lunedì 15 novembre 2010

"Non era Giuliano, ecco le prove"


Montelepre 15 novembre 2010
"L'avvocaticchio" Gregorio Di Maria, colui che ospitò a casa sua, a Castelvetrano, Salvatore Giuliano durante la sua ultima notte, sapeva che colui che venne ucciso non era il bandito di Montelepre ma un giovane sosia. L'avvocaticchio, morto lo scorso 7 maggio a 98 anni, ha voluto svelare questo segreto a due persone che lo hanno accudito nell'ultimo periodo della sua vita. Queste dichiarazioni, un vero e proprio lascito testamentario, sono state messe a disposizione dello scrittore Luigi Simanella, autore del volume "Salvatore Giuliano morto o... Vivo".

Simanella è pronto a consegnare ai magistrati della Procura di Palermo che stanno indagando sulla morte di Giuliano, dopo la riesumazione del cadavere, tutta la documentazione che, nero su bianco, sostiene che Di Maria sapeva bene che il morto non era Giuliano. Queste due persone - ha reso noto Simanella - hanno deciso di affidare all'autore del volume le dichiarazioni che, l'avvocaticchio ha reso loro un mese prima di morire.

"Il documento - afferma Simanella - rappresenta una vera e propria novità poiché smentisce il fatto che Di Maria si fosse portato nella tomba il segreto di tutta una vita". Simanella parla di "finta morte di Giuliano" e di "presunto omicidio" vista la sua certezza che "a morire al posto di Giuliano fu una giovane vittima la cui unica colpa è stata soltanto quella di somigliare al bandito più famoso di tutti i tempi cioè Salvatore Giuliano". Nel documento, inoltre, Di Maria scagiona completamente Giuliano per la responsabilità nella strage di Portella della Ginestra. Simanella non ha voluto render noto il contenuto specifico del documento ma è pronto a consegnarlo alla magistratura di Palermo da cui è già stato interrogato lo scorso 7 novembre.

Simanella spiega anche che a queste dichiarazioni di Di Maria, dopo la morte dell'avvocaticchio, "non era stato dato il loro giusto valore, da parte di chi le aveva raccolte, perché a maggio il circo mediatico su Giuliano non era ancora scoppiato". Adesso, leggendo i giornali e seguendo in televisione le vicende riguardanti questo caso hanno deciso di affidare a Simanella le estreme dichiarazioni dell'avvocaticchio che potrebbero, se confermate "riscrivere completamente questa vicenda".
Fonte:
http://www.lasiciliaweb.it/stampa.php?id=4868

Lo scrittore Simanella: «Il bandito Giuliano non fu ucciso, ne ho le prove»
Consegnerà ai pm un documento dell’avvocato Di Maria, l’uomo che ospitò Giuliano prima della morte
PALERMO - I pm di Palermo che indagano sulla morte di Salvatore Giuliano sentiranno, nei prossimi giorni, lo scrittore Luigi Simanella. L’autore del libro «Salvatore Giuliano morto...o vivo» consegnerà ai magistrati un documento dell’avvocato Gregorio Di Maria, l’uomo che ospitò Giuliano prima della sua morte. Di Maria, in una sorta di testamento lasciato a due persone che lo accudirono nei suoi ultimi giorni, avrebbe scritto che quello fatto trovare a Castelvetrano (Trapani) non era il cadavere del bandito, ma di un sosia. La testimonianza di Simanella e il documento dell’avvocato potrebbero aiutare i magistrati che hanno fatto riesumare il corpo a fare chiarezza sulla vicenda. La Procura nominerà nei prossimi giorni i consulenti che dovranno analizzare il dna estratto dai resti sepolti e riesumati nel cimitero di Montelepre per confrontarli con quelli dei familiari viventi di Giuliano.

IL SEGRETO - «L’avvocaticchio» Di Maria sapeva che colui che venne ucciso non era il bandito di Montelepre ma un giovane sosia. L«’avvocaticchio», morto lo scorso 7 maggio a 98 anni, ha voluto svelare questo segreto a due persone che lo hanno accudito nell’ultimo periodo della sua vita. Queste dichiarazioni, un vero e proprio lascito testamentario, sono state messe a disposizione dello scrittore. Simanella è pronto a consegnare ai magistrati della Procura di Palermo che stanno indagando sulla morte di Giuliano, dopo la riesumazione del cadavere, tutta la documentazione che, nero su bianco, sostiene che Di Maria sapeva bene che il morto non era Giuliano. Queste due persone - ha reso noto Simanella - hanno deciso di affidare all’autore del volume le dichiarazioni che, «l’avvocaticchio» ha reso loro un mese prima di morire. «Il documento - afferma Simanella in una nota - rappresenta una vera e propria novità poiché smentisce il fatto che Di Maria si fosse portato nella tomba il segreto di "tutta una vita"».

UN SOSIA - Simanella parla di «finta morte di Giuliano» e di «presunto omicidio» vista la sua certezza che «a morire al posto di Giuliano fu una giovane vittima la cui unica colpa è stata soltanto quella di somigliare al bandito più famoso di tutti i tempi cioè Salvatore Giuliano». Nel documento, inoltre, Di Maria scagiona completamente Giuliano per la responsabilità nella strage di Portella della Ginestra. Simanella non ha voluto render noto il contenuto specifico del documento ma è pronto a consegnarlo alla magistratura di Palermo da cui è già stato interrogato lo scorso 7 novembre. Simanella spiega anche che a queste dichiarazioni di Di Maria, dopo la morte dell’avvocaticchio, «non era stato dato il loro giusto valore, da parte di chi le aveva raccolte, perchè a maggio il »circo mediatico« su Giuliano non era ancora scoppiato. Adesso, leggendo i giornali e seguendo in televisione le vicende riguardanti questo caso hanno deciso di affidare a Simanella le estreme dichiarazioni dell'«avvocaticchio» che potrebbero, se confermate «riscrivere completamente questa vicenda».
15 novembre 2010
Fonte:
 

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