutazione tecnica. Dopo un confronto con l’Ufficio flussi della Regione Campania, che ha fornito un quadro attento delle maggiori criticità presenti nell’hinterland partenopeo, i militari si sono diretti a Quarto, cittadina dell’area flegrea che conta 50 mila abitanti: in strada vi sono oltre 1000 tonnellate di rifiuti e l’intervento di rimozione rifiuti comincerà da qui. Lunedì, invece, partirà regolarmente, l’intervento di rimozione su Napoli città. Al momento, le giacenze di rifiuti nel capoluogo partenopeo si stimano intorno alle 1400 tonnellate, a causa del blocco da parte dei manifestanti della discarica di Chiaiano e del fermo tecnico dello Stir di Tufino che hanno rallentato il recupero delle giacenze avviato nei giorni precedenti (il 5 maggio erano state conferite 1580 tonnellate con un recupero di 300 sulle giacenze).
(rep/com) 7 mag 2011 14:35

Pavia. Aziende pavesi, una nuova frenata
Giù artigiani e agricoltura, cresce il comparto servizi, il boom è straniero
di Fabrizio Guerrini
PAVIA. Giù l'artigianato, giù l'edilizia. Su i servizi e il lavoro degli stranieri. Se la Giornata dell'Economia della Camera di commercio si fosse tenuta a gennaio, il presidente Giacomo De Ghislanzoni avrebbe, probabilmente, parlato di altri timidi accenni di ripresa. Ma si è tenuta ieri e il presidente ha dovuto parlare di una provincia che «si muove lentamente». Ma il confine tra rallentamento e frenata è davvero labile. A dicembre la Camera di commercio registrava un più 0,9 per cento annuo del tasso di sviluppo. Nel primo trimestre si è tornati in territorio negativo, con uno 0,29 per cento sotto lo zero. Il tutto mentre la produzione industriale sta faticosamente risalendo dal baratro del meno 8,27 per cento in cui era caduta nel 2009, l'anno orribile dell'economia locale.

 Nel 2010 si era tornati a più 2,10, ma con un indice del 97,65 ben lontano dal 103,95 del 2006. E nei primi tre mesi si è scesi di nuovo a 95,3. E' il dettaglio di ciò che sta accadendo a creare apprensioni agli operatori in una provincia che si basa su cinque pilastri: il commercio, le costruzioni, l'agricoltura, i servizi e la manifattura. Quattro su cinque mostrano crepe. L'agricoltura, le costruzioni e la manifattura cedono ancora posizioni. E soprattutto, come si legge nella relazione presidenziale, «a far pendere la bilancia verso il segno negativo è la perdita di aziende nei settori che presentano una forte connotazione artigiana. pagano lo scotto maggiore le costruzioni che perdono 82 imprese e la manifattura che ne perde 34».

 Altro comparto artigiano in sofferenza è quella dei servizi (estetista, parrucchiere) che ha un saldo negativo di 15 imprese chiuse. Chi va bene? Istruzione (più 28 per cento nell'ultimo trimestre), sanità e assistenza sociale con un più 12 per cento. La lente d'ingrandimento statistico mette in luce la crescita nel 2010 delle residenze assistenziali (più 7,3 per cento) delle organizzazioni associative (più 16,7 per cento) e delle attività riguardanti lotterie e slot machine (più 18,2 per cento). Spicca in questo quadro di frenata il balzo in avanti fatto dalle imprese straniere che dal 2008 al 2010 sono cresciute del 17,7 per cento ed è il secondo incremento a livello nazionale.

Venezia. Spiagge in affitto per 90 anni. «Troppo bello, dov’è il trucco?»
Concessionari veneti prudenti di fronte al provvedimento del governo: «Chissà se Bruxelles accetterà». E il sindaco di Caorle attacca: «Una porcata fatta per il Lazio»
VENEZIA - Sembra persino troppo bello per essere vero. Ai concessionari del litorale veneto, la notizia che il governo ha deciso di concedere loro le spiagge in affitto per quasi un secolo quasi non pare vera. E se gli ambientalisti ci vedono soprattutto una sanatoria mascherata da misura economica, tra gli imprenditori turistici veneti c'è prudenza per un provvedimento che potrebbe entrare in collisione con le indicazioni di Bruxelles sulla libera concorrenza, riassunte nella direttiva Bolkenstein. «Il 2015 (anno terminale delle attuali concessioni, ndr) pareva dopodomani e oggi ci ritroviamo con una scadenza fin troppo lunga», dice Mario Campagnaro, presidente del Consorzio balneari Lido di Venezia. Unica voce nettamente contraria, quella del sindaco di Caorle Marco Sarto: «Non ditemi che così si vogliono premiare i nostri imprenditori delle spiagge, questo provvedimento va a tutto vantaggio di chi ha commesso abusi soprattutto sulla costa del Lazio. È una porcata».

Tra gli altri, domina la prudenza. Perché lo Stato magari ora ti dà 90 anni di tranquillità aziendale con una mano e con l'altra prepara il salasso ritoccando i canoni di affitto. Su questo aspetto, chiedono chiarezza il Lido di Venezia e Sottomarina. «Siamo sicuri che davvero convenga avere quel diritto di superficie? Se fosse troppo alto, un concessionario potrebbe preferire la roulette dell'asta pubblica. Questa impostazione di certo aiuta solo i grandi investitori ma, d'altronde, quando mai il governo Berlusconi ha aiutato i piccoli?», osserva caustico Giorgio Bellemo, presidente dei piccoli concessionari di Sottomarina. «Intanto aspettiamo il testo definitivo, e poi speriamo in una corsia preferenziale per chi ha già investito nelle strutture sul demanio con una riduzione dei canoni, che, ricordo, non è l'unica voce di spesa per le nostre aziende», dice Paolo Ballarin, direttore di Venezia Spiagge. «Da vessati ci troviamo improvvisamente privilegiati, nel giro di pochi giorni - commenta invece Mario Campagnaro -. Preferirei una più realistica via di mezzo, perché è indubbio che c'è un contrasto con quanto il governo ci diceva sino all'altro giorno. Ci sarà certo da limare e aggiustare, soprattutto occorre attenzione all'ambiente. Non vorremmo rinunciare mai alle bandiere blu, io ai condoni non voglio nemmeno pensarci ». Ecco, l'ambiente. «Una sanatoria bella e buona», secondo Aldo Scarpa del Wwf del Veneto Orientale. «Uno dei punti più bassi toccati dalla politica - sentenzia l'assessore veneziano all'Ambiente Gianfranco Bettin -.

Un'operazione per fare cassa, svendendo un patrimonio pubblico che al governo non interessa tutelare ma solo mungere ». Vada come vada con Bruxelles, a Jesolo si vede il bicchiere mezzo pieno. Intanto si dà una scossa a un settore che langue. «Siamo in attesa del federalismo demaniale - dice il sindaco Francesco Calzavara -, e vorremmo capire se questo provvedimento gli si sovrappone. In fin dei conti, l'Agenzia del demanio concede per 90 anni un bene in affitto, ma così lo toglie anche dalle competenze degli enti locali. L'aspetto positivo è che, se non altro, il governo mostra attenzione per tutta l'economia e il lavoro che generano le concessioni». Il presidente di Federconsorzi Renato Cattai guarda già avanti: «La direttiva Bolkenstein rendeva le nostre sedie bollenti, ora non vorrei che con la sedia fredda tutti quanti si sentissero troppo sicuri. Questo provvedimento è una scossa salutare per il nostro settore, che ci permette di fronteggiare la forte concorrenza del resto del mondo». Ribalta la prospettiva, da Caorle, il sindaco Marco Sarto: «Siamo alla deriva. Ormai si cerca solo il consenso. Quando noi sindaci chiedevamo garanzie per i nostri imprenditori ci rispondevano che non si poteva andare contro Bruxelles e oggi ci ritroviamo con concessioni di 90 anni. La mia sensazione è che sia un provvedimento preparato per sanare gli stabilimenti abusivi del Lazio, non per quelli che stanno lavorando in regola. Una porcata, insomma».
Enrico Bellinelli

Basilicata. David: Total, bene premi a film 'Basilicata coast to coast'
07/05/2011  Total Italia, in una nota, ha espresso «la propria soddisfazione per i
 prestigiosi premi del David di Donatello ottenuti dal film 'Basilicata Coast
 to coast'». Nel comunicato diffuso dalla compagnia petrolifera è spiegato
 che «i premi ricevuti, come l´incredibile successo di pubblico, ci rendono
 ancora più orgogliosi per un progetto nel quale abbiamo creduto sin da
 subito e che siamo ben lieti di aver sostenuto. Sostenere il progetto di
 Basilicata Coast to coast è la coerente prosecuzione dell¹impegno di Total
 Italia in favore delle Basilicata. L´obiettivo di sostenere l´immagine della
 regione è andato oltre ogni ragionevole aspettativa. I nostri complimenti a
 Rocco Papaleo e Max Gazzè sono simbolicamente i complimenti a quanti si
 adoperano quotidianamente per promuovere la crescita e lo sviluppo della
 regione».

Bozen. Duce, Spagnolli a Durnwalder «Non solo oscurare»
Dopo il consiglio comunale che ha spaccato la maggioranza, il sindaco Luigi Spagnolli chiede al presidente Luis Durnwalder di riaprire la discussione sul bassorilievo di Piffrader
BOLZANO. Duce a cavallo. Dopo il consiglio comunale che ha spaccato la maggioranza, il sindaco Luigi Spagnolli chiede al presidente Luis Durnwalder di riaprire la discussione sul bassorilievo di Piffrader. Non ci sia solo la copertura oscurante. Intanto il clima in giunta e maggioranza resta pessimo. Così Spagnolli: «Traduciamo in qualcosa di positivo le critiche. Voglio chiedere a Durnwalder di andare oltre a quanto deciso in giunta provinciale. Non ci sia solo il non voler fare vedere, ma usare quella copertura come uno schermo su cui raccontare qualcosa. Non credo che il Duce a cavallo potrà essere coperto da una lastra di vetro. Sarebbe troppo pesante per il palazzo, credo che la Provincia abbia già ricevuto questa indicazione. Dovrà essere utilizzato un altro materiale. Nella scelta si potrebbe prevedere la possibilità di utilizzare quello "schermo" come una base per proiettare immagini e parole».

 Spagnolli di suo aveva sposato la frase di Hannah Arendt tra i finalisti del concorso di idee. Ha incassato male la serata di giovedì. Attendeva la discussione, chiesta dai Verdi. Avrebbe spiegato perché lunedì si è allineato alla giunta provinciale nella decisione di coprire il Piffrader, invece di recepire i risultati del concorso di idee. Parte della maggioranza ha però votato contro la discussione o si è astenuta. Dato per scontato il voto contrario della Svp, Spagnolli, che ha votato a favore, ha dovuto fare i conti con il suo Pd, che ha votato no o si è astenuto (eccezione, il sì di Ubaldo Bacchiega). «Sì, sono rimasto sorpreso», ammette. «Non è finita qui», anticipa l'assessore Patrizia Trincanato (Verdi): «In giunta chiederò di discutere di quanto è accaduto in Consiglio e il via libera dato alla Provincia sulla copertura».

 Sullo stesso fronte Guido Margheri (Sel), che ha chiesto ieri la convocazione di una seduta di maggioranza e ribadisce le accuse sventagliate ad alcuni consiglieri del Pd: «Non ci prendano in giro. La verità è che volevano salvare non tanto il sindaco, ma gli assessori provinciali del Pd Tommasini e Bizzo, co-partecipi della decisione in giunta». Indignata Brigitte Foppa (Verdi): «Abbiamo dibattuto per un'ora delle colonnine per gonfiare le biciclette, ma colleghi della maggioranza non hanno voluto discutere del Piffrader. Non volersi esprimere equivale a mettere su noi stessi una lastra di vetro. Grave il comportamento dei consiglieri del Pd,
Udc e Prc che hanno affossato la discussione».

 Andrea Felis (Pd) ribatte: «Non avrei accettato un altro dibattito di pancia su un tema così delicato». Sandro Repetto (Udc) si è astenuto, ma rilancia: «Era solo un dibattito, non avremmo votato nulla. Presenterò invece una mozione in cui chiedo di rispettare anche in piazza Tribunale il percorso della memoria». D'accordo Felis: «Invece di litigare preoccupiamoci che non si sta parlando di storicizzare il Piffrader». Capita l'aria che tirava, già giovedì Margheri ha depositato una mozione che impegna la giunta sul percorso della memoria per tutti i monumenti fascisti. (fr.g.)

Nessun commento: