domenica 21 novembre 2010

Patto per gli investimenti esteri


Marco Morino
21 novembre 2010
MILANO
Confindustria Lombardia, alla vigilia degli Stati generali che si svolgeranno domani a Cernobbio (Como), lancia una proposta forte al Pirellone e al governatore Roberto Formigoni: la creazione di un contratto regionale che favorisca l'insediamento e il radicamento degli investimenti stranieri in Lombardia. Il contratto d'insediamento per gli investimenti dall'estero sarà uno dei temi centrali dell'intervento che Alberto Barcella, 55enne presidente di Confindustria Lombardia, svolgerà in assemblea. Barcella, ingegnere chimico bergamasco da molti anni alla guida dell'azienda di famiglia, anticipa in questa intervista al Sole 24 Ore alcuni tra i passaggi centrali della sua relazione.
Ingegner Barcella, cosa intende per contratto d'insediamento per gli investimenti esteri?
Un processo che selezioni le opportunità, incentivi l'arrivo delle produzioni e dei servizi brain e tech intensive, preveda un catalogo delle aree e garantisca un tempo limite di autorizzazione. Un tempo che rassicuri e garantisca l'imprenditore che vuole investire nel nostro paese. Noi siamo pronti a collaborare per rendere realtà un "contratto Lombardia per gli investimenti da estero" e facilitare il più possibile il governo regionale su questo terreno.
Da dove nasce questa idea?
Con l'affermarsi del federalismo le politiche di marketing territoriale diventano, o dovrebbero diventare, una consuetudine. Una regione ha il dovere di ragionare come fosse un'azienda e offrire le migliori condizioni possibili ai potenziali clienti.
Lei candida la Regione a svolgere il ruolo di interlocutore unico nei confronti, per esempio, delle multinazionali che volessero investire in Lombardia?
Sì. E noi siamo pronti a offrire tutto l'aiuto e il supporto possibili. Per troppo tempo la traiettoria degli investimenti esteri è passata in larghissima misura al di dà delle Alpi. Solo una minima parte ricade nel nostro paese e quando ciò avviene è quasi sempre per l'acquisto di aziende esistenti.
Perché fatichiamo a intercettare gli investimenti stranieri?
Le cause sono note: infrastrutture insufficienti, burocrazia opprimente, costi energetici esorbitanti. Tuttavia i potenziali investitori esteri ci guardano spesso con ammirazione e interesse. Ma senza certezza delle regole e dei tempi di autorizzazione degli investimenti la bilancia tra pro e contro finisce per pendere quasi sempre contro la decisione di investire. Così perdiamo occasioni di lavoro e sviluppo. E per questo motivo che indirizziamo un appello forte alla politica. Le regioni del mondo stanno facendo sforzi enormi per portare investimenti di qualità nei propri territori.
Poi c'è anche l'altra faccia dell'internazionalizzazione: ovvero la promozione all'estero dei nostri prodotti e delle nostre imprese. In questo campo molto spesso domina la confusione. Lei che ne pensa?
È vero. Si contano centinaia di sigle e istituzioni che, spesso sovrapponendosi, dicono di rappresentare le imprese, i prodotti e il sistema Italia all'estero. Dobbiamo cancellare le concorrenze improprie tra istituzioni nell'esercizio delle funzioni pubbliche di aiuto delle imprese sui mercati esteri. Anche in questo caso l'aiuto all'internazionalizzazione è un esempio di buon federalismo. Un modello da imitare ci viene dalla Germania: i Länder raccolgono e organizzano le richieste delle imprese, mentre il governo centrale con la propria forza istituzionale nel sostiene e facilita il lavoro.
Lo slogan dell'evento, "scateniamo le imprese", è molto efficace: che cosa racchiude?
Razionalità vorrebbe che, anche nella promozione all'estero, ci fosse un'unica sigla Lombardia e che la regia fosse regionale, con Province e Camere di commercio nel ruolo di terminali territoriali. Anche come sistema Confindustria dobbiamo aiutare questo processo di razionalizzazione.
Il dibattito sul federalismo anima il confronto politico. Qual è la vostra posizione al riguardo?
Autonomia di decisione, costi ridotti e tempi amministrativi certi. È questo il federalismo cui ci piace pensare. Anche in questo bisogna essere realisti: non tutte le autonomie del nostro paese sono ugualmente capaci. A noi piace pensare a un modello federale in cui uno Stato centrale forte affianca la regioni inadeguate o in ritardo e favorisce quelle che operano con buona gestione nell'interesse dei propri cittadini.
Quindi promuove il federalismo?
Il federalismo è un'opportunità di miglior governo se riduce i costi per i cittadini, se taglia i tempi delle decisioni e la spesa pubblica improduttiva, se rende più facile fare impresa, se sostiene la ricerca e l'innovazione.
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-11-21/patto-investimenti-esteri-063939.shtml?uuid=AY9MhYlC

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