venerdì 20 maggio 2011

Grecia, rischio default. Tassi interesse record

Rischio di "contagio" dalla Grecia per i paesi dell'Europa centro-orientale.
Fitch ha deliberato il downgrade sulle emissioni a lungo termine che passano da BB+ a B+.
I rendimenti dei titoli di stato della Grecia continuano a salire. Il tasso d'interesse sui bond a 10 anni è cresciuto oggi di 61,5 punti base al 16,75%: nuovo massimo storico



Atene - A un passo dal baratro, anche se la speranza è quella di salvarsi, sia pure in extremis. E' questo, riferito alla Grecia, lo stato d'animo dei mercati finanziari. Ad Atene i rendimenti dei titoli di stato continuano a salire, mentre crescono i timori di un possibile default sul debito del paese. Il rendimento sui bond a 10 anni è cresciuto oggi di 61,5 punti base al 16,75%: è il nuovo massimo storico. Lo spread rispetto ai bund tedeschi è di conseguenza salito a un nuovo record anche perché i rendimenti dei titoli di stato della Germania sono scesi al 3,12%, segno che ancora una volta nell’incertezza si punta sull’asset considerato sicuro per antonomasia.
Fitch declassa il rating. Nuovo declassamento del rating sulle emissioni del debito greco. L’agenzia Fitch ha deliberato il downgrade sulle emissioni a lungo termine che passano da BB+ a B+. Resta la B per quelle a breve. L’agenzia ha disposto anche un rating watch con implicazioni negative. Già una decina di giorni fa erano circolate voci sul nuovo declassamento del rating della Grecia da parte dell’agenzia. Senza un nuovo programma d’aiuti alla Grecia interamente finanziato dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, Fitch potrebbe nuovamente tagliare il rating portandolo alla categoria CCC, "che indica alta probabilità di un default". Lo scrive in una nota l’agenzia di rating, secondo cui anche la "ristrutturazione soft" adombrata dall’Unione europea, cioè una dilazione delle rate sul debito, sarebbe considerata un evento di default.
Come uscire dalla crisi. Prosegue il dibattito sulla possibile soluzione della crisi greca dopo che numerosi esponenti di primo piano della Bce, e nelle ultime ore anche il cancelliere Angela Merkel, si sono opposti con decisione contro una ristrutturazione del debito greco, quantomeno nel prossimo futuro. Mentre si parla di un nuovo piano di aiuti Ue-Fmi da 60 miliardi di euro in aggiunta a quelli per 110 miliardi concessi nella primavera dell’anno scorso, da registrare le parole di Hans Werner Sinn, ex numero uno del noto istituto di analisi economiche Ifo, secondo cui la miglior soluzione per la Grecia sarebbe l’abbandono dell’euro e il ritorno alla dracma. Uno scenario delineato peraltro anche da altri economisti di chiara fama fra cui Nouriel Roubini.
Papandreou prova a rassicurare  Il primo ministro greco George Papandreou ha detto che non ci saranno ritardi nel rimborso del debito e che i creditori saranno ripagati in tempo e del totale dell'importo dovuto. Secondo alcuni analisti il Paese non potrà evitare una ristrutturazione del debito, ma la Banca centrale si oppone all'idea.


Bond greci sempre più svalutati, spread con i bund a un nuovo massimo storico
Senza sosta il deterioramento del profilo di credito della Grecia. Il differenziale di rendimento tra i titoli decennali tedeschi (3,12%) e quelli della Grecia (15,92%) ha raggiunto un nuovo picco storico a 1.280 punti. La Ue starebbe lavorando a un nuovo piano di aiuti al paese per circa 50-60 miliardi di euro, dopo i 110 miliardi del prestito settennale già approvato e che viene erogato in tranche trimestrali.

Intanto il capo economista della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo Erik Berglof, ha sottolineato come il rischio di "contagio" dalla Grecia per i paesi dell'Europa centro-orientale, in cui operano le banche elleniche, sia «significativo». La Bers - ha fatto sapere Berglof - ha «rapporti di lunga data con il sistema bancario greco» e «alla metà del 2010 abbiamo deciso di intervenire a sostegno di controllate di banche greche in Paesi di nostra competenza».
Finora «la cifra ammonta a impegni di finanziamento per circa un miliardo di euro, di cui la metà già attivo». La Bers «sta cercando di ridurre la forte dipendenza delle controllate greche in Europa centro-orientale dai finanziamenti delle capogruppo» perché «si tratta di banche sistemiche in quasi tutti i Paesi dove sono presenti. Abbiamo cercato - ha concluso - di indirizzarle in modo crescente verso altri tipi di finanziamento, anche locali».
L'Est Europa è da tempo un mercato importante per i due maggiori istituti di credito italiani: Unicredit e Intesa Sanpaolo.
 20 maggio 2011

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