martedì 17 maggio 2011

Federali Sera-17 maggio 2011. Elezioni amministrative. Locorotondo: Quando avrete abbattuto tutti gli alberi, asfaltato tutte le strade, solamente allora saprete che non potrete che vendere voi stessi.----A questo punto, conclude il leader di Forza del Sud, il nuovo schema del centrodestra ipotizzato da Silvio Berlusconi è una realtà.----Bozen. Dopo aver tentato di nascondere il duce a cavallo, ora la Provincia vuole nascondere anche il concorso che voleva nasconderlo. In questi giorni i progetti presentati sono stati temporaneamente depositati negli scantinati dell'Archivio storico ma solo per essere restituiti agli autori: del concorso non resterà traccia.

La monnezza e’ meglio del petrolio, non delle elezioni:
Albania, battaglia all’ultima scheda
Svizzera. Taccuino italiano. Se Berlusconi piange, Bersani non ride
Stavolta hanno perso tutti i grandi partiti italiani
La curiosità: a Locorotondo spuntano banconote tra le schede
Miccichè: «Ottimo risultato per Forza del Sud, a Napoli davanti Fli e Udc»
Un uomo fermato mentre fotografa col cellulare il voto

I Luis sono meticci:
Bolzano: concorso del duce, la Provincia si sbarazza dei progetti
In Alto Adige 41.600 immigrati: sono l'8,2% della popolazione


Albania, battaglia all’ultima scheda
 16 maggio 2011
Tirana - È battaglia fino all’ultima scheda nello spoglio delle elezioni amministrative a Tirana, dove sono in gara il sindaco uscente e leader dell’opposizione socialista Edi Rama e Lulzim Basha, ex ministro dell’Interno, delfino del premier Sali Berisha. Con poco più del 10 per cento delle schede da scrutinare, Basha ha superato nella notte, di 500 voti, Rama, in corsa per il suo quarto mandato consecutivo. Il risultato finale dovrebbe essere proclamato oggi.

L’opposizione intanto ha conquistato 37 municipalità contro le 28 della maggioranza, prendendo però il controllo di quasi tutte le grandi città tranne Scutari, Lezha e Kukes nel nord. La sinistra è riuscita a vincere anche nelle zone settentrionali considerate bastioni di Berisha, il quale per la prima volta dopo 20 anni di pluralismo ha perso anche la città di Kavaja, nell’Albania meridionale.

Svizzera. Taccuino italiano. Se Berlusconi piange, Bersani non ride
di Robi Ronza
A Milano il sindaco uscente, Letizia Moratti, espressione della coalizione di centro-destra (Partito delle Libertà, PdL, di Silvio Berlusconi, Lega Nord di Umberto Bossi e altre formazioni minori), non soltanto non ha ottenuto quella maggioranza assoluta che le avrebbe assicurato la rielezione immediata, ma andrà al ballottaggio avendo raccolto nel primo turno meno voti personali di Giuliano Pisapia, il candidato della coalizione di centro-sinistra. È questo l’esito più clamoroso delle votazioni comunali e provinciali che hanno avuto luogo ieri e l’altro ieri in Italia. Come già avevamo avuto modo di ricordare si trattava di un turno parziale: erano chiamati al voto gli elettori di 1310 comuni italiani su 8094. L’importanza dell’evento era tuttavia ben più che proporzionale al numero dei comuni interessati dal momento che tra di essi si contavano grandi città capoluogo di regione come Torino, Milano, Trieste, Bologna, Napoli e Cagliari; e altri capoluoghi come le vicine Novara e Varese, poi Ravenna, Rimini, Salerno, Latina, Arezzo, Siena, Catanzaro. Si votava anche nella piccola regione Molise per il rinnovo del Consiglio regionale (l’assemblea legislativa) e per la Giunta (il governo regionale). Si votava infine pure per il rinnovo di Consigli e Giunte di undici province tra cui in Lombardia quelle di Pavia e di Mantova e in Piemonte quella di Vercelli.
La votazione per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Milano già per natura sua non poteva che avere un peso politico del tutto particolare, essendo la città non solo la capitale economica e finanziaria dell’Italia ma anche la culla e sin qui la roccaforte della forza politica chiamata oggi Pdl. Tale carattere si è marcatamente accentuato quando Berlusconi è entrato in prima persona nella campagna elettorale definendo le votazioni a Milano come un referendum pro o contro il governo da lui presieduto a Roma. Fino a quel momento, circa dieci giorni fa, la campagna elettorale era al minimo sia a Milano che altrove. Poi la comparsa in scena di Berlusconi l’ha improvvisamente rianimata, ma quanto è accaduto non gli dà certo motivo di rallegrarsi di come le cose siano andate a finire. Rispetto alle precedenti votazioni comunali, a Milano la sua coalizione è arretrata di dieci punti percentuali. E non ha da rallegrarsi nemmeno il suo principale alleato Umberto Bossi dal momento che, secondo i dati già disponibili mentre scriviamo, la Lega Nord è andata indietro di sette punti.
Non c’è spazio qui per soffermarsi in dettaglio su alcuna delle altre votazioni. Per motivi di prossimità citiamo comunque Varese, dove non è in forse la rielezione del sindaco leghista Attilio Fontana, il quale gode di vasti consensi anche al di là del suo partito. A Torino, capitale della sinistra storica, ha avuto sicuro successo la rimpatriata del candidato sindaco del centro-sinistra Piero Fassino, piemontese di quattro quarti anche se residente a Roma da decenni. A Bologna, antica roccaforte del Partito comunista, mentre scriviamo il candidato del centro-sinistra sta sfiorando la maggioranza assoluta ma anche se andasse al ballottaggio ci andrebbe con la quasi certezza di vincere. Dopo Milano l’altra sorpresa è Napoli dove si profila un ballottaggio tra il candidato del centro-destra e l’ex-“toga rossa” De Magistris, candidato del partito di Antonio Di Pietro.
Ciò detto è comunque il caso di tornare in conclusione sul caso di Milano. Anche se qui è possibile (ma non certo) che poi al ballottaggio prevalga infine Letizia Moratti, resta il fatto che la sua mancata rielezione al primo turno è una battaglia perduta per Berlusconi e la sua coalizione di governo: una sconfitta tanto più grave considerando appunto il carattere che lo stesso Berlusconi gli aveva attribuito. Nel medesimo tempo non è una vittoria nemmeno per il PD di Pierluigi Bersani dal momento che Giuliano Pisapia è il candidato sindaco vicino all’ultrasinistra che nelle “primarie” interne del PD aveva battuto Boeri, il candidato sindaco vicino appunto a Bersani. Insomma, diremo parafrasando a modo nostro un antico motto, se Berlusconi ha di che piangere Bersani ha ben poco da ridere. E lo stesso dicasi per quella stragrande maggioranza degli elettori italiani che rispettivamente vota per l’uno o per l’altro.

Stavolta hanno perso tutti i grandi partiti italiani
Il Pdl, impostando tutta la sua battaglia su Berlusconi, non ce l'ha fatta a sfondare
 di Massimo Tosti  - Italia Oggi
Una volta tanto (con un minimo di onestà intellettuale) i grandi partiti dovrebbero riconoscere di aver perso. Più o meno tutti, indistintamente. Questa può apparire un teoria bizzarra, visto e considerato che, in tutte le competizioni, se qualcuno perde, qualcun altro inevitabilmente vince. La stravaganza, peraltro, è assolutamente speculare a quanto si è verificato, quasi sempre, nel passato, quando tutti i leader apparivano in televisione per vantare la vittoria della loro squadra. È chiaro che l'aritmetica ha scarsa familiarità con la politica. Ci sarà tempo, nel prossimi giorni, per comprendere meglio quanto è accaduto basandosi sullo studio scientifico dei flussi. Ma, intanto, è lecito formulare alcuni giudizi a caldo (e in mancanza, per sovrapprezzo, di dati definitivi). Silvio Berlusconi non ha motivi per compiacersi dei risultati. Letizia Moratti ci ha messo del suo (le accuse in zona Cesarini contro Pisapia) nel tonfo al primo turno (che non esclude una rivincita nel ballottaggio). Ma Berlusconi ci ha messo la faccia, candidandosi personalmente e dettando i ritmi della campagna elettorale amministrativa del centrodestra.

Il Pd di Bersani può gongolare per la vittoria di Fassino a Torino. Ma non può certo abbandonarsi all'euforia per i risultati di Milano e di Napoli. A Milano il Partito Democratico ha delegato Pisapia (provenienza Rifondazione Comunista) a misurarsi con il sindaco uscente; a Napoli le primarie del Pd sono state cancellate in presenza di brogli palesi, e (alla fine) Luigi De Magistris, sconfiggendo il candidato «nominato» dai vertici del Pd, sarà l'antagonista di Gianni Lettieri (Pdl) al ballottaggio. I napoletani hanno preferito un magistrato (le cui inchieste si sono spesso rivelate fallimentari) a un prefetto (qualche malintenzionato potrebbe tranquillamente ricavarne qualche deduzione riguardo agli orientamenti delle famiglie camorriste). Il Terzo Polo è chiamato a misurarsi con un quadro politico non certo favorevole a chi si propone di svolgere un ruolo di arbitro negli scenari futuri. La radicalizzazione del voto di sinistra (a danno della facciata riformista del Partito democratico) non agevola questo ruolo. È difficile applicare la politica dei «due forni» (che tanto piaceva alla Dc degli anni Ottanta) è improponibile quando una delle due parti (non più quella berlusconiana) si propone come portabandiera dell'antipolitica (a Bologna Beppe Grillo è cresciuto fino al 10 per cento). Non bastasse questo, fin dalle prime proiezioni, ieri, il Terzo Polo si è diviso in tre (se non in quattro), con Francesco Rutelli (Ap) incline ad appoggiare i candidati di sinistra al secondo turno, Lorenzo Cesa (Udc) propenso a suggerire ai propri elettori di scegliere quelli del centrodestra e Futuro e Libertà diviso fra le pulsioni di Andrea Ronchi e Adolfo Urso (berlusconiani nell'animo) e quelle di Fabio Granata e Italo Bocchino (antiberlusconiani alla morte). Fra tutti i commentatori televisivi delle prime ore, il più saggio e lucido è stato l'ottuagenario Emanuele Macaluso, direttore di Il Riformista, che ha interpretato il voto come palese crisi del sistema politico nel suo insieme, con la scomposizione dei parti e il numero enorme di liste che hanno partecipato a questa tornata di elezioni amministrative. Forse ha dimenticato un terzo elemento: la crisi del carisma. Berlusconi è logorato da quasi venti anni di battaglie, e non ha ancora un successore all'altezza. Il centrosinistra deve fare i conti con figure opache, prive della personalità che attira voti e consensi, e che accende speranze negli elettori. I partiti si moltiplicano anche per questa ragione, trasformandosi in piccole aziende personali: uffici di collocamento per chi cerca un posto al sole. È del tutto lecito essere pessimisti riguardo al futuro.

La curiosità: a Locorotondo spuntano banconote tra le schede
«Quando avrete abbattuto tutti gli alberi, asfaltato tutte le strade…». È l’inizio della frase che i presidenti di seggio hanno trovato su un foglietto inserito in 3 schede elettorali, sparse in tre diverse sezioni. E fin qui poco o nulla di strano. Di schede annullate con scritte peggiori, spesso volgari, ce ne sono a ogni votazione. Ma una volta spostato il bigliettino, gli increduli scrutatori si sono trovati di fronte ad un inaspettato «tesoretto». Nelle tre schede in questione, ben attaccata con il nastro adesivo, vi era anche una banconota da 5 euro. «È la prima volta – confessa un segretario di seggio di lunga data – che mi capita una cosa del genere. Sempre meglio delle parolacce che spesso dobbiamo leggere. Almeno questa trovata ha strappato un sorriso per l’originalità».

Le schede, ovviamente, sono state annullate. Ad una prima impressione si pensava ad un facsimile. Ma la filigrana non mente: si trattava di soldi buoni. Il gesto non è stato «rivendicato» ma la curiosità in paese è tanta. È caccia al gruppo dei misteriosi contestatori e già si lancia qualche ipotesi. «Quando avrete abbattuto tutti gli alberi, asfaltato tutte le strade, solamente allora saprete che non potrete che vendere voi stessi». Al modico prezzo di 5 euro. [valerio convertini]

Miccichè: «Ottimo risultato per Forza del Sud, a Napoli davanti Fli e Udc»
Il leader del movimento arancione entusiasta: «Siamo il secondo partito della coalizione di centrodestra»
PALERMO - «Il risultato di Forza del Sud in Campania e Calabria è per me motivo di grande emozione. Siamo, numeri alla mano, il secondo partito della coalizione di centrodestra». Così, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè, commenta i primi dati elettorali del movimento arancione.
«Questi risultati», sottolinea Miccichè, «sono la dimostrazione» del fatto che «il Partito del Sud era atteso da tanti, e infatti appena si è presentato alle elezioni ha subito ottenuto una fetta sostanziale di consensi. Essere a Napoli davanti a Fli e Udc è un grande motivo di orgoglio. A questo punto», conclude il leader di Forza del Sud, «il nuovo schema del centrodestra ipotizzato da Silvio Berlusconi è una realtà».

Un uomo fermato mentre fotografa col cellulare il voto
 Lunedì 16 Maggio 2011 13:42
MASSAFRA - Due casi in due giorni. Un uomo è stato fermato stamattina perchè beccato a fotografare con il cellulare la scheda elettorale sulla quale aveva appena apposto il voto. Ieri era capitato ad una donna rumena. Subito è scattata la denuncia. Le rispettive schede elettorali sono state annullate. Il doppio caso denota il clima di attenzione che si è sviluppato sulla tornata elettorale per le amministrative di Massafra.

Mentre ieri la denuncia è partita dal presidente del seggio n. 25 allesito presso la scuola “San Giovanni Bosco” nel rione Gesù Bambino, stamattina la situazione si è ripetuta nella zona nord del paese, ovvero presso la scuola materna del quartiere Bellini. Anche qui è stato il presidente del seggio ad accorgersi dell’irregolarità. E’ vietato, infatti, fotografare il voto perchè potrebbe essere una prova da giocare per scopi post-elettorali. I casi, stando ad alcune indiscrezioni, sarebbero addirittura tre. In una altro seggio, sempre al rione Gesù Bambino, dove hanno votato più di cento rumeni ormai inseriti nel tessuto sociale della città, ieri un’altra donna, anche questa di origini rumene, pare sia stata “intercettata” mentre maneggiava il cellulare, ma la sua giustificazione («ho preso il telefonino per rispondere ad una telefonata che giungeva mentre ero nella cabina elettorale») è stata accolta dal presidente del seggio. Altra giornata di tensione quella di oggi e la denuncia scattata, questa volta nei confronti di un massafrese di mezza età, ha alimentato le critiche che già nelle scorse settimane avevano posto l’accento sulla paventata possibilità che qualcosa di irregolare avrebbe potuto interessare il voto. Come si ricorderà gli antagonisti del sindaco uscente Martino Tamburrano (Miccolis, Cofano e Monaco) avevano denunciato, in una conferenza stampa congiunta, le modalità con le quali lo stesso sindaco aveva scelto gli scrutatori e la casualità circa le nomine dei presidenti dei seggi. Il sospetto era nato perchè molti dei nominati erano stati già proposti in passato e/o avevano collegamenti di parentela con alcuni candidati. Alla notizia del fermo di oggi il candidato del centrosinistra Vito Miccolis commenta così: “Noi lo avevamo detto che ci potevano essere irregolarità. I due casi sono stati scoperti lì dove i presidenti del seggio non hanno collegamenti con il centrodestra per il quale, pare, i due denunciati hanno espresso il voto”. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della locale stazione che hanno sequestrato le schede elettorali annullandone, quindi, la validità. Al momento di andare in stampa cresceva l’attesa tra i candidati. Ma anche a M a s s a f r a come negli altri undici Comuni ionici che oggi decreteranno i nuovi consigli comunali l’affluenza alle urne risultava inferiore rispetto a quella del 2006 quando al primo turno (l’amministrazione uscente è stata eletta al ballottaggio, ndr) si presentarono alle urne in quindicimila su venticinquemila elettori. A ieri sera il dato era del 58,6% contro il 60,85% del 2006.

Bolzano: concorso del duce, la Provincia si sbarazza dei progetti
In questi giorni i progetti presentati sono stati temporaneamente depositati negli scantinati dell'Archivio storico ma solo per essere restituiti agli autori: del concorso non resterà traccia
di Davide Pasquali
BOLZANO. Dopo aver tentato di nascondere il duce a cavallo, ora la Provincia vuole nascondere anche il concorso che voleva nasconderlo. Sembrerebbe un gioco di parole, ma invece è la verità. Perché dopo aver bandito il concorso di idee per coprire il fregio di Piffrader e averne in seguito ignorato i vincitori, ora la giunta provinciale sta dimostrando quale sia stato il suo reale interesse nei confronti dei 486 cittadini partecipanti al concorso. In questi giorni i progetti presentati sono stati temporaneamente depositati negli scantinati dell'Archivio storico, ma non come fondo archivistico. Non per essere registrati e archiviati scientificamente come un momento della storia socio-politica altoatesina; non per essere conservati dall'ente il cui unico scopo è custodire documenti; bensì per essere restituiti, ossia per disfarsene: i partecipanti al concorso possono infatti ritirare gli originali, di cui in Provincia non verrà tenuta nemmeno una misera copia. E se qualcuno volesse sfogliarli, studiarli, farci un libro, un documentario, chessò, una tesi di laurea o di dottorato in storia o in architettura o in sociologia politica o in psicologia sociale? La risposta dell'Archivio fa letteralmente cadere le braccia: «La stampa, Alto Adige compreso, ne ha trattato con dovizia di particolari, pubblicando anche tante immagini». Sintetizzando: i progetti sono carta da macero. Nonostante si tratti dei documenti di un concorso pubblico. A raccontare la vicenda surreale, confermata però dalla dirigente dell'Archivio storico provinciale Christine Roilo, è Georg Rottensteiner, uno dei 486 partecipanti. Qualche giorno fa ha cercato di sapere che fine avesse fatto il suo elaborato, presentato assieme a due amici. Già era indignato, non per non aver vinto, ma perché la giunta non aveva tenuto in conto i vincitori impalmati dalla giuria, nominata dalla giunta stessa. «Ho dovuto girare da un ufficio all'altro», precisa. «Alla fine, dopo aver perso un'intera mattinata, mi hanno detto che le carte si trovavano all'archivio, dove avrei potuto ritirare il mio originale. La cosa mi è parsa strana assai, e strana  è parsa anche ai commessi dell'archivio, perché il loro compito è di conservare e anzi vigilare per non far uscire nulla all'esterno, non di consegnare. Non è certo un ufficio per la riconsegna degli oggetti smarriti!». I commessi, però, poi si sono informati presso la direzione e hanno confermato: «Basta compilare un modulo, mostrare un documento e ritirare». Rottensteiner si è informato oltre: «Immagino farete delle copie...». «Non è previsto», gli è stato risposto. La direttrice Roilo spiega: «Gli unici documenti che dobbiamo archiviare sono le delibere di giunta sul concorso e il documento che decreta i vincitori. L'assessore Kasslatter Mur ha deciso di lasciare gli originali in deposito ma temporaneo. Se facciamo copie degli elaborati che escono? No... Ma, tanto, la stampa ne ha parlato a sufficienza. Se qualcuno è interessato, si potrà leggere i quotidiani».17 maggio 2011

In Alto Adige 41.600 immigrati: sono l'8,2% della popolazione
Nella graduatoria dei paesi d'origine, al primo posto si classifica l'Albania con più di 5.300 persone, seguita dalla Germania con circa 4.600 e dal Marocco con quasi 3.400 unità
BOLZANO. Continua ad aumentare la presenza degli stranieri residenti in provincia di Bolzano. Secondo gli ultimi dati, relativi al dicembre 2010, ammontano a 41.699 unità; un aumento - secondo l'Astat - del 6,5% rispetto all'anno precedente. Nel 1990 erano circa 5 mila.

Nel corso di 20 anni il loro numero si è moltiplicato per otto. L'incidenza degli stranieri sulla popolazione totale residente in Alto Adige è dell'8,2%. Tale quota supera la media nazionale, che è pari a 7,0%. A Bolzano, con 13.410 immigrati, vive quasi un terzo di tutti gli stranieri residenti in Alto Adige (32,2%), seguito da Merano con 5.665 (13,6%) e Bressanone con 1.968 persone (4,7%).

Nella graduatoria dei paesi d'origine, al primo posto si classifica l'Albania con più di 5.300 persone, seguita dalla Germania con circa 4.600 e dal Marocco con quasi 3.400 unità. Questi tre paesi nel complesso rappresentano il 31,9% di tutti i residenti con cittadinanza straniera. 16 maggio 2011

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