lunedì 15 novembre 2010

Calendario corto per gli ordini alle imprese


di Enrico Netti - 15 novembre 2010
L'ottimismo del primo semestre, con una ripresa del flusso degli ordinativi che lasciava ben sperare in un'inversione del ciclo negativo registrato nel 2009, ha ceduto il passo a un diffusa prudenza. La stessa con cui vengono ora fatte le previsioni sull'andamento degli ordini per il sistema manifatturiero: si arriva a tre, sei mesi. Difficile spingersi oltre. A pesare sulle prospettive per il 2011 dei principali settori produttivi italiani, dopo la brusca frenata della crescita del Pil del terzo trimestre, sono soprattutto due nodi: il dollaro e le materie prime.

Nel brevissimo periodo mandano segnali leggermente positivi alimentare, meccanica, beni strumentali, elettronica, chimica e alcuni comparti della siderurgia (produzione di tubi per il settore oil & gas e di acciai speciali). Gli impianti girano grazie alla domanda estera, mentre quella interna ristagna ancora. E ciò riduce la visibilità sulle commesse.
«Ci sono alcune filiere dell'acciaio che hanno in portafoglio ordini per 3-4 mesi al massimo - afferma Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai -, mentre nel periodo pre-crisi si arrivava a quasi due anni». A soffrire di più è la produzione di tondini per l'edilizia, che pesa per il 50% del totale: un mercato praticamente fermo.
È il cambio «proibitivo» del dollaro la spina nel fianco di Vito Artioli, presidente di Anci, l'associazione dei calzaturieri. Nel breve periodo il trend migliora leggermente «con una crescita lenta e a macchia di leopardo, ma l'Europa è in stallo e il Far East non ci offre chance. Va meglio in Russia e qualche speranza potrebbero regalarla gli Stati Uniti, a patto però che il cambio volga a nostro favore». Nel frattempo Artioli auspica la proroga delle misure antidumping, «ma nella Ue abbiamo tutti contro».

Legno-arredo, chimica, abbigliamento, alimentare e meccanica varia chiuderanno il 2010 con il segno positivo, intorno al +2%, ma il sentiment per il 2011 è legato soprattutto all'export. «Sarà un anno molto incerto - sottolinea Giandomenico Auricchio, presidente di Federalimentare –. Prevedo un leggero aumento, intorno all'1-1,5%, della produzione e un export che compenserà la stagnazione interna, nonostante l'incognita dollaro». Prevista una domanda interna in stallo anche da Federchimica, mentre «l'export nella Ue è ritornato ai livelli pre-crisi». Un volàno che, se confermato, dovrebbe portare a fine 2011 una crescita dei volumi pari all'1,5-2 per cento.
Il tessile-abbigliamento dovrà invece fare seriamente i conti con i prezzi delle materie prime: lana e cotone, per esempio, sono già schizzati a quotazioni record. «Sul 2011 pesano moltissimo questi rincari e l'effetto di una scarsità dell'offerta a causa della forte domanda di Cina e India - avverte Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia -. Mi aspetto un clima d'incertezza e i problemi maggiori si manifesteranno nei primi mesi». Le possibili conseguenze? Secondo Tronconi potrebbero farsi sentire sul fronte della minore produzione e dei maggiori costi.
«Per noi sarà invece un primo semestre in leggera crescita» conferma Angelo Bonsignori, direttore generale della Federazione gomma plastica. L'ottimismo deriva dalle buone prospettive della zona euro, mentre le note dolenti - anche in questo caso - arrivano dal mercato domestico.

Senza incentivi, si prepara a «una situazione particolarmente grave» Rosario Messina, al vertice di Federlegno-Arredo: «Si naviga a vista e non si vede la ripresa». I soli mercati trainanti sono Francia e Germania, dove «vanno bene le vendite nella grande distribuzione dei mobili di fascia media, mentre per quelli più costosi prevedo grande sofferenza». Una leggera ripresa è attesa dall'Est Europa e dai paesi Bic, ma non sarà sufficiente.
Anche la filiera dell'auto dovrà affrontare un altro anno difficile. «I livelli di vendite toccati nel 2007 li raggiungeremo nel 2014 – avverte Guido Rossignoli, direttore generale dell'Anfia -. In controtendenza saranno solo veicoli industriali, rimorchi e camper».
«In Italia - confessa Guidalberto Guidi, presidente Anie -. non si vedono investimenti e piani per le grandi opere». Nel 2010 il settore ha visto una domanda segnata da una crescita a macchia di leopardo, trainata dalle produzioni per le energie rinnovabili e dall'export. E ora? «Guardando al portafoglio ordini sono molto prudente per la seconda metà del 2011. Ma a far soffrire il sistema Italia saranno gli aumenti di prezzo delle materie prime e il dollaro debole». Ancora loro, commodities e valuta Usa: due zavorre.
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-11-15/calendario-corto-ordini-imprese-063641.shtml?uuid=AYcKLojC

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