venerdì 20 maggio 2011

Il Mezzogiorno e’ sotto la dittatura del governo padano

Sicilia. Bloccati gli incentivi per le imprese
Una regia unica per lo sviluppo del Mezzogiorno



Roberto Turno
Nuove regole e nuovi strumenti operativi in arrivo per rimuovere gli squilibri economici, sociali, istituzionali e amministrativi nelle aree sottosviluppate, a cominciare dal Sud. Col via libera di ieri del Consiglio dei ministri va definitivamente in porto il sesto tassello del puzzle del federalismo fiscale. La scommessa – tutta da vincere e da riempire di cifre e contenuti – è di riuscire ad aggiornare e a riformare il quadro di regole per lo sviluppo e la coesione nei territori più arretrati. Con gli obiettivi puntati verso la nuova politica di coesione comunitaria e con la speranza di mettere in soffitta i ritardi di programmazione e di spesa con un'operazione più incisiva di monitoraggio e controllo e con puntuali poteri sostitutivi nei casi (non rari) di inadempienza.
 «Un nuovo quadro di regole era non più rinviabile a causa degli insoddisfacenti risultati sin qui raggiunti dalla politiche di coesione, che non sono riuscite a scalfire i pesanti divari territoriali del Paese», ha commentato con soddisfazione il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, grande regista dell'operazione anche dopo un faticoso dibattito nella bicameralina. Dove, non a caso, non sono mancati i malumori dei leghisti nei confronti di temuti "regali" al Mezzogiorno. Ma Fitto ancora ieri ha tirato diritto: il provvedimento è in pieno nel solco della Costituzione «di tenere unite le sorti dei diversi territori», ha rivendicato. Anche perchè proprio nelle aree meno sviluppate («Sud in testa»), ha detto il ministro, «si annida il più importante potenziale di crescita del nostro Paese». In attesa, va detto, che il decollo del tanto sbandierato «piano per il Sud» veda realmente la luce.
 Concentrazione «tematica» delle risorse, focus su specifici e ristretti interventi strategici, esplicita previsione delle responsabilità: queste le linee programmatiche del decreto. Che affida a due ministeri (Affari regionali ed Economia) e al Cipe il compito di individuare gli interventi da finanziare con il fondo di coesione. A metterli in pratica dovrà essere un «contratto istituzionale di sviluppo» con gli enti locali o con i concessionari di servizi pubblici. Con tanto di sanzioni nei casi di inadempienza e «inerzia» che potranno arrivare fino all'esercizio del potere sostitutivo da parte del Governo e all'attribuzione dei compiti a un altro soggetto.
 Significative le novità arrivate in Parlamento con gli emendamenti anche del terzo polo, decisivo per incassare il disco verde della bicamerale (si sono opposti solo Pd e Idv). Con l'emendamento di Linda Lanzillotta (Api), anzitutto, si collega la programmazione delle risorse per gli interventi speciali al Def (il nuovo Dpef). Mentre lo stesso Def dovrà indicare all'avvio della programmazione dei fondi europei la quantità di risorse da destinare agli interventi, tenendo conto del Pil e in ogni caso in stretta coerenza con gli obiettivi programmati di finanza pubblica. Sulla carta un incremento possibile delle risorse al Sud. Anche se non ci sono quote programmate come chiesto dalle opposizioni: lo 0,6% per Pd e terzo polo, l'1% per l'Idv.
 Intanto sempre ieri il Consiglio dei ministri, dopo la relazione dei ministri Bossi e Calderoli, ha inviato alla bicameralina l'altro decreto sul federalismo fiscale su premi e sanzioni per governatori e sindaci con i conti in default. Sul decreto, mercoledì, c'è stata la mancata intesa con Regioni ed enti locali e a questo punto la partita si svolgerà tutta nella bicameralina, dove Calderoli ha anticipato la proposta di allargare le sanzioni anche ai ministri che non rispetteranno i costi standard. Una proposta sulla quale, però, ufficialmente ieri non s'è discusso in Consiglio dei ministri.

Lo Bello: «Segnale negativo dal Governo»
Il Cipe non ha ancora dato il via libera ai fondi Fas
L'assessore Armao: «Era tutto pronto a partire»

PALERMO - Nuova tegola sulle imprese al collasso, che in Sicilia attendono da più di due anni di potere beneficiare degli incentivi previsti con il credito d’imposta. Per la Regione era tutto pronto per partire, già da lunedì prossimo, con la misura destinata agli investimenti. Ma poiché il Cipe non ha ancora dato il via libera ai fondi Fas è stato bloccato tutto. Infatti, l’assessore regionale per l'Economia, Gaetano Armao, ha emanato un decreto con cui si differiscono i termini per la presentazione delle domande di accesso al credito d'imposta, scatenando la reazione del presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello. «Era tutto pronto - spiega l’assessore Armao - per partire con il credito d'imposta per gli investimenti previsti dalla legge regionale 11 del 2009, tuttavia la pubblicazione della delibera Cipe di rimodulazione e revisione dei fondi Fas per la Sicilia - il Programma stanzia 120 milioni per questo incentivo - ha determinato le condizioni per il differimento del termine per l'avvio della procedura». Il provvedimento disposto dall’assessore scaturisce dall'obbligo imposto dal Governo nazionale, con la delibera Cipe dell'11 gennaio 2011, di rivedere i programmi regionali già adottati, non solo per rimodularli finanziariamente a seguito della riduzione finanziaria dei Fas ma, soprattutto, per verificarne, d'intesa con il Governo nazionale, la coerenza con le linee guida del Piano per il Sud.

Immediata la reazione degli industriali alla notizia del rinvio della fruibilità del credito d'imposta che era previsto a partire dal prossimo 23 maggio. «L'ulteriore differimento sine die dell'utilizzo del credito d'imposta disposto dall'assessore regionale dell'Economia, Gaetano Armao, è un segnale molto negativo che il Governo dà al sistema delle imprese ed al rilancio degli investimenti nell'Isola», lamenta Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, che aggiunge: «Ci sentiamo, peraltro, presi in giro considerato che lo scorso marzo Confindustria Sicilia aveva acconsentito al differimento del termine al 23 maggio su richiesta, in particolare, di qualche associazione, così come l'assessore Armao ci aveva segnalato per iscritto. È bene dire con chiarezza alle imprese - prosegue Lo Bello - che non ci sono le risorse per finanziare il credito d'imposta, la cui legge ricordo è stata emanata ben due anni fa, piuttosto che illuderle di aspettative». «Le imprese siciliane - conclude Lo Bello - non credono più alla telenovela del Par Fas 2007-2013, né sperano in iniziative legislative per il finanziamento con fondi regionali del credito d'imposta, tenuto conto che il Governo ed il legislatore regionale hanno in agenda ben altre priorità riguardanti la risoluzione di vertenze di lavoratori che orbitano nella sfera del pubblico, per i quali le risorse finanziarie sono sempre disponibili o comunque vengono reperite con artifici e soluzioni legislative alquanto discutibili».

Pronta la replica dell’assessore regionale Armao: «Il presidente Lo Bello farebbe bene, piuttosto che prendersela con il governo della Regione, a sottolineare l'intollerabilità del comportamento del Governo nazionale che, con la delibera Cipe, ha precluso alla Sicilia l'accesso al credito d'imposta e ci ha impedito anche le anticipazioni a valere sui fondi regionali. È ingiusto sottrarre alle imprese siciliane questa opportunità alla quale si sono preparate. Si tratta di un ulteriore modo per appesantire il divario fra Sud e Nord in una fase di grave crisi». «Bene ha fatto il presidente di Confindustria Palermo - aggiunge l'assessore all'Economia - a ritenere inadeguate le misure previste dall'ultimo decreto legge del Governo nazionale, che sono ammortizzatori sociali e non agevolano la crescita perché non sostengono gli investimenti. È solo con gli investimenti che la Sicilia può crescere. L'amministrazione regionale era ed e' pronta a partire con questo provvedimento – assicura Armao -. Purtroppo il Governo nazionale non ci consente l'utilizzazione dei fondi Fas che erano già stati resi disponibili». «Va anche ricordato che attendiamo ancora risposta da Bruxelles sull'utilizzo di parte dei fondi europei per il credito d'imposta. Occorre fare fronte comune a difesa degli interessi delle imprese siciliane e su questo Confindustria Sicilia ci troverà leali alleati. Non possiamo cadere nella approssimativa considerazione che il Sud sia un peso per il Paese - continua -. Il Sud e' una straordinaria opportunità purché gli investimenti si facciano e ci permettano di farli». «Il governo nazionale sblocchi immediatamente, dunque, il credito di imposta – conclude Armao -. Spero che le imprese siciliane non siano costrette a fare come i cittadini di Giampilieri che hanno messo in atto azioni eclatanti per ottenere quel che e' loro dovuto a valere sui fondi Fas».

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