venerdì 3 giugno 2011

Lo sceriffo De Magistris non creda di aver già conquistato Napoli


 di Sergio Luciano – Italia Oggi




Esattamente 28 anni fa, il 3 e 4 giugno del 1979, si tennero in Italia delle elezioni politiche destinate a passare alla storia, perché segnarono il naufragio del sogno del «sorpasso» del Pci sulla Dc come partito di maggioranza relativa, sogno accarezzato fino ad allora dal segretario del Pci Enrico Berlinguer. All'indomani del voto, un quindicinale politico vicino al Partito comunista che si pubblicava a Napoli, La Voce della Campania, diretto da un giovane pubblicista all'epoca ignoto al grande pubblico e ben noto nella Federazione regionale del Pci di cui era responsabile per la «stampa e propaganda», Michele Santoro, si prese una briga alquanto azzardata, ma dagli esiti interessantissimi. Analizzò, cioè, l'andamento del voto nelle precedenti dieci consultazioni elettorali nella città di Napoli, prendendo in esame un campione particolarmente rappresentativo, cioè le quattro circoscrizioni più centrali della città, il vero «ventre di Napoli»: Montecalvario, Avvocata, San Giuseppe e Porto. Ebbene, il risultato fu che in quella porzione di città, con pendolare sistematicità, il partito di maggioranza relativa era risultato essere, alternativamente, il Msi e il Pci. La Fiamma e la Bandiera rossa. E non con variazioni decimali: con decine di migliaia di persone che avevano votato una volta a destra e l'altra a sinistra. Sono precedenti storici di questo genere che fanno capire quello che è accaduto a Napoli domenica e lunedì scorsi, con la supervittoria del poco noto De Magistris, «Giggino 'a manetta», dipietrista antidipietro, zero programmi, zero squadra, zero esperienza. È semplicemente tornato in scena il voto ribellista e anarcoide che contraddistingue da sempre Napoli. Il voto di chi sa dire solo basta, ma non crede più in niente. Un voto di pancia, insomma, e di protesta: non di scelta. Volubile, quindi, come dimostravano quei dati sul pendolarismo da destra a sinistra. Mutevole e acquisibile. Questo non significa che De Magistris non abbia le chance di governare bene: non è più ignorante e meno esperto di quanto fosse Antonio Bassolino all'inizio del suo primo mandato da sindaco, il più efficiente degli ultimi trent'anni. E quindi qualcosa potrà ben farla, di utile: ci vuol così poco. Ma sarebbe un errore madornale pretendere di estrarre, dal caso Napoli, qualsivoglia morale della favola. L'unica morale è che non ce n'è nessuna. E non tentino di accaparrarsela i giustizialisti: anzi, il giacobino De Magistris troverà nella città dei motociclisti senza casco, di Gomorra e dei vecchietti scippati a morte, del contrabbando e delle truffe continue per strada, la Caporetto della sua arroganza da sceriffo.


Nessun commento: