venerdì 20 maggio 2011

Federali Mattino-21 maggio 2011. Senza commenti. Bozen, seminario su “La protezione delle minoranze nazionali”. Il tema da voi prescelto - si legge nel messaggio del presidente Napolitano - è di assoluta attualità. Mentre le nostre società e le nostre Nazioni divengono sempre più interconnesse, la presenza di minoranze nazionali all'interno dei singoli Paesi costituisce una ricchezza da tutelare, uno stimolo culturale e un'opportunità di ulteriore crescita economica.----Profughi. Veneto: Leghisti col mal di pancia «Rischio bomba sociale».

Forza giapponesi:
Giappone: tsunami presenta conto da 11 mld alla Tepco, via il ceo
Roma. Napolitano: minoranze nazionali, una ricchezza da tutelare

Oggi sono definiti profughi:
Mantova. Profughi, la quota massima è 375
Veneto. Profughi, i prefetti in ordine sparso nuovo commissario entro sette giorni
Leghisti col mal di pancia «Rischio bomba sociale»

Iat’ a zappa’:
Crisi: Nordest; per il 42% d'imprenditori l'attrattività è in calo
Aumentano i veronesi a rischio povertà
Verona. «I mercati a chilometro zero fanno salire i fatturati del 20%»


Giappone: tsunami presenta conto da 11 mld alla Tepco, via il ceo
Roma, 20 mag (Il Velino) - Il terremoto e lo tsunami che hanno duramente colpito il Giappone presentano il conto anche alla Tepco, la compagnia elettrica che a causa dei danni alla centrale nucleare di Fukushima registra nell’anno finanziario 2010-2011 una perdita di oltre 1.247 miliardi di yen (circa 10,9 miliardi di euro). Inevitabili le dimissioni del numero uno della società Masataka Shimizu che sarà sostituito nel ruolo di ceo dal direttore generale Toshio Nishizawa. Inevitabile anche un cambio di previsioni sulle strategie. L'uso dei proventi totalizzati 446,8 miliardi di yen, inizialmente destinati anche a attività a basso contenuto di carbonio (su questo filone erano già stati spesi 23,3 miliardi di yen) dovrà essere rivista. “E’ inevitabile rivedere drasticamente le nostre operazioni commerciali” sottolinea in una nota di Tepco. Prima dell'incidente, Tepco sperava di concludere l'anno finanziario con un utile 110 miliardi di yen (quasi un miliardo di euro).
(ilp) 20 mag 2011 12:19

Roma. Napolitano: minoranze nazionali, una ricchezza da tutelare
"La presenza di minoranze nazionali all'interno dei singoli Paesi costituisce una ricchezza da tutelare, uno stimolo culturale e un'opportunità di ulteriore crescita economica".
ROMA. Il presidente della Delegazione parlamentare dell'Osce, Riccardo Migliori, ha letto ai partecipanti al Seminario in corso a Bolzano sulla tutela delle minoranze, il messaggio del Presidente della Repubblica in cui si richiama la presenza delle minoranze nazionali all'interno dei singoli Paesi come "una ricchezza da tutelare". "Desidero rivolgere il mio più cordiale saluto ai promotori e ai partecipanti al Seminario su 'La protezione delle minoranze nazionali: le raccomandazioni di Bolzano e la politica dell'Oscè, che si apre oggi a Bolzano. Il tema da voi prescelto - si legge nel messaggio del presidente Napolitano - è di assoluta attualità. Mentre le nostre società e le nostre Nazioni divengono sempre più interconnesse, la presenza di minoranze nazionali all'interno dei singoli Paesi costituisce una ricchezza da tutelare, uno stimolo culturale e un'opportunità di ulteriore crescita economica". "L'Italia è da sempre impegnata a livello internazionale ed europeo per promuovere lo sviluppo di politiche di autonomia e di tutela delle minoranze e per superare definitivamente quelle chiusure nazionalistiche e quelle conflittualità che in Europa in passato furono gravide di conseguenze. Questo impegno dell'Italia - sottolinea Napolitano - è pienamente coerente con il dettato della Costituzione Repubblicana e con i principi che sono alla base del modello di integrazione comunitaria. E'in questo spirito che invio i migliori auguri di buon lavoro e auspici di pieno successo per questa importante iniziativa".20 maggio 2011

Mantova. Profughi, la quota massima è 375
Riunione in Provincia con la Prefettura per individuare il tetto dopo il primo gruppo di quaranta persone dell'Hotel Abc. Gli stranieri potrebbero arrivare a Mantova divisi in cinque scaglioni
di Roberto Bo
MANTOVA. Oltre ai quaranta profughi arrivati nove giorni fa e alloggiati all'hotel Abc di piazzale don Leoni quanti altri ne potrebbero arrivare a Mantova? Ieri mattina alla riunione operativa in Provincia, organizzata dalla prefettura, si è parlato anche di "quote". I lavori sono stati coordinati da Roberto Giarola, del dipartimento della protezione civile delegato a gestire l'allarme profughi in Lombardia. Presenti, oltre ai rappresentanti della Provincia, della Regione, della protezione civile, delle politiche sociali e immigrazione, anche dodici sindaci.
 La sala consiliare della Provincia è stata messa a disposizione della prefettura per poter accogliere tutti e fare il punto della situazione sull'emergenza profughi.
 Il commissario Giarola ha ricordato che la gestione è in mano alle prefetture, sotto il coordinamento dei tavoli regionali, e che queste riunioni stanno per essere fatte in tutte le province che attualmente stanno ospitando i profughi provenienti dalla Libia.
 La previsione massima di richiedenti asilo politico è di circa 50mila presenze a livello nazionale, divise in cinque scaglioni da 10mila.
 Attualmente siamo nella prima fase comprendente i primi 10mila. Stando alle decisioni prese dal ministero la Lombardia dovrebbe essere in grado di ospitare circa il 17% della quota nazionale, vala a dire circa 1.700 profughi. Finora ne sono arrivati nei confini regionali 1.200. Lo scaglione mantovano, è stato sottolineato, prevede una quota di 75 unità per volta. Alla fine dei cinque scaglioni, quindi, Mantova potrebbe arrivare ad ospitare nell'ipotesi peggiore 375 profughi nel corso dei prossimi 6-8 mesi.
 Durante l'incontro di ieri in Provincia i rappresentanti della protezione civile e della prefettura hanno invitati gli enti presenti a costituire un coordinamento locale per la gestione dei profughi, ovviamente sotto il controllo della prefettura. E' stato chiesto anche il coinvolgimento della associazioni di volontariato e della Caritas, tra
l'altro già impegnate da giorni dopo l'arrivo dei primi richiedenti asilo.
 I primi quaranta profughi in fuga dalla Libia e appartententi a diverse sette nazionalità sono arrivati a Mantova giovedì 12 maggio, su un pullman direttamente dal porto di Genova. Nel capoluogo ligure erano sbarcati all'alba dello stesso giorno provenienti da Lampedusa dove erano rimasti per sei giorni.
 Alloggiati all'hotel Abc di Gianluca Bianchi, quasi tutti hanno confessato di voler andare a Torino e poi in Francia e Belgio. Nei giorni scorsi erano già stati organizzati altri incontri durante i quali sono stati preventivati alcuni servizi: trasporto, consegna indumenti, corsi di alfabetizzazione.
20 maggio 2011

Vento. Profughi, i prefetti in ordine sparso nuovo commissario entro sette giorni
Dopo la rinuncia della Regione ai poteri di gestione regna la confusione. Protezione civile alla Province,
il governo impugna la legge veneta
VENEZIA — I profughi non creano scompiglio solo nelle stanze della politica ma pure nei palazzi del governo. Stretti tra le indicazioni arrivate dal ministero dell’Interno e le proteste dei sindaci, e spiazzati dalla decisione del governatore Zaia di revocare l’incarico di coordinatore dell’emergenza al capo della protezione civile veneta Roberto Tonellato (il nuovo responsabile sarà deciso da Roma entro una settimana), i prefetti adottano strategie diverse, ora usando le maniere forti (è il caso di Venezia e Padova), ora puntando su una paziente mediazione (Vicenza e Verona), ora rinviando qualunque decisione a tempi migliori (Treviso). Intanto il governo apre un nuovo fronte nei già travagliati rapporti tra la Regione, le prefetture e le Province: il ministro per gli Affari regionali Fitto ha infatti annunciato l’impugnazione della Finanziaria approvata da palazzo Ferro Fini nella parte in cui attribuisce i poteri di protezione civile ai presidenti di Provincia in caso di calamità. una novità che era stata salutata dall’assessore di reparto, Daniele Stival, come uno «straordinario esempio di federalismo» ma che aveva suscitato sin da subito più di una perplessità tra i prefetti, ed in particolare in quello di Venezia Luciana Lamorgese che aveva chiesto al ministro dell’Interno Maroni di intervenire per restituire agli uffici del governo tutte le competenze in materia di protezione civile. Proprio la Lamorgese, quanto all’emergenza profughi, aveva avvertito ieri dell’intenzione di ricorrere «agli strumenti giuridici a disposizione» nel caso in cui i Comuni si rifiutassero di accogliere i disperati in arrivo dall’Africa, una volta esauriti i posti messi a disposizione dai sindaci più volenterosi. Sulla stessa linea anche il prefetto di Padova Ennio Mario Sodano, che ha rinviato il vertice convocato con i vertici della Protezione civile ed i sindaci per decidere come gestire le 78 persone presenti in questo momento nel Padovano. Ogni municipio, per Sodano, dovrebbe fare la propria parte ma soltanto due Comuni su 104 si sono presi in carico alcuni immigrati: Padova (74) e Noventa (4). Gli altri tergiversano. Di qui la decisione del prefetto di rinviare il summit, con la «minaccia » però d’essere pronto ad agire «d’imperio», se non ci sarà effettiva collaborazione. Anche perché, stanno per arrivare nel Padovano altri 300 profughi.

Clima diverso a Vicenza, dove il prefetto Melchiorre Fallica assicura «massimo dialogo e collaborazione » con i sindaci, ai quali in questi giorni è stato illustrato il piano per l’accoglienza. Nel Vicentino sono ospitati in questo momento un centinaio di profughi e per il fine settimana sono previsti nuovi arrivi: dalla prefettura berica fanno sapere che le istanze degli amministratori verranno inviate in Regione e al prefetto di Venezia, a cominciare da quella emersa ieri nella riunione tra il prefetto, il presidente della Provincia Attilio Schneck e i sindaci dell’Ovest e dell’Alto Vicentino, circa una capillarizzazione differente rispetto all’attuale ipotesi di un profugo ogni 2 mila abitanti. Confronto aperto anche nel Veronese: «Oggi abbiamo incontrato i sindaci per cercare una strategia condivisa - spiega il prefetto Perla Stancari - dobbiamo coinvolgere il territorio e confrontarci, rimanendo uniti. Chi arriva avrà la qualifica di “profugo” e probabilmente farà domanda di “rifugiato politico”, nel frattempo avranno il permesso di soggiorno umanitario che consentirà loro di essere accolti. Ma non dovremo limitarci alla mera ospitalità, l’obiettivo è favorirne la più completa integrazione con il tessuto sociale. Non vogliamo che restino inattivi durante la loro permanenza e oggi abbiamo discusso eventuali opportunità di impiego in attività utili a tutto il territorio». Realtà più difficile nel Trevigiano, dove dai Comuni alla Provincia domina l’ala più intransigente della Lega Nord. Il prefetto, Aldo Adinolfi ha deciso di prendere tempo: «Manca il soggetto attuatore, spero che la sua nomina avvenga al più presto, perché spetta a lui una lunga serie di importanti compiti, fra cui l’individuazione delle strutture e l’eventuale decisione di utilizzare le strutture militari. Come prefetto ho convocato i sindaci e ho condotto la trattativa con l’albergo di Conegliano,ma l’individuazione non spetta amema al soggetto attuatore»
Elfrida Ragazzo
Davide D’Attino

Leghisti col mal di pancia «Rischio bomba sociale»
20/05/2011
«Mal di pancia» per i leghisti. È il primo sintomo manifestato alla presenza del prefetto. In particolare, il sindaco Alessia Segantini di Zimella, Umberto Chincarini di Peschiera e il vicesindaco Umberto Peruffo di San Bonifacio, ma anche altri, non si sono mostrati entusiasti della proposta governativa di accoglienza. «Se proprio saremo obbligati ad accogliere i profughi», dice Peruffo, «dovremo prima fare un passaggio con associazioni e cittadini del territorio. Non possiamo aggiungere emergenza a emergenza, visto che nel nostro paese già il 20% della popolazione è immigrata e che i nostri servizi sociali stanno facendo miracoli per affrontare con efficienza le diverse situazioni esistenti. Dovremo garantire la residenza ai rifugiati e alla scadenza di 6 mesi dello status temporaneo ci troveremo con altri problemi, probabilmente non più supportati da un apporto economico. Che faremo allora?».
Lino Gambaretto, primo cittadino di Soave, eletto in una lista civica di centrodestra, non esprime una posizione molto distante da quella della Lega Nord: «Se arriva dall'alto questa richiesta, noi sindaci dovremo fare fronte comune per evitare situazioni difficili. Se Soave dovesse ospitare delle persone, sia chiaro che non abbiamo alcuna intenzione di mantenerle vedendole bighellonare in attesa che acquisiscano uno stato giuridico che permetta loro di lavorare. Sarebbe dirompente, una vera bomba sociale per la nostra comunità. Il prefetto, in rappresentanza del governo, trovi una soluzione per farli lavorare».
Gambaretto spiega anche che «siamo già in una situazione di grave difficoltà per i problemi conseguenti all'alluvione e il vecchio ospedale (indicato come possibile alloggio temporaneo, ndr) non è agibile. Dentro vandali e ladri hanno distrutto tutto, portando via i radiatori e demolendo scale e sanitari».R.C.

Crisi: Nordest; per il 42% d'imprenditori l'attrattività è in calo
UDINE. Il 42% degli imprenditori del Nord Est ritiene che in coincidenza con la crisi economica la capacità di attrazione dell'area sia diminuita. Il dato emerge da una ricerca della Fondazione Nord Est condotta su un campione di 1.017 imprenditori presentata oggi a Udine. Per il 44,6% degli imprenditori l'attrattività, intesa come investimenti, flussi di persone e in generale competitività del territorio, è rimasta stabile, per il 13,3% è invece aumentata. I punti di vista più negativi emergono tra i titolari dei servizi alle imprese (per il 55% la capacità è peggiorata), le imprese di costruzioni (54,3%) e gli esponenti del manifatturiero (43,6%). Sono meno negativi invece i risultati per le realtà che offrono servizi alla persona e del commercio. Quasi i due terzi degli intervistati del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e di Trento ritengono le grandi opere infrastrutturali possano essere un fattore in grado di attrarre investimenti. A le opinioni si dividono a metà tra chi riconosce e chi nega il peso delle grandi opere. I punti di forza delle imprese, secondo gli imprenditori, sono le competenze professionali dei lavoratori, la flessibilità produttiva e gli investimenti in innovazione, mentre è negativa la valutazione dei fattori legati al'Sistema Paese' come burocrazia, fisco, e costi dell'energia. 20 maggio 2011

Aumentano i veronesi a rischio povertà
 INDAGINE. La provincia scaligera 1a in Veneto (14a in Italia) col maggior numero di redditi bassi
 Salgono a 29.017 (il 18,7% del totale): dichiarano 11.979 euro annui
20/05/2011
Cittadini a rischio povertà: la maglia nera in Veneto spetta a Verona. La città scaligera, rispetto alle altre della regione, vanta il maggior numero di contribuenti con reddito inferiore alla soglia di povertà e si colloca al 14esimo posto nella classifica nazionale. Questi i risultati di una ricerca del Centro Studi Sintesi di Venezia sui redditi dei cittadini nei capoluoghi italiani: le maggiori criticità al Centro Nord e in Sardegna.
Un dato significativo, quello dell'indice del rischio di povertà locale, che esprime la percentuale di contribuenti che dichiarano un reddito inferiore a una soglia critica: soglia che varia da comune a comune, perché dipende dai differenti livelli di spesa per consumi, dalla dimensione media delle famiglie e dal numero di persone con reddito per ciascun nucleo familiare.
Verona, rispetto alle precedenti rilevazioni, peggiora di tre posizioni e si piazza al 14esimo posto: il reddito medio è di 26.034 euro, la soglia di povertà è di 11.979 euro e i cittadini che non riescono a raggiungerla sono 29.017, cioè il 18,7% del totale. La segue Vicenza, al 18° posto: il 17,2% dei contribuenti (11.606 persone) è sotto la soglia di povertà locale, cioè ha un reddito inferiore agli 11.861 euro. Venezia è alla posizione numero 25, con 27.732 contribuenti (cioè il 16,8%) a rischio povertà: il loro reddito è, infatti, sotto gli 11.550 euro.«Dallo studio si evince che le città del Mezzogiorno presentano basse percentuali di contribuenti a rischio rispetto ai comuni del Settentrione», afferma Catia Ventura, direttrice del Centro Studi Sintesi, «tra le 20 città con gli indici di povertà locale più elevati ben 15 appartengono alle regioni del Centro-Nord». Secondo la Ventura, questo fenomeno è imputabile al maggiore costo della vita nei comuni settentrionali, che erode il reddito delle persone fisiche in proporzione maggiore rispetto al Sud.
Tra le città venete, Padova si contraddistingue per un alto reddito medio, pari a 28.885 euro: nella classifica nazionale si colloca al 28esimo posto, con 20.868 contribuenti (cioè il 16,6%) che non riescono a superare il livello di rischio degli 11.742 euro. Va meglio a Treviso (posizione 40) con un reddito medio di 28.817 euro: qui i cittadini che non raggiungono la soglia degli 11.531 euro sono 7.679 (cioè il 15,6%). Segue a ruota Rovigo, al 41° posto con 4.824 contribuenti, cioè il 15,6%, a rischio povertà, con un reddito inferiore agli 11.550 euro. La città veneta più sicura, secondo la ricerca del Centro Studi Sintesi, risulta Belluno, che scende di 13 posizioni e va a classificarsi al 73esimo posto con una soglia di povertà che si attesta sugli 11.039 euro e 3.081 contribuenti (il 13,3%) che non riescono a raggiungerla.
«Disporre di un reddito in linea con la media nazionale di per sé non mette i cittadini al riparo dal rischio "povertà"», conclude la direttrice Ventura, «poiché molto dipende dal costo della vita dei capoluoghi in cui si vive e si lavora». Considerando i 117 capoluoghi, si nota che nel 2008 circa il 12,2% dei contribuenti (1,2 milioni di persone) ha dichiarato un reddito inferiore alla soglia media di povertà locale, pari a 9.893 euro annui, a fronte del quale il reddito medio è di 26.434 euro. Ai primi tre posti della graduatoria nazionale compaiono Barletta (in Puglia), Villacidro (in Sardegna) e Rimini.M.T.

Verona. «I mercati a chilometro zero fanno salire i fatturati del 20%»
 AGRICOLTURA. Il direttore della Coldiretti di Verona, Pietro Piccioni: è un progetto economico
 Sono 31 a Verona e provincia Il bilancio di «Campagna Amica»
20/05/2011
«Le aziende agricole che fanno vendita diretta aumentano il loro fatturato del 20%». Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Verona, non parla solo di un progetto culturale e ambientale, quando descrive i mercati a chilometro zero di Campagna Amica.
Piccioni, in un convegno all'Accademia di Agricoltura Scenze e Lettere di Verona, puntualizza l'aspetto economico del progetto, nato nel 2008 grazie ad una legge della Regione Veneto: «È un vantaggio per i produttori, che vedono un aumento delle vendite e dell'incasso, perché nella grande distribuzione, su un euro di spesa solo 17 centesimi vanno al produttore. E poi ci guadagna anche il consumatore: gli ingredienti di un pasto medio giornaliero hanno percorso 1900 chilometri e la logistica incide del 35% sul costo medio di un prodotto».
Il risparmio di entrambe le parti giustifica quindi il proliferare di mercati a chilometro zero: 4122 i punti vendita in Italia, 31 a Verona di cui 7 in città (a Borgo Roma, Borgo Venezia, San Michele Extra, Borgo Milano, Borgo Trento, Santa Lucia e Montorio). E ancora, 400 punti vendita aziendali di cui il 50% vende vino e olio e l'altra metà salumi, ortofrutta, miele. «Sono aziende che ci mettono la faccia, la firma, ma che devono rispondere a requisiti per precisi», puntualizza Piccioni, «per questo sono sottoposte a continui controlli da parte di apposite commissioni».
Ogni mercato è visitato in media da 3mila clienti, specie nei fine settimana: da una ricerca realizzata nei mesi scorsi da Coldiretti, il consumatore medio appartiene ad una fascia d'età che va dai 35 ai 54 anni, ha una scolarità media e uno stato socio economico medio o medio-alto. Dall'analisi è emerso che spende 96 euro per prodotti alimentari e 26 euro nei mercati di Campagna Amica: cerca soprattutto frutta a verdura, in misura minore salumi e formaggi. Sceglie questi punti vendita spinto dalla volontà di mangiare cibi sani, raccogliere informazioni su ciò che mangia ed essere rassicurato su quanto porta in tavola. E il 75% dei consumatori sono soddisfatti dai mercati a chilometri zero.
«Questi punti vendita sono la risposta all'esasperazione del mercato», commenta Filippo Moroni, responsabile del Servizio economico di Coldiretti Verona, «a ogni stagione noi possiamo mangiare qualsiasi tipo di frutta o verdura coltivata in ogni parte del mondo. È il cosiddetto "contro stagione" che rappresenta un danno per l'agricoltura appunto di stagione, definendone il prezzo. Il consumatore» continua Moroni, «è attratto dalle novità in qualsiasi mese dell'anno ma rischia di non conoscere più il gusto del pomodoro di giugno maturato in pieno sole e non in serra con forzatura del ciclo produttivo».
«Il mercato esasperato dalla grande distribuzione», aggiunge Piccioni, «avende prodotti di qualità medio bassa sullo scaffale e ha prezzi elevati perché i prodotti devono viaggiare anche per più giorni spesso su strada. Se i prezzi aumentano, di conseguenza calano i consumi. Non mi stupisce che la grande distribuzione stia iniziando a bussare alla porta dei mercati a chilometro zero: si sta avvicinando a noi», conclude Piccioni, «per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori».
 Francesca Lorandi

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